Capitolo 45 - Increspature nell'acqua [2/2]
Calò il silenzio. Un lungo, immobile istante in cui persino gli occhi della Matriarca si spalancarono, e il reticolo di rughe che aveva sul volto si fece più marcato.
«Beyled misericordiosa, è impazzito del tutto!» disse Nvieska.
Jlenna si fece avanti in un sorriso nervoso. «È di certo la tensione a parlare. Sono state giornate molto intense e siamo tutti molto stanchi, ecco tutto. È quasi ora di cena, vedrete che un buon pasto e del sano riposo distenderanno i nostri nervi e—»
«No» disse Brycen. «Come ho detto, ritengo che certi argomenti vadano sviscerati. Se la mia famiglia si rifiuta di farlo, troverò qualcun altro che sia interessato.»
Ljudmilla gli puntò un dito contro, furente. «Cosa speri di ottenere, gridando a gran voce le tue blasfemie? Getterai disonore sull'intera famiglia e verrai arrestato seduta stante!»
«Ne sono consapevole, ma sono pronto a correre il rischio. E voi?»
«Fandonie.» Trylenn avanzò a passi rigidi, fermandosi di fronte a lui. «So riconoscere un bugiardo quando lo vedo. Ti stai prendendo gioco di noi, una pratica che devi aver appreso dalla tua jiyana, poiché io e tua madre non ti abbiamo mai insegnato tattiche così subdole.»
«Non è una tattica. Varcate quella soglia e scenderò in strada stasera stessa.»
«Non ne hai il coraggio.»
Brycen sentì la pelle dei guanti neri di suo padre stiracchiarsi dietro la sua schiena. Drizzò le spalle, sostenendo il suo sguardo. «Mettimi alla prova.»
«Non osare uscire da questa stanza, Brycen» lo ammonì Danika. La vecchiaia aveva reso più fiacca la sua voce, ma il suo vigore non si era affievolito. «Ringrazia la mia clemenza se non sono io stessa a denunciarti alle guardie. I Metsiz sono una famiglia rispettabile, per generazioni siamo stati tra i capisaldi di Kholod. Preferisco morire piuttosto che permetterti di gettare una simile onta sul nostro nome.»
Brycen liberò una risata amara. «Non ti chiedo di morire, nonna. Solo di ascoltarmi. La scelta è vostra: potete sedervi e concludere questa discussione, comunque vada a finire, o accettare le conseguenze del vostro rifiuto.»
Danika assottigliò lo sguardo, come a volerlo studiare. Quella dichiarazione era una follia: parlare in pubblico sarebbe stato un sacrificio inutile, le probabilità di suscitare interesse rasentavano lo zero e Brycen avrebbe dovuto fare i conti con le conseguenze dell'arresto. Non avrebbe mai perseguito un'azione così illogica per mera ripicca. Trylenn aveva letto oltre il suo inganno, ma Danika era più giudiziosa di lui, più cauta.
Non era per clemenza che non l'aveva denunciato. Se avessero arrestato Brycen – che fosse accaduto fuori o dentro casa – le voci si sarebbero diffuse e lo scandalo avrebbe coinvolto l'intera famiglia. Forse anche lei lo credeva troppo codardo per andare fino in fondo, ma ne era certa abbastanza da correre il rischio?
«E sia. Che la discussione prosegua.» Danika si sedette, le dita sottili intrecciate sul grembo.
I parenti smisero di borbottare e seguirono il suo esempio, rivolgendo a Brycen cupe occhiacce. Edvokin e Mari sembravano sul punto di scoppiare a ridere, mentre i cugini più giovani si scambiarono sguardi confusi. Chloe camminò vicino a Brycen prima di sedersi, sfiorandogli il braccio in una breve carezza. Non disse nulla, ma gli rivolse un sorriso orgoglioso e tanto bastò a ravvivare il corpo di energia.
«Costringerci ad ascoltare non cambierà la realtà delle cose, Brycen» disse Ljudmilla, soffiando tra i denti. «Sappiamo bene che la tua non è che ignobile invidia verso noi donne. Sei incapace di accettare il tuo ruolo, perciò cerchi rifugio in simili aberrazioni.»
«E chi ha deciso qual è il mio ruolo? Beyled? La Santa Velaj?» Brycen scosse il capo. «Sono menzogne, zia. Sono le giustificazioni con cui concedete a voi stessi il diritto di rinnegare ciò che non gradite, avete riposto ogni responsabilità sulla volontà divina così da allontanare da voi qualunque senso di colpa. Perché, invece di offendervi e lamentarvi, nessuno mi risponde? Vi ho presentato un'incongruenza evidente, eppure preferite cambiare argomento.»
«Quanto dici non ha alcun significato» protestò Nvieska. «Se anche avessi ragione su quel passaggio specifico – e così non è – ciò non toglie che nelle Scritture si parli delle donne in più capitoli. La Santa Velaj si erge a modello per tutte loro, così come i suoi compagni evidenziano le virtù che dovrebbe possedere un uomo.»
«I suoi compagni, certo. I primi Vakt, i sacri guerrieri che hanno supportato e difeso la Santa Velaj nel suo viaggio per l'unificazione di Zima. Sono stati valorosi e ritengo che siano un buon esempio da seguire, ma non l'unico accettato.» Brycen esaminò i volti dei suoi parenti con lo sguardo. Erano indignati, furiosi, eppure attenti. «La Santa Velaj ha lodato la loro forza e il loro coraggio, ma non ha mai scritto che dovesse essere la sola aspirazione di ogni uomo. Non li ha mai eletti a modello né ha affermato che fosse quello il loro scopo. È stata la necessità a renderli guerrieri, ma una volta istituita la pace solo due di loro hanno mantenuto il ruolo di guardie personali. Tre di essi sono persino stati nominati Sacerdoti e hanno fatto parte del primo Consiglio dei Sette Colori, perché nessuno parla mai di loro?»
«Perché rappresentano un'eccezione» disse Ljudmilla. «Loro hanno camminato sulla stessa terra che l'Iridescente ha calpestato, hanno condiviso con lei i pasti, hanno eseguito le volontà pronunciate dalla sua voce, perciò sono stati ritenuti degni di rivestire tali ruoli. Essi trascendono la condizione umana, così come la Santa Velaj è più vicina alla Divinità di una comune donna.»
«Ma se lei è considerata un modello, perché i suoi Vakt sono invece considerati un'eccezione? E perché vale solo per quelli che hanno scelto il sacerdozio, mentre i guerrieri sono di fatto esempi da seguire?»
«Nelle Scritture—»
«Non viene mai detto quale debba essere il ruolo di un uomo o di una donna, neanche in modo indiretto!» Ljudmilla lo fulminò con lo sguardo, ma Brycen la ignorò. «Vi sono solo assunzioni postume da parte di altre Sacerdotesse, che sovente rigirano le frasi più vaghe e interpretano il testo a piacimento, ignorando le evidenti contraddizioni. Prendiamo in esame un altro esempio, se non mi credete. Ne ho innumerevoli di cui vorrei parlare.»
Brycen tornò alla colonna delle Scritture, sfiorando il dorso colorato di ogni tomo. La sua parte più impaziente gli suggeriva di esporre ciò che aveva scoperto sugli occhi della Santa Velaj, ma quella era la teoria più pericolosa di cui parlare. Doveva tenerla come conclusione, perché dopo quello nessuno avrebbe ascoltato nient'altro.
Sollevò lo sguardo e cercò conforto nei volti di Mari e Chloe, che subito gli sorrisero. Dall'altro lato, il posto di Edvokin era vacante. Lui era rimasto in piedi, la schiena poggiata allo stipite della porta e le braccia incrociate al petto, come un guardiano pronto a intervenire. Brycen incrociò il suo sguardo e le dita si mossero da sole, cominciando a sfogliare il quinto libro delle Scritture.
Sei tu che conosci a memoria le Scritture, gli aveva detto Edvokin anni addietro, quando l'aveva interrogato sull'argomento. Cos'è che dicono?
Ora sapeva come rispondere.
«Così io dichiaro che non giacerò con nessun uomo e il mio grembo non genererà figli, poiché il mio cuore appartiene a una donna. Ella è da sempre al mio fianco e vi è rimasta, ha condiviso con me tanto le gioie quanto i dolori. Ella mi ha sorretto nei momenti di sconforto e ha guarito le ferite della mia anima. Ella è la sola e unica che merita il mio amore incondizionato, oggi così come nei giorni a venire, e la mia vita le appartiene come a una moglie.» Brycen lasciò scorrere il sottile nastrino di raso tra le pagine per tenere il segno, chiudendo il libro. «Di certo tutti sapete chi sia la donna di cui parla.»
«Beyled, naturalmente» rispose subito Masha.
«Naturalmente» ripeté Brycen, ma sua cugina non sembrò notare il tono canzonatorio. «La Santa Velaj possedeva una tale devozione da dedicare alla Dea la sua intera vita, facendo voto di castità. Lo stesso viene richiesto alle Sacerdotesse venute dopo di lei, eppure è storicamente accertato che alcune Sacerdotesse, persino all'interno del primo Consiglio, fossero sposate e con prole.»
«Perché l'istituzione della carica è avvenuta successivamente» ricordò Nvieska, assottigliando lo sguardo. Era meno ingenua di sua figlia, e lo fissava con sospetto. «Quelle donne erano già sposate quando la Santa Velaj le ha consacrate, perciò non avevano commesso alcun peccato. Hanno mantenuto fede al loro voto da quel momento in poi.»
«Sbagliato. Nelle Scritture la Santa Velaj menziona la nascita della figlia di una delle Sacerdotesse a lei più vicine, quando già possedeva il titolo di zarina. Secondo le interpretazioni questo avviene pochi giorni dopo l'incoronazione, tuttavia viene descritta l'ultima fioritura delle viole, perciò ci troviamo ancora nel cuore dell'autunno. È sufficiente stilare una cronologia per notare che dev'essere trascorso quasi un anno tra i due eventi, sicché la Sacerdotessa non può aver osservato alcun voto.»
Ljudmilla scattò in piedi, il volto distorto in una smorfia disgustata. «Come osi accusare le Prime Sacerdotesse?»
«No, io sto accusando voi» la corresse Brycen. «Si parla di obbligo di castità solo agli albori del Secondo Millennio, e non per bocca della Santa. Lei non ha mai richiesto una rinuncia simile, né ha mai parlato della verginità come virtù. La figura della donna, così come quella dell'uomo, è stata modellata per convenienza della politica del tempo e spacciata per volontà della Dea, e nessuno, nessuno si è posto il problema di riflettere sulla cosa nei secoli a venire. E ora che i progressisti stanno muovendo passi in quella direzione, molti di voi persino li denigrano.»
«Non sono altro che deliri moderni!» si lamentò Wojek, battendo un pugno sul bracciolo del divano. «Tutta colpa dell'influenza di Sayfa. Avevamo già i nostri problemi con Dunya, ma da quando è nata la Repubblica la situazione è solo peggiorata. Vi inculcano idee assurde, ma non potete costringermi ad approvarle!»
«Per grazia di Beyled l'Iridescente non è qui presente ad assistere» sospirò Masha, sollevando una mano al petto. «Sarebbe addolorata di sentire come le sue parole vengano stravolte.»
«Stravolte? È lei stessa a dirlo: Il mio cuore appartiene a una donna. Mai, né nelle Scritture né nei suoi diari, non una singola volta al di fuori di questo capoverso la Santa Velaj si è rivolta a Beyled in questo modo. È Dea, Madre, Candida, sovente Creatrice o semplicemente Lei, ma in nessuna occasione donna.»
Masha sfarfallò le ciglia, più rigida nella sua postura. I volti dei Metsiz, attorno a lei, si erano pietrificati in un'espressione attonita. «Cosa vorresti insinuare, Brycen?»
«Non insinuo, io dichiaro. L'ipotesi della castità è una montatura divulgata dalle Sacerdotesse del Secondo Millennio per nascondere il fatto che la Santa fosse innamorata di una donna in carne e ossa, la Sacerdotessa Snezhana.»
Versi di indignazione si levarono in un suono strozzato di aria raccolta troppo in fretta. Brycen passò in rassegna i volti pallidi di stupore o rossi di rabbia, con gli occhi spalancati e le labbra tremanti che boccheggiavano lamentele incomprensibili. Ljudmilla ordinò ai figli di non ascoltare e Masha si affrettò a stringere al petto Egvenya, tappando loro le orecchie. Lei protestò, liberandosi dalla sua presa solo per finire in quella di sua nonna Nvieska, che la avvolse come a volerla nascondere all'intera stanza. Persino Edvokin e Mari lo fissavano sbigottiti, ma le loro espressioni erano più curiose che sconvolte. Chloe, invece, sembrava persino soddisfatta: sfoggiava un sogghigno ampio e dispettoso, godendo di quelle reazioni sconvolte.
«Ella è da sempre al mio fianco e vi è rimasta, ha condiviso con me tanto le gioie quanto i dolori. Ella mi ha sorretto nei momenti di sconforto e ha guarito le ferite della mia anima.» proseguì Brycen. «Snezhana è stata la sola ad accompagnare la Santa fin dagli albori del suo viaggio, ed è rimasta a vivere con lei nel Palazzo Iridescente. Era la sua più fidata amica e confidente, e in più di un passaggio viene apostrofata come mia Snezhana e mia prediletta. Di quante coincidenze necessitate per comprendere che è lei la donna di cui parla?»
«Fa' silenzio!» urlò Trylenn, gli occhi iniettati di sangue fissi su di lui. «Questa è blasfemia! Una bestemmia in piena regola!»
Edvokin liberò uno sbuffo di scherno, poi scoppiò a ridere. Rise così di gusto che molti si voltarono verso di lui, piuttosto che continuare ad inveire.
Trylenn rivolse anche al nipote un'occhiata furente. «Ti stai divertendo?»
«Come non accadeva da tempo, zio!» Edvokin faticò a lasciar scemare quel divertimento. Tracce di quella risata gli sconquassavano ancora il petto, piegandogli le labbra all'insù in un sogghigno beffardo. «Tu non lo saresti? Non percepisci il dolce sapore dell'ironia? Anni trascorsi ad ascoltare mio malgrado le vostre paternali, tutte quelle regole e tradizioni su come il perfetto beyledista dovesse comportarsi, e cosa viene fuori? Che gli eretici non siete altro che voi stessi!»
«Non osare nemmeno pensarlo!» lo rimproverò Olga, ma il suo sguardo furente si posò su Brycen. «È tutta colpa tua! E non hai neppure la decenza di risparmiare i bambini da simili aberrazioni!»
«Aberrante è il modo in cui vi rifiutate di vedere la realtà scritta a chiare lettere sotto i vostri occhi. Aberrante è che ignorate le parole della donna che chiamate Santa, attribuendole dichiarazioni che non ha mai fatto né inteso, pur di non ammettere che il pensiero della società in cui viviamo è sbagliato» Brycen alzò la voce per sovrastare le proteste indignate dei suoi parenti. «Rimuovete dalle vostre menti le distorsioni che vi sono state imposte e riflettete su ciò che leggete! Ragionate sui dogmi che la Dea Bianca ci ha lasciato, su quanto di lei ci ha permesso di conoscere, e ditemi: quale divinità rinnegherebbe parte del mondo che ella stessa ha creato? Perché concederci il libero arbitrio e invitarci a rispettare le infinite sfumature del mondo, se era suo desiderio plasmarci in ruoli così definiti? E perché concederci il suo Respiro, la capacità di sfruttare il Sihir, se non perché era sua volontà che ne facessimo uso?»
«Ora basta!» La voce graffiante di Danika si unì al coro di sdegno. «Questo è troppo!»
«No, questo è solo l'inizio» Brycen inspirò a fondo, e sentì il Sihir mescolarsi all'aria nel suo petto. «Per tutta la vita non avete fatto altro che emarginarmi e guardarmi con superiorità. Mi avete fatto credere che il problema fossi io, che fossi sbagliato sotto ogni aspetto e che dovessi persino ringraziare la vostra tolleranza, quando siete voi ad essere in errore. Siete voi i veri blasfemi, la vostra fede non è che mera convenienza!»
«Matriarca! Matriarca!»
Un domestico si affacciò nel salone, bianco in volto, ma non riuscì a far altro che riprendere fiato. Due guardie superarono l'uscio senza attendere permesso, sfoggiando divise coloratissime e una spada lunga appesa al fianco.
«Eccolo, è lui.» Karamilla si fece spazio tra loro, un braccio alzato a indicare Brycen. «Mio cugino sta bestemmiando Beyled in casa nostra, macchiandosi di blasfemia. Arrestatelo!»
Il respiro di Brycen gli si mozzò in gola, e il Sihir lo abbandonò insieme alle energie. Vide i suoi parenti alzarsi in piedi in un miscuglio di invocazioni a Beyled e versi di stupore, urlando parole troppo confuse perché riuscisse a comprenderle. Solo la Matriarca restò immobile, i braccioli stretti tra le dita ossute e i piccoli occhi azzurri spalancati verso la nipote, ma lei non la stava guardando. Karamilla tenne lo sguardo fisso su Brycen mentre un sadico sorriso si allargava sul volto, poi scoppiò a ridere. Non si rendeva conto di quanto la sua personale vendetta sarebbe costata alla famiglia, lei compresa, o non le importava?
Edvokin l'afferrò per un braccio, ringhiandole contro improperi mentre suo padre cercava di tenerlo fermo. Jlenna e Mari si gettarono di fronte alle guardie, gridando al malinteso, ma i due uomini erano sordi alle loro parole.
Brycen le guardò avanzare verso di lui, immobile e in silenzio, incapace di elaborare qualsiasi pensiero. Non riusciva a percepire il suo corpo, il battito del suo cuore, il suo respiro. La mente era scivolata nell'oblio, trascinando con sé qualunque suono, odore, persino i colori. Restavano solo un frusciare indistinto tra le orecchie e il peso opprimente del vuoto nel suo petto mentre le guardie allungavano le mani guantate verso di lui.
Poi qualcuno lo afferrò per un braccio e lo tirò all'indietro, con forza sufficiente a farlo barcollare. Brycen annaspò quando il piede non trovò alcun appoggio, trattenendo il fiato nel sentire il corpo proiettarsi all'indietro verso un suolo che sembrava aver smesso di esistere. Tese il braccio alla ricerca di un appiglio che non riuscì a trovare e sprofondò sotto gli sguardi sconvolti dei suoi parenti, l'ultima immagine che riuscì a scorgere prima che i bordi frastagliati di un vortice si chiudessero di fronte ai suoi occhi.
Brycen dice da sempre che i suoi concittadini non seguono le reali volontà di Beyled o le parole di Velaj, ma ora abbiamo un paio di esempi concreti ed eclatanti sottomano. Che ne pensate delle rivelazioni? Vi aspettavate che il sistema di Zima, teoricamente fondato sul Beyledismo, fosse così tanto distante dall'idea iniziale di Velaj? E quanto è riuscito a dire Brycen non è che una parte, gli zimei hanno davvero stravolto tutto :')
So che alcuni di voi credevano che Brycen avrebbe subito rivelato Subsidence, ma ha preferito tenerla come rivelazione finale per chiudere col botto... E invece, Karamilla. Io ve l'avevo detto che non avevate ancora visto il peggio di lei, non dite che non vi avevo avvertiti!
Per fortuna è stato tempestivamente salvato dall'arresto, ma questo mette sul piatto un altro piccolo problemino... 👀 Ora è impossibile nascondere Maelstrom, ma come deciderà Chloe di giustificarlo?
Un'allegra Chloe che attraversa uno dei suoi portali, dal giorno 19 dell'Inktober 2021! Un po' mi spiace non poter ripetere l'esperienza quest'anno, ma tra lavoro e scrittura non ho proprio tempo, sob ç___ç
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