Capitolo 59 - Quando, non se

Brycen abbandonò il libro al suo fianco, insieme agli altri che formavano una pila in bilico sul divano. Manuali, trattati, romanzi... Nessuno di loro era riuscito a catturare la sua attenzione, a distrarlo dai tragici scenari che l'angoscia creava nella sua mente.

Lanciò l'ennesimo sguardo all'orologio e lo richiuse con uno scatto secco prima di infilarlo nella tasca. Dieci minuti a mezzanotte. Perché Chloe non era ancora tornata? Secondo i Registri, in quel lasso di tempo il Dotai di Maelstrom avrebbe potuto raggiungere la costa più a sud del continente e tornare indietro – un Dotai senza le sue anomalie. E se il malessere l'avesse colta con più violenza del solito, impedendole di aprire altri portali? Se fosse finita in quartiere malfamato? Se fosse riuscita a trovare il Dotai, ma questo si fosse rivelato ostile?

Scattò in piedi e cominciò a girare attorno al tavolo, uno schema che ripeteva dal pomeriggio. Aveva cucinato, ma non era riuscito a mangiare. Aveva letto, ma non ricordava una singola riga. Aveva continuato a ripetersi che stava esagerando, che di certo c'era una ragione logica a quel ritardo che non prevedesse morte e sofferenza, ma l'ultima volta che si era ritrovato in una situazione simile Chloe era tornata con una ferita che l'aveva costretta a letto.

"È irrilevante" si ammonì, affondando le mani tra i capelli per spingerli lontano dal viso. "Le due cose non sono connesse, è solo la mia percezione. Correlazione illusoria, un singolo caso non prova niente. L'hai letto, sai che è vero."

Quei pensieri però continuavano a tormentarlo. Le mani tremavano, la nuca così sudata da bagnare i capelli e lo stomaco si rivoltava in conati di nausea che lasciavano un retrogusto acido sulla lingua. Lo scorrere dei secondi era sempre stato così lento o era il suo cuore che batteva troppo veloce?

Un'ombra scura strisciò ai margini del suo campo visivo. Brycen si fermò per strofinare gli occhi, ma quella macchia cominciò a vorticare e si ingrandì finché non sputò fuori Chloe, gettandola sul divano.

«Colori!» sputò fuori in zimeo, precipitandosi al suo fianco. Le scostò i capelli dal viso e avvicinò l'orecchio al suo naso finché non sentì un debole respiro solleticargli la guancia. Era viva, per grazia di Beyled, e non aveva ferite evidenti. Così accasciata tra i cuscini sembrava che stesse dormendo. «Chloe, stai bene? Riesci a sentirmi?»

Lei spalancò gli occhi in un sussulto. Si avvinghiò ansimante alla sua camicia, ma nell'incrociare il suo sguardo si acquietò. L'espressione si distese e i respiri rallentarono, poi appoggiò la fronte contro il suo petto in un sospiro.

«Sto bene» mormorò. «Adesso sto bene.»

«Dea, sei così pallida...» Le accarezzò il viso madido di sudore. Sfiorò la fronte, ma non sapeva dire se fosse più calda del solito. Chloe avrebbe potuto avere la febbre alta e non se ne sarebbe accorto. «Quanti portali hai aperto?»

«Solo due, andata e ritorno. Maelstrom non c'entra nulla, è il posto in cui sono finita che... Era così strano, Bry, così confuso. Ero immersa nell'oscurità, il nero più assoluto a cui riesci a pensare, eppure ero in grado di vedere il mio corpo. Non c'erano ombre, odori, suoni. C'erano, ma... Ogni senso mi suggeriva cose diverse, non riuscivo a percepire neppure il Sihir, mi sembrava di impazzire. Non sembrava la dimensione degli Dèi, ma non era neanche un sogno, era... Era reale.» Chloe abbassò lo sguardo pensoso, poi trasalì. Tastò le sedute ai suoi fianchi, frugando tra i cuscini finché non sollevò una striscia di metallo arrugginito dalla forma angolare. «Guarda, è parte di una decorazione lucista. Questo l'ho raccolto lì dentro, ed è successa la stessa cosa quando sono finita a Roumberg. Non pensavo fosse importante, ma adesso è chiaro che il pezzo dell'altra volta è l'altra metà di questo.»

Brycen esaminò l'oggetto con cautela, ma non sembrava aver nulla di particolare. «E perché li hai portati con te?»

«La prima volta ero ubriaca, quindi non ne ho idea. Oggi ho preso il pezzo per curiosità, poi è apparso il— Dèi, il ragazzo!» Chloe drizzò il busto e l'espressione si tinse di vitalità. «C'era un ragazzo, penso fosse il Dotai che cerchiamo. Ha detto che non avrei dovuto essere lì, che quello era il suo potere. Che Naru potrebbe creare un luogo del genere?»

«Temo sia al di fuori della mia conoscenza. Esistono Naru che agiscono sulle percezioni e sui sensi, ma non me ne sovviene uno in grado di alterare così tanto la realtà. Forse si trattava di un'illusione o di un sogno indotto.»

«E la decorazione? L'ho vista lì dentro, ma ora è reale.»

«Un'illusione non ti impedisce di interagire con il mondo circostante. Forse quell'oggetto era uno scorcio del luogo in cui ti trovavi, qualcosa che per una qualche ragione il suo Naru non è riuscito a mascherare.» Brycen affondò la mano nella tasca, recuperando l'orologio. Il primo scatto dello sportellino fece scattare la molla in un cigolio preoccupante, era solo questione di tempo perché si rompesse del tutto. «O forse è qualcosa che il Dotai ha scelto di palesare, per una qualche ragione. È difficile da definire, i Naru mentali sono particolarmente complessi.»

E più difficili da riconoscere. Se ci si inoltrava nel campo dell'illusione, i ricordi di Chloe erano inattendibili: se non aveva modo di comprendere quanto di ciò che avesse vissuto fosse davvero reale, come discernere tra le decine di Naru che alteravano i sensi e manipolavano l'immaginazione?

Sospirò. «In ogni caso, se hai entrambi i pezzi della decorazione è evidente che questa non è la prima volta che ti avvicini a lui. Tu non lo rammenti, ma lui sì. Forse è per questa ragione che ti ha intrappolata immediatamente nel suo Naru, deve aver visto e riconosciuto il vortice di Maelstrom.»

«In effetti, quel ragazzo non era felice di vedermi... Mi ha solo intimato di non tornare, però. Non ha detto nulla sulla decorazione, né sul convento.»

«Quale convento?»

«Oh, è apparso dopo che ho raccolto questo... coso.» Chloe raccolse la decorazione dalle sue mani, rigirandola tra le dita. «Credo che la decorazione sia caduta dal portone. C'era un'iscrizione, sopra: Santissimo convento dell'Angelo Veuliah.»

Brycen trasalì. «Veuliah? Non è possibile, quel convento non...» La frase morì tra le sue labbra in un mormorio indistinto. Oscurità, aveva detto Chloe. Il nero più profondo a cui riesci a pensare. «Il ragazzo indossava una tunica da Adepto?»

Chloe sbattè le palpebre sotto la fronte aggrottata. «Come fai a saperlo?»

«Oh, Beyled...» Brycen abbandonò il viso tra le mani in un pesante sospiro. Si stropicciò gli occhi mentre riprendeva fiato, poi si alzò in piedi. «Aspettami qui.»

Corse su per le scale, spalancando le porte della libreria. Puntò dritto al nascondiglio dei Registri e sfilò quello di suo interesse, cercando la giusta pagina mentre scendeva giù.

«Ho cominciato le mie ricerche sull'interconnessione studiando i casi di cui ti ho parlato e i Naru coinvolti, tra cui Overshadow. Il suo ultimo portatore è un Adepto che ha iniziato il suo apprendistato in quel convento. So che potrebbe essercene più di uno consacrato a Veuliah, ma non credo si tratti di una coincidenza.» Appoggiò il grosso tomo sul tavolo, facendo cenno a Chloe di raggiungerlo. «Sua sorella ha manifestato Lighten in modo naturale durante l'infanzia, e stando ai resoconti questo ha spinto i Luminux e le Lucille del convento a forzare il suo Sblocco, consapevoli che fosse il Dotai di Overshadow.»

«In che senso forzato? Credevo non fosse possibile.»

«Tecnicamente no, ma uno Sblocco scatenato è legato alla sfera emozionale. Non è garantito che indurre una persona a provare una determinata emozione possa causarne lo Sblocco, ma è innegabile che ne aumenti le probabilità. E benché uno Sblocco scatenato si nutra di qualunque emozione, ancora oggi i più sono convinti che solo quelle negative siano efficaci. Rabbia, angoscia, paura... dolore.»

Brycen chiuse gli occhi, massaggiando la fronte. Aveva studiato che innumerevoli ragazzi e ragazze venivano sottoposti a torture indicibili durante il Secondo Millennio, nella speranza che manifestassero un potere simile a quello dei loro parenti. Era una pratica la cui frequenza diminuì con l'ascesa dell'Impero Lunae, che la dichiarò illegale, ma venne abbandonata solo dopo che il Dottor Norbait ebbe dimostrato che i Naru non venivano trasmessi geneticamente.

No, non abbandonata. Pensare che una simile atrocità era avvenuta non secoli addietro, ma solo quattro anni prima...

«Non ho idea di cosa gli abbiano fatto. I Registri annotano solo i dati necessari agli studi, ma dev'essere stato qualcosa di terribile» mormorò in un soffio. «Il suo Sblocco finì in tragedia, le ombre di Overshadow inghiottirono il convento e tutte le persone al suo interno. Gli unici superstiti furono il Dotai e sua sorella, di tutti gli altri non sono mai stati trovati i corpi. L'intera struttura è svanita nel nulla.»

Chloe sbiancò. «Avevi detto che Overshadow assorbiva la luce.»

«Era una semplificazione. I suoi meccanismi sono molto complicati, tuttora ci sono interrogativi irrisolti riguardo al modo in cui agisce sulla realtà. Ad esempio, il modo in cui il convento è stato distrutto—» Un guizzo di consapevolezza gli drizzò le spalle. «No, non distrutto. Assorbito, come le particelle di luce. Lighten riesce a recuperarle grazie all'Interconnessione, mentre tu con Maelstrom... Oh, Dea. Tu riesci ad entrare

Chloe si accigliò. «Entrare dove?»

«Tutto ciò che viene assimilato da Overshadow viene... trasferito, così possiamo dire, in un altro luogo. È stato teorizzato uno spazio ipotetico che trascende la realtà, una sorta di dimensione oscura. I Ricercatori l'hanno denominata—»

«Oblivion.» Chloe si chinò sul Registro, gli occhi attenti che scorrevano una riga dopo l'altra. «Perciò quello che ho visto... Quelle strane sensazioni...»

«Credo che Maelstrom ti abbia portata all'interno di Oblivion. Non dovrebbe essere possibile, secondo i Registri neanche il Dotai di Overshadow può entrarci, ma penso che la vostra interconnessione conceda l'accesso a entrambi. La sua dimensione, i tuoi portali... Il Sihir deve aver mescolato le vostre caratteristiche.» Brycen si affrettò a prendere penna e taccuino dalle mensole, scarabocchiando quelle idee. Rune tracciate in tratti rapidi, parole stringate collegate da frecce e abbozzi di schemi. «Ecco come sei arrivata a Roumberg, quella volta: sei passata attraverso Oblivion. Non credo che il concetto di spazio al suo interno esista così come nella realtà, altrimenti non avresti potuto raggiungere neanche il convento. Sorgeva nell'estremo ovest di Hedea, troppo distante per un singolo portale.»

«Lì dentro però non sono stata male. Era solo tutto molto confuso, ai limiti dell'assurdo.»

«Se Oblivion altera i tuoi sensi forse stavi male, ma in modo diverso dal solito. Hai detto che non avvertivi il Sihir eppure sei tornata indietro, perciò potrebbe essere solo una questione di percezione.» Scrutò Chloe di sottecchi, ancora immersa nella lettura del registro, con la fronte aggrottata e la schiena dritta. Lei alzò lo sguardo e lui lo abbassò alla svelta, voltando pagina per continuare a scrivere. «Usare Maelstrom sarebbe come aprire una finestra sulla dimensione oscura e l'esposizione alla sua natura caotica potrebbe essere ciò che causa il tuo malessere. Forse è per questo che i sintomi non sono così diversi dall'Affaticamento, dopotutto quel luogo è composto di puro Sihir... Dando per vera questa teoria, la spiegazione di tuo padre non era del tutto errata.» Si fermò, picchiettando il pennino sul foglio. «Sei sicura di stare bene, adesso? Sei rimasta lì dentro per—»

«Lui l'ha vista» sputò fuori Chloe. «Ha visto Oblivion e l'ha scambiata per la dimensione degli Dèi, ma piuttosto che dirmelo ha preferito farmi credere che avrei tradito la mia fede se mi fossi fatta domande.» Chiuse il libro in uno schianto e scattò in piedi, errando in passi nervosi lungo il salone. «Mi ha cresciuta nella convinzione che fossi connessa agli Dèi in qualche modo, invece non c'è... nulla. Una dimensione che non ha niente a che fare con me, creata dal Naru di un Dotai che neanche conosco, che prega un Dio diverso dai miei. Nient'altro che una coincidenza. Avrei potuto avere una vita diversa, se l'avessimo scoperto prima. Nulla di tutto questo sarebbe successo se solo non avesse dato per scontato che la sua risposta fosse quella corretta.»

«Forse voleva solo proteggerti, a modo suo» disse Brycen con cautela. Posò la penna sulle pagine del taccuino e si alzò per raggiungerla. «A volte si commettono gli errori più grandi con le migliori intenzioni.»

«Tu non lo conosci» Chloe liberò uno sbuffo ilare. «È sempre stato così, non mi ha mai concesso alcun chiarimento, mi ha solo imposto sentenze. Mi lasciava credere di avere la libertà di prendere le mie decisioni, ma cancellava ogni opzione che non fosse quella che riteneva corretta. E lo so bene, perché mi ha insegnato a fare la stessa identica cosa e mi giustifico allo stesso, ma non c'è niente di buono in questo. È solo... È solo...»

«Vieni qui.» Brycen la avvolse, lasciando che Chloe si stringesse a lui mentre affondava la testa contro il suo petto. Tremava tra le sue braccia, prendendo fiato in respiri spezzati che scavavano nella sua preoccupazione. Poteva sedare la sua curiosità, ma se avesse saputo avrebbe capito cosa dire, cosa fare, come aiutarla.

Cos'era successo tra Chloe e suo padre? Era lui il motivo per cui aveva contattato un Monaco dell'Anima, per cui aveva lasciato Jiyu? Era successo qualcosa da cui sentiva il bisogno di fuggire, tanto con il corpo quanto con la mente? Qualcosa che adesso era riaffiorato, invadendo i suoi incubi al punto da condannarla all'insonnia.

«Tesoro...» Le baciò la fronte e le accarezzò i capelli, sussurrando con tutta la dolcezza di cui era capace. «Se hai bisogno di sfogarti, puoi farlo. Se vuoi parlare— o se non vuoi farlo, va bene qualsiasi cosa. Sono qui per te, dimmi solo di cos'hai bisogno.»

Chloe trasalì. Il suo tremore cessò all'istante, e dopo un lungo respiro anche l'affanno si esaurì. «Non serve. Sto bene, ero solo... Sorpresa. C'è tanto da elaborare.» Si liberò dal suo abbraccio e abbozzò un sorriso, ma era un'ombra pallida sulle labbra, la sua voce così atona che la riconosceva a malapena. «Dimmi di più su Oblivion. C'è un modo per... Non so, aggirare l'interconnessione? Per usare Maelstrom senza stare male?»

«Forse è meglio proseguire l'argomento un altro giorno. È comprensibile che ti serva del tempo per—»

«Per favore, Brycen. Ho bisogno di concludere almeno questa discussione, non posso gestire tutto assieme.»

Studiò la sua espressione, ma era troppo neutra perché riuscisse a cogliere dei segnali. Il viso di Chloe mutava in una maschera imperscrutabile quando si parlava di suo padre o semplicemente si sfiorava l'argomento.

Sospirò. "Un passo alla volta."

«A essere sincero, non ne ho idea. Non abbiamo abbastanza informazioni su Oblivion e il solo fatto che Overshadow sia coinvolto rende la vostra interconnessione un caso unico nel suo genere. Ho delle supposizioni, ma... Io studio i Naru solo a livello teorico, Chloe.» Avanzò, sfiorandole le spalle che la scollatura a barca della blusa lasciava scoperte per metà. Le accarezzò le braccia fino a raggiungere le mani, e le strinse tra le sue. «Posso offrirti ipotesi, ma a te servono certezze. Procedere per tentativi potrebbe essere pericoloso. La cosa migliore da fare sarebbe condurre alcuni esami in un Centro di Ricerca insieme a quel Dotai, valutare diverse opzioni in sicurezza, sotto la guida di un Ricercatore.»

«Ma per farlo devo dichiarare il mio Naru» disse Chloe, facendo ciondolare il capo in una smorfia. «E trovare un modo per nascondere il fatto di averlo nascosto finora. Dubito che ai Sovalye interessi qualcosa delle mie motivazioni»

«C'è una tolleranza di novanta giorni prima che l'omissione del Naru sia sanzionabile. Potresti dire che lo Sblocco sia avvenuto di recente e fingere di aver raggiunto Oblivion in quell'occasione. Dopodiché dovrai solo falsare i risultati degli esami di valutazione e imitare un miglioramento graduale delle tue abilità, ma con la complicità di Louis potremmo aver accesso ai parametri di riferimento per Maelstrom, così da sapere in quali pronostici rientrare.»

Chloe inarcò un sopracciglio. «Non sembra una proposta pensata sul momento.»

«Speravo che un giorno avresti cambiato idea sul tuo Naru, perciò mi sono preparato all'evenienza. Non sentirti obbligata a farlo: i miei sono solo consigli, non pretendo che tu li accetti e neanche ti chiedo una risposta immediata, vorrei solo che—»

Chloe si gettò di nuovo tra le sue braccia, stringendolo così forte da spezzargli il fiato. Si aggrappò alla sua camicia e inspirò a fondo, liberando un lento respiro sul suo petto. «Grazie, Bry. Grazie per la premura, la comprensione, il supporto... Grazie per avermi dato tutto ciò di cui avevo bisogno, anche se non lo meritavo»

«Non devo concederti nulla, amore mio. È il tuo Naru, la tua vita. Prenditi tutto il tempo che ti serve.»

«No. Ho già rimandato abbastanza e ho abusato fin troppo della tua pazienza, ma ora basta fuggire. Dalla prossima settimana sarà diverso, te lo prometto. Parlerò con Louis di Maelstrom, andrò a dichiarare il mio Naru al Centro di Ricerca e— Dei, il Centro! Scusa, Bry, non ti ho neppure chiesto di stamattina...»

«Non preoccuparti, rispetto alle questioni su Maelstrom è più che secondario.»

«Tu non sei mai secondario» lo corresse lei, stringendolo più forte. «Raccontami com'è andata.»

«Che ne dici se invece vai a riposare un po', mentre io riscaldo la cena?» Brycen le sistemò i capelli dietro l'orecchio, accarezzandole il viso. «Parleremo a tavola del resto. Ci sono alcune questioni su cui mi piacerebbe avere la tua opinione, e vorrei discuterne con calma.»

Chloe aggrottò le fronte, guardinga. «È successo qualcosa di particolare?»

«Sì, ma non temere. È qualcosa di positivo.»

«E cosa?»

«Lo scoprirai a cena.»

«Bry, non è giusto!» Chloe gonfiò le guance, liberando uno sbuffo offeso. «Sei crudele, non puoi lasciarmi con queste frasi vaghe e chiedermi di aspettare. Morirò di curiosità!»

Brycen rise e le baciò la fronte, distendendo le pieghe con le dita. Il viso aveva ripreso colore, gli occhi neri brillavano di curiosità. Non avrebbe mai capito come faceva a scacciare il malumore così in fretta, ma era bello vedere che quei discorsi non avevano spento la sua vitalità, che era ancora in grado di animarsi per una sciocchezza.

«Qualcosa che posso anticiparti c'è. Mi rendo conto che non sia un modo particolarmente romantico per dirlo, ma sono consapevole di quanto la semplice affermazione abbia valore per voi heikun, perciò ho pensato che dovessi saperlo prima. Credo di aver compreso... No. Ho compreso che direzione dare alla mia vita, e se dovessi riuscire a—»

«Quando» lo corresse Chloe, picchiettando l'indice sul sul petto. «Quando, non se

«Non sai ancora di cosa sto parlando.»

«Ma so che ci riuscirai.»

Gli sorrise e il mondo sorrise con lei. C'era così tanto a cui pensare, ma se c'era Chloe anche l'idea più folle sembrava concreta, e nei suoi occhi si sgretolava ogni incertezza. «D'accordo. Quando ci riuscirò, ti chiederò di sposarmi. E mi piacerebbe che ragionassi su cosa rispondere.»

Chloe sussultò, trattenendo il fiato. Il suo viso si dipinse di stupore per un solo istante, poi distese le labbra e indossò il suo sorriso più dolce. «Non ho bisogno di ragionarci su, Bry. Sei l'unica cosa su cui non ho dubbi. Voglio la vita che abbiamo immaginato insieme. Voglio averti al mio fianco e darti l'amore che meriti, voglio essere felice insieme a te. Perciò, quando me lo chiederai, questa sarà la mia risposta.»

Brycen cercò la sua bocca, assaporandola in baci lenti. Affondò una mano tra i suoi capelli e la strinse a sé, schiudendo le labbra per far spazio alla sua lingua. Forse avrebbe dovuto chiederglielo lì, senza altre preparazioni. Se Chloe non aveva bisogno di tempo, perché aspettare? Avrebbe tirato fuori il drappo bianco dal cassetto e pronunciato le Promesse, sarebbero stati sposati davanti ai loro Dei, nei loro cuori, ed era sufficiente.

«Posso chiederti un ultimo favore?» sussurrò Chloe, stringendo la sua camicia tra le dita. «Vorrei che mi aiutassi con un Naru, dopo cena. Ho bisogno di capire come si chiama e come funziona.»

Brycen la scrutò mentre sfuggiva al suo sguardo, appoggiando la fronte contro la sua testa. No, non era quello il momento giusto. Non lo sarebbe stato finché quel qualcosa continuava a tormentarla.

«Certo che sì, amore. Quali sono le caratteristiche?»

«Crea delle proiezioni nella tua mente. La sua immagine, la sua voce... Come fosse uno spettro che solo tu puoi vedere e sentire, e che cerca di farsi spazio a forza nella tua coscienza» Chloe librò un sbuffò. «È più difficile da spiegare di quanto credessi.»

«Ci ragioneremo come si deve più tardi» disse Brycen, scostando la frangetta per baciarle la fronte. «Sono certo che lo troveremo.»

Anche se viene solo accennata, completo la coppia e vi mostro anche la gemella di cui si fa menzione, ossia la Dotai di Lighten! Anche questo disegno è stato fatto come reference per una commissione di Elisa Pocetta, che vi lascio qui sotto:

Inutile dirvi che ho in mente di scrivere una mini-long sul loro passato... E, come potete intuire dal racconto di Brycen, non sarà piacevole :') Ma ora torniamo al nostro capitolo!

Vi avevo detto che le risposte non si sarebbero fatte attendere, giusto?  Come promesso, abbiamo scoperto qualcosa di più sul misterioso Dotai e, soprattutto, sulla dimensione oscura. 

Chen-Yi non si è inventato tutto dunque, ha solo dato l'interpretazione sbagliata. Il suo errore più grande però è stato tacere quest'informazione, e Chloe si sente tradita più che mai, tanto da decidere - finalmente, aggiungerei! - di informarsi anche su come funziona il Naru del Senza Volto. 

Ma soprattutto, quanto sono carini Chloe e Brycen? ç__ç Spero che la scena della pseudo-proposta vi sia piaciuta, perché io la trovo adorabile, è tra le prime che ho scritto dell'arco ** Sono di parte ma non posso farci niente, sono proprio la mia ship del cuore~  

Tante care cose, ma Chloe ha i giorni contati - letteralmente - per mettere le cose a posto e ottenere la sua libertà... Non possiamo adagiarci sugli allori! Vi aspetto settimana prossima per un nuovo aggiornamento~

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