Capitolo 9 - Bethelie

Il foglio di carta da lettere era bianco, eppure talmente saturo di pensieri che i suoni del Nerea raggiungevano a malapena le sue orecchie, e neppure il tla-tlack del suo orologio era in grado di rilassarlo.

Per quanto si sforzasse, Brycen non riusciva a ricordare il giorno in cui aveva visto Bethelie per la prima volta. Sapeva che si erano conosciuti durante un matrimonio autunnale, quando sua cugina Masha aveva sposato uno degli zii materni di Bethelie. Lui aveva da poco compiuto sette anni, un'età più che sufficiente per la formazione di ricordi nitidi, eppure non riusciva a rievocare nessun dettaglio del loro primo incontro. Per la sua mente era difficile elaborare il concetto di prima e dopo, rammentare che aveva vissuto fino a quel momento senza di lei. Non gli sembrava possibile. Per quanto scavasse a fondo nella sua memoria, Bethelie era presente in ogni ricordo che guizzava nella sua mente.

La rivedeva bambina, con i capelli color nocciola così voluminosi da sfuggire a ogni suo tentativo di domarli in un'acconciatura graziosa come quelle sfoggiate dalle sue amiche. Gonfiava le guance in un'espressione delusa, con gli occhi rossi di un pianto che cercava di trattenere con ostinazione, ma a cui infine cedeva in grosse lacrime di cui Brycen sosteneva non dovesse vergognarsi.

La rivedeva ragazzina, timida e nascosta dietro l'esuberante grinta di Mari. Era così adorabile quando cercava di imitare la sua determinazione, fingendosi agguerrita di fronte a tutto ciò che la terrorizzava. Brycen poteva sentirla tremare mentre cavalcavano insieme, stringergli il busto così forte da spezzargli il fiato, ma Bethelie non avrebbe mai ammesso di aver avuto paura. Così fragile e mite, eppure tenace. Non esitava ad alzare la testa per difendere Brycen dalle accuse dei suoi fratelli, non aveva battuto ciglio quando le aveva chiesto di modificare per lui una divisa scolastica, aveva accettato i suoi poteri senza turbamento.

La rivedeva nel fiore degli anni, bella come il sole d'estate, eppure ciò che più restava impresso nella sua memoria non erano i suoi occhi verdi come l'erba fresca, le labbra carnose o le forme floride che cercava di nascondere in abiti vaporosi. A riempire la mente di Brycen erano l'entusiasmo sognante del suo sguardo e il suono della sua risata allegra, erano le sue dita ferite da punture di aghi e dai tagli causati dal telaio che sfoggiava con orgoglio. Quante volte aveva intrecciato quelle dita con le sue, offrendogli conforto quand'era lui a non riuscire a trattenere le lacrime. Quante volte avevano sfogliato insieme le pagine di un libro, nascosti all'ombra dei larici del suo giardino. Quante volte l'aveva presa per mano, danzando con lei sulle note che Mari suonava al gusli.

Bethelie era stata il suo presente per così tanto tempo che era difficile credere che potesse esistere un futuro senza di lei. Tra le poche certezze della sua esistenza c'era la sua presenza costante nella sua vita, e quel giorno non era pronto a sentir crollare le sue convinzioni. Non era pronto a vedere tutto ciò che avevano costruito insieme sgretolarsi sotto il peso dei singhiozzi di Bethelie, di un pianto di cui non comprendeva la ragione. Non sarebbe mai stato pronto, non importava quanto vere fossero le sue parole, quanto sincero fosse il suo dolore, quanto fosse necessario accettare la realtà per ciò che era. Per quanto si sforzasse, Brycen non riusciva a dimenticare il giorno in cui aveva visto Bethelie per l'ultima volta.

Brycen alzò lo sguardo sulla lettera ben piegata che giaceva accanto alla busta, sfiorandola con le dita. Fu sul punto di afferrarla, poi cambiò idea. A cosa sarebbe servito rileggerla per l'ennesima volta? Ormai conosceva a memoria ogni singola runa che marchiava la carta.



Uno sbuffo amaro gli sfuggì dalle labbra. Era stupito, ma quanto al resto... Non era in grado di definire come si sentisse al riguardo. In lui non c'era più la rabbia sofferente con cui aveva strappato le ultime lettere di Bethelie, né il risentimento che ardeva nel suo petto quando qualcuno pronunciava il suo nome o la gelosia che l'avrebbe consumato se quella notizia fosse giunta tre anni prima.

C'era ancora quel vuoto, però. Il peso della mancanza di Bethelie che gettava un'ombra scura su tutti i bei ricordi che avevano costruito insieme. Dopo tutto quel tempo, l'unica cosa che avrebbe davvero voluto fare era afferrare ancora una volta la sua mano.

«È un bel foglio, davvero, ma cosa lo rende tanto speciale da fissarlo così a lungo?»

Brycen sobbalzò, sollevando lo sguardo verso una sorridente Chloe. Fece scivolare l'orologio nella tasca dei pantaloni, trattenendosi dal fare lo stesso con i fogli.

«Nulla. Dovrebbe essere una lettera, ma non ho ancora deciso cosa scrivere.»

«Devi rispondere a quella? Sembra importante.» Chloe allungò lo sguardo sul tavolo, poi indicò il cartoncino decorato che accompagnava la lettera di Bethelie. «Posso?»

Brycen annuì, lasciando che se lo rigirasse tra le dita. Chloe aveva imparato a leggere l'alfabeto runico più rapidamente di quanto avesse previsto, ma senza conoscere il significato delle parole non sarebbe mai riuscita a—

«Chi si sposa?»

Brycen strabuzzò gli occhi, drizzando le spalle come punto da uno spillo. «Sei riuscita a tradurlo?»

«Certo che no» rispose Chloe, liberando una risata leggera. «Però è facile capire che si tratta di un invito, basta guardare la disposizione delle scritte. Le decorazioni sono molto formali, poi ci sono i due nomi al centro e la data... È ovvio che sia un matrimonio.»

«Non esattamente. Questa è solo un'annunciazione, l'invito effettivo arriverà in seguito.» la corresse Brycen, facendo scorrere un dito sul cartoncino. «La data che vedi è già trascorsa: non sono in grado di fare una conversione esatta a mente, ma il trentaquattro del mese rosso corrisponde all'incirca ai primi giorni di Amphora. Non è il giorno in cui si terrà la cerimonia, ma quello in cui ha avuto luogo—»

«La Promessa» completò Chloe, allungando il sorriso. «Perciò è vero che conta più del matrimonio stesso?»

Brycen annuì. Vedere l'entusiasmo dipinto sul suo viso rendeva più sopportabile il peso che gli gravava sul petto. «Legalmente no, ma pubblicamente sì: nel momento in cui gli innamorati dichiarano la volontà di sposarsi, chiamando Beyled come testimone dei loro voti, quel giuramento è considerato sacro e vincolante. Sono in molti a chiamarsi già marito e moglie, e non di rado l'anniversario di matrimonio viene festeggiato nella data della Promessa, piuttosto che in quello della cerimonia.»

«Mi sembra sensato, non vedo perché la voce della legge dovrebbe contare più di quella di una divinità» disse Chloe, appoggiando il cartoncino dove l'aveva trovato. «Dunque chi si sposa?»

«Bethelie Toralov e Kristofer Borg. Non conosco lui, ma Beth è... Lei...» Brycen deglutì, gli occhi fissi sulle rune che componevano il suo nome. «È la migliore amica di mia sorella.»

«Solo di tua sorella?»

Brycen poteva sentire addosso lo sguardo di Chloe mentre respirava a fondo, assottigliando le labbra. Di Bethelie sapeva dire cos'era stata e cos'avrebbe dovuto essere, ma come poteva definirla adesso? Come poteva arrogarsi il diritto di rispondere a quella domanda?



Un tempo Bethelie era tra le persone che lo conoscevano meglio al mondo. Avevano condiviso gioie, paure e speranze per sedici anni, ma tre erano stati sufficienti a renderlo uno sconosciuto?

«Brycen.» La voce di Chloe era leggera, un sussurro appena udibile. Brycen alzò gli occhi, ma lei non lo stava guardando. Teneva il capo chino, tormentando l'orlo del grembiule con le dita. «Sei innamorato di lei?»

«Lo ero» sospirò, abbandonandosi contro lo schienale. «Ma non adesso, non più. È stata la mia fidanzata, ma non provo certi sentimenti per Beth già da molto tempo.»

Chloe liberò un verso pensoso. «Dammi un istante.»

Corse via. Richiamò l'attenzione del suo collega per dirgli qualcosa che Brycen non riuscì a sentire, e quando lui annuì Chloe gli scoccò un rapido bacio sulla guancia prima di tornare al tavolo.

«Bene, sono tutta tua per un po'. Ci penserà Julian per qualche minuto.» Chloe sorrise, liberandosi del grembiule per sedersi al suo fianco. «Dicevamo. Se ti ha invitato immagino che siate rimasti in buoni rapporti, giusto?»

Brycen sbuffò una risata amara. «Non parlo con lei da quando...»

Da quando le aveva chiesto di sposarlo e lei aveva rifiutato. Da quando aveva distrutto le fondamenta della sua vita, preferendo Zima a lui. Da quando gli aveva spezzato il cuore per salvarlo da una verità che non riusciva a vedere.

«Se escludiamo questa lettera, non ricevo sue notizie da tre anni.»

«Che strano. Credi che sia una qualche forma di ripicca?» ragionò Chloe, picchiettandosi una guancia con l'indice. «In quel caso, so cosa potresti rispondere. Scrivi: Cara Bethelie, sarò lieto di venire al tuo matrimonio. Ad accompagnarmi ci sarà la mia nuova fidanzata, che oltre ad essere intelligente, simpatica e bellissima, è anche mille volte meglio di te. Io mi candido per interpretare il ruolo della fidanzata, e non dire che ho esagerato con i complimenti o potrei offendermi.»

«Non oserei mai.» Brycen sentì le labbra distendersi, lasciandosi sfuggire uno sbuffo divertito.

Si rigirò la catenella dell'orologio tra le dita, incrociando quegli occhi neri in cui guizzava una luce furba. Avrebbe voluto dirglielo, che la trovava davvero intelligente, simpatica e bellissima. Avrebbe voluto dirle che sapeva di non essere più innamorato di Bethelie perché l'unico volto che associava all'amore era diventato il suo. Avrebbe voluto dirle che la sola idea di poterla chiamare fidanzata, fosse anche solo per gioco, gli infiammava il petto di un calore che neppure il fuoco riusciva a fargli percepire.

Invece abbassò lo sguardo, scuotendo il capo. «Nessuna ripicca, di questo ne sono certo. Beth non farebbe mai nulla del genere, non è nella sua natura.»

«Quindi, uhm... qual è il problema?» chiese Chloe, sistemandosi i capelli dietro le orecchie. «Ascolta, se non ti va di parlarne puoi dirlo. Una sola parola e non aggiungo altro. Se però hai voglia di sfogarti o hai bisogno di un consiglio, non hai che da chiedere.»

Brycen si passò una mano sul viso, liberando un lento sospiro. No, non voleva parlarne. Francamente, raccontare di Bethelie non era più facile che ammettere il suo amore per Chloe. Avrebbe preferito non affrontare quell'argomento neanche con se stesso. Ma d'altro canto, se c'era una persona che poteva comprenderlo era proprio lei.

«Io e Beth ci conosciamo da sempre, siamo praticamente cresciuti insieme» disse Brycen. Vide Chloe allungare un sorriso mentre avvicinava la sedia al tavolo, senza staccare gli occhi da lui. «Per molto tempo è stata la mia migliore amica, non solo quella di Mari. Eravamo inseparabili sin da bambini e crescendo il nostro legame si è solo rafforzato. Eravamo molto giovani quando ci siamo fidanzati, ma tutti erano certi che ci saremmo sposati: le nostre famiglie discutevano già di un possibile matrimonio, Edvokin la chiamava cugina e Mari cognata. Beth era... non saprei come altro dirlo. Ha fatto parte della mia vita per così tanto tempo che mi era impossibile immaginarla senza di lei.»

«E cos'è andato storto?»

«Nulla. O forse tutto.»

Brycen raccolse la tazza di tè che aveva ordinato e poi dimenticato sul tavolo. Non ne aveva bevuto neanche un sorso, così rimediò portandola alle labbra. Raffreddandosi aveva tirato fuori una nota acidula, marcando le note di limone. Ironico; era troppo tardi anche per quello.

«L'amore avrebbe dovuto renderci ancora più uniti, ma non abbiamo fatto altro che allontanarci. La naturalezza e la complicità che c'era tra noi ci è lentamente scivolata via dalle dita senza che ce ne accorgessimo.» Brycen si schiarì la voce, sentendola tremare. «Credo che nel profondo abbiamo sempre saputo che tra noi non poteva funzionare, ma abbiamo fatto finta di non vedere quanto le nostre inclinazioni ci spingessero lontano l'uno dall'altra. Così tante cose a cui non avevamo mai dato peso... Non dovevamo farlo, quando eravamo solo amici, ma erano diventate improvvisamente ostacoli insormontabili. Ci siamo illusi che l'amore avrebbe sistemato tutto, che avrebbe... non so, allineato in qualche modo i nostri desideri.»

«Ma non è così che funziona.»

«No» sospirò Brycen. «Purtroppo no.»

Chloe gli sfiorò la spalla, accarezzandogli il braccio in un tocco leggero. Nei suoi occhi c'era la comprensione che solo chi aveva provato quella sofferenza sulla propria pelle poteva offrire. Gli sorrise – una linea appena accennata, agrodolce, pregna di conforto.

«Avevamo entrambi paura di perdere l'altro, a modo nostro, così invece di affrontare i problemi fingevamo che non esistessero. Beth evitava di dire o fare qualsiasi cosa che avrebbe potuto creare complicazioni. Era sempre lei a scusarsi, a tirarsi indietro dalle discussioni, ad adattarsi, mentre io...» Brycen chinò lo sguardo sulla lettera vuota, i contorni che diventavano sfocati. Coprì gli occhi con la mano, massaggiandosi le tempie mentre gettava fuori l'aria in un soffio pesante. «Gliel'ho lasciato fare. Ho ignorato ogni segnale, ho preteso che tutto andasse per il verso giusto. No, quello che io reputavo giusto. Ho commesso l'errore che ho sempre criticato più di ogni altro, forzarla in un ruolo che non le apparteneva decantando che fosse l'unica opzione possibile. Ricordi che ti ho parlato di Lasyard? Ero certo che io e Beth saremmo partiti insieme, ma non gliel'ho mai effettivamente chiesto. L'ho dato per scontato, senza preoccuparmi che fosse ciò che desiderava anche lei. Perché mai qualcuno dovrebbe volere il contrario, mi chiedevo? Che presunzione.»

Brycen bevve un altro sorso di tè, si sistemò meglio sulla sedia e fece scivolare la lunga coda oltre la sua spalla. Erano tutti gesti inutili, ma non sapeva come altro scaricare la tensione. Aveva già ripreso in mano l'orologio, ma si sforzò di limitarsi a far scorrere il polpastrello sugli intagli del coperchio.

«Perciò Beth non voleva trasferirsi?»

Brycen scosse il capo. «Non riuscirebbe a vivere lontano dalla sua terra e dalla sua famiglia. Per quanti difetti possiedano, lei continua ad amarle entrambe e rinunciarvi sarebbe come rinunciare a un pezzo di sé. Non era disposta a farlo. Mi disse che sarebbe stato un errore, che avrebbe finito per pentirsene e per odiarmi, e la stessa cosa sarebbe successa a me se fossi rimasto. Non esisteva nessun futuro insieme, sognavamo vite inconciliabili. Mi disse che l'unico modo per essere felici era seguire la strada che il nostro cuore desiderava, anche se questo significava percorrere vie differenti.»

«E così sei andato il più possibile lontano da Zima» disse Chloe, la voce ridotta a un sussurro. «E da lei.»

Brycen annuì. «Non l'ho neanche salutata. Mi ha scritto più volte, ma non ho mai risposto. Ho gettato le sue lettere senza neppure aprirle, finché non ha smesso.»

«Adesso però ha ricominciato» mormorò Chloe, un cipiglio dubbioso nella sua espressione. Raccolse il cartoncino, rigirandoselo tra le mani, poi puntò lo sguardo alla lettera. «Posso chiederti cosa ti ha scritto?»

«Nulla di particolare, meri convenevoli.» Brycen sbuffò una risatina amara. Meri convenevoli; a quello si erano ridotti? «Sai qual è la cosa peggiore? Ogni volta che penso a lei sento una fitta di nostalgia lacerarmi il petto. Non per la nostra relazione, ma per il legame che avevamo prima. Con il tempo l'amore è passato ed è rimasto il rimpianto di aver distrutto anche la nostra amicizia. Guardo te e gli altri e penso che avremmo potuto avere lo stesso legame, se solo non fossi stato così cieco. Invece ho fatto l'unica cosa che non volevo accadesse, escluderla dalla mia vita. E adesso è troppo tardi.»

«No che non lo è» Chloe trasalì, drizzando il busto. «Bry, se è questo che vuoi, ti basta rispondere alla lettera. Scrivile quello che hai detto a me, accetta l'invito e vai al matrimonio. Potete ancora sistemare le cose, non è troppo tardi!»

Brycen sospirò pesantemente. «Non è così semplice, Chloe. Sono stato... egoista, immaturo e persino crudele. Per troppo tempo ho dato a lei la colpa di tutto, ero incapace di vedere i miei errori. Non sono mai riuscito a dirle che aveva ragione, non le ho mai chiesto scusa. Non credo di avere il diritto di farlo adesso.»

«Il dirit— Oh, per gli Dèi.» Chloe schioccò la lingua contro il palato. «Per essere così intelligente, a volte sei davvero stupido.»

«Prego?»

«Da quando esiste un diritto per le scuse?» Chloe sbuffò. Il suo sguardo si era infiammato: se fino ad allora aveva ascoltato in rispettoso silenzio, ora tutto il suo corpo sembrava scosso dall'impellente necessità di parlare. «Beth potrebbe decidere di non perdonarti, ma è una scelta che spetta a lei, non a te. Se hai capito i tuoi errori e vuoi rimediare, non ti resta che dirglielo. Magari è proprio questo che vuole, ci hai mai pensato? Secondo te ti ha mandato l'invito solo per ricevere un no o l'ennesimo silenzio?»

Brycen esitò. «Può darsi. Mari è la sua Belaya Sestra, colei che la affiancherà durante la cerimonia come garante del legame sincero tra gli sposi. Il ruolo è sacro quasi quanto quello di una Sacerdotessa, perciò è buon costume invitare anche i suoi parenti prossimi. Probabilmente ha mandato l'invito solo per cortesia.»

«Oh, per favore! Non inviti personalmente il tuo ex fidanzato ed ex migliore amico che vive in un altro paese per cortesia, non importa di chi sia il fratello. E di questa che mi dici? Sempre cortesia?» Chloe spiegò la lettera, sventolandola di fronte ai suoi occhi. «È una pagina intera, perché prendersi la briga di scrivere così tanto? Non era necessaria. Se fosse stata semplice cortesia sarebbe bastato l'invito, o magari l'avrebbe mandato solo alla tua famiglia, lasciando a loro il compito di avvisarti.»

Brycen aggrottò le sopracciglia, poi scosse il capo in una smorfia. Non riusciva a crederle. No, aveva solo paura che Chloe potesse sbagliarsi. Si era già rassegnato da tempo, era più facile credere sin da principio che non c'era nulla da fare; se avesse riacceso quella speranza... Non era certo di riuscire a sopportare il peso della delusione.

«Credi che le cose tra me e Irene siano andate così diversamente? Pensi che ci siamo lasciate con un sorriso, un abbraccio e amiche come prima?» Chloe liberò uno sbuffo ironico, amaro. La frenesia che l'aveva scossa sembrava essersi spenta, portandola ad accasciarsi sulla sedia. «Ci siamo urlate addosso. Ci siamo accusate a vicenda e ci siamo dette cattiverie che non pensavamo. Se non abbiamo trascorso tre anni in silenzio è solo perché sono stata così testarda da prendere un treno fino a Deneb e insistere perché ne parlassimo.»

Brycen sgranò gli occhi. «Avevi detto che...»

«... che abbiamo capito di funzionare meglio come amiche. Non ho mai detto che sia stato facile» disse Chloe. «Anch'io ho sbagliato con lei, molto più di quanto potrò mai dire. Ma io ho fatto persino di peggio, io sapevo di aver torto e le ho gettato addosso colpe che non aveva solo per alleggerire il mio peso. Non credevo di meritare il suo perdono, ma lei meritava le mie scuse e vale lo stesso per Bethelie. Lei ti ha lasciato, ma sei stato tu a sparire. Il minimo che tu possa fare è essere sincero e fare un passo avanti, perché lei ha già fatto il suo.»

«Non lo so, Chloe.» Brycen si strofinò la fronte, incerto. «Forse dovrei parlarne prima con Mari o chiedere consiglio a Edvokin.»

«Questa lettera è il suo treno per Deneb, Brycen. È ovvio soltanto per me?» Chloe spinse il foglio verso di lui, picchiettando le parole con le dita. «Bethelie sta cercando di dirti qualcosa, magari ha pensato che la Promessa fosse una buona scusa per contattarti e farti capire che c'è ancora una possibilità di chiarire. Magari l'ha mandata per sondare il terreno e valutare la tua reazione. Magari vuole semplicemente che il suo migliore amico d'infanzia sia presente il giorno del suo matrimonio.»

Chloe raccolse la penna dal tavolo lasciandola scivolare delicatamente tra le dita di Brycen. Gli strinse la mano tra le sue e quel gesto fu sufficiente a farlo sussultare, mozzandogli il respiro. Le sue parole erano balsamo che leniva le sue angosce, ma anche una tormenta che si agitava nel suo cuore.

«So che è difficile, Bry. Lo so. Parlare con Irene è stata la scelta migliore che potessi fare, ma non l'ho presa da sola. Ho avuto anch'io bisogno di qualcuno che mi... convincesse» Chloe ridacchiò, arricciando il naso in una smorfia beffarda. «Perciò scusami se insisto, ma se vuoi recuperare il rapporto con lei è questo il momento di agire. Dille che ti dispiace, chiedile di scriverti ancora. Non devi colpevolizzarti per sempre: il passato è passato. Non saprai mai come andrà a finire se non ci provi.»

Brycen espirò tutto d'un fiato. Chloe gli stringeva ancora la mano; forse non se n'era accorta, ma aveva cominciato ad accarezzargli le dita con il pollice. Era un tocco così dolce e il suo sorriso era così rassicurante. Brycen sollevò lo sguardo e boccheggiò, incapace di parlare, come se avesse dimenticato il motivo di tanto turbamento. Le preoccupazioni non l'avevano abbandonato, ma sembravano più facili da affrontare. Fintanto che Chloe lo teneva per mano, sentiva di avere persino possibilità di superarle.

«Come ci riesci?» sussurrò Brycen, perso nei suoi occhi. «A far sembrare tutto così semplice.»

Chloe ridacchiò, alzando le spalle. «Non ne ho idea, sai? A quanto pare sono brava a risolvere i problemi degli altri tanto quanto sono pessima a gestire i miei.»

Brycen sorrise con lei, abbassando lo sguardo sulle loro mani. Smosse appena le dita della sinistra, avvicinandola con movimenti deboli, incerti. Esitò; poi si decise a posarla sulla sua.

«Le scriverò» promise. «Grazie, Chloe. Davvero.»

"Diglielo" ordinò a se stesso, "Dille che l'ami. Per quanto a lungo hai intenzione di rimandare?"

«Bry, riguardo a prima, sull'accompagnarti...» Chloe distese le labbra, intrecciando le dita alle sue. «Stavo solo scherzando, ma pensavo che sarebbe... Non che voglia autoinvitarmi al matrimonio, intendo dire che non mi dispiacerebbe se noi due—»

«Chloe!» Il richiamo di Julian la costrinse a voltarsi in un sussulto. «I dieci minuti sono passati da un bel po', ho bisogno di te al banco!»

«Ma certo, figurarsi» mormorò Chloe in un lungo sospiro, legando il grembiule in vita mentre si alzava. «Devo proprio andare, scusami.»

«Non preoccuparti, il lavoro è lavoro. Grazie per avermi concesso tanto tempo, piuttosto» Brycen si schiarì la voce, abbozzando un sorriso amaro. Se non era la sua mancanza di coraggio, allora era il destino a mettergli i bastoni tra le ruote. Forse era solo un'illusione costruita dalla sua mente, ma le sue parole, il suo sorriso, le loro dita intrecciate... Di quanti segnali aveva bisogno per convincersi a sperare?

Non era il destino, era solo lui. Raccoglieva scusanti. Continuava ad attendere qualcosa che non sarebbe mai arrivato. L'aveva avuta, la sua occasione perfetta, e l'aveva sprecata. Si era tirato indietro proprio come aveva cercato di fare di fronte a quella lettera.

Non saprai mai come andrà a finire se non ci provi.

«Chloe, aspetta!»

Brycen scattò in piedi, lasciando cadere la penna sul tavolo. Si rese conto di aver urlato il suo nome quando la vide girarsi, e con lei anche i pochi clienti nel locale. Persino Julian aveva puntato lo sguardo su di lui, e Brycen sentì il volto avvampare mentre chinava il capo. Forse era un bene. Non aveva modo di nascondersi o fuggire e la vergogna sarebbe stata ancora più pungente se si fosse tirato indietro.

«Chloe.» Brycen si avvicinò a lei, abbassando il tono di voce. Si sforzò di ignorare gli occhi che aveva addosso puntando quelli neri di lei, e in essi trovò ancora una volta il suo coraggio. «Mi rendo conto di avere un pessimo tempismo e tutto questo è terribilmente fuori luogo, ma... verresti a cena con me, questa sera? Solo io e te, come un appuntamento. No, in effetti è un appuntamento. Mi piacerebbe che lo fosse. Se vuoi.»

Chloe trasalì. «Sì, sì, e ancora sì!» Si gettò tra le sue braccia, stringendogli il busto con tanta foga da mozzargli il fiato. «Dèi, mi hai anticipata! Stavo per chiedertelo io quando ci hanno interrotti.»

«Dici sul serio?» Brycen sbuffò una risata incredula, carica d'ebbrezza. «Tu—?»

«Tutto molto adorabile, davvero, buon per voi» Julian si schiarì la voce abbastanza forte da far sussultare entrambi. «Però mi servi ancora al banco.»

«Oh, Dèi!» Chloe si allontanò all'istante, lisciando i capelli e le pieghe sulla divisa. «Hai ragione Jul, scusami.»

«No, scusate me: la colpa è mia» la corresse Brycen, incapace di distogliere lo sguardo da lei. Non riusciva a smettere di sorridere. «Perdonami, ti ho fatto perdere davvero troppo tempo.»

Chloe gli rivolse uno sguardo ammiccante. «Ne è valsa la pena.»

«Sì, bene, ma adesso meno occhi dolci e più caffè, andiamo.» Julian picchiettò contro la spalla di Chloe, facendole cenno di seguirlo prima di dirigersi verso il bancone. «Le smancerie fuori dal lavoro. Ti va bene che adesso la situazione è tranquilla, ma se qualcuno si lamenta con Monchelli, io non ti copro.»

«Aspetta, Jul! Jul, eddai! Almeno lasciaci finire!» si lamentò lei, ma Julian non si voltò; Chloe liberò allora un lungo sbuffo, poi si voltò verso Brycen. «A che ora?»

Lui schioccò le labbra, liberando un mormorio incerto. «Va bene alle otto? Mi farò trovare sotto casa tua.»

Chloe allungò il sorriso prima di correre dietro il bancone. «È perfetto.»

Brycen restò a guardarla per qualche istante, poi rinvenne. Tornò al suo posto avendo cura di tenere lo sguardo basso, sistemando con cura le sue cose: nonostante le buone intenzioni, non sarebbe riuscito a scrivere neanche una riga ora che la mente era concentrata altrove. Per la prima volta da quando l'aveva aperta, però, riuscì a sistemarla nella busta senza sentire l'angoscia premere contro il petto. Riuscì a pensare lo farò domani non come una scappatoia, ma come una promessa. E doveva tutto a Chloe.

Sollevò lo sguardo, osservandola da lontano. La frizzante allegria con cui si muoveva dietro il bancone lo riempiva di buonumore: brillava di una gioia tale da contagiare chi le stava attorno, così luminosa da scacciare ogni preoccupazione. L'amava. Brycen non riusciva a pensare ad altro.

E non vedeva l'ora che arrivasse la sera per dirglielo.



LE SENTITE LE CAMPANE SUONARE? CE L'ABBIAMO FATTA! Brycen ha raccolto quel pizzico di coraggio che mancava e si è buttato, sono così fiera di lui ♥ 

Se vi aspettavate gelosia da parte di Chloe, (non) mi spiace deludervi: non è un sentimento che le appartiene xD 

Nei commenti (soprattutto nei capitoli non revisionati) vi ho visti molto sospettosi nei confronti di Beth... Chi l'avrebbe mai detto che ad essere in errore, invece, era proprio Brycen? Certo, lei non è esente da colpe, ma alla fine ha avuto il coraggio di prendere posizione per il bene di entrambi, nonostante l'amore che provava per lui.

Cosa ne pensate? Avreste reagito come Chloe? Cosa pensate della relazione tra Brycen e Beth? Avete cambiato idea sul suo conto? Fatemi sapereee!

Detto ciò, vi aspetto per l'appuntamento romantico... Non osate mancare :D

Brycen e Bethelie

Oggi non vi lascio con questo trittico di disegni piuttosto vecchiotti, in cui Beth ha i capelli biondi perchè le ho cambiato colore in revisione xD Anche i vestiti sono in realtà sbagliati, hanno ancora uno stile molto "europeo" che non rappresenta quello di Zima. Apprezzateli comunque!

Vi lascio anche con DUE canzoni! Trovo i testi di entrambe perfetti per Brycen e Beth, riguardo la fine della loro relazione: "Shamandalie" dei Sonata Artica per lui, "Wanderlust" di Lauren Aquilina per lei! Enjoy ♥

https://youtu.be/nDfcnUivQII

https://youtu.be/2LYWsKjkn1w

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