Capitolo 64 - I frutti della negazione

Chloe lanciò un ultimo sguardo alla buca delle lettere prima di voltarsi. Dietro le pesanti nubi grigie il sole aveva quasi raggiunto lo zenit, perciò Brycen sarebbe rientrato dall'Accademia di lì a breve. Se avesse atteso solo qualche altro minuto...

"No" si ammonì, scuotendo il capo. "Non così."

Non avrebbe ceduto all'ennesimo atto di egoismo, non poteva trascinarlo di nuovo nella sua vita mentre era ancora in bilico, oscillante tra i suoi problemi irrisolti.

Alzò una mano a fatica, lottando contro i muscoli che si ribellavano a quel comando. Il Sihir fu invece collaborativo: i fili di energia sfibrarono l'aria di fronte a lei e un portale oscuro fu subito pronto ad accoglierla.

Raggiungere Oblivion era diventato semplice: aveva passato molte ore al suo interno, e fu sufficiente concentrarsi su quel nero assoluto per aprire il portale giusto. Non sapeva dire se Brycen sarebbe stato più orgoglioso o preoccupato di quel progresso, ma forse l'avrebbe rallegrato sapere che la sua teoria su spazio e distanza era corretta: una volta dentro la dimensione oscura, a Chloe bastò squarciare la notte eterna con Maelstrom per ritrovarsi nella sua camera al Tempio di Hoshu. Sayfa-Jiyu in soli due passi. Se ci avesse provato, forse sarebbe riuscita a raggiungere anche Zima o persino Verlate.

Chloe si spogliò delle vesti di Tessitrice per indossare un comodo samue blu, avendo cura di nascondere i bendaggi. Abbandonò l'idea di raccogliere i capelli in una crocchia alta: ora che i Rimedi avevano esaurito il loro effetto, le ferite lanciavano scosse di dolore a seguito dei movimenti più bruschi. Legò le ciocche azzurre in una coda bassa che lasciò scivolare oltre la spalla, come faceva spesso Brycen.

Avrebbe voluto averlo al suo fianco. Avrebbe voluto sentire le voci dei suoi amici che la spronavano, il calore dei loro abbracci di incoraggiamento. Avrebbe voluto almeno poter contare sulla presenza di Yu-Zhay o Seojun, ma avevano già fatto la loro parte, tutti quanti.

Adesso era il suo turno.

Uscì dalla stanza e setacciò il Tempio alla ricerca del suo mentore, attraversando i corridoi serpeggianti che si inerpicavano attorno al grosso tronco del platano ioji, i cui rami spogli attraversavano le sale protendendosi fino alle finestre. Non si aspettava di trovare Chen-Yi nella Sala dell'Heiko: preferiva offrire le sue preghiere in giardino o nel privato dei suoi alloggi, eppure se ne stava in ginocchio su un morbido cuscino rosso al centro della stanza ottagonale, le mani congiunte a vortice sul suo grembo.

Indossava un lungo changpao bianco dagli orli ricamati, non le vesti da Senza Volto. La maschera gli copriva il viso, ma il capo era libero dal cappuccio e mostrava i corti capelli rossi ingrigiti per l'età. Di fronte a lui un bastoncino d'incenso bruciava in equilibrio su un piatto di ghisa, rilasciando una leggera scia di fumo odoroso che si perdeva nell'immensità della sala.

Il trono di giada destinato alla Madre era vuoto. Era difficile incontrarla lontano dalle celebrazioni, ma trovarsi al cospetto del suo scranno fu sufficiente a opprimere il petto di Chloe. Il peso della pietra in cui era stato scavato gravava sul cuore, ma non abbassò lo sguardo. Lo lasciò vagare sulle colonne di marmo screziate da spirali di ossidiana che lo circondavano, lungo il legno rosso che sosteneva innumerevoli lanterne di rame, tra i tendaggi blu e gli affreschi che mostravano le forme più evidenti in cui l'equilibrio degli Dei si manifestava in natura: giorno e notte, terra e cielo, acqua e fuoco, vita e morte. Quel luogo era pregno di una sacralità soffocante, eppure Chloe non aveva mai sentito di appartenergli tanto come quel giorno.

Chen-Yi si sporse in avanti e raccolse da terra la campana di preghiera. In un leggero movimento del polso, l'estremità della bacchetta si scontrò contro la ciotola metallica in un suono cristallino che riverberò fin dentro l'anima.

«Parla» disse, senza guardarla. Sfiorò il bordo della ciotola con la bacchetta e ne seguì il contorno più e più volte, fin quando non si udì una lunga nota bassa e greve. «Ti ho sentito arrivare, le mie preghiere sono già interrotte.»

C'era qualcosa di sbagliato nel suo tono. Era distante, atono in un modo diverso dal solito, e la cura con cui posò la campana di preghiera le strinse il cuore. Le vesti bianche erano segno di lutto e quella preghiera solitaria sembrava così personale che Chloe non poteva fare a meno di chiedersi chi fosse morto. Qualcuno che apparteneva al Tempio? Un Senza Volto anziano oppure uno dei suoi fratelli e sorelle?

«Maestro...»

Chen-Yi si voltò in un sussulto. «Kiyoko?» Scattò in piedi, con tale irruenza che per poco non rovesciò il piatto dell'incenso. «Questo non è... Com'è possibile che tu sia viva?»

Chloe aggrottò le sopracciglia. «In che senso?»

«Ho tentato di contattarti ogni giorno nelle ultime settimane, e ho sempre fallito. La tua anima era sparita, ero certo che tu...» Le parole si persero in un mormorio indistinto. La sua voce tradiva uno stupore che Chloe non si sarebbe mai aspettata di notare in lui, poi si raffreddò. «Te lo chiederò solo una volta: dove sei stata? Qual è la ragione della tua fuga?»

«Non avevo intenzione di fuggire, è stato solo—»

Le parole si incagliarono in gola. Settimane? Aveva detto settimane?

Spostò lo sguardo oltre le spalle del suo mentore, risalendo lungo i drappi colorati che ricadevano dai soffitti. I tendaggi avrebbero dovuto sfoggiare il grigio chiaro del Ciclo del Metallo per altri diciassette giorni, fino al solstizio, ma la stoffa aveva il blu intenso del Ciclo dell'Acqua, a simboleggiare la prima metà dell'inverno.

Barcollò, le gambe molli percorse da un brivido che la drenò di ogni energia. La prima volta che era entrata in Oblivion il sole era ancora alto, ma quand'era tornata a casa di Brycen si era già fatta mezzanotte. Aveva creduto fosse solo un gioco della sua mente, che le sue percezioni nella dimensione oscura fossero così ambigue e distorte che non era stata in grado di comprendere quanto tempo fosse realmente passato, ma si sbagliava. Aveva trascorso pochi istanti nel buio prima di trovare il Convento ed essere scacciata dall'Adepto, ma nel mondo reale erano trascorse intere ore.

Tempo e spazio non esistono nella dimensione degli Dèi, ricordò. Oblivion non era il luogo in cui esistevano Edoi e Hun, ma forse quelle parole erano comunque valide. Lo spazio era distorto al suo interno, come se si trovasse ovunque e in nessun luogo; il tempo, invece...

Settimane. Una notte nella dimensione oscura le era costata settimane.

«Mi dispiace, io... Non lo sapevo» farfugliò, stringendo i pugni serrati. Brycen... L'aveva lasciato solo per tutto quel tempo? «Non mi aspettavo che il tempo scorresse in modo diverso. Sono rimasta lì qualche ora, solo qualche ora, io—»

«Di che stai parlando? Dove sei stata?»

Chloe deglutì. Aveva la bocca secca, la lingua non voleva saperne di staccarsi dal palato, le dita erano così fredde che dovette aprirle e chiuderle più volte per assicurarsi di sentirle ancora. «Ci sono entrata, Maestro. Ho aperto un portale per la dimensione degli Dèi e l'ho attraversato.»

«Hai fatto cosa?» Chen-Yi avanzò, ringhiando dietro la maschera inespressiva. «Ti avevo ordinato di abbandonare l'argomento! Non è qualcosa con cui noi mortali abbiamo diritto di immischiarci!»

«Non è davvero la dimensione degli Dei, Maestro. Non ci sono le essenze di Edoi e Hun, c'è solo oscurità. Quel luogo si chiama Oblivion ed è frutto del Sihir, è stato un Naru a crearlo. Non c'è niente di anomalo o divino, e la prova è che ne sono uscita indenne.»

«Stai mentendo!»

«Sei stato tu a mentire. Perché non mi hai detto di averla vista?» Chloe sollevò il capo, incrociando i suoi occhi. Non avrebbe distolto lo sguardo, non quella volta. «Ci sei entrato anche tu, vero? La tua non era una semplice supposizione, hai attraversato uno dei miei portali e hai tratto le tue conclusioni, tenendomi all'oscuro di tutto. Perché?»

«La verità va plasmata in base alle necessità, e la mia era quella di proteggerti.» Chen-Yi marcò quella parola con inaspettata premura, come se quell'incomprensione fosse causa di profonda sofferenza. Era abile, questo non poteva negarlo: Chloe non era in grado di definire se fosse la verità o solo l'ennesima bugia per manipolarla. «I Naru piegano il Sihir alla nostra volontà, e allo stesso tempo trascendono da essa. Meno consapevolezza possiedi di quel luogo, meno probabilità ci sono che tu possa raggiungerlo. E se ti fossi fidata di me, come avresti dovuto, quest'eventualità non si sarebbe mai concretizzata. Hai una vaga idea del rischio che hai corso? Non devi mai più riprovarci, Kiyoko.»

«L'ho visto con i miei occhi, Maestro. Ho vissuto quelle tenebre sulla mia pelle, ho conosciuto il Dotai che ha creato quel luogo e ho compreso il motivo per cui Maelstrom non funziona come dovrebbe. Gli Dèi non hanno nulla a che fare con questo, è solo un'interferenza tra i nostri Naru. Brycen ha—»

«Non osare pronunciare il suo nome!» tuonò Chen-Yi, ma si affrettò a recuperare il controllo con un lungo respiro. «Che gli Dèi possano perdonarmi, ma rimpiango di non averti allontanata da lui quando potevo. Quell'uomo è stata la tua rovina.»

«Credi davvero che il problema sia lui? E imporre la tua volontà sulla mia sarebbe la tua soluzione?»

«È sua la colpa di tutto, i tuoi sentimenti nei suoi confronti hanno deteriorato la tua anima. Ti avevo avvertito, Kiyoko, ero certo che non saresti stata in grado di gestirlo e avevo ragione. Hai ignorato i miei consigli tanto quanto le mie disposizioni, e cos'hai ottenuto? Un cocente fallimento.» La voce rauca del Senza Volto grattò lungo la sua gola, gli occhi rossi ridotti a due linee severe. Erano le mani, però, a tradirlo: le teneva chiuse in pugni serrati, rigide lungo i suoi fianchi. «So cos'è successo quella notte con Arturo Soleni. Il tuo roumberghiano ha raccontato ogni cosa, perciò risparmia qualunque giustificazione tu abbia preparato in merito. Hai perso di vista i tuoi doveri, hai preferito dare priorità a quell'uomo piuttosto che alla missione. E ora, a causa della tua debolezza, tutto il lavoro svolto negli ultimi mesi è rovinato.»

«La missione era compromessa dal principio» protestò Chloe. Doveva essere stato disperato, se aveva lasciato il Tempio per andare da Kolt. «Soleni è a conoscenza dei ruoli all'interno dell'Ordine, o quantomeno del mio. Mi ha chiamata Tessitrice di Segreti, lo ha persino tradotto in sayfano. Non stavano cercando di nascondere il progetto agli occhi di Sayfa, ma a quelli di Jiyu: Soleni deve aver previsto che un Tessitore avrebbe tenuto d'occhio Tertius dopo la sua elezione a Rappresentante, perciò si sono mossi con cautela eliminando ogni possibile collegamento.»

«E questo ti solleverebbe da ogni colpa?» Chen-Yi avanzò ancora, fermandosi a un passo da lei. Il suo sguardo penetrante era sufficiente a farle immaginare l'espressione inasprita che aveva sotto la maschera. «Sei una Tessitrice, Kiyoko. Dovresti essere tu a giocare d'anticipo, prevedendo le loro mosse e scoprendo i loro segreti. Per questo la tua missione si è protratta fino a oggi, affinché tu fossi in grado di scovare la verità oltre ogni possibile sotterfugio. Pensi realmente che io possa credere alla narrativa che vede un giovane politico e un finanziatore più furbi di una spia addestrata?»

Chloe deglutì. Il rancore si agitava nel suo stomaco come un cane rabbioso, ma non poteva negare che Chen-Yi avesse ragione: era stata superficiale e distratta, e ogni sua mancanza le si era rivoltata contro. La colpa però non era di Brycen, non era stato l'amore per lui a offuscare la sua mente. Le crepe nella sua anima erano presenti prima ancora di conoscerlo, ma aveva preferito fingere di non vederle. Quelli non erano che i frutti della negazione e della sua vigliaccheria, e adesso non poteva far altro che raccoglierli.

«È vero, ho sbagliato. L'ho compreso troppo tardi per porre rimedio, ma l'ho compreso.» Chloe chinò il capo, sollevando le mani chiuse a vortice. «Non voglio negare i miei errori, Maestro. Tertius e Soleni sono stati abili, ma se fossi stata più concentrata forse le cose sarebbero andate diversamente. Non avrei voluto essere d'intralcio alla missione, avrei dovuto essere sincera sin da subito e non trattare il mio compito in modo sbrigativo. Di tutto questo, mi dispiace profondamente.»

Il Senza Volto liberò un lungo mugolio pensoso. Restò a fissare Chloe per un istante così lungo che la tensione cominciò a rosicchiarle lo stomaco, poi rilassò i muscoli.

«Spero che tu abbia davvero aperto gli occhi, Kiyoko. Poiché è reso evidente che la vita di Chloe interferisce con il tuo ruolo, la tua esperienza a Sayfa è da considerarsi conclusa e con essa qualunque relazione tu abbia intrapreso. Quanto al resto, ne discuteremo con la Madre: sarà qui a breve, pertanto sarà lei a decretare la tua punizione.» Chen-Yi si voltò, tornando al cuscino su cui era seduto. Afferrò il tanto che aveva adagiato accanto al piatto per l'incenso e lo assicurò dietro la schiena prima di raccogliere anche la campana di preghiera. «Puoi andare nella tua stanza. Verrai richiamata quando la Madre sarà presente.»

«Ho un'altra cosa da dirti, Maestro.» Chloe inspirò a fondo. Accarezzò la lunga coda azzurra, lisciando le ciocche con le dita; avrebbe preferito stringere la mano di Brycen, ma si sarebbe accontentata del suo ricordo. Spostò lo sguardo oltre le spalle di Chen-Yi, fino allo scranno vuoto della Madre, puntando le spire del vortice inciso sullo schienale.

Gli Dèi non ti odieranno per questo, le aveva detto Yu-Zhay, e alla sua anima non serviva altro.

«Non è la vita di Chloe il problema. Non lo è Brycen e non lo è neppure la mia fede» Chloe si umettò le labbra e incrociò lo sguardo del suo mentore. «Sono io. Sono sempre stata io. Fino ad oggi non ho fatto che voltarmi dall'altra parte e cercare qualsiasi scusante pur di non ammetterlo, ma adesso basta: questa non è la vita che voglio. Mi hai addestrata bene, e forse hai ragione a dire che fossi portata per questo, ma essere una Tessitrice di Segreti non è la mia vocazione.»

«Attenta a ciò che dici, Kiyoko» Chen-Yi sibilò dietro le maschera, le dita rigide premute contro la ciotola. «Non puoi permetterti di pronunciare parole simili con leggerezza. Se non fossi io stesso il tuo mentore, ti avrei già accusata di tradimento.»

«E per cosa, aver espresso la mia volontà? Gli Dèi ce l'hanno donata insieme al libero arbitrio, soffocarla non è nei loro insegnamenti. Desiderano che seguirli sia una decisione spontanea, hanno lasciato a noi la scelta.»

«Hai già fatto la tua scelta undici anni fa, quando hai prestato Giuramento. Eri consapevole di cosa—»

«Consapevole?» Chloe sbuffò una risata nervosa. «Non ero consapevole di nulla! Non ero in grado di definire se fossi felice o triste, cosa ti faceva credere che fossi pronta per un Giuramento simile? Entrare a far parte dell'Ordine era l'unica strada che conoscevo, l'ho imboccata solo perché era proprio di fronte ai miei occhi e credevo che non ne esistessero altre, perché tu hai fatto in modo che fosse così!»

«Ti ho mostrato una via che molti altri scorgono solo dopo aver sopportato atroci sofferenze, dovresti essere grata per questo! Nessuno ti ha costretto a fare alcunché, hai giurato per tua stessa decisione e senza costrizioni. Se ora sei incapace di tener fede a quei voti, la colpa è soltanto tua.»

«Le parole che ho pronunciato quel giorno non hanno alcun valore. Tu lo sai bene, e sono certa che lo sappiano anche gli Dèi. Per tutto questo tempo ho avuto timore di loro, della loro reazione, ma è di te che avevo davvero paura. E se vuoi accusare Brycen di qualcosa, fallo perché grazie a lui ho compreso che non devo più averne.» Chloe drizzò le spalle, inspirando a fondo. Non c'era più alcun ostacolo nel suo petto: l'aria fluiva come un placido ruscello, e una tiepida sensazione di pace avvolse le sue membra. «Ho preso la mia decisione e non intendo cambiarla. Voglio lasciare l'Ordine e servire gli Dei in modo diverso, sarà di questo che parlerò con la Madre, con o senza la tua approvazione.»

La reazione furente che Chloe si aspettava non arrivò. Il Senza Volto rimase immobile e tacque, senza staccare gli occhi da lei. Era... confuso? Irritato? Addolorato? Lo scorcio di viso concesso dai fori per gli occhi era troppo sottile per capirlo. Chloe non aveva mai imparato a leggere la sua eterna stoicità.Quando il suo mentore abbassò il capo, liberando un sospiro, non sapeva se avrebbe dovuto esserne sollevata o preoccupata.

«Ho pregato affinché questo giorno non arrivasse, sebbene consapevole che fosse una vana speranza. Già da tempo ho compreso che questo era l'unico modo in cui poteva finire, ma ho finto di non vederlo.» Chen-Yi si inginocchiò, adagiando al suolo la campana di preghiera. «Che gli Dèi mi perdonino, ma avrei preferito che tu non facessi ritorno. Avrei preferito non dover essere io. Forse, però, dovrei ringraziare il caso per avermi concesso quest'occasione: ho fallito nel guidarti verso Edoi e Hun, ma posso ancora salvare la tua anima.»

Chen-Yi si rialzò in un sospiro greve, doloroso. Chloe sussultò quando lo vide sfiorare con le dita il laccio della maschera bianca: Chen-Yi lo fece scivolare sopra la testa come se il gesto gli costasse immensa fatica, fino a quando non si liberò del tutto da quella copertura.

Il suo viso era ordinario, eppure diverso dai mille volti che Chloe aveva immaginato per lui. Aveva una forma squadrata dai lineamenti dolci, un naso schiacciato e labbra sottili, sovrastate da sottili baffi che sfioravano il mento. La pelle chiara era raggrinzita da rughe marcate, più evidenti ai lati degli occhi a mandorla, e teneva le folte sopracciglia aggrottate in un'espressione costernata.

«Maestro, ti prego» supplicò, scuotendo il capo tremante. C'era una sola ragione per cui un Senza Volto decidesse di togliere la maschera. «Stai commettendo un errore.»

«Kiyoko da Hoshu, hai infranto il tuo Giuramento da Tessitrice di Segreti e tradito la fiducia dell'Ordine, mancando di rispetto agli Dèi. Un simile peccato non può essere ignorato. Accetta la punizione con onore, pagando il prezzo del tuo crimine con la vita.» Chen-Yi sfilò il pugnale dal fodero, offrendo a Chloe l'elsa. «O muori per mano mia.»



Meglio ricordare Chloe allegra e felice mentre prepara cocktail :')

So che speravate di avere un nuovo confronto tra i nostri piccioncini, ma Chloe deve rimettere un po' in ordine la sua vita prima di ogni altra cosa u_u E poi c'è un ultimatum che pende sulla sua testa...

...se non fosse che, grazie ad Oblivion, Chloe ha tardato giusto un pochetto :') Ci siete andati vicini pensando a Oblivion, ma non del tutto: Chloe ha davvero passato solo una notte lì dentro, ma il tempo non scorre allo stesso modo nella dimensione oscura ed ecco il risultato di qualche oretta passata a riflettere, letteralmente le hanno preparato il funerale! 

Chen-Yi è incapace di vedere oltre il suo punto di vista, non approva né comprende la decisione di Chloe, ma il momento delle parole è finito: la crede ormai senza speranza, tanto da ricorrere al Giudizio per "salvare la sua anima", che crede altrimenti perduta. 

Che il caro Senza Volto sarebbe stato difficile da convincere ce lo aspettavamo tutti, ma Chloe sperava che non fosse cieco fino a questo punto. E adesso... Beh, vediamo che succederà! 👀

Ma intanto accontentiamoci del suo reveal: vediamo finalmente la sua faccia! Sfido chiunque a dirmi che si aspettava i baffetti. E voi, come ve lo aspettavate?

Ho aggiornato la moodboard con il suo prestavolto, ma la terrò soltanto qui sotto per un po', per evitare di fare spoiler :3 Purtroppo non sono riuscita a fare capelli/occhi/ecc. rossi come si deve, accontentiamoci :')

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