Capitolo 68 - Lo giuro
Il trono di giada era troppo grande per la figura minuta della Madre, eppure l'anziana donna vi sedeva con una regalità tale che nessuno avrebbe potuto dubitare del suo ruolo. Il viso affusolato era attraversato da rughe marcate e i capelli ormai grigi si intrecciavano a nastri e decorazioni floreali in un'acconciatura intricata, un vortice che trovava il suo centro sulla parte alta del capo. Gioielli azzurri e argentei pendevano dal crine, richiamando quelli ricamati sul kimono dalle maniche tanto ampie da nascondere le mani. Ora che stava seduta, i lembi inferiori si erano aperti a mostrare le stoffe sottostanti in un connubio di sfumature che scivolava dal blu al verde al bianco, con un tocco di viola e oro sugli orli. Lo strascico era così lungo da toccare il suolo, nonostante i sostegni elevassero lo scranno di almeno mezzo metro.
Chloe ebbe su di sé i suoi sottili occhi perlacei per tutto il tempo, ma parlare fu come respirare aria fresca dopo una fitta giornata di pioggia. La diga che aveva costruito agli argini della sua mente era crollata e il fiume dei suoi pensieri poteva scorrere libero attraverso le sue labbra. Non era neppure necessario riflettere sulle parole, perché queste si intersecavano l'una con l'altra come se non aspettassero altro che quel giorno da quando era venuta al mondo. Chloe non sentiva più l'oppressione della morte stringerle il petto, né l'angoscia azzannarle la gola. Non c'erano più l'affanno o il sudore freddo, persino il dolore delle ferite l'aveva abbandonata. Il suo corpo era leggero, come immerso in una Fonte di Sihir, e aveva la sensazione che i suoi desideri potessero avverarsi solo pronunciandosi ad alta voce.
Voglio seguire la mia vera vocazione.
Voglio rimediare ai miei errori.
Voglio semplicemente vivere.
Chen-Yi non disse nulla. Non parlò per correggerla o sostenerla, per difendersi dalle accuse o offrire il proprio punto di vista. Chloe gli rivolse lo sguardo solo una volta, mentre parlava: il Senza Volto era in ginocchio al suo fianco, ma i suoi occhi erano vacui e persi nel vuoto. Teneva il busto piegato in avanti e il viso, che non aveva ripulito dal sangue, era ancora pallido.
Dopo che Chloe ebbe concluso il suo discorso, calò un gelido silenzio. La Madre chiuse gli occhi e respirò lentamente, e per un po' non ci fu altro che il suono dei suoi mugolii pensosi.
«Dunque sei tornata per chiedere di abbandonare l'Ordine.»
«Chiedo che mi venga data la facoltà di scegliere, Madre, così come è stata data a tutti i miei fratelli e sorelle. Ero troppo giovane quando sono diventata Tessitrice, e non conoscevo il mondo fuori da questo Tempio. Non credo che fosse questa l'idea di scelta volontaria che Edoi e Hun avevano in mente. Chiunque sceglierebbe di piantare solo calendule, se non sapesse che esistono le peonie.»
La Madre la osservò in silenzio, le labbra sottili distese in un'espressione neutra. «Chen-Yi» chiamò, e l'uomo alzò il capo. «Kiyoko è una tua Tessitrice. L'hai addestrata, cresciuta e osservata sin dal giorno del suo arrivo in questo Tempio. Alle tue orecchie, prima che alle mie, sono giunte le sue parole. Perciò, dimmi: qual è il tuo giudizio?»
«Io...» Le sue labbra tremavano. Chloe non l'aveva mai visto esitare al punto da boccheggiare. «Ho visto la sua anima, Madre. Ho scandagliato le profondità della sua coscienza e prego affinché gli Dèi possano concedermi pietà, perché le sue parole corrispondono al vero.»
Chloe chiuse gli occhi e liberò l'aria in un sospiro. Se non fosse stata già in ginocchio, era certa che le gambe avrebbero ceduto. Forse una parte di lei non avrebbe mai smesso di desiderare l'approvazione del suo mentore, forse era rassicurante avere la conferma che la sua anima era davvero ciò che sperava, forse entrambe le cose; non era importante. Si sentiva bene, cullata dalla bonaccia dopo una furiosa tempesta, e tanto bastava.
«Hai già osservato la sua anima in passato e ne conosciamo l'esito.» La Madre aggrottò le sopracciglia. «In che modo ritieni che oggi possa essere determinante?»
«La coscienza dei bambini è malleabile, cangiante. In passato non ho tenuto conto della sua natura e ciò mi ha condotto in errore, impedendomi di scorgere i segnali. L'anima adulta è invece più stabile, non lascia molto spazio all'interpretazione, e nella sua ho visto... Ho visto ogni mia mancanza» Chen-Yi si prostrò, poggiando la fronte contro il suolo. Chloe non aveva mai udito quell'inflessione nella sua voce. Conosceva a memoria quelle con cui esprimeva rimprovero, rabbia, preoccupazione, e persino rispetto o soddisfazione. Solo allora si accorse di non averlo mai visto costernato. «Vi supplico di perdonarci, Madre. Imploro la vostra indulgenza. Non era mia intenzione trasgredire alla volontà degli Dèi, ho agito pensando alla salvezza delle nostre anime, la mia tanto quanto la sua.»
«Comprendo.» disse lei, poi tornò con lo sguardo su Chloe. «Se il tuo Senza Volto è concorde con la tua esposizione, non ho motivo di giudicarla inesatta o fraudolenta. Tuttavia è stato fatto un Giuramento, Edoi e Hun sono stati chiamati come garanti e l'Ordine ti ha accolto sulla fiducia di quelle parole.»
Chloe drizzò le spalle, tenendo il capo ben alto. «Yu-Zhay sostiene che le parole, se prive di Volontà, siano involucri vuoti che non possiedono alcun significato per Edoi e Hun.»
«Yu-Zhay sostiene il vero, ma non si può dire lo stesso di noi uomini» ribatté la Madre, riunendo le mani al grembo. Erano così piccole che si perdevano nell'immensità di stoffe, e solo le dita affusolate facevano capolino dalle maniche vaporose. «Se abbandonare i nostri ruoli fosse semplice, in quanti si offrirebbero di seguire le nostre orme con superficialità, salvo poi tirarsi indietro alla prima difficoltà? E in quanti cercherebbero di ingannare le Madri, solo per carpire i nostri segreti e rivenderli al miglior offerente una volta abbandonato il Tempio?»
«Non dico che dovrebbe essere semplice, ma quantomeno possibile.» Chloe serrò i pugni, stringendo la stoffa del samae che le fasciava le cosce. «Mi è stato insegnato proprio in questa Sala che la vita degli uomini è un vortice, non una linea retta. Il cambiamento fa parte di noi, perché Edoi e Hun dovrebbero chiederci di rinnegarlo? Perché non lasciare aperto quantomeno lo spiraglio per un'eccezione?»
«Il Giuramento serve a proteggerci, Kiyoko. Con la consapevolezza che imboccando questa via non vi è possibilità di ritorno, sceglie di farlo solo chi è veramente disposto ad affrontarla. Questa è la devozione che ci viene richiesta: accettare di portare il peso di tale decisione a prescindere da cosa ci riserverà il futuro, e convivere con le conseguenze.»
«Ma io non ero—»
«Non eri consapevole, lo so.» La Madre massaggiò le tempie in un sospiro stanco, che si mescolò a quella che sembrava essere una preghiera pronunciata a bassa voce. «Quando Yu-Zhay mi ha messa al corrente della condizione che ti affliggeva, anni fa, non era ancora chiaro quanto profondi fossero i danni. Oggi lo è. Non condannerò una ragazzina per gli errori degli adulti che avrebbero dovuto guidarla, ciò nonostante non posso lasciare che il tuo comportamento rimanga impunito. Hai mentito ai tuoi superiori. Hai dato la priorità alla tua vita privata e sei venuta meno ai tuoi doveri, costruendo giustificazioni per restare impunita; ti sei approfittata della fiducia che l'Ordine ti ha concesso e hai compromesso la tua missione. Per causa tua, il lavoro svolto finora è invalidato, Arturo Soleni e Tertius Dominus Lunae sono in allerta e l'Ordine si trova in una posizione svantaggiosa.»
Chloe abbassò il capo, mordicchiandosi il labbro inferiore. Non era rabbia quella che sentiva ribollire nel petto, ma la fastidiosa consapevolezza di aver torto. Le torceva lo stomaco e le avvampava le guance, togliendole il coraggio di guardare la donna negli occhi.
«Sono mortificata» mormorò. «Non volevo danneggiare l'Ordine.»
«Lo so. Ma non è sufficiente. Comprendo la tua situazione peculiare, Kiyoko, e me ne rammarico; non può tuttavia cancellare o condonare tutto il resto. Ti sarà concesso lasciare l'Ordine, se lo desideri, ma lascerai Jiyu con esso.»
Lo stomaco di Chloe si contorse in una fitta violenta. Il silenzio che la circondava si fece schiacciante, e le avvinghiò braccia e gambe stringendole al punto da incrinare le ossa. Tremava quando alzò gli occhi spalancati verso la Madre, incapace di mettere a fuoco la sua figura.
«Questo è il giudizio che ti viene imposto, Kiyoko di Hoshu, nel nome dei sommi Edoi e Hun» proseguì lei, chiudendo le mani a vortice davanti al suo petto. «Il tuo Giuramento agli Dèi è da considerarsi nullo, poiché l'Assoluto di Volontà non è stato rispettato. Da questo momento sei svincolata dal ruolo di Tessitrice di Segreti e dai suoi obblighi, e dal momento che non hai commesso tradimento verso gli Dèi, la tua vita verrà risparmiata. Tuttavia, per le tue colpe nei confronti dell'Ordine dell'Equilibrio e per il mancato rispetto dei tuoi obblighi, sei punita con l'esilio permanente dalle terre di Jiyu.»
«Vi supplico, Madre, non fatelo! Jiyu è la mia terra, non portatemela via proprio adesso.» Chloe si accasciò al suolo, ignorando la fitta di dolore che le attraversò la spalla quando distese le braccia davanti a sé. «Concedetemi la possibilità di espiare le mie colpe ed entrare a far parte dell'Ordine Monacale. Posso ancora servire gli Dèi come Monaca dell'Anima – no, è quello che voglio fare. È la mia vocazione!»
«Questa è la maggiore indulgenza che posso concederti, Kiyoko. Giuramento o no, hai vissuto fino a oggi come Tessitrice e come tale avresti dovuto agire. Non puoi restare a Jiyu, non dopo aver scelto di porre altrove la tua lealtà.» In un lampo fugace, lo sguardo della Madre tradì il suo dispiacere. Poi quell'attimo passò, e il suo volto tornò quella neutra maschera di moderazione che il suo ruolo le imponeva. «La decisione è presa: lascerai le tue stanze entro il tramonto. Da ora in avanti non avrai contatti di natura alcuna con l'Ordine e i suoi membri se non per volontà dell'Ordine stesso, e dovrai giurare nel nome degli Dèi di custodire le informazioni e i segreti di cui sei a conoscenza, per la salvaguardia dell'Ordine e di Jiyu. Qualunque tentativo di trasgressione verrà severamente punito, che sia dall'Ordine o dagli Dèi.»
Chloe schiuse le labbra, ma non disse nulla. La voce rimase incagliata in gola, e qualunque parola volesse pronunciare venne arpionata dall'angoscia e trascinata giù.
«Quanto a te, Chen-Yi di Hoshu» proseguì la Madre. «Kiyoko era una tua responsabilità, ma ti sei dimostrato inadatto al compito che ti era stato assegnato. Per tale ragione, sei sollevato dal ruolo di Senza Volto finché non reputerò opportuno il contrario. Espierai le tue colpe servendo gli Déi come Tessitore di Segreti, e il tuo primo compito sarà quello di rimediare alle mancanze della tua sottoposta. Sarà inoltre tuo dovere scoprire come Arturo Soleni sia venuto a conoscenza di informazioni sull'Ordine, così che i Purificatori possano punire i traditori.»
Chen-Yi chiuse gli occhi e si inchinò di nuovo. «Al vostro servizio, Madre.»
L'anziana donna annuì, concedendogli di alzarsi. «È il tuo turno, Kiyoko. Giuri nel nome degli Dèi di accettare la tua condanna?»
Chloe restò a fissarla in silenzio, le labbra tremanti e gli occhi umidi. La supplicò con lo sguardo e pregò dentro di sé per un esito differente, perché accadesse qualcosa, qualunque cosa che potesse convincere la Madre a ritrattare – ma non successe nulla.
Non avrebbe ricucito il legame con Seojun, non avrebbe più visto i volti dei suoi fratelli e sorelle o ascoltato la rassicurante voce di Yu-Zhay. Non avrebbe più pregato al Tempio, né posato gli occhi sul suo mandorlo o fatto il bagno nella Fonte di Hoshu. Non sarebbe mai tornata sulle coste di Jiyu e avrebbe detto addio alle sue foreste e alle sue montagne, così come al desiderio di mostrarle ai suoi amici. Non sarebbe diventata Monaca dell'Anima e tutto ciò che aveva lasciato indietro, ciò che credeva di poter recuperare, era perso per sempre.
Gli uomini hanno libero arbitrio sul loro destino in ogni aspetto delle loro vite, recitava l'Assoluto della Volontà, consapevoli dei rischi e delle conseguenze delle loro azioni.
Se avesse affrontato prima i suoi dilemmi, le cose sarebbero andate diversamente. Se avesse parlato a Yu-Zhay delle sue paure e delle sue volontà, se fosse stata più onesta e meno egoista, se avesse quantomeno mantenuto la priorità sulla missione come aveva assicurato, forse la sua pena sarebbe stata più dolce. Ma il tempo per i se e i forse era finito.
Chloe si inchinò di nuovo, lasciando che le lacrime scorressero lungo le guance. «Lo giuro.»
La Madre offrì una preghiera per ufficializzare il suo verdetto e si congedò. Chen-Yi si alzò in silenzio e recuperò la maschera da Senza Volto, ma non la indossò; restò a fissarla in silenzio per alcuni istanti, poi la abbandonò sul piatto dell'incenso in un lento sospiro. Si avvicinò a Chloe in passi strascicati, e il rosso delle sue iridi non era mai stato così smorto.
«Mi dispiace.»
«Ti dispiace?» Chloe liberò uno sbuffo incredulo. Si asciugò il viso con le maniche del samae e si alzò, i pugni stretti lungo i fianchi. «È tutto ciò che hai da dirmi? Questa è l'ultima volta che avremo modo di parlare e vuoi andartene con un semplice mi dispiace?»
«Non ho mentito. Volevo proteggerti, guidare la tua anima nella giusta via, ma ho ottenuto l'esatto opposto.» Chen-Yi abbassò il capo, passandosi una mano sul viso. Aveva perso quell'austera severità che lo rendeva imperscrutabile; sembrava solo stanco e vuoto. «Tu non mi odi, l'ho visto nella tua anima. Ma quali che fossero le mie intenzioni non ha importanza: le mie giustificazioni e il mio pentimento non cancellano ciò che ho fatto. Non esistono parole o silenzi che possano cambiare qualcosa, non è così?»
Chloe serrò le labbra, sostenendo il suo sguardo. «No.»
«No» ripeté Chen-Yi, le labbra distese in un amaro sorriso. Raccolse le mani a vortice e chinò il capo, poi si voltò. «Addio, Kiyoko.»
Chloe lo osservò camminare verso l'uscita e lo stomaco si contorse, vittima della lotta tra delusione e sollievo. Forse sarebbe arrivato il giorno in cui le sue emozioni sarebbero state concordi su Chen-Yi, ma non era quello.
Sollevò le mani al petto e le chiuse a vortice, abbassando il capo a sua volta. «Addio, Maestro.»
I rami del mandorlo erano silenziosi e spogli. Quelli più sottili vibravano smossi dal freddo vento del nord, mentre la pioggia disegnava macchie scure sul terriccio pallido. Chloe avrebbe voluto salutare il pruno nel suo momento di massimo splendore, vedere un'ultima volta la sua fioritura, ma forse era giusto così. Chloe era nata in primavera, perciò era logico che Kiyoko morisse in inverno.
Si sporse in avanti e allungò le braccia per raggiungere l'albero, sfiorandone i rami ritorti. Ne scelse uno troppo sottile per sostenere il peso dei frutti e lo staccò. Lo avvolse con cura in un panno di seta chiara, adagiandolo nella cesta che aveva usato per raccogliere i pochi averi che aveva deciso di portare con sé.
Il suono di passi pesanti attirò la sua attenzione, e Chloe riconobbe la sagoma di Seojun dietro i pannelli di carta prima ancora che aprisse bocca.
«Sorellina» la chiamò il Purificatore, poco più che un sussurro. «La Madre ritiene opportuno che uno di noi assista alla tua partenza, per una questione di ufficialità. Manca poco al tramonto, perciò pensavo—»
Chloe si precipitò ad aprire la porta scorrevole e gettò le braccia attorno al busto largo di Seojun. Singhiozzò mentre affondava il volto nel suo petto, stringendo la stoffa della casacca scura tra le dita.
«Sono felice che tu sia qui.»
«Stai tremando.» Seojun la avvolse con cautela. «Non capisco. Credevo che lasciare l'Ordine ti avrebbe resa felice.»
«È così, ma... Non volevo abbandonare anche Jiyu.»
Chloe sospirò, allentando la presa fino a scivolare via da quell'abbraccio. Si rifugiò all'interno della sua stanza, gelida per colpa della finestra aperta. Seojun non se ne lamentò; chiuse la porta scorrevole dietro di sé e si avvicinò alla cesta per esaminarla. C'erano solo abiti, alcuni accessori e gli scritti che Chloe non aveva portato a Mehtap per mancanza di spazio. Nessuno di loro valeva come un piccolo talismano di stoffa verde, dono d'addio da parte di Yu-Zhay. Il tempo che la Madre le aveva concesso era stato troppo breve: Chloe non era certa che quel fugace incontro sarebbe mai bastato a far comprendere al Monaco quanto fosse profonda la gratitudine e l'ammirazione che nutriva nei suoi confronti, ma era lieta di averlo visto un'ultima volta.
«Avrei davvero voluto diventare una Monaca dell'Anima, sai? Forse l'ho deciso troppo tardi per dire che era il mio sogno, però è così.» Chloe sorrise al ricordo dell'espressione bonaria che il Monaco le aveva rivolto, al suo caldo e rassicurante abbraccio. «Speravo potesse diventare il mio futuro e invece non avrò più l'occasione di pregare in un Tempio, figurarsi prendere i voti. Avrei voluto fare così tante cose... Visitare i giardini sacri di Xe'yan o partecipare alla Festa delle Stagioni, ad esempio. Non sono mai stata a Junseong, sai? Posso viaggiare ovunque in un istante, eppure non ho mai visto la capitale. La verità è che la vita di una jiyana l'ho osservata solo da lontano, e la cosa peggiore è che posso incolpare solo me stessa.» Sospirò, sedendosi ai piedi del letto. Tirò su le gambe e le raccolse al petto, stringendole tra le braccia. «Se non mi fossi ostinata così tanto a tenere separate Chloe e Kiyoko, forse adesso avrei meno rimpianti. Suonerà ipocrita dirlo adesso, ma anche se Sayfa è diventata la mia casa, non è Jiyu. Non è la stessa cosa, non sarà mai la stessa cosa. E ora che non potrò tornarci è come se non esistesse più, come se fosse tutto morto e io sono quella che l'ha ucciso.»
Seojun si passò una mano tra i capelli, grattando i bordi frastagliati della sua cicatrice. Inspirò a fondo e mosse lenti passi verso di lei, sedendosi al suo fianco. «Mi dispiace, sorellina. Se fosse facile, non sarebbe una degna punizione. Adesso potrà sembrarti ingiusto, ma—»
«No, comprendo la decisione della Madre. È solo che guardandomi indietro vedo solo il tempo che ho sprecato, le occasioni che non ho mai colto. Avrei voluto vedere di più, sapere di più, conoscervi di più. Avrei voluto avere più ricordi da portare con me, cose che appartengono a me come persona, non come Tessitrice.»
«Il tuo trascorso da Tessitrice fa parte di te. Quella che hai vissuto finora non era la vita che avresti voluto, ma in un modo o nell'altro ti appartiene. E tu apparterrai sempre a Jiyu, anche se potrà sopravvivere solo nelle tue memorie. Apparterrai sempre a questo Tempio. E apparterrai sempre anche a me.» Seojun sorrise quando Chloe incrociò il suo sguardo, sereno come rare volte si era mostrato. Slacciò il tanto che teneva legato dietro la schiena e lo porse a Chloe. «Non ho molto da offrire come ricordo, ma vorrei che tenessi almeno questo. L'affetto che nutro per i miei cari non è svanito, anche se non ho modo di parlare con loro, e vale lo stesso per te. Vorrei che non lo dimenticassi.»
«Non potrei mai.»
Chloe sciolse la posa e raccolse il pugnale, accarezzando il fodero scuro con le dita. Tutti i membri dell'Ordine possedevano un'arma identica a quella, ma si diceva che per i Purificatori fosse un pezzo della loro anima. Che fosse vero o no, Chloe era certa che fosse ciò che Seojun le stava offrendo.
Si gettò tra le sue braccia, stringendosi forte al suo collo. Si sforzò di imprimere quell'attimo nella sua memoria, ogni più piccolo dettaglio: il suono della sua voce roca, l'odore ferroso della sua pelle, la tensione dei muscoli sotto le sue dita, ogni minuscola imperfezione del suo viso.
«Mi dispiace, Seo. Mi dispiace così tanto» singhiozzò. «Odio doverti dire addio proprio adesso. Avrei voluto essere tua sorella ancora un altro po'.»
«Sarai sempre mia sorella, Kiyoko. Ovunque tu sia.»
Chloe lo liberò dall'abbraccio, asciugandosi gli occhi umidi. Il nodo che le stringeva la gola era così fitto che deglutire faceva male, ma sorrise. «Anch'io voglio lasciarti qualcosa. Se mi dai il tuo tanto, allora dovrai tenere il mio.»
«Sarebbe un onore.»
«E ti prenderai cura dei mandorli?»
Il Purificatore distese le labbra. «Farò del mio meglio.»
«Ne sono certa. Hai fatto un ottimo lavoro con la potatura.»
Chloe spostò lo sguardo alla finestra, verso i rami spogli. Sembravano tristi e morenti, ma presto sarebbero tornati rivestiti di foglie e boccioli pronti per schiudersi in primavera. Forse sarebbe stato così anche per lei.
«Ho un favore da chiederti, Seo» mormorò, sfilando il tanto dalla sua custodia.
Il Purificatore le lanciò uno sguardo perplesso quando Chloe gli porse il manico, ma lo raccolse comunque.
«Cosa vuoi fare?»
Chloe liberò i capelli azzurri dalla coda per raccoglierli tra le mani. «Prepararmi per la primavera.»
Ed ecco Chloe dopo la sua personale "potatura" ♥ I suoi capelli lunghi mi mancheranno, ma anche col caschetti mi piace molto!
Tutto bene quel che finisce bene... circa. Non tutto può essere sistemato. Chloe ha ottenuto la sua agognata libertà, ma il prezzo dei suoi errori è stato caro: il sogno di diventare Monaca dell'Anima è sfumato ancora prima di iniziare, Yu-Zhay non potrà più aiutarla, le speranze di costruire un rapporto più profondo con Seojun sono state distrutte e l'esilio ha dato il colpo di grazia - e per Chloe, che Jiyu l'ha sempre amata profondamente, è una bella botta.
Vi aspettavate una risoluzione più dura o addirittura più morbida? Io posso solo dire che ho cercato di costruire in questi capitoli una figura dell'Ordine che non fosse "cattiva" nel senso stretto del termine, spero di esserci riuscita 😅 Ma d'altronde, se lo fosse stata, non si sarebbero preoccupati di mandare Chloe da Yu-Zhay a Sayfa sin da principio... xD
A proposito di Yu-Zhay, un po' mi spiace non aver inserito anche il suo addio, ma nella struttura del capitolo mi sembrava "di troppo", era semplicemente una parentesi caruccia e basta. Ho preferito dare più spazio a Seojun, che è un po' l'emblema dei rimpianti di Chloe: mi premeva sottolineare quanto questo esito, che può sembrare fantastico, le stia in realtà molto stretto :/
E diciamo finalmente addio anche a Chen-Yi, e credo che "delusione e sollievo" siano due termini calzanti per quest'ultima interazione :| Voi cosa ne pensate? Stavolta spero di avervi davvero l'asciato con l'amaro in bocca XD
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