Capitolo 56 - Inspirare ed espirare
Brycen chiuse gli occhi e si concentrò sul respiro. Non era attraverso l'aria che il suo corpo assorbiva Sihir, eppure lo percepiva scivolare lungo la gola e vorticare nel suo petto, impaziente di essere sprigionato. Era solo un inganno della mente, ma funzionava: inspirando, il Sihir rinvigoriva i muscoli e risvegliava la mente; espirando, l'energia mistica diventava un impulso in grado di piegare le leggi del mondo alla sua volontà.
Ordinò alla temperatura dell'ambiente circostante di abbassarsi e seppe che stava eseguendo quel comando, anche se non avrebbe saputo definire quanto. I morsi del freddo attecchivano sulla sua pelle con la delicatezza di un soffio, perciò osservò le gocce di umidità cristallizzarsi e ascoltò il suono del ghiaccio che si arrampicava sulle pareti lisce del Centro di Ricerca. Sarebbe stato abbastanza? Non sapeva definire neanche quello, perciò continuò ad assorbire e trasformare Sihir fin quando le mani non cominciarono a tremare e la vista ad appannarsi, e allora si rese conto di non riuscire più a respirare.
Brycen gettò fuori l'aria in un verso stremato, troncando l'afflusso di Sihir. Prese fiato in ampie boccate d'aria e agitò le mani intorpidite, muovendo piano le dita per scacciare quei primi sintomi dell'affaticamento. Il ghiaccio che aveva rivestito le superfici della sala di sperimentazione si sciolse senza lasciare traccia, e pochi istanti dopo il portellone metallico si aprì.
«Centosessantaquattro gradi sotto zero!» Louis si precipitò al suo fianco, con i lembi del camice bianco che svolazzavano alle sue spalle e un sorriso entusiasta. «Ventidue gradi in meno rispetto all'ultima misurazione. Potresti raggiungere i meno duecento gradi entro la fine del prossimo mese, e forse andare persino oltre! Dopotutto hai già superato il primato di Dario Tulbeor.»
«Non è detto. All'epoca non esistevano termometri in grado di misurare temperature così basse.»
«Lascia perdere i termometri, guarda qua!» Louis sfogliò le pagine raccolte nella sua cartellina, poi le voltò per mostrarne il contenuto. Fece scorrere la penna lungo una serie di dati, annotazioni e grafici che Brycen riusciva a comprendere solo in parte, ma le immagini erano abbastanza intuitive nel mostrare i suoi progressi. «Congelamento di un litro d'acqua a venti gradi in zero virgola quarantadue secondi, variazione della temperatura ambientale di una stanza di otto metri quadri di dieci gradi per decimo di secondo, tempratura di una lastra di vetro grande trenta per quaranta centimetri e spessa dodici millimetri, riscaldata a seicentocinquanta gradi, eseguito in zero virgola ottantanove secondi senza causare danneggiamenti alla struttura. Stai superando ogni pronostico, i tuoi progressi hanno un'ottima curva di miglioramento!»
Brycen arricciò il naso, indicando i grafici sul fondo. «Il mio controllo su umidità e pressione è ancora molto precario.»
«Abbassare i livelli di ottimismo ti riesce benissimo, invece.»
«Scusami, stavo solo ragionando su quali aspetti potrei migliorare.»
«Lascia perdere, a quello ci penserai un altro giorno.» Louis sistemò i fogli e chiuse la cartellina, dandogli una pacca sulla spalla. «Non sminuire i tuoi successi, giuro che puoi vantartene anche senza aggiungere un ma alla fine. Sei stato grandioso, goditi il momento!»
Brycen borbottò un "grazie" che venne fuori solo a metà, abbozzando un sorriso. Afferrò la catenella dell'orologio tra le dita e si voltò, senza sapere dove posare lo sguardo. Non certo sul viso del suo amico, che aveva un sorriso così ampio e sincero che gli riempiva il cuore e lo raschiava al tempo stesso, perché che Louis lo pensasse non significava che fosse vero.
Lo seguì lungo i corridoi del Centro di Ricerca, così simili tra loro che da solo si sarebbe perso. L'edificio era stato ristrutturato di recente, perciò l'architettura moderna di Sayfa dominava con linee essenziali e una vastità di bianco interrotta da pochi cenni di colore – sedie, porte e una linea sottile che correva lungo la parete, di tonalità diversa per ogni area. Il rosso mattone contrassegnava quel reparto, ma lasciò il posto al giallo pallido quando Brycen e Louis raggiunsero le scale per il piano inferiore.
Un ragazzino fece capolino dal fondo e corse su per i gradini a capo chino. I ricci verdi calavano sul viso scuro come fronde di un salice, più lunghi di come Brycen li ricordava, eppure così familiari da farlo sussultare.
«Zakeel?»
Il ragazzino si fermò, distendendo le sopracciglia aggrottate quando incrociò il suo sguardo. «Brycen! Cosa... Che ci fai qui?»
«Analisi di valutazione, per monitorare i progressi con il mio Naru. Tu come...?» Si fermò. Forse era una domanda sciocca. Zakeel non aveva gli occhi vacui e lucidi come l'ultima volta che l'aveva visto, ma il volto era più magro, segnato dalla stanchezza. Quante volte aveva sentito domande come quella? Aveva voglia di rispondere all'inchiesta di uno sconosciuto? «Sono lieto di vederti.» Sorrise, sperando che quella sincerità riuscisse a raggiungerlo. «I tuoi genitori sono con te?»
«Mio padre.» La voce di Zakeel vacillò mentre abbassava lo sguardo. «Viene solo mio padre.»
Brycen annuì. Il peso di quell'implicazione affondò nel petto, ma non osò cercare conferma. «Hanno già classificato il tuo Naru?»
«Si chiama Heatwave.» Zakeel masticò quel nome a fatica, marcando le consonanti. Il dunier era stato accolto come lingua scientifica, eppure le scuole non lo insegnavano. «In pratica fa eccitare le... Uhm... Hanno detto che accelera... Crea calore, insomma. Più o meno. Credo.»
«Non preoccuparti di ricordare i termini tecnici, ciò che conta è comprendere il suo funzionamento. "Crea calore" è una spiegazione più che accettabile» Brycen allungò il sorriso. «Hai già cominciato gli esami di controllo?»
«Sì, ma stanno andando uno schifo. È tutta la mattina che provo ad accendere delle candele, ma non esce fuori nulla.»
«Migliorerai pian piano. Il tuo Naru si è manifestato da poco e hai avuto uno Sblocco molto intenso, è probabile che il tuo corpo non si sia ancora ripreso del tutto dall'Esaustione. Non riuscire a controllare Heatwave come vorresti è perfettamente normale.»
«Ma io non so controllarlo per niente!» sbottò Zakeel. Affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, il viso contorto in una smorfia di irritazione. «C'è una ragazza che è arrivata al Centro dopo di me e sa già fare un sacco di cose, io è già tanto se ho scaldato una tazza d'acqua e non credo neanche che saprei farlo di nuovo»
«Non essere così duro con te stesso, Zakeel. Posso immaginare quanto sia frustrante, ma non si tratta di una competizione: questo è il tuo percorso, va affrontato secondo i tuoi modi e tempi. Non è importante riuscire a superare quell'esame prima di altri, né farlo immediatamente. Ciò che conta è raggiungere il risultato»
«Aiutami a raggiungerlo, allora» Zakeel alzò gli occhi grandi verso di lui. «Ti prego, Brycen. Tu sai usare il Sihir così bene, insegnami a fare lo stesso!»
«Io...» Una risata nervosa gli sfuggì dalle labbra.
Sapeva usare bene il Sihir? Lui? Sfruttava il suo Naru in modo superficiale, influenzando così pochi aspetti della sua vita che continuava a chiedersi se non lo stesse ancora sprecando. Era un esperto di Naru solo a livello teorico, non sarebbe stato in grado di spiegare come lui stesso usava Subsidence, figurarsi guidare qualcun altro. Che consiglio avrebbe mai potuto dargli? Cosa avrebbe potuto dire, lui, che i Ricercatori non avessero già detto?
Tentennò, ma lo sguardo di Zakeel era pregno di una fiducia che nasceva tanto dalla speranza quanto dalla disperazione, e Brycen non poteva deludere le sue aspettative. Non poteva fingere di non aver notato quanto avesse bisogno di risposte, di non ricordare cosa si provasse a sentirsi così smarriti. Da bambino aveva sognato, desiderato di poter enunciare ad alta voce i suoi dubbi, di poter avere qualcuno con cui parlare, qualcuno che comprendesse quanto controllare il suo Naru fosse necessario. Poteva essere lui quel qualcuno per Zakeel?
«Innanzitutto, qual è il tuo Focus? Sei già riuscito a comprenderlo?»
Zakeel scosse il capo. «Il Dottor Falboni ha detto che forse è la vista. Cioè, non proprio la vista, l'ha chiamata—»
«Focalizzazione visiva» disse Louis.
«Sì, quello. Non riesco a riscaldare niente, se non lo sto guardando.»
«Non è sufficiente a definire il tuo Focus, però. Io, ad esempio, riesco a utilizzare il mio Naru con maggiore accuratezza se ho modo di toccare ciò su cui voglio agire, eppure il mio Focus è la respirazione.»
«La respirazione?» Zakeel sgranò gli occhi. «Come hai fatto a usarlo con tutto quel fumo?»
«Un miscuglio di adrenalina e fortuna, suppongo. Ad ogni modo, forse la tua difficoltà nasce dal fatto che il Focus su cui ti stai concentrando non è quello corretto. Sarà tutto più semplice quando comprenderai qual è il modo in cui percepisci il Sihir, non disperare.»
«E se non dovessi riuscirci?» Zakeel incassò la testa nelle spalle, spingendo le mani più a fondo nelle tasche. «Ci so provando, ma... Che succederà se fallisco? Io... Io non voglio dare fuoco a tutto di nuovo. Io non... Io...»
«Non succederà, Zakeel. Questo è un luogo sicuro, nulla di male può accadere nelle sale di sperimentazione.» Brycen si inginocchiò, avvicinando una mano alla sua spalla. Quando vide che non si ritraeva, la posò in un tocco gentile. «Heatwave genera calore, non fuoco. Puoi infiammare certi oggetti, ma non saresti in grado di appiccare un incendio come quello neanche se lo volessi. Uno Sblocco scatenato è un episodio molto particolare, soprattutto se parliamo di Esaustione, ti assicuro che replicarlo non è possibile.»
«L'ha detto anche il dottore, ma posso comunque fare del male a qualcuno. Non riesco neanche ad accendere delle stupide candele, non ce la farò mai a controllarlo. Verrà fuori da solo, non saprò come fermarlo e—»
«Non arrenderti, Zakeel. Imparerai, devi solo concederti il tempo per farlo.» Brycen serrò la presa sulla sua spalla. Persino un gesto così semplice lo faceva sentire impacciato, fuori luogo, ma funzionò: sentì i muscoli di Zakeel rilassarsi sotto le sue dita, e riuscì di nuovo a scorgere i suoi occhi dietro i ricci troppo lunghi. «So che sei spaventato. Posso capire ciò che provi, pensavo le stesse cose quando avevo la tua età. Ero terrorizzato da ciò che Subsidence poteva fare, non avevo nessuno che potesse consigliarmi e non avevo idea di come gestirlo. Mi sono impegnato al meglio delle mie possibilità pur di reprimerlo e ti ho già raccontato com'è andata a finire.»
«Ma adesso sai come usare il tuo Naru. Come hai fatto? Come ci sei riuscito?»
«Ti sembrerà sciocco, ma volevo fare una sorpresa alla persona che amo. Lei desiderava la neve e io desideravo vederla sorridere, perciò ho deciso che valeva la pena tentare.» Sorrise al ricordo di Chloe che volteggiava sotto la neve, così nitido nella sua memoria che riusciva a sentire la sua risata allegra. «Mi sono serviti due mesi per ottenere un risultato appena sufficiente, ma ci sono riuscito. Ho fatto nevicare, qualcosa che non avrei mai creduto possibile prima, e da quel giorno è cambiato tutto. Ho imparato a controllare Subsidence quando ho smesso di contenerlo e ho cominciato a pensare a come potessi utilizzarlo.
«La paura non ti aiuterà, Zakeel. Non riuscirai ad accendere una fiamma se il tuo intento è quello di soffocarla. Il vero controllo viene dalla consapevolezza, perciò devi conoscere il tuo Naru se vuoi imparare a gestirlo. Lascia scorrere il Sihir attraverso di te, abituati a percepirlo, a familiarizzare con l'energia che riesci ad assorbire. Spingi Heatwave al massimo, impara quali sono i tuoi limiti e come puoi raggiungerli.»
«Io... Io non so se riesco. Non voglio usarlo, vorrei solo... Vorrei...»
«... non essere un Dotai?»
Zakeel tirò su col naso e annuì, chinando ancor di più il capo.
«Mi dispiace, Zakeel. So che non l'hai scelto, e questa sensazione è... difficile da scacciare. Non voglio mentirti, accettare Heatwave non sarà semplice, ma puoi imparare a conviverci se gli concederai almeno una possibilità. Fallo per il bene che potresti compiere, non per evitare il male che potresti causare. Fallo per cuocere un pasto per la tua famiglia, fallo per proteggerli dal freddo. Immagina di accendere quelle candele non per un esame, ma per illuminare un luogo altrimenti buio. Trova un motivo per cui valga la pena usare Heatwave e aggrappati ad esso, scoprirai di poter fare ben più che trattenerlo. E magari un giorno arriverai persino ad apprezzarlo, come ho fatto io.»
Zakeel alzò lo sguardo. Prese fiato, ma il respiro tremò in un singhiozzo mentre gli occhi diventavano lucidi. «Io... Voglio provare di nuovo con le candele. Puoi venire con me? Se ci sei anche tu, forse... Forse...»
Brycen liberò un mormorio incerto e si voltò a cercare l'aiuto di Louis, che annuì in un ampio sorriso.
«Se il Dottore è d'accordo, perché no? Non può entrare nella sala di sperimentazione, ma sarà lì a guardarti.»
Il Dottor Falboni – un uomo di mezz'età con le sopracciglia così folte che sembravano una sola – li accolse nel piccolo locale di controllo insieme ad Aondar, smagrito come il figlio. Un'ampia vetrata permetteva di osservare la sala di sperimentazione, un cubicolo di metallo spoglio di arredamento ma equipaggiato per accogliere Naru legati al fuoco e al calore. Non era dissimile da quella in cui Brycen aveva condotto i suoi esami, ma il soffitto era costellato di ugelli che – Louis l'aveva spiegato con entusiasmo – avevano il compito di rilasciare acqua nel caso in cui le fiamme fossero sfuggite al controllo. Un candelabro da terra era stato posizionato al centro della stanza, una struttura lineare di metallo chiaro – forse zinco, che rispondeva meglio al Sihir – che innalzava candele su nove braccia di altezze differenti.
Zakeel fu l'unico a entrare. Si fermò di fronte al candelabro, le dita che tormentavano l'orlo della casacca e lo sguardo rivolto verso di loro.
«Quando ti senti pronto» lo incitò il Dottor Falboni, tenendo premuto un grosso pulsante sulla parete. Un altoparlante a forma conica amplificò la sua voce con un ronzio fastidioso, distorcendola fino a renderla difficile da comprendere, e il fischio che si udì alla fine del messaggio era così acuto che Brycen lo sentì trafiggere i timpani.
Stropicciò il viso in una smorfia. Le Pietre tagliate non potevano diffondere il suono oltre le pareti, ma il suono era pulito e privo di imperfezioni. Se solo Zima e Sayfa avessero condiviso i segreti della loro tecnologia per collaborare...
Aondar si sedette, le mani aperte sul petto in preghiera. Louis si accostò al Dottor Falboni sussurrandogli qualche domanda, ma Brycen non prestò loro attenzione. Si avvicinò al vetro e osservò Zakeel inspirare ed espirare in lente boccate d'aria. Mormorava qualcosa prima di prendere fiato, forse qualche frase motivazionale che usava per distendere i nervi, come se fosse—
Brycen sussultò. «Dottore, domando scusa. Ha già valutato l'ipotesi che il Focus di Zakeel possa essere un mantra?»
«Non ancora, stavamo lavorando sulla focalizzazione sensoriale.»
«Mi permette di dare un consiglio al ragazzo?» Il Dottor Falboni annuì, e Brycen premette il pulsante dell'altoparlante. «Zakeel, continua a ripetere quelle parole mentre provi a usare Heatwave.»
Zakeel sgranò gli occhi. «Io... Non stavo...» La sua voce tremava attraverso l'altoparlante. «Era solo...»
«Non è importante ciò che dici, puoi tenerlo per te. Vorrei solo che provassi a concentrarti su quelle parole, cerca di raggiungere il Sihir attraverso di esse.»
Il ragazzo annuì, poi tornò a guardare le candele, borbottando tra sé. Brycen non riusciva a sentirlo, ma il labiale era meno incerto, specchio della sua crescente determinazione.
Respira, stava dicendo. Va tutto bene.
Il primo guizzo di fuoco si animò sullo stoppino più alto. La seconda candela avvampò subito dopo, poi la terza e la quarta, finché nove fiamme non oscillarono insieme al ritmo silenzioso della vittoria. Zakeel balzò all'indietro, il viso illuminato da un sorriso più luminoso di quei fuochi. Gettò le braccia al cielo, esultando in un entusiasmo che senza l'altoparlante non potevano udire, ma Brycen lo percepiva così intenso da lasciarsi sfuggire una risata.
Il Dottor Falboni aprì la sala di sperimentazione e Aondar si precipitò al fianco di Zakeel, accogliendolo tra le braccia. Gli scompigliò i capelli con un tale affetto che Brycen sentì un retrogusto amaro sporcargli le labbra, ma più li guardava e più l'acredine svaniva, sostituita da un sollievo che gli alleggerì il petto.
«Ci sai proprio fare con i ragazzini» disse Louis, affiancandolo.
«Ho solo avuto una buona intuizione.»
«Il discorso di prima ha aiutato, ne sono certo!»
«Non ho detto nulla di particolare. Ripensandoci, forse era persino banale... Chloe avrebbe saputo fare di meglio che enunciare ovvietà, ritengo.»
Louis inarcò un sopracciglio. «Cos'ho appena detto sul godersi i successi?»
«Mi stai assegnando meriti che non ho, questo successo è solo di Zakeel.» Brycen scrollò le spalle. «Edvokin è bravo con i ragazzini, non io. Avresti dovuto vedere suo fratello, è giudizioso e intelligente, ha fatto un ottimo lavoro nell'educarlo. Lo stesso si potrebbe dire di mia sorella, in effetti: mia cugina Egvenya passa molto tempo in sua compagnia, non mi sorprende che stia crescendo così vispa e audace. Edvokin e Mari li hanno ispirati, sono stati degli ottimi modelli.»
Brycen distese le labbra con una tale semplicità da sorprenderlo. Pensare alla sua famiglia arrovellava ancora la sua mente, mescolando rimpianti e congetture fino ad avvolgerlo in un'appiccicosa patina di incredulità che era difficile staccarsi di dosso. Aveva bisogno di fermarsi per prendere atto di quanto successo, per ripetersi che forse non era stata la scelta migliore, la più logica o la più saggia, ma quella che aveva scelto. Quella di cui aveva bisogno.
Poi i volti dei suoi cuginetti riempivano i suoi ricordi e ogni cosa tornava al posto giusto. Ne era valsa la pena, fosse anche solo per vedere la speranza riflessa nei loro occhi, quell'arcobaleno che era sbocciato di nuovo tanto nei loro cuori quanto nel suo. Ne sarebbe sempre valsa la pena.
«Edvokin e Mari...» disse Louis, accarezzandosi il mento rotondo. «Tua sorella e il cugino a cui sei più legato, che coincidenza. Mi domando se qualcuno non abbia ispirato loro.»
Brycen liberò un soffio ilare. «Oh no, quel ruolo non mi appartiene.»
«Oufè, Brycen! È proprio come per la faccenda della Santa Velaj, tu davvero non ti rendi conto di cos'hai fatto» proseguì Louis in uno sbuffo. «Sei riuscito a vedere oltre due millenni di cieca convinzione. Hai portato un pensiero nuovo, valido, ricostruendo informazioni che hanno attraversato secoli di censura e indottrinamento. E non perché sei più intelligente degli altri – ma sei intelligente, non provare a negarlo – o perché sei un Dotai, ma perché hai aperto la mente e ti sei rifiutato di accontentarti di risposte già infiocchettate. Questo è straordinario, Brycen! E guarda quel ragazzo. Su, guardalo.» Louis indicò Zakeel oltre la vetrata, stretto al fianco del padre che lo stringeva per le spalle. Qualunque cosa stesse dicendo il Dottor Falboni, lui la ascoltava con attenzione, annuendo senza distogliere lo sguardo. «Non sono molti i Dotai che riescono a sorridere in quel modo dopo un simile Sblocco, persino dopo aver imparato a controllare il proprio Naru. Quell'espressione, così come il suo successo, è merito tuo che hai saputo come spronarlo. Forse a te sembrerà di non aver fatto nulla di che, ma sono certo che Zakeel la pensa diversamente. Perché credi che ti abbia chiesto di venire qui? Sei tu il suo modello, e non credo sia solo perché gli hai salvato la vita. Sia dentro che fuori dall'Accademia, sei un ottimo insegnante.»
Brycen rise di nuovo, sentendo avvampare le guance. Il fuoco non ardeva solo sulle candele, ma anche nello sguardo di Zakeel. Era quella l'espressione per cui aveva coltivato il sogno di diventare un docente. Bramava di vedere nei suoi studenti lo stesso bagliore negli occhi di sua sorella, il guizzo di interesse che animava suo cugino. Credeva di aver solo trovato quella luce, di aver aperto le porte e lasciato che si diffondesse, possibile che fosse stato lui ad accenderla? Aveva davvero infiammato il loro entusiasmo, quello di Zakeel?
«Pensi che sarei in grado di farlo?» mormorò in un soffio. «Insegnare a ragazzi dell'età di Zakeel, intendo.»
«Saresti in grado di insegnare qualunque cosa a chiunque, è quello che sto dicendo! Però non si studia zimeo nelle scuole.»
«Non zimeo, filosofia.» Brycen incrociò il suo sguardo e sorrise. «La filosofia è il modo più appropriato per favorire il ragionamento critico e l'introspezione, un ottimo approccio al pensiero logico, allo sviluppo della capacità di argomentazione e alla comprensione di realtà molto diverse dalla nostra. Spinge a porre sempre più domande e a cercare le risposte in modo personale, e ciò ha valenza sia per quanto riguarda la realtà che ci circonda e il mondo in cui viviamo, sia per noi stessi. Ho sempre pensato che la filosofia fosse fondamentale, ma credo di aver perso di vista la cosa più importante: chi è ad averne maggiormente bisogno?»
Brycen respirò a fondo e si sentì leggero. Gli sembrò di aver afferrato una corda che era sempre stata davanti ai suoi occhi, ma che non era mai riuscito a vedere prima. Il calore di quella consapevolezza ribolliva nel petto e scuoteva i muscoli dal loro torpore, riversando nel suo corpo una tale energia da dissipare le ombre del suo naturale pessimismo.
«Quando avevo l'età di Zakeel, i miei modelli erano i grandi filosofi del passato. I pensatori sayfani, i saggi jiyani, gli strateghi dunier... Sono stati loro ad ispirarmi, a rendermi la persona che sono oggi, ma non ho mai pensato di poter fare lo stesso. Mi sono fossilizzato sull'idea di cambiare le cose tanto da non vedere ciò che posso costruire.
«A Kholod ho parlato ai miei parenti adulti, ma sono stati i più piccoli ad ascoltare. Sono loro la risposta, Louis! Se riuscissi a trasmettere ai giovani ciò che ho provato io, se potessi educare e formare le loro menti e il loro spirito, istruendoli alla riflessione, alla comprensione e al confronto... Potrei mostrare loro tutte le sfumature che non riescono ancora a vedere. Se mi concentrassi su questo, forse la speranza di un futuro migliore per Zima non sarebbe più un'utopia.»
«Ecco, vedi? Sono questi i discorsi che voglio sentire!» Louis gli circondò la vita con un braccio, ridendo come solo un sognatore sapeva fare. «Dobbiamo informarci al più presto sulla procedura per insegnare nelle scuole, prima che torni l'ondata di pessimismo. Magari potresti cominciare con qualche supplenza, so che puoi fare domanda anche se l'anno scolastico è già iniziato... E non cominciare con i ma! Non trascurare questa cosa, Brycen. Se è quello che vuoi fare dovresti buttarti, potrebbe essere la strada giusta per te!»
Brycen sbuffò una risata, trascinato dal suo ottimismo. Sentiva quella voce che dal fondo del suo stomaco cercava di farsi sentire, quell'istinto che lo spingeva a correggerlo, che alimentava il timore di volare troppo in alto... Chloe però gli aveva insegnato come metterla a tacere, giorno dopo giorno, e non restava che un mormorio soffocato.
La strada giusta. Forse, questa volta, l'aveva trovata davvero.
BUON ANNO A TUTTI!
A sinistra c'è il primo disegno a figura intera di Chloe, a destra una versione più recente. Devo ammettere che è bello vedere il miglioramento **
Ma torniamo al capitolo, con qualcosa di più tranquillo dopo i drammi di Chloe. Se per quanto riguarda lei tutto si sta disgregando man mano, per Brycen abbiamo una situazione diametralmente opposta, con la sua vita che si sta finalmente assestando. L'esperienza a Zima ha piantato dei semi che ora vediamo fiorire, concretizzando la volontà di lasciare il segno puntando al futuro. Ovviamente ciò non significa che i suoi studi sui Naru avranno fine, tutt'altro: Brycen non è e non sarà mai monotematico! Cosa ne pensate?
Spero non vi foste dimenticati di Zakeel, vecchia conoscenza che passa a trovarci! E i vari riferimenti ai vecchi capitoli li avete colti? Mi rendo conto che con la pubblicazione di un capitolo a settimana i tempi si dilatano e la memoria è quella che è, però adoro inserire rimandi e citazioni, lo trovo un modo tangibile per mostrare che una data scena o un dato dialogo hanno effettivamente avuto un impatto nel personaggio ♥
Ma in tutto questo, Chloe...? Dopo lo scorso capitolo non è andata a dormire da Brycen, quindi che sta facendo? Lo vedremo settimana prossima~
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