Capitolo 46 - Era più semplice fingere

Chloe si lasciò cadere all'indietro, accasciandosi sul covone di fieno. Sentì i cavalli nitrire nei loro stalli, lamentandosi in sbuffi e scalpiccii di zoccoli, ma la scuderia era troppo distante dalla magione perché qualcuno potesse sentirli.

Chiuse gli occhi, crogiolandosi nell'oscurità di quel silenzio per i brevi istanti che aveva a disposizione. Il tempo di un respiro, scandito dal suono dell'aria che scivolava tra le sue labbra, cercando di prolungare il più possibile quello stato di falsa quiete.

«Dobbiamo andarcene.» Si diede la spinta per rimettersi in piedi. «Suppongo che le guardie setacceranno prima la magione, ma dopo verrà il turno della scuderia. Scusami, ho bisogno di concentrazione assoluta per andare più lontano di così.»

Brycen ebbe più difficoltà a rialzarsi. Agitò braccia e gambe, un po' affondando nel covone e un po' scivolando giù, finché non ruzzolò a terra. Avevano fili d'erba essiccata incastrati tra i capelli e appiccicati sui vestiti, così tanti da pizzicare la pelle e inondare le narici con il loro dolce odore terroso. In un'altra occasione Chloe l'avrebbe trovato divertente, ma non le sfuggì neppure una breve risata.

Aggirò il covone per aiutare Brycen ad alzarsi, ma lui non afferrò le sue mani. Restò immobile, con gli occhi vacui puntati al suolo e la mente rivolta chissà dove.

No, Chloe sapeva dove. Brycen ragionava in modo analitico e schematico, la sua prima reazione a una nuova scoperta era confrontarla con quanto sapeva già e scandagliare i suoi ricordi alla ricerca di qualsiasi dettaglio potesse aiutarlo a mettere insieme i punti.

«Quella volta, con l'acrobata Sehr...» mormorò a un tratto. Quanto indietro stava spingendo la sua memoria? «Credevo avessi paura di scoprire di possedere un Naru latente, ma sapevi già di averlo: Maelstrom. Sei la Dotai di Maelstrom.»

Chloe annuì, tormentandosi le dita. Si preparava ad affrontare quell'argomento dal giorno dell'incendio, ma ora come allora le scelte a sua disposizione erano solo due, tacere o mentire, e le odiava entrambe.

«Brycen.» Si inginocchiò al suo fianco, ma lui non la guardava ancora. Era a pochi centimetri da lei eppure non l'aveva mai sentito così distante. Non era neanche certa che l'avesse sentita, forse al momento la situazione attuale non trovava spazio nei suoi pensieri.

«Brycen» lo chiamò di nuovo, accarezzandogli il viso. Lui alzò lo sguardo in un sussulto, come se avesse appena notato la sua presenza. «Non possiamo restare qui. Seguimi, ti assicuro che andrà tutto bene, d'accordo?»

Brycen la fissò per un lungo istante, poi annuì. Chloe lo aiutò a rialzarsi e si affacciò con cautela oltre l'ingresso, assicurandosi che il giardino fosse ancora tranquillo prima di uscire.

La vegetazione si infittiva nel risalire lungo il pendio innevato, arricchendosi di tanti alberi e cespugli che era difficile comprendere dove finissero i territori Metsiz e dove cominciassero i boschi o il parco che sorgeva poco più avanti. Dal lato opposto, dietro l'imponente figura della magione, la città di Kholod si estendeva per chilometri in vivide macchie di colore rese intense dalla luce rosata del tramonto. La visuale dall'alto rendeva ancora più evidente la divisione in anelli, con le costruzioni policrome che si facevano più piccole e ravvicinate man mano che si raggiungeva il centro per poi allargarsi di nuovo verso valle. Il Vakenstla cresceva lì da qualche parte, lontano dalle costruzioni cittadine, ma usarlo come Aggancio sarebbe stato rischioso senza la certezza che l'arena da duello fosse vuota.

Meglio affidarsi alla vista. Chloe guardò oltre i confini del settimo anello, dove i campi coltivati lasciavano il posto alle vaste distese pianeggianti. Strinse gli occhi e scelse un punto su cui focalizzarsi, poi attirò il Sihir tra le dita e tirò i fili della realtà finché l'aria non si squarciò in una voragine oscura.

Prese Brycen per mano e lo guidò oltre il portale. Al vento fresco di montagna si sostituì quello più tiepido della pianura, e la città che prima si stagliava ai suoi piedi ora si arrampicava sulle montagne, puntando al cielo. La neve era più rarefatta e si intravedevano scorci di terra e ciuffì d'erba ingiallita, ma la vegetazione più densa distava centinaia di metri e così gli edifici, tanto lontani da scorgerne soltanto i colori.

«Qui saremo al sicuro, per il momento» sospirò Chloe. Strappò via il fieno dai capelli e dall'abito, ma il prurito non voleva saperne di abbandonarla. «Non credo che smetteranno di cercarci così in fretta, ma almeno abbiamo un po' di tempo per pensare a cosa fare.»

Brycen non rispose. Alzò lo sguardo verso la sommità della montagna, poi si passò una mano sul viso e affondò le dita tra i capelli per tirarli all'indietro, liberando il viso. Era così pallido... Teneva le spalle dritte e l'espressione neutra, ma gli occhi erano sgranati di uno sconcerto così intenso che la fronte era imperlata di sudore.

«Mi hai salvato» disse, ma non aveva il suono di un ringraziamento. La sua voce tremava, ridotta a un sussurro appena udibile. «Mi hai salvato di nuovo. Sei tu la Dotai illegale che mi ha tirato fuori da quell'incendio. Non è stata fortuna, sapevi che ero lì dentro. Sapevi cosa stavo cercando di fare e di cosa avevo bisogno.»

Chloe abbassò lo sguardo. Qualcosa cominciò ad agitarsi nello stomaco, mozzandole il respiro. «Mi dispiace. Non avevo capito che Zakeel fosse in pericolo, ma tu insistevi per entrare nella palazzina e... Non sapevo cos'altro fare. Non potevo lasciarti andare da solo, ma non potevo neanche—» No, quella era una bugia. Avrebbe potuto dirglielo, ma aveva scelto di non farlo. Non aveva ripetuto quell'errore una seconda volta, eppure non le sembrava sufficiente a espiare le sue colpe. «Avrei dovuto dirtelo allora. Ho avuto così tante occasioni per farlo, ma la verità è che io non... Non volevo affrontare l'argomento. Non sapevo come gestirlo. Era più semplice fingere che Maelstrom non esistesse.»

Chloe strinse la stoffa della gonna, stropicciandola tra le dita. Il vento non era così forte da sollevarla, ma si insinuava tra le pieghe in un fruscio cupo, schiaffi violenti che riecheggiavano nel silenzio della valle.

Quello avrebbe dovuto essere il vero inizio della conversazione, eppure Brycen restò in silenzio. Affondò la mano nella tasca e tirò fuori l'orologio, accarezzandone la superficie intagliata con il pollice. Non le rivolgeva ancora lo sguardo, ma la sua espressione portava solo i segni dello smarrimento, non dell'ira.

«Non sei arrabbiato?»

«Dopo aver fatto la stessa cosa per anni?» Brycen soffiò una risata amara, facendo scattare lo sportellino dell'orologio. «Edvokin sarebbe ancora all'oscuro di Subsidence, se non l'avesse scoperto da sé. Non so se avrei mai avuto il coraggio di rivelarglielo e sono certo che lui ne sia consapevole, ma non ha speso una sola parola per colpevolizzarmi. Se lo facessi io, a questo punto, sarei soltanto un ipocrita.»

Brycen richiuse l'orologio in uno scatto secco. Quella era la sua risposta di testa, non stava rispondendo a lei ma ammonendo se stesso. Di rado concedeva alle sue emozioni di venir fuori in modo istintivo, senza razionalizzarle prima. C'era quello che provava e quello che riteneva fosse giusto provare, e infine il risultato del suo tentativo di trovare un equilibrio tra le parti. A parlare era la ragione che si sforzava di tenere a bada i sentimenti negativi, era la logica che gli suggeriva di non essere autorizzato a sentirsi amareggiato.

Chloe serrò le labbra. Avrebbe voluto dirgli che non era costretto a trattenersi, che sfogare quelle sensazioni non era sbagliato. Aveva il diritto di arrabbiarsi, di rimproverarla, di persino di non accettare le sue scuse.

"Però non lo farai" le sussurrò una voce nella sua testa. Era la sua, sapeva che era la sua, e al tempo stesso non sembrava appartenerle. "Non gli dirai nulla, perché per te è meglio così. Più semplice, più conveniente. E lo sai, sai quanto puoi essere orribile, eppure vuoi disperatamente che continui ad amarti."

Chloe si stropicciò gli occhi e respirò piano, liberando la mente da quei pensieri. Non poteva combattere anche contro se stessa, non adesso. Aveva bisogno di tutta la sua concentrazione.

«Io sono solo... confuso, Chloe.» Brycen gettò fuori l'aria in un sospiro che gli piegò il busto. La sua voce aveva il suono della sofferenza e a Chloe sembrò che volesse invece dire deluso. «Perché non ne ha mai parlato? Hai sempre detto che ti sarebbe piaciuto essere una Dotai e mi hai incoraggiato a sfruttare Subsidence, quindi perché tenere nascosto il tuo Naru al punto da non dichiararlo neppure ai Centri di Ricerca?»

«Maelstrom non funziona come dovrebbe.» Liberarsi di quelle parole fu come abbandonare un peso trasportato troppo a lungo. Se c'era un lato positivo in tutta quella faccenda, era che poteva attingere alla verità per costruire la sua giustificazione. «Mi sento male ogni volta che lo uso. Non parlo del normale affaticamento, è qualcosa di diverso. All'inizio sembra quasi che stia per svenire e muovermi è stancante, doloroso, come se fossi troppo debole per farlo. Poi i sensi si annebbiano, la testa diventa pesante ed è tutto confuso, come in dormiveglia. È Come se non riuscissi a concentrarmi, a pensare, a percepire ciò che mi circonda, finché non smetto di sentire persino il mio corpo e—»

«Oh Dea, stai male anche adesso?» Brycen si voltò, gli occhi pieni di una preoccupazione tale da farlo trasalire. «Per quei portali, tu—»

«No, sto bene! Non è qualcosa di immediato, succede solo se uso Maelstrom in modo prolungato. Sta' tranquillo, riesco a sopportare un paio di vortici senza problemi.»

Brycen si rilassò. Mise via l'orologio e accolse Chloe tra le sue braccia, accarezzandole i capelli, baciandole le fronte. Il sollievo e la cura con cui la stringeva... C'era una tale dolcezza in quei gesti da trafiggerle il cuore. Poteva leggere nella sua espressione che in quel momento non gli importava nulla del resto, né della sua famiglia, né delle guardie, né del segreto che Chloe gli aveva taciuto per così tanto tempo. Lei gli aveva detto che sfruttare il suo Naru la faceva stare male e quella era l'unica cosa di cui riusciva a curarsi.

"Non me lo merito" pensò, poggiando la testa contro il suo petto. "Non merito la tua premura e il tuo perdono."

Ma era ciò che desiderava e non era abbastanza forte da privarsene, troppo egoista e avida per non lasciare che il suo amore la scaldasse, liberandola dal veleno delle sue angosce. Lui la faceva stare bene e anche lei poteva farlo stare bene, quello era ciò che importava davvero. Brycen diceva che con lei era felice come non lo era mai stato, che lei lo ispirava ad essere una persona migliore e lei ci credeva, doveva crederci, perché doveva esserci qualcosa che potesse dargli per compensare tutto il resto, tutte quelle bugie, tutte quelle manipolazioni.

«Un Dotai che non è immune agli effetti del suo Naru...» sussurrò Brycen d'un tratto «Mi hai fatto domande a riguardo, tempo fa. Ricordo che mi hai chiesto se fosse possibile, abbiamo parlato delle interconnessioni tra Naru. Era per questo?»

Chloe annuì. Non era mai scesa nei dettagli, ma Brycen aveva confermato che si trattava di una condizione anomala. In linea teorica non era possibile che un Dotai venisse danneggiato dal suo potere, o che risentisse del suo utilizzo, però – secondo Brycen – se due Naru fossero stati collegati tra loro avrebbero potuto influenzarsi negativamente l'un l'altro. L'interconnessione era un discorso complesso e ancora soggetto di studi, perciò quella era solo una teoria non confermata, ma...

«Non avrei dovuto chiederlo.» Chloe scivolò via dalla sua presa, stringendosi nelle spalle. Sentiva ancora il rimprovero del suo mentore riecheggiare nella sua mente, gli artigli di quelle accuse implicite che le stringevano la gola.

Hai già avuto la tua risposta. Se la tua fede in Edoi e Hun è sincera, allora sarai in grado di accettarla.

Eppure dentro di sé sapeva di non essere convinta. Ogni volta che il ricordo riaffiorava, per quanto si sforzasse di tenerlo lontano, le teorie di Brycen stuzzicavano ancora il suo interesse. E ogni volta si rifiutava di giungere alla conclusione che le parole di Chen-Yi le suggerivano.

«Per una cosa simile dovresti fare persino più domande.» Brycen raggiunse di nuovo il suo fianco, accarezzandole un braccio. «I Centri di Ricerca potrebbero aiutarti. Le loro analisi non sono invasive, se è questo che ti preoccupa, ogni esame viene spiegato prima della sua attuazione e non possono fare nulla senza il tuo consenso. Nessuno ti costringerà a usare Maelstrom se ti causa questi problemi, ma i ricercatori del Centro potrebbero capire il motivo di quest'anomalia e magari aiutarti a risolverla. Se ne parlassi almeno a Louis, sono certo che—»

«Non è qualcosa che è possibile risolvere, Bry. So a cos'è dovuto, ma so anche che non ti farà piacere sentirlo.»

Brycen aggrottò la fronte. Gli occhi blu erano ridotti a due fessure, come faceva sempre quando non riusciva a trovare da sé una risposta che collegasse ogni cosa.

«Sai cos'è la dimensione degli Dèi per noi heikun?»

«Il luogo in cui esistono le pure essenze di Edoi e Hun» rispose Brycen, ma il tono era dubbioso. «Tutto e il contrario di tutto. Se esiste la realtà che conosciamo, esiste anche una non-realtà che trova equilibrio nel suo paradosso. È corretto?»

Chloe annuì. «Penso sia in qualche modo connessa a Maelstrom, è come se ci passassi attraverso ogni volta che apro un portale. Nella dimensione degli Dèi non esiste la vita, per questo quanto più uso il mio Naru, quanto più tempo passo a contatto con quella realtà, più tutto sembra semplicemente... svanire. Sembra che ogni vortice risucchi anche un po' della mia esistenza.»

Strano. Quelle parole sembravano così vuote, ora che le pronunciava a voce alta, come se mancasse un pezzo. Non era sorpresa. In qualche modo, sentiva di saperlo già. Aveva solo finto di non essersene accorta per tutto quel tempo?

«E come sei arrivata a questa conclusione?» incalzò Brycen. «Come fai ad esserne certa?»

«Perché lo sento. L'ho percepito ogni volta che ho abusato del mio Naru, era come una consapevolezza, una sensazione sottopelle. Istinto di sopravvivenza, forse, chiamalo come preferisci. Sentivo che se avessi continuato, se fossi andata oltre, sarei morta.»

«Questo però non ha alcun significato. Te ne rendi conto, vero? Le due cose non sono strettamente collegate. Se anche la tua sensazione fosse corretta non implica il fatto che la motivazione sia quella che hai ipotizzato, per non parlare del fatto che potrebbe rivelarsi un malessere psicosomatico. Non dico che tu abbia sicuramente torto, ma...»

"Ma vorresti farlo" comprese Chloe. Poteva vedere che Brycen si stava sforzando di essere comprensivo, ma nella sua espressione si leggeva a chiare lettere tutto questo è assurdo.

«Ascolta, Chloe. Non voglio discutere sull'effettiva esistenza della dimensione degli Dèi, dunque parlerò presupponendo che sia reale. Se fosse connessa a Maelstrom come dici, gli utilizzatori di Maelstrom venuti prima di te avrebbero dovuto presentare gli stessi problemi, eppure non ne ho mai sentito parlare. Ho consultato i Registri subito dopo l'incendio, ti assicuro che non se ne fa menzione in nessuno dei casi documentati.»

«Forse è qualcosa che riguarda solo me. Una sorta di anomalia, qualcosa che non doveva verificarsi eppure si è verificato.»

«È della tua salute che parliamo, come puoi accontentarti di un forse?» Adesso, soltanto adesso, il tono di Brycen suonò come un'accusa. «Fingere che non esiste non ti sarà di alcun aiuto. Almeno prova a cercare un'altra risposta, non puoi semplicemente accettare la cosa senza—»

«Ecco, questo è il motivo per cui l'ho tenuto nascosto!» Chloe gettò fuori l'aria in uno sbuffo violento. «Sapevo che nessuno di voi avrebbe capito, tu tra tutti. Hai detto che avresti rispettato la mia fede, ma il tuo sguardo è lo stesso che rivolgevi ai tuoi parenti poco fa. Sapevo che non avresti accettato la mia scelta e avresti solo cercato di spingermi a cambiare idea, e avevo ragione!»

Sentì la voce raschiare lungo la gola, venir fuori sofferente dalle sue labbra. Non le piaceva alzare la voce, ma quella frustrazione doveva sembrare reale. Aveva bisogno di troncare la discussione prima che potesse raggiungere quei limiti che il Giuramento le impediva di superare, eppure si sentiva svuotata tanto di aria quanto di emozioni.

Calarsi nel ruolo della vittima era il metodo più sicuro per evitare insistenze, perché Brycen era troppo buono. C'erano poche cose che riuscivano a contrastare la sua logica e Chloe sapeva di essere tra queste. Smetteva di pensare quando c'era lei di mezzo, non riusciva più ad essere del tutto oggettivo – e lei se ne stava approfittando. Aveva detto di volere una relazione vera, eppure eccola lì a deviare su di lui colpe che sarebbero state soltanto sue.

Brycen sussultò, abbassando lo sguardo. Le labbra tremavano mentre riprendeva fiato, e Chloe non ricordava di aver mai letto così tanto dolore nei suoi occhi. Poteva vederlo, quanto quelle parole avessero colpito nel segno. Quanto l'avessero ferito.

«Mi... Mi dispiace» sussurrò lui, stringendo la catenella tra le dita.

Aveva ragione e si stava scusando. Aveva ragione ma le avrebbe permesso di farla franca ancora una volta, perché l'amava così tanto da fidarsi più di lei che di se stesso. Avrebbe dovuto esserne soddisfatta? Il suo addestramento da Tessitrice aveva dato i suoi frutti, la sua abilità nel tessere i fili della realtà a suo vantaggio era ancora eccellente, ma il dolore che leggeva nello sguardo di Brycen la investì con tale violenza da mozzarle il fiato.

Non stava espiando un bel niente, aveva commesso lo stesso errore una seconda volta. Era riuscita a ottenere quello che voleva, ma a che prezzo? Non ne valeva la pena. Un compromesso era necessario, ma non poteva permettere che fosse Brycen a rimetterci.

«Dimenticalo» disse, cercando le sue mani. «Ti prego, fingi che non l'abbia detto. Non è vero, Brycen, non voglio che—»

Il suono profondo di un corno si propagò nella valle, vibrando attraverso le sue ossa. Una nota greve, soffiata per almeno cinque secondi prima del silenzio, poi ripetuta altre due volte allo stesso modo.

Chloe alzò lo sguardo alla montagna, osservando uno stormo di uccelli librarsi in volo. «Cos'è?»

«L'allarme di allerta per i Dotai. Devono aver mandato qualcuno a suonarlo.» Brycen gettò fuori l'aria in un soffio pesante. Aveva gli occhi sgranati di un tale stupore che aveva cominciato a sudare, come se la consapevolezza della situazione attuale l'avesse raggiunto soltanto adesso. «Discutere di Maelstrom e Centri di Ricerca in un momento simile... Beyled candida, sono un perfetto idiota. La priorità adesso è capire cosa fare, le guardie non avranno pace finché non ti avranno trovata.»

Chloe strinse le mani vuote al petto, ingoiando il magone che le stringeva la gola. «Conosci un posto sicuro dove poterci nascondere?»

«Nessun posto è sicuro, ora che sanno che sei una Dotai. La notizia si divulgherà prima di quanto pensi, passeranno a setaccio l'intera città, noi...» Qualcosa nello sguardo di Brycen si spense. Gli occhi si fecero lucidi, le labbra tremanti mentre riprendeva fiato in un singhiozzo. «Dobbiamo lasciare Kholod. Non... Non abbiamo altra scelta.»

Chloe si avvicinò. Cercò le sue mani, intrecciò le dita alle sue con cautela. Quando vide che non la scacciava, le strinse più forte. «Mi dispiace, Bry. Non volevo che finisse in questo modo.»

«No, tu... Non è colpa tua. Non sarebbe andata meglio se mi avessero arrestato.» Scosse il capo, inspirando a fondo e poi espirando piano. Ripeté l'operazione più volte, ma il respiro era ancora spezzato come la sua voce. «Non credevo che le cose sarebbero andate così. I miei parenti tengono al buon nome della famiglia più di ogni altra cosa, se c'era una cosa di cui ero certo era che non mi avrebbero mai denunciato. Karamilla è sempre stata infantile e rancorosa, ma non pensavo fosse capace di una bassezza simile. Non ero preparato a niente di tutto questo.»

«Lei però è un'eccezione. Il resto dei tuoi parenti farebbe qualsiasi cosa pur di evitare lo scandalo, credi sia possibile far leva su questo? Potrebbero decidere di aiutarci a fuggire, se riusciamo a convincerli che la cosa sarà conveniente anche per loro. Aspettiamo che la situazione si calmi un po' e torniamo indietro, se riusciamo ad aggirare le guardie potremo entrare in casa e parlare con loro.»

Brycen liberò un soffio ilare. «Non aiuterebbero un Dotai neanche per salvare le apparenze. Se parleranno con noi senza allertare le guardie sarà solo perché hanno troppa paura per farlo.»

"Ancora meglio. Intimidirli non sarà difficile."

Brycen però ne sarebbe stato disgustato. Tutti i suoi studi e le ricerche, i saggi con cui aveva riempito innumerevoli pagine, la sua condotta morale... Aveva dedicato se stesso a lottare contro il terrore verso i Dotai. Sfruttarlo sarebbe stata una sconfitta peggiore dell'arresto, e Chloe non avrebbe cancellato i suoi sforzi solo perché era la scelta più semplice. Brycen aveva messo il suo benessere al primo posto, lei avrebbe fatto lo stesso.

«Allora prenderemo i cavalli» disse Chloe, sforzandosi di tenere su il sorriso. «Una carrozza è troppo grande per i miei portali, ma posso riportarci nella scuderia in un attimo. Tu sellerai Karsel e Lorelei, mentre io andrò a recuperare i nostri averi dalla magione.»

Lui però scosse il capo. «Non voglio mettere a rischio la tua salute. Dovremmo usare Maelstrom solo per ciò che è necessario, recuperare i cavalli sarà sufficiente.»

«È tutto a posto, Bry. Te l'ho detto, diventa un problema solo se lo uso troppo, ma starò attenta a non esagerare. Non dovrò far altro che entrare e uscire, prenderò solo l'essenziale.»

«E se dovessero sorgere delle complicazioni? Se dovessero sentirti, o se avessero lasciato qualcuno di guardia nella mia stanza? È troppo pericoloso, Chloe. Faremo a meno dei nostri averi, adesso ciò che conta è lasciare Kholod.»

«E poi? Come faremo a raggiungere Sayfa senza acqua, cibo e denaro? Non riuscirei a portarci fin lì con Maelstrom senza riposare.»

«Io... Non lo so, Chloe. Non ne ho idea. È successo tutto così in fretta, le guardie, Maelstrom, io non... Non riesco a pensare, non ho ancora processato tutto.» Brycen affondó il viso tra le mani in un nuovo singhiozzo. Respiró a fondo, gettando fuori l'aria come se persino quello gli costasse fatica. «Era Edvokin a sapere sempre cosa fare quando le cose andavano male. Lui e Mari... Forse loro potrebbero aiutarci, farci avere ciò che ci serve senza che tu debba correre alcun rischio.»

Chloe prese fiato, ma serrò le labbra e cominciò a mordicchiarsi l'interno della guancia. Non poteva convincerlo che era in grado di gestire quell'operazione senza spiegargli cosa gliene dava certezza. Non avrebbe dovuto essere abituata a infiltrazioni e piani di fuga, e l'unica giustificazione abbastanza forte era anche l'unica che non poteva dargli.

Ma questa volta non avrebbe permesso ai suoi segreti di fermarla.

«D'accordo, faremo un tentativo con loro» disse, liberando un sospiro. Devi concedere qualcosa... «Ma se non fosse fattibile andrò io a recuperare le nostre cose dalla magione, è l'unico compromesso che accetto.»

Brycen tentennò. Balbettò delle obiezioni, ma Chloe non addolcì il suo sguardo, tenendo la testa alta e le spalle dritte, e non ebbe altra scelta che arrendersi.

«Conosco un posto dove potremmo trovarli» Brycen chiuse gli occhi, massaggiando le tempie. «È nella zona più alta del giardino, se cercheranno un modo per mettersi in contatto con me andranno sicuramente lì. Credi sia possibile raggiungerlo?»

Chloe annuì. «È comunque meglio aspettare che faccia buio. Lasciamo il tempo alle guardie di scandagliare la zona, così sarà più semplice muoversi. Dubito che resteranno a lungo nei boschi dopo averli controllati. Se va bene, potrebbero persino credere che abbiamo già lasciato la città.»

Il viso di Brycen riprese colore. Aveva ancora l'aria spaesata mentre muoveva passi frenetici sulla neve, ragionando a voce alta su dove andare e cosa fare mentre erano costretti all'attesa, ma avere qualcosa di concreto verso cui direzionare le sue riflessioni doveva averlo aiutato.

«Brycen...» tentò Chloe, sfiorandogli un braccio. «Riguardo Maelstrom, quello che ho detto prima, ti giuro che—»

«Non ora. Per favore, non ora.» Brycen inspirò a fondo, tirando i capelli lontano dal viso prima di sospirare. «Non riesco ad affrontare anche questo, adesso. Ne parleremo quando tutto questo sarà finito.»

Le fece cenno di seguirlo e si voltò, camminando in silenzio verso l'infittirsi della vegetazione.



Beh, che dire, le cose sono andate... Ehm... Bene? ^^'

Vi aspettavate questo tipo di reazione da Brycen o credevate che avrebbe agito in modo diverso? 👀 Non gli è risultato facile, ma si è imposto di ascoltare quantomeno le sue ragioni prima di giudicare: d'altronde, per quanto riguarda il "tenere nascosto il proprio Naru", chi può capirla meglio di lui? XD

Quello di questo capitolo però è stato un colpo basso, l'ennesimo di una lunga serie :| Chloe non è arrivata impreparata a questo giorno, ma i sensi di colpa sono diventati troppi da gestire: ogni bugia detta ha aperto un piccolo strappo, e ora la lacerazione è troppo grande per fingere ancora che basti rammendarla.

Il discorso è ancora aperto, ma attualmente ci sono altre priorità a cui pensare, tipo "ah già, qua odiano i Dotai" :') Brycen purtroppo ha ragione, non ci sono molte alternative ora che la verità è venuta a galla, ma chissà che Zima non possa regalarvi qualche sorpresa!

...Non sono credibile, vero? Dannazione.

PS: Se qualcuno riesce a intuire quale sia "il posto" di cui parla Brycen vincerà... qualcosa. Ancora da definire. Ah, come li faccio io i giochi a premi, nessuno!


Rallegriamo un po' il mood con i piccoli Brycen, Mari e Bethelie in compagnia di una pecora Rhust! ♥




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