Epilogo
Per cambiare aspetto era essenziale sfruttare il giusto tempismo.
Arturo riteneva che la sua prudenza fosse eccessiva, al limite della paranoia, ma era grazie ad essa che Tertius era riuscito a mantenere nascosto il suo Naru così a lungo. Un imperatore non può permettersi negligenza, suo zio lo ripeteva così spesso da provocargli la nausea. Dai suoi deliri di onnipotenza, però, Tertius aveva imparato qualcosa di utile: essere un Lunae comportava avere gli sguardi di chiunque puntati addosso, con o senza corona. Ci sarebbe sempre stato qualcuno in agguato, pronto ad approfittare di ogni singolo attimo di distrazione.
Era un triste destino, il loro. La luna poteva brillare della luce più intensa, ma tutti sapevano che si trattava solo di un riflesso. E pur fermandosi ad ammirarla non avrebbero mai smesso di cercare il suo lato oscuro, perciò era inutile fingere che non esistesse. Tertius doveva solo assicurarsi che non lo trovassero, e – finché avesse custodito il segreto di Replica – nessuno sarebbe mai stato in grado di raggiungerlo.
Avanzò lungo il corridoio del terzo piano, intrufolandosi nella camera in cui Fabiana lo stava aspettando. Era strano rivolgersi a lei con quel nome, dopotutto era solo un clone che aveva assunto le sue fattezze, ma lo aiutava a tenere in ordine le cose. Vivere attraverso le copie che Replica gli permetteva di creare rischiava di condurlo alla follia, se non trovava il modo di mantenere la sua mente intatta.
Fabiana si avvicinò, rigirandosi uno dei ricci neri tra le dita. Era di una bellezza mediocre, appena passabile. Sfilarle via la divisa da domestica rivelò un corpo troppo alto e troppo in carne, con seni pieni ma cascanti, e orribili smagliature sulle cosce – per non parlare di quel viso tondo e privo di mento, che i capelli vaporosi facevano sembrare ancora più largo. Era docile e ingenua, però. Si era concessa facilmente e Tertius non era mai schizzinoso quando si trattava di raccogliere un Campione che sarebbe potuto tornare utile.
Sapeva anche usare bene la bocca, Fabiana. Quello però il suo Naru non riusciva a replicarlo. Peccato.
Non che quello fosse il momento per i preliminari: una sveltina sarebbe stata sufficiente come distrazione, perciò Tertius sbottonò in fretta il pantalone e spinse Fabiana contro il muro.
Restare all'interno di Villa Augusta era il metodo più sicuro per trasformarsi senza destare sospetti, aveva solo bisogno di una copia con cui scambiarsi i ruoli e una scusa per non accendere la luce. Tertius avrebbe assunto l'identità del suo clone e viceversa, e nessuno avrebbe notato l'attimo in cui quei corpi intrecciati al buio mutavano le loro fattezze.
Catturò il Sihir nei suoi respiri, lasciando che l'energia mistica si insinuasse fin dentro le ossa. Modificare il suo aspetto era più semplice che duplicarsi, ma l'irritante sensazione di indossare una pelle diversa dalla propria non era qualcosa a cui era facile abituarsi. Tertius sapeva che il suo corpo era cambiato anche senza vederlo: sentì i ricci scuri di Fabiana solleticargli il collo, i seni che pendevano fiacchi sul busto e un'orrenda assenza tra le cosce che distorse le labbra in una smorfia.
Di fronte a sé, Fabiana non era più Fabiana. Il clone aveva assunto il suo aspetto, pronto per tornare nella sua stanza e andare a dormire nei suoi panni. Tertius si staccò dunque da se stesso, indossò la divisa e si ravvivò i capelli prima di uscire. Fu costretto a fermarsi nella stanza di Fabiana per cambiarsi d'abito e avvolgersi in un cappotto nero, poi si affrettò a cercare Agapito. I servigi dei cocchieri erano riservati ai Lunae, ma Tertius si era assicurato che fossero sempre ben disposti a concederli anche a Fabiana.
La carrozza si fermò di fronte al Torpedo, che brulicava di vita anche a tarda ora. Tertius odiava quel locale: disponeva di una sala insulsa e male arredata, i gruppi musicali che suonavano a rotazione settimanale erano a malapena orecchiabili e i cocktail non superavano la mediocrità. Il merito della sua fama era il Dotai che manipolava fasci di luce colorata per animare l'ambiente: i suoi laser si estendevano fino al piazzale, muovendosi e cambiando tonalità a ritmo di musica. Attiravano una tale quantità di avventori che questi erano costretti ad ammassarsi sull'ingresso, non trovando spazio in sala, e quello era il dettaglio che preferiva. Che fosse estate o inverno, con la pioggia o con il sole, il Torpedo sarebbe stato sempre straripante di folla.
Tertius lanciò una manciata di Lunari ad Agapito e allungò il passo per mescolarsi ai ragazzi appena maggiorenni che costituivano la gran parte della clientela, facendosi largo tra gli odori di fumo e alcol che appestavano la zona. Ignorò i richiami di un kautiano ubriaco che voleva abbordarlo e le lamentele di un gruppetto di ragazzine ferme di fronte all'ingresso, sgomitando per entrare. Solo allora, schiacciato tra i corpi danzanti nella penombra del locale, chiuse gli occhi e si concentrò sul respiro, richiamando a sé nuovo Sihir.
I ricci si ritrassero in ciuffi più corti e il seno lasciò il posto a un petto largo e villoso. Braccia e gambe si gonfiarono di muscoli definiti, coperti da un giubbotto di pelle scura e da un paio di jeans strappati. Quell'aspetto si chiamava... Ignazio, forse? Non rientrava tra i suoi preferiti, con il capo rasato per metà e quello scempio di inchiostri vivaci che marchiavano entrambe le braccia, ma era il perfetto stereotipo del cliente medio del Torpedo. E, soprattutto, aveva un pene.
Prima che l'assolo di chitarra giungesse al termine, Tertius si era fatto strada a spallate verso l'uscita, reclamando il passaggio con la voce bassa e roca del buzzurro che stava impersonando. Infilò le mani nelle tasche e si incamminò lungo le fredde vie di Mehtap, trascinando il passo nel dedalo di vicoli bui che l'avrebbe condotto alla sua meta.
Forse Arturo aveva ragione, la sua era davvero paranoia. A quel punto era improbabile che un'eventuale spia fosse ancora sulle sue tracce, ma Tertius proseguì la sua messinscena fin quando non raggiunse un complesso di edifici dalle mura verde chiaro. Superò il cancello e attraversò il prato fino al secondo portone, sgusciando all'interno per salire al secondo piano. Un impulso mentale bastò a comunicare la sua presenza al clone che lo attendeva, e la provocante figura di una donna in intimo di pizzo nero gli aprì la porta, invitandolo all'interno dell'appartamento.
Porta chiuse, tende tirate. Solo a quel punto Tertius liberò un sospiro, e i lineamenti dell'avvenente rossa si sciolsero in una scura melma oleosa prima di svanire del tutto. I ricordi della sera che il clone aveva vissuto si riversarono in lui, che cercò appoggio sul piano cottura per sostenere l'ondata di immagini, suoni e sensazioni che lo travolse. Quelli che prima erano semplici dati, una consapevolezza superficiale che la sua connessione con i cloni gli conferiva, ora gli appartenevano in modo completo. Fu come vivere quelle memorie una seconda volta, ma tutte insieme. Provò la sensazione di cadere nel vuoto, inghiottito da un portale oscuro, poi il dolore dei proiettili che perforavano le carni, infine l'appagante soddisfazione di incidere un solco rosso sul fianco di quella Tessitrice.
I cloni di Replica non erano riusciti a impedirle di fuggire, ma le tracce di sangue rimaste sulla lama erano una vittoria sufficiente. Anetha, la guardia in cui quel clone si era trasformato, aveva svolto un ottimo lavoro. Attraverso i suoi ricordi, Tertius la vide asciugare con cura la lama e immergere il panno in acqua calda, lasciando che il denso liquido rosso contaminasse la sua limpidezza. Aveva poi lasciato l'IRHES e cambiato il suo aspetto per raggiungere quell'appartamento, dove aveva nascosto l'intruglio nel...
Tertius si voltò, aprendo il secondo cassetto della cucina e sfilando la fialetta dall'anonimo sacchetto di velluto in cui era custodita. Il sangue diluito nell'acqua era così poco che le vaghe sfumature rosate si vedevano a malapena sotto la luce al Sihir, ma sarebbe stato sufficiente. Era il Campione più potente di tutti, non servivano che poche gocce per una riproduzione perfetta.
Però era disgustoso.
Tertius avrebbe preferito che Shiori non fosse fuggita la sera del Gala. Fare sesso con lei sarebbe stato un metodo più piacevole per ottenere un Campione, e avrebbe pouto evitare di girarle attorno per settimane in attesa di una seconda occasione che non si era mai presentata.
Se almeno fosse stata sufficiente la saliva per sfruttare Replica, com'era per alcuni Dotai che l'avevano preceduto, Tertius avrebbe risparmiato così tanto tempo... Ma i baci che lui e Shiori si erano scambiati non erano serviti a nulla, e scivolare con le dita dentro di lei gli aveva concesso di replicare solo pochi tratti: gli occhi neri dal taglio allungato, il naso piccolo, le labbra sottili – la sua voce. Oh, quello era stato utile. Non sufficiente per scoprire chi fosse, ma abbastanza per riconoscerla.
La prima Hanako era una persona diversa, ma quella che li aveva serviti durante le partite con Kallum era lei, la sua Shiori. Gli era stato sufficiente sentirla parlare per capirlo: quando Tertius replicava qualcosa, diventava parte di lui. Nessun travestimento – persino quegli occhi azzurri che aveva sfoggiato, forse il frutto di un qualche Naru – sarebbe riuscito a ingannarlo.
E dire che era stato sul punto di perdere le speranze. Avrebbe potuto estorcere informazioni a Xae, ma non voleva rinunciare alla sua inconsapevole pedina. Sia lei che l'Heiko Jun non dovevano scoprire che Tertius sapeva del suo ruolo di Dimorante, o la sua presenza avrebbe perso utilità. Quel Kallum, però... Lui aveva riaperto i giochi. Era meno malleabile di ciò che credeva, ma la fortuna di quella Tessitrice si era esaurita quella sera all'IRHES, quando si era lasciata ferire.
Tertius si spogliò e si fermò di fronte allo specchio che dominava l'ingresso, rimuovendo il tappo di sughero dalla fialetta per berne il contenuto. Il retrogusto ferroso lo portò ad arricciare le labbra in una smorfia, ma l'effetto fu immediato: lo percepiva a livello inconscio, quel qualcosa che si muoveva dentro di lui e non aspettava altro che il Sihir per venire alla luce. Tertius inspirò a fondo e l'energia mistica si riversò nel suo corpo, divorando il Campione. Si insinuò nei suoi muscoli e nelle sue ossa, scorrendo lungo le vene e stuzzicando i nervi, finché ogni fibra del suo essere non ne fu avvolta.
Riprodurre un aspetto per la prima volta faceva correre un fastidioso pizzicore sottopelle, e c'era un istante in cui Tertius smetteva di percepire ogni cosa. Era come se ogni parte di lui si liquefacesse, mutando in creta molle che il Sihir riplasmava seguendo le indicazioni contenute nel Campione. Poi, quando il suo nuovo organismo si assestava raggiungendo la completezza, tornava a respirare.
Chiuse gli occhi, e quando li riaprì lo specchio non restituiva più l'immagine di Ignazio. Replica aveva conferito a Tertius sembianze femminili racchiuse in un corpo tonico e asciutto, con una vita sottile. Il viso dalla forma a diamante era valorizzato da una frangetta dal taglio dritto, e i capelli lisci e sottili che accarezzavano la schiena nuda erano di un meraviglioso azzurro cielo. I seni sporgevano a malapena dal busto dritto e la linea della muscolatura era troppo evidente per i suoi gusti, ma nel complesso era graziosa. Ben lontana dalla bellezza di Georgette, che nessuna donna a lui nota poteva sperare di eguagliare, ma una vista assai più eccitante delle forme flaccide di Fabiana.
Tertius distese le labbra, dipingendo una maliziosa soddisfazione nel viso del suo riflesso. Non era ancora tempo di crogiolarsi nella vittoria, però. Il Dimorante che aveva irretito – Jhie Mo, si chiamava? – era stato scoperto e giustiziato dall'Heiko Jun dopo poche settimane, e insieme a lui tutti coloro che avevano ricevuto le sue informazioni. O quantomeno, tutti i cloni che Tertius aveva creato per impersonarli: a uccidere gli originali aveva dovuto pensarci da solo, ché l'Heiko Jun avrebbe trovato bizzarro scoprire che le persone che aveva assassinato non erano morte davvero. Così, in un colpo solo aveva perso il suo informatore e quattro dei suoi alleati. Fastidioso, davvero fastidioso.
Non avrebbe ripetuto gli stessi errori. Girava attorno a quella Tessitrice da troppi mesi per sprecare l'occasione che aveva tra le mani, e non poteva rischiare di perdere Soleni. La sua era una mente difficile da sostituire e la sua lealtà era preziosa, perciò Tertius avrebbe dovuto muoversi ancora con più cautela, studiando attentamente le prossime mosse, ragionare sul modo migliore per sfruttare quel vantaggio.
«Avremo tutto il tempo per divertirci, mia cara.» Fece scorrere le dita lungo i piccoli seni, sfiorando i capezzoli. «Troverò il modo in cui potrai essermi utile. Per adesso, che ne dici se scopriamo il tuo nome?»
Disegno dell'Inktober 2021, con un prompt del genere il soggetto era ovvio!
BEH, CHE DIRE. Suppongo che ora sia più chiaro il discorso che facevo nei ringraziamenti... XD
Alcuni di voi si erano un po' sorpresi della facilità con cui Chloe avesse risolto la questione con Tertius, ebbene non era affatto casuale 👀 Tertius è volutamente stato al gioco, e se non ha pressato la mano dopo quel giorno è stato proprio perché sapeva di essere sotto controllo, perciò è sempre stato ben attento a non esagerare.
Che un qualche traditore dell'Ordine avesse spifferato i segreti era ovvio, ma quanti si aspettavano che fosse già stato punito, in realtà? A causa delle copie usate da Tertius, l'Ordine non ha la più pallida idea che la questione non si sia affatto chiusa con l'uccisione del Dimorante e degli altri quattro, né che Soleni sia collegato proprio a quell'uomo. Insomma, buona fortuna a cercare collegamenti che non esistono e un traditore in realtà già morto :')
Quanto a Tertius, ora conosce l'aspetto di Chloe e non gli ci vorrà molto per scoprire anche il suo nome... Come sfrutterà queste informazioni? E soprattutto, cosa vuole ottenere da tutto questo Purtroppo sono domande che dovrà attendere parecchio la sua risposta, come vi dicevo nel capitolo di ringraziamenti, ma spero pian piano di riuscire ad arrivarci ♥
Nel frattempo spero che l'epilogo vi sia piaciuto e che non mi odiate troppo se per il momento resta un'apertura nel vuoto, prometto di impegnarmi per portare avanti i progetti che ho in mente e riuscire a tirar fuori qualcosa per proseguire, in seguito **
E ancora una volta, grazie a tutti!
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