Capitolo 67 - Caro Brycen

Se ha scritto qualcosa anche a te, non leggere, lo aveva ammonito Mindy. Strappa la busta senza neanche aprirla, non si merita altro.

Forse aveva ragione. Forse nella lettera che Brycen aveva trovato nella cassetta della posta, legata insieme a una pila di taccuini, non vi erano altro che bugie per suggestionarlo – eppure suonava così meschino che al pensiero lo stomaco si contorse, spezzandogli il fiato. Possibile che la sua Chloe fosse capace di qualcosa di tanto subdolo?

"Non è la mia Chloe. Non è neppure Chloe, è soltanto Kiyoko."

Kiyoko, Kiyoko, Kiyoko. Suonava così male, una parola ripetuta così tante volte che aveva perso significato.

Era possibile. Chloe non aveva esitato a ricattare Drumainn, e quello era solo il caso più plateale. Brycen aveva lasciato correre così spesso sulle sue insistenze, sui sotterfugi, sul modo che aveva di rigirare le situazioni a suo vantaggio, e chissà in quante occasioni non si era accorto di essere caduto vittima delle sue manipolazioni.

Eppure non era riuscito a disfarsi di quella lettera. L'aveva lasciata sul tavolino del salone, ma più si imponeva di non pensarci e più si ritrovava a fissarla, e giunta la sera cedette alla curiosità che lo stava divorando. Afferrò la busta, rigonfia per i troppi fogli infilati all'interno, e la aprì. Poteva sentire lo sguardo di Mindy bruciargli la schiena mentre dispiegava le pagine, sedendosi sul divano per cominciare a leggere.


Caro Brycen,

forse una lettera non è quello che ti aspettavi, ma ho pensato che fosse il modo migliore per rispettare il tempo che mi hai chiesto. Mi conosco, e se ti vedessi adesso temo che ricadrei nei miei soliti errori e farei qualsiasi cosa per cercare di riconquistarti e ottenere il tuo perdono, ma tu meriti più di questo. Meriti la sincerità che non ho mai potuto né saputo offrirti, prima di qualunque altra cosa. Lascio tutto nelle tue mani: puoi leggere queste parole o bruciarle, una scelta che comprenderei. Non so dire se merito di avere l'occasione di spiegarmi, ma scrivo nella speranza che vorrai concedermela.

Ho pensato a lungo da dove iniziare il mio racconto, ma credo che la cosa migliore da fare sia partire dal principio. Non ho mentito riguardo ai miei genitori: di loro non so nulla se non che hanno cospirato contro gli Eletti e sono stati giustiziati per espiare i loro peccati. Quanto a me, ero poco più che un infante. È in quell'occasione che ho Sbloccato il mio Naru, e vedere i vortici di Maelstrom ha convinto l'Heiko Jun che dovessi avere la possibilità di conoscere la loro realtà da vicino. Non è qualcosa che accade spesso, tutt'altro, eppure è stato così per me.

Sono stata affidata alle cure del mio Maestro - non posso dirti il suo nome, perciò lo chiamerò così d'ora in avanti - ed è lui che mi ha cresciuta, istruita e addestrata. Non mi è concesso dirti molto, a riguardo: il Giuramento che ho fatto me lo vieta, e sebbene io abbia certezza che i segreti dell'Heiko Jun sono al sicuro con te, e che mai li sfrutteresti per danneggiare Jiyu, non posso farlo.

Posso raccontarti, però, cosa non ho fatto: non ho vissuto in un modo che considereresti normale. Non ho mai avuto una famiglia, né degli amici o dei compagni di giochi; in effetti, non ricordo di aver mai fatto alcun tipo di gioco, né sono mai andata a scuola. Per molti anni il mio mondo era ridotto al luogo in cui vivevo ed esisteva solo ciò che il mio Maestro reputava opportuno insegnarmi.

Non la definirei una brutta vita. Il mio Maestro si è preso cura di me, i miei fratelli e sorelle mi hanno sempre trattata bene, ma non posso neanche dire che sia stata bella. Sento di non aver mai vissuto davvero. Se penso alla mia vita finora, non vedo che un susseguirsi di giorni, un accumularsi di informazioni, un affinarsi di abilità, ma niente che valga la pena di essere raccontato. Mi lasciavo trascinare dagli eventi, come un'attrice che ripete le sue battute senza neppure comprendere la trama. Capisci cosa voglio dire?


No, non lo capiva. Il pensiero di una bambina così piccola costretta a crescere come uno strumento era agghiacciante, com'era possibile che i Monaci avessero dato il loro consenso? Brycen ignorava quale fosse il rapporto che l'Ordine monacale aveva con l'Heiko Jun, tuttavia se c'era qualcosa su cui tutti i testi concordavano era il legame con le divinità. Come poteva qualunque heikun accettare una simile procedura, così distante dal loro Assoluto della Volontà?

E il modo in cui Chloe scriveva Maestro...

Quando l'aveva chiamato padre aveva pronunciato quel termine come se non ci fosse abituata. Lo faceva precedere sempre da una leggera, quasi impercettibile pausa. E adesso, le lettere che aveva usato per Maestro erano tracciate con un rigore tale da farle spiccare sulle altre. Poteva essere un inganno anche quello? Un tale minuscolo dettaglio?

Eppure ricordava l'espressione che Chloe aveva addosso quando parlava di lui. Il modo in cui le sue labbra tremavano e il nervosismo che s'impadroniva di lei, tanto da costringerla a cambiare discorso.

Il mio Maestro si è preso cura di me, scriveva Chloe, ma anche Trylenn si era preso cura di lui a suo modo, e conosceva il risultato. Brycen credeva che dietro il suo ostile disprezzo, nella sua distorta e limitata visione della vita, suo padre desiderasse davvero il meglio per la sua famiglia – per questo non avrebbe mai compreso di aver contribuito a distruggerla.


Avevo quattordici anni quando mi venne chiesto di prestare Giuramento, e io accettai. Mi sembrava qualcosa di ovvio, in un certo senso la mia vita fino ad allora era stata solo una preparazione per quel giorno. Non mi hanno obbligata a farlo, questo è vero, ma non ero consapevole di cosa stessi sacrificando, né che avessi altre possibilità all'infuori di quella. Era il mio ruolo, il motivo della mia esistenza, così mi sembrava. Non ci ho mai realmente pensato, né mi sono chiesta se quel futuro era davvero ciò che desideravo.

Vedi, questo è qualcosa che mi è sempre riuscito difficile. Ora so definire con chiarezza ciò che voglio e ciò che sento, ma non è sempre stato così: i giorni della mia infanzia erano confusi. Non per ciò che accadeva - quello lo ricordo piuttosto bene – ma per cosa provavo. Persino oggi, quando guardo al passato, spesso non sono in grado di definirlo.

Ero felice? Triste? Sorpresa? Arrabbiata? Ansiosa? Come si fa a capire se si è l'una o l'altra cosa? A quel tempo, ciò che doveva essere ovvio per me non lo era. Non è che non avessi emozioni – le avevo – ma non ero in grado di decifrarle. Ricordo che mi capitava di scoppiare a piangere all'improvviso o ridere senza che ci fosse una qualche motivazione, e ho sofferto di attacchi di panico per anni. E quando avrei dovuto piangere, ridere o sentirmi in ansia, invece, sembrava che quanto accadeva attorno a me non sortisse alcun effetto.

Non so bene come spiegarlo. Era tutto sconnesso, ricordo solo ciò che provavo a livello fisico. Ricordo che sentivo la pelle formicolare, o lo stomaco attorcigliarsi, o il petto fare male; quello accadeva spesso. La mia mente non era in grado di dare un nome a ciò che provavo, perciò era il mio corpo a somatizzare, urlando segnali che però non ero capace di cogliere.

Sembrava una barzelletta. Chloe era sempre stata così empatica, estroversa, vitale... Aveva un tale talento nel trasmettere emozioni attraverso la scrittura che Brycen non era in grado di immaginare una versione di lei priva di quelle caratteristiche. Eppure...

Me ne sto qui a guardare e non sento niente.


Non aveva dimenticato quelle volte in cui la sorprendeva con lo sguardo perso nel vuoto.

È davvero possibile trovarsi di fronte ad uno spettacolo simile e non provare assolutamente nulla?

Non aveva dimenticato quei discorsi che aveva sempre sospettato non riuscire a cogliere fino in fondo.

Dovrei sentirmi sollevata, ma non ci riesco. È tutto sfocato. Ho le guance in fiamme, le mani gelide e le ossa doloranti. Sento come un formicolio ma lungo ogni muscolo, non solo sulla pelle, e...

Verità nelle menzogne. Nel suo petto aleggiava ancora il timore che fosse il suo cuore spezzato a parlare, che fosse il frutto delle manipolazioni di Kiyoko, ma più ripercorreva i giorni trascorsi insieme a Chloe e meno gli sembrava possibile che fosse tutto parte di un piano ben studiato.

Vorrei provare... ogni cosa. Ogni sensazione a cui riesci a pensare, vorrei farla mia.

C'era qualcosa dietro le sue parole e i suoi sguardi, dietro gli incubi e le rare lacrime che aveva mostrato. Qualcosa che Brycen aveva percepito sin dal loro incontro alla Galleria Bouleau e che non aveva ancora sbrogliato del tutto – ma sentiva di averne afferrato la cima, e il ricamo acquistava sempre più senso ad ogni parola.


Ho imparato a gestire gli sfoghi, col tempo, ma non avevo ancora compreso di avere qualcosa di sbagliato. Il mio Maestro era convinto che stessi apprendendo a dovere i suoi insegnamenti, e poiché non riuscivo a capire di avere un problema non ero neppure in grado di esprimerlo. Me ne sono resa conto solo quando è divenuto ovvio. Non posso parlarti di cos'è successo quel giorno, perché ero già entrata ufficialmente a far parte dell'Heiko Jun, sappi solo che è stato il momento in cui tutto è cambiato.

È stato allora che ho conosciuto il Monaco dell'Anima, quello di cui ti ho parlato. È stato paziente e gentile, con me. All'inizio non riuscivo a comprendere come quelle che sembravano semplici chiacchierate ed esercizi potessero aiutarmi, ma devo a lui ciò che sono adesso. È merito suo se sono riuscita a connettermi alla mia anima, se le mie emozioni non sono più un mistero, se sono in grado di definire cosa mi piace e cosa no.

Ricordo di essermi affacciata alla finestra una mattina, svegliata dal canto degli uccelli. Ne ho visto uno saltellare su un ramo, svolazzare allegro tra i fiori, e ho sentito il cuore esplodere di gioia. Non era niente di inusuale, eppure era come se lo vedessi per la prima volta. Ho sorriso e ho pensato: è meraviglioso. Non era mai successo, non so come spiegarlo, ma lo ricordo perfettamente: la prima, vera emozione positiva che fosse solo e soltanto mia.

Era il trentasettesimo giorno nel Ciclo del Ghiaccio. Per il calendario sayfano corrisponde al quattordici di Pisces, ma per me è stato il primo giorno della mia vita.

La terapia mi ha aiutata molto, da allora, ma aveva comunque dei limiti. Non potevo far altro che sfruttare la mia immaginazione, tramite lettura e scrittura. La mia passione per entrambe le cose è reale, e non esagero nel dire che è tramite i libri che ho trovato me stessa. Il Monaco dell'Anima però sosteneva che non fosse abbastanza. Dovevo sperimentare la vita in modo libero, poiché era l'unico modo perché riuscissi a comprendere chi fossi davvero.

È stato lui a suggerire di farmi vivere sotto copertura, se così possiamo definirla. Non ha mai avuto lo scopo che credi, neppure per un istante. Quelli come me esistono senza esistere, dovresti già saperlo. Non utilizziamo il termine "Ombre della morte", ma è vero che siamo paragonabili a fantasmi, così com'è vero che rinunciamo alla nostra vita, alle nostre passioni e ai nostri legami per metterci al servizio degli Dèi.

Non era l'Heiko Jun ad aver bisogno di "Chloe", ero soltanto io. Questo è il motivo per cui sono venuta a Sayfa, questo e nessun altro.

Per la prima volta, non mi è stato imposto nessun obbligo. Ho scelto io di trasferirmi a Mehtap, così come ho scelto il nome che avrei avuto. Ho scelto la casa in cui avrei vissuto, il lavoro che avrei fatto, le persone che avrei chiamato amiche. Ho scelto ciò che volevo avere, come volevo essere e chi volevo al mio fianco.

Quando dico che la vita che ho vissuto sotto il nome di Chloe è reale, non mento. Tutto ciò che hai conosciuto di me – i miei interessi, il mio carattere, i miei pregi e i miei difetti – mi appartiene. "Chloe" è chi sono realmente, è chi sarei potuta essere se avessi potuto vivere liberamente, e ciò che provo per te – per Mindy, Louis e tutti gli altri – non è artefatto. Amo tutti voi dal profondo della mia anima. Amo questa vita, amo il mio lavoro, amo chi sono quando posso concedermi di respirare.


Brycen chiuse gli occhi e si stropicciò il viso, affondando le dita tra i capelli sciolti.

Io volevo solo una vita normale, Brycen. Pensavo che fosse l'unica occasione per averla.

L'aveva liquidata così in fretta. Non si era fermato a pensare quanto quelle frasi suonassero vaghe, ne aveva dato l'interpretazione più immediata. Metaforica. Una mera iperbole.

Inspirò a fondo, lisciando le ciocche dietro le orecchie. Non era il momento dei rimpianti.


Ma è altrettanto vero che ho sfruttato certe situazioni a mio vantaggio, che fosse personale o dell'Heiko Jun. Ho ceduto alla tentazione di imboccare una scorciatoia, cancellando e ridisegnando continuamente i limiti che mi ero imposta, e mi dispiace tantissimo. Mi dispiace perché non sono stata in grado di fermarmi, di essere l'amica e la fidanzata che meritavate, perché ero così terrorizzata dalle conseguenze da non riuscire neppure a pensarci. E potrei scrivere mille giustificazioni, ma la verità è che sono stata un'egoista e una vigliacca, e dopo aver assaggiato cosa si prova a vivere davvero non volevo che me lo portassero via.

Ho negato la realtà per anni. Ho finto di non vedere il male che vi stavo facendo, ho finto di non vedere i problemi di questa doppia vita, ho finto di non sapere che stavo costruendo la vita di Chloe su fondamenta traballanti. Ha funzionato finora perché ho sempre vissuto nel presente, ma con te è stato diverso: tu sei stato l'unico con cui ho sognato un futuro. Non qualcosa di etereo, che esisteva soltanto nella mia immaginazione, ma qualcosa di concreto. Con te avevo la sensazione di poter allungare la mano e semplicemente afferrarlo. Ripenso spesso al giorno in cui abbiamo parlato dei nostri desideri, e la vita che abbiamo sognato insieme è ciò che bramo di più al mondo. Ho pregato, sperato, creduto che se fossi stata brava abbastanza avrei potuto ottenerla. Volevo che fossimo felici insieme. Lo volevo così tanto, Brycen.


Brycen indugiò su quelle parole, accarezzandole con il pollice. La nostalgia si aggrappò al suo petto e gli strappò un singhiozzo al ricordo di quel giorno, che più di ogni altro non gli dava tregua. Lo riviveva così lucidamente nelle sue memorie, parola per parola, attimo per attimo, da poter giurare di essere ancora lì. E mai avrebbe pensato di poter desiderare di fermare il tempo, di poter concedere a Chloe quello sciocco desiderio e congelare il mondo in quel pomeriggio d'estate tra le lenzuola.


Ero già condannata, fin dal principio. Ho imparato a manipolare gli altri prima che a parlare con loro, a capire le loro emozioni e pensieri solo per sfruttarli. Non potevo parlare a nessuno dell'Heiko Jun perché il Giuramento me lo impediva, e potevo essere "Chloe" solo quando non era necessario che fossi Kiyoko. Non sono mai stata davvero libera e credevo che non lo sarei mai stata, perciò ho pensato che non avessi altra scelta che accettare quello spiraglio che mi veniva offerto, anche se questo significava mentire alle persone che amavo.

Mi dicevo che andava bene, perché era l'unica soluzione possibile. Non avrei mai voluto farlo e ne soffrivo io per prima, perciò credevo di non essere una cattiva persona. Mi ripetevo che ne sarebbe valsa la pena, che se fossi riuscita a rendervi felici avrei ripagato ogni cosa.

Non sapevo cos'altro fare: era già troppo tardi per me, capisci? Ho compreso cosa significasse vivere solo dopo essermi trasferita a Sayfa, ma a quel punto avevo già fatto la mia scelta e non potevo tirarmi indietro. Ho giurato nel nome degli Dèi, ho messo la mia vita al loro servizio. Che ne sarebbe stato di me se avessi dubitato della mia fede o se avessi messo in discussione il mio ruolo nell'Heiko Jun?

Avrei dovuto pormi queste domande anni fa, ma avevo troppa paura di conoscere la risposta e di affrontare ciò che avrebbe comportato. E se non fosse stato per te non so se sarei mai stata in grado di farlo. Ho sempre evitato di approfondire l'argomento, ma le tue parole mi sono comunque entrate dentro. Hanno scavato giorno per giorno nel mio petto, fino a quando non ho potuto più ignorarle.

Hai sempre avuto ragione tu. Non dovrei credere negli Dèi solo per timore delle conseguenze, non è quello che Edoi e Hun vorrebbero. Loro ci hanno fatto dono della Volontà perché desideravano che fossimo liberi di scegliere, perciò negare i miei desideri non può essere la soluzione.

E io non voglio più fare parte dell'Heiko Jun. Non voglio sentirmi in colpa perché desidero una vita che sia mia, non voglio dover accantonare le mie aspirazioni per una scelta che ho fatto quand'ero troppo giovane e incapace di capire a cosa stavo rinunciando. Voglio ancora servire gli Dèi, ma voglio anche continuare a vivere come "Chloe", perché la ragazza che hai conosciuto è chi sono davvero.

Mi dispiace di averlo compreso così tardi. Mi dispiace di avervi ingannati per il capriccio di avervi al mio fianco a qualunque costo, mi dispiace di aver anteposto le mie paure al vostro bene, mi dispiace di avervi sfruttato e manipolato perché era la scelta più semplice e mi dispiace di aver giustificato ogni mia azione pur di non ammettere le mie colpe.

Ho cercato di rimediare ai miei errori, ma porto sulle spalle un segreto che non mi appartiene e dovrò conviverci per tutta la vita. Non era mia intenzione continuare a ingannarti o restare impunita, ma non ho idea di quale sia la cosa giusta da fare nella situazione in cui mi trovo. Non posso tradire la fiducia dell'Heiko Jun, c'è una parte di me che dovrò tenere nascosta a chiunque ed è qualcosa che non posso cambiare.

Tutto ciò che mi è concesso rivelare è racchiuso nei libriccini che ho allegato alla lettera: sono i diari che ho scritto su consiglio del Monaco dell'Anima. Sono in jiyano, ma sono certa che troverai qualcuno che possa tradurli per te. Mi è stato imposto di omettere qualunque informazione sull'Heiko Jun o di scriverla in codice, perciò hai il mio permesso di mostrarli a qualcuno. Non so se avrai voglia di leggerli o se penserai che siano anch'essi una menzogna, ma sentivo di doverlo fare. Vorrei mostrarti chi sono davvero e forse questo è un buon modo per iniziare, o quantomeno per provare a dimostrarti che non ho più intenzione di nascondermi.

Forse non sarà sufficiente per fare ammenda e forse non merito di stare ancora al tuo fianco, ma ancor prima di chiedere il tuo perdono ho bisogno di mettere un punto fermo e scrivere un nuovo inizio. Voglio impegnarmi per diventare la persona che desidero essere e voglio farlo a prescindere da tutto.

Non so cosa succederà d'ora in avanti. Non so dire quale sarà l'esito delle mie richieste all'Heiko Jun e non so cosa ne sarà di me dopo oggi. Volevo solo dirti grazie, perché se ho deciso di riprendere in mano la mia vita è solo merito tuo. L'ho deciso tardi e nel modo sbagliato, ma non posso cambiare il passato; posso solo fare del mio meglio per il futuro.

Vorrei incontrarti di nuovo, quando tutto questo sarà finito. Vorrei parlare ancora una volta con te, non chiedo altro. Se e quando sarai pronto a farlo, lascia un messaggio nella mia cassetta delle lettere e verrò da te. Ti prometto che non ci saranno menzogne: quando verrò a cercarti, sarò solo e soltanto Chloe.

Con amore,

Chloe


Una lacrima cadde sul cuore che Chloe disegnava sempre accanto alla firma, sbiadendo l'inchiostro fino a ridurlo a una macchia informe. Brycen si asciugò gli occhi, ma il pianto appannò la vista così rapidamente da rendere inutile quel gesto. Abbandonò il viso tra le mani e prese fiato, singhiozzando per qualche minuto prima di recuperare il controllo di sé.

Camminò lungo il salone per sgranchirsi le gambe, poi il suo sguardo cadde sulla pila di taccuini - diari, diari era il termine corretto - che giacevano sul tavolo. Brycen si avvicinò col fiato sospeso, liberandoli con cura dallo spago rosso che ancora li legava assieme, e cominciò a sfogliare il primo.

Aveva imparato a leggere i logogrammi jiyani e ricordava qualche termine, ma non era sufficiente a tradurre un intero testo. Riusciva a malapena a decifrare le date riportate sulla cima di ogni pagina, oltre a qualche sporadica parola nel testo il cui significato riaffiorava nella sua memoria. Eppure, più andava avanti e più si rendeva conto che comprendere ciò che c'era scritto non era davvero importante.

Era sufficiente osservare come cambiava il modo in cui scriveva Chloe. Vedere come le poche righe dei primi giorni - fatte di logogrammi ordinati e frasi brevi - aumentavano fino a riempire tutta la pagina. La calligrafia si faceva via via più morbida, si spostava fuori dalle guide o andava di traverso, viaggiando tra le pagine con un entusiasmo che si percepiva dall'uso della punteggiatura più varia e dalle parole che aveva cerchiato o evidenziato. Presto cominciarono a comparire i primi disegni, dapprima semplici decorazioni e poi raffigurazioni più complesse: c'era il mandorlo in fiore che svettava nella sua camera e che doveva aver mostrato a Jessica come esempio; c'era uno specchio d'acqua viola in cui Chloe galleggiava, che doveva essere la fonte di cui gli aveva parlato una volta; c'era una donna dai capelli magenta la cui immagine si ripeteva così spesso da riempire interi fogli solo con la sua figura. Brycen non sapeva definire quale fosse il suo nome, sempre che Chloe l'avesse scritto, ma conosceva gli ideogrammi che la accompagnavano perché erano quelli con cui Chloe gli scriveva ti amo.

Brycen chiuse l'ultimo diario con gli occhi che pizzicavano. Come poteva pensare che fossero una menzogna, quand'era in grado di percepire le emozioni che trasudavano da quelle pagine pur senza capire più di qualche parola? Come poteva non credere al racconto di Chloe dopo tutti quei dettagli che aveva notato in lei, che ora trovavano il loro posto in quel rompicapo?

Si passò una mano sul viso, respirando piano. Poi, in un improvviso guizzo di energia, si precipitò allo scrittoio in camera da letto.

Forse stava commettendo un errore. Forse stava solo cedendo ai giochi mentali di Chloe. Forse avrebbe dovuto quantomeno concedersi del tempo per pensare, ma aveva aspettato e ragionato a sufficienza. Vero o falso, giusto o sbagliato, non era importante. Mindy aveva ragione, ma Brycen non poteva accettare il suo consiglio. E non avrebbe scritto la parola fine sulla loro relazione senza prima aver parlato con Chloe.


Disegno dell'inktober 2021 ispirato ad "UP"  ♥ Storto come le cose storte, come sempre xD

Ce ne abbiamo messo di tempo, ma finalmente Chloe si è aperta del tutto! È servito a Brycen per inserire gli ultimi tasselli di puzzle nella sua mente, dando finalmente un senso più chiaro a tutti quei dettagli che sono stati sparsi lungo la via. Non ha dimenticato tutti i cedimenti di Chloe, tutti i discorsi un po' ambigui, tutti i momenti che, con la verità sottomano, ora assumono una limpida chiarezza.

Come sempre, è la sua razionalità a fare il lavoro più grande e la sua analisi trova effettivamente delle conferme nella confessione di Chloe, e adesso è davvero pronto al confronto.

Ho avuto la mia dose di paranoia anche su questo capitolo, perché temevo che la lettera fosse qualcosa di banale, però mi sembrava anche la scelta migliore per Chloe - che ha imparato prima di tutto a scrivere delle sue emozioni, e che ancora teme di poter cadere nella tentazione di "manipolare la discussione". Banale o no, è quello che Chloe avrebbe fatto, quindi me ne sono allegramente sbattuta il ca- 😄

Spero dunque che vi sia piaciuta, insomma ♥ E non preoccupatevi, domani torniamo da Chloe~

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