Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko
Chloe indossò il più appariscente tra gli abiti che aveva a disposizione. Un grembiule a quadri rossi e ocra sovrastava l'ampia gonna turchese, la blusa bianca era racchiusa in un panciotto bordeaux che lasciava spazio a una grossa spilla al centro del petto. Il suo bunad era una riproduzione sayfana, perciò la tonalità dei tessuti non era vivida come quella degli originali, ma l'elastico in vita e la stoffa morbida del corsetto lo rendevano più comodo. Non era l'ideale per un combattimento, come non lo erano gli stivaletti dal tacco quadrato, ma la libertà di movimento che le concedeva sarebbe stata sufficiente.
Una damigella le aveva raccolto i capelli in un reticolo di piccole trecce che Mari propose di abbellire con fiori di astro alpino. Come portafortuna, aveva detto. Gli heikun disprezzavano quel tipo di superstizione, però il sorriso di Mari era così allegro che Chloe non ebbe cuore di rifiutare.
Giunsero al luogo dello scontro che non erano ancora scattate le undici, ma era già presente un nutrito manipolo di spettatori in cui Chloe riconobbe volti già visti al matrimonio di Bethelie. Altri le erano sconosciuti, ma era certa che facessero parte dell'alta società di Kholod, abitanti del sesto e settimo anello, forse qualche curioso del quinto. Sia i Metsiz che i Toralov godevano di notevole importanza in città per la loro ricchezza e influenza commerciale, perciò non sarebbe venuto il popolino ad assistere, ma casati autorevoli quanto il loro.
Il Vakenstla di cui aveva parlato Vladimir era una mastodontica quercia millenaria che si ergeva solitaria dal tronco massiccio e lunghe fronde nodose. Le radici robuste spaccavano il terreno in più punti, insinuandosi e riemergendo dal manto innevato come serpenti, e il suo fogliame aveva già assunto i colori bruniti dell'autunno. Brycen le aveva detto che vakenstla in zimeo antico era traducibile come dal tronco pallido, e il motivo era evidente: il fusto della pianta aveva un'innaturale colorazione lattea che si screziava in tonalità di grigio là dove la corteccia si era sfogliata, creando diverse spaccature durante la crescita.
Una benedizione di Beyled aveva reso bianco il suo legno, sostenevano le leggende. Chloe però conosceva le piante abbastanza da riconoscere che quello non era il tronco di una quercia, ma di una betulla. Quella mescolanza doveva essere opera di un Dotai, ma gli abitanti di Kholod avrebbero negato l'evidenza persino di fronte alla conferma.
L'arena per i duelli non era la sfarzosa costruzione che Chloe aveva immaginato. Una semplice cornice di pietra bianca abbracciava uno spiazzo circolare di terra battuta, priva di orpelli e forme complesse, con sette file di spalti gremite di spettatori. I duellanti e le rispettive famiglie sostavano vicino ai due ingressi, delimitati da archi a tutto sesto con una serie di rune incise lungo la sezione frontale. I Toralov sostavano di fronte a quello ovest, perciò Brycen condusse Chloe e i suoi familiari verso il lato opposto.
Gavriil li accolse con un ampio sorriso quando li vide arrivare, salutando per prima la sua promessa sposa.
«Dov'è il resto della famiglia?» domandò, guardandosi attorno.
Il gruppo doveva essere più scarno delle aspettative. Ad accompagnare Chloe, oltre Edvokin, Mari e Brycen, c'erano solo Sevre, Egvenya, Zenaida e suo marito Mykta. Anche Synne e Terje avevano mostrato interesse per lo scontro, ma Ljudmilla aveva vietato ai figli di uscire.
«Pare abbiano deciso di compiere un atto di benevolenza in nostro favore, liberandoci dalla loro fastidiosa presenza» disse Edvokin in un sogghigno.
«Suvvia, non essere meschino» lo rimproverò Zenaida, offrendo a Gavriil un decoroso sorriso. «I nostri parenti avevano altri impegni per la giornata.»
Edvokin arricciò le labbra. «Desolato, la mia resta una scusante più verosimile.»
Dall'altro lato dell'arena Vladimir era attorniato da un nutrito gruppo di familiari, ma Bethelie e Kristofer non erano tra loro. Mari aveva spiegato a Chloe che non presentarsi era la sua unica scelta: non voleva supportare suo fratello, ma i Toralov non le avrebbero permesso di schierarsi apertamente contro di loro. Sembravano rilassati, persino allegri, accompagnando Vladimir in vivaci risate per commenti che Chloe non riusciva a sentire. A giudicare dagli sguardi che volgevano spesso in sua direzione, però, era facile intuire l'oggetto.
«Può un uomo essere più fastidioso di lui?» borbottò Mari, incrociando le braccia al petto. «Potrei stilare una lista di nomi ben nutrita per questo titolo, ma non avrei dubbi sulla sua vittoria.»
Fissò Vladimir con occhi brucianti, e dai movimenti delle sue labbra era evidente che si stesse tormentando una guancia con i denti. Si rilassò solo quando Gavriil le accarezzò una spalla, e allora si aggrappò al suo braccio.
Le chiacchiere si acquietarono quando la burocrate designata per il duello raggiunse il... Chloe non aveva idea di quale fosse il termine corretto per definirlo. La struttura di pietra dipinta somigliava vagamente a un pulpito, ma aveva un piano più ampio e una base stretta che ricordava un altare beyledista. La burocrate vestiva di giallo da capo a piedi, il colore che nel Consiglio zimeo rappresentava la legge, e al suo cenno una musicista richiamò l'attenzione dei presenti attraverso un flauto dall'estremità scampanata.
Chloe non riuscì a comprendere a dovere la sua dichiarazione d'apertura. Lo zimeo antico era troppo complesso per lei, nonostante la Pietra di Sihir incastonata in cima allo strano pulpito amplificasse la voce della donna, rendendola limpida e potente come se distasse solo pochi passi da lei. Fu un sollievo quando passò alla lingua moderna per invitare al centro dell'arena le due Seconde, Maritruska Metsiz e Yariska Toralov.
Di Yariska, Chloe non sapeva nulla se non che fosse la maggiore tra i fratelli di Bethelie. Aveva gli stessi boccoli castani della sorella, ma il viso più spigoloso e piccoli occhi troppo distanti tra loro. Camminò rapida, le dita che tamburellavano sulle cosce, ma era difficile definire se fosse impaziente per le contrattazioni o per il duello.
«Donzella Maritruska, vi confesso il desiderio di volgere rapidamente a termine questa trattativa.» Si fermò di fronte a lei al centro dell'arena. Entrambe stringevano tra le mani un corto scettro con in cima una Pietra di Sihir, così che le loro voci fossero udibili a tutti. «Conveniamo nel dire che il comportamento di mio fratello possa risultare oltremodo eccessivo, alle volte. Tuttavia, vorrei teneste in considerazione che ieri ha agito con la sola volontà di proteggere l'onore di nostra sorella.»
«Mi sfugge il nesso tra le cose» replicò Mari. Chloe la vide stringere la stoffa del sarafan tra le dita al sentir pronunciare il suo nome completo. «Ricordo che Donzella Chloe fosse impegnata a scambiare chiacchiere con me e il mio promesso, in quel momento, e non ha mancato di rispetto a vostra sorella in alcun modo né durante i festeggiamenti né prima. Potreste, cortesia piacendo, spiegare dunque perché offendere una donzella innocente, per di più ospite di Donna Bethelie stessa, sia da considerare un'azione mossa in suo favore?»
«Donzella Chloe ha il diritto di ritenersi offesa per questo, non lo nego. Ciò su cui vorrei che soffermaste la vostra attenzione, però, è la futilità di questo scontro tra lei e mio fratello. Non c'è motivo per cui loro due debbano scontrarsi, voi concordate?»
Mari esitò. «Concordo.»
«Splendido. È mia intenzione risolvere questa incresciosa situazione, e per grazia di Beyled siamo ancora in tempo per farlo.»
Chloe aggrottò la fronte. Brycen sospirò di sollievo al suo fianco, ma lei sentì invece un pizzicore sotto pelle. Sapeva che Yariska avesse l'obbligo di cercare un compromesso, ma non si aspettava che cedesse così in fretta. Vladimir non sembrava neppure innervosito. Dopo aver insistito tanto adesso lasciava cadere la questione senza controbattere?
«Dunque possiamo archiviare la questione» disse Mari. Anche lei era tesa. La sua postura era rigida, e così lo era il suo tono. «Se Donzel Vladimir è disposto a porre le sue scuse formali, vi assicuro che Donzella Chloe non si tirerà indietro dal fare altrettanto.»
L'espressione di Yariska si congelò. «Temo ci sia stato un malinteso, Donzella Maritruska. Mio fratello si rifiuta di porgere scuse per aver pronunciato quella che, sostiene, non sia altro che la verità.»
«Credevo voleste risolvere la situazione.»
«È così, ve lo assicuro! Tuttavia non mi riferivo al duello in sé e per sé, quanto più degli sfidanti che dovranno contendersi la vittoria.» Yariska si umettò le labbra, sfoggiando un ampio sorriso. «È compito di un uomo difendere l'onore di una donna, perciò dovrebbe essere vostro fratello a combattere. Lasciate che sia lui a prendere il posto di Donzella Chloe in questo scontro, senza ulteriori indugi.»
Chloe schioccò la lingua contro il palato. Doveva prevedere che Vladimir avrebbe cercato di accanirsi su Brycen con ogni mezzo disponibile, ma sperava che sua sorella non fosse subdola tanto quanto lui. Fece per avanzare, ma Brycen l'afferrò per un braccio.
«Nessuno può intromettersi nella trattativa tra le Seconde, neanche il duellante stesso» le sussurrò all'orecchio. «Se intervenissi senza che ti venga esplicitamente chiesto di farlo, non faresti che peggiorare le cose.»
«Non abbiamo mai parlato di questo, non voglio che ci vada di mezzo tu.»
«Lascia che se ne occupi mia sorella. È stata la seconda di Edvokin in ogni duello negli ultimi tre anni, ha esperienza nella diplomazia»
Chloe si rilassò, alzando lo sguardo. Non riusciva a vedere l'espressione di Mari, ma la sua postura non tradiva alcun nervosismo.
«Temo che accogliere la vostra richiesta sia impossibile» disse, parlando con cautela. Imitare dispiacere le riusciva bene, anche se una nota acuta nella voce la tradiva. «Donzella Chloe ha espresso la volontà di occuparsi personalmente del duello, un'affermazione che i presenti potranno confermare di aver udito con le loro orecchie. Mio fratello è un uomo d'onore, che conosce il suo posto, e non desidera contraddire questa decisione. Vedete, così stanno le cose: mio fratello avrebbe difeso l'onore di Donzella Chloe personalmente, ma di fronte a una tale ammissione non ha potuto far altro che mettersi da parte. Quale uomo degno di questo nome si permetterebbe di far valere le proprie intenzioni sopra quelle di una donna?»
Yariska serrò i pugni. «E quanto alle offese dirette a lui stesso, invece? Donzel Brycen non gradisce affrontare mio fratello per quelle? Il vostro discorso è corretto, ma un uomo degno di questo nome non si tirerebbe indietro dal difendere il proprio buon nome da simili accuse.»
«Mi trovate d'accordo, Donna Yariska» disse Mari, ma il tono non era accomodante. L'allegria delle sue parole suonava come uno scherno. «Mio fratello ha però deciso di mostrare indulgenza, consapevole che si è trattato di un malinteso. Ha una sorella minore a sua volta e comprende la preoccupazione di Vladimir che, come voi stessa avete detto, ha agito solo per il benessere di Donna Bethelie. È una fortuna che si sia premurata lei stessa di fare chiarezza sulla situazione, dunque ritengo che il diverbio tra loro possa dichiararsi concluso.»
«Se mi permettete, invero—»
«A meno che», la fermò Mari, «non vogliate suggerire che vostra sorella abbia affermato il falso o che, peggio ancora, sia stata così sciocca da lasciarsi plagiare da un uomo che lei stessa ha invitato al suo matrimonio. Ma sono certa che non sia questa la vostra intenzione.»
Edvokin sghignazzò quando Yariska si fece paonazza, e i mormorii della folla si intensificarono. La Seconda dei Toralov fu costretta a un sorriso di circostanza, sibilando una conferma a denti così stretti che si udì a malapena.
«Inviterei Donna Bethelie a confermare le mie parole, ma curiosamente non è qui presente. Confido che saprà fugare ogni eventuale dubbio sull'accaduto al vostro rientro a casa» proseguì Mari. «Detto ciò, ritengo che sarebbe opportuno non perderci in inutili divagazioni. Se vostro fratello non ha intenzione di scusarsi, qualunque interazione tra di noi è superflua e io non sprecherò oltre il mio tempo ad ascoltare il vostro vaniloquio. Con permesso.»
Mari mollò la presa sullo scettro e lo lasciò cadere ai suoi piedi, poi si diresse tronfia verso l'uscita. Yariska restò a balbettare sillabe inconcludenti, furente di rabbia, finché una guardia non si prodigò di raccogliere lo scettro di Mari e la scortò fuori dall'arena. Le due Seconde raggiunsero dunque la burocrate, che le attendeva con le scartoffie da redigere e firmare per il duello. La documentazione per quel genere di contese era così complessa che avrebbe richiesto la loro attenzione per almeno un quarto d'ora.
«Edvokin, nell'attesa potrei dare un'occhiata alla tua shashka?» chiese Chloe.
Lui annuì, sganciando il fodero dalla cintura per consegnarglielo. Il legno chiaro era intagliato per tutta la lunghezza, un intreccio di foglie e forme geometriche su cui spiccavano le rune che componevano il suo nome.
«A vederlo potrebbe non sembrare uno dei miei lavori migliori» disse lui, accarezzando i solchi con le dita. «Tuttavia, se raccontassi quanto alcol avevo assunto quel giorno, ecco che la prospettiva cambierebbe drasticamente.»
«Nostra madre non ti ha vietato di prendere in mano gli scalpelli dopo aver bevuto?» domandò Sevre, fissandolo sotto le sopracciglia aggrottate.
«Interessante osservazione, fratello. Dovrò aggiungerlo alla lista ufficiale di dettami che ho deliberatamente intenzione di ignorare.»
Chloe rise con lui, poi riportò la sua attenzione sulla spada. Accostò il fodero al fianco sinistro e impugnò l'elsa, concedendosi il tempo di familiarizzare con la presa dell'arma. Era meno ricurva di una sciabola sayfana e più leggera di quanto si sarebbe aspettata, ma a giudicare dalla direzione in cui le rune erano state incise si portava con il filo rivolto verso l'alto, come una katana. Anche lunghezza e peso non erano dissimili, però la sensazione del metallo decorato sotto il suo palmo era fastidioso. L'intreccio di tessuto che proteggeva l'elsa delle armi jiyane era più comodo per impugnare l'arma senza guanti, e ora comprendeva perché Vladimir ne indossasse un paio.
Chloe si allontanò dai Metsiz ed estrasse la shashka. La lama seguì la sua spinta in un docile sfregare di metallo, un suono lineare e pulito tanto quanto il suo movimento. Sevre levò un verso meravigliato, ma Chloe tenne gli occhi puntati sulla spada.
«Vladimir ne usa una uguale a questa, giusto?»
«Senza dubbio. I criteri delle shashka da duello sono restrittivi e categorici: lunghezza di 12 zver esatti, niente lega di Sihir, punta smussata e affilatura solo per l'ultimo sesto della lama. Vladimir è un—» Edvokin si fermò, lanciando un fugace sguardo a Sevre. «È un mascalzone, ma non sarebbe così spregiudicato da usare una spada non regolamentare. Ne va del suo onore.»
Chloe sfiorò il lato piatto, seguendo la linea doppia della scanalatura che lo percorreva per tutta la lunghezza, poi afferrò l'estremità tra le dita e la curvò con una leggera pressione per saggiarne la flessibilità. Agitò la shashka in alcuni colpi di prova, fendendo l'aria in sferzate decise, poi la rinfoderò.
«È una spada stupenda, Edvokin, tanto che mi dispiace non usarla.»
Edvokin inarcò un sopracciglio. «Che intendi dire?»
«Dopo quest'ultimo tentativo di colpire Brycen, eviterò a Vladimir la cortesia di farlo perdere contro un avversario armato.» Chloe restituì la shashka. «Spero non ti dispiaccia. Offrirmi la tua shashka è stato un bel gesto, l'ho apprezzato molto.»
«Dispiacermi? Se riuscirai a sconfiggerlo disarmata, mia cara, mi renderai l'uomo più felice di tutta Kholod!» Edvokin snudò i denti bianchi in una risata piena. «Di grazia, cugino, che aspetti a chiederla in moglie? Se non lo farai subito dopo il duello, mi assicurerò di costringerti io stesso.»
Brycen non rise insieme a lui, né sembrò udirlo. Il suo viso era più pallido del solito, e la sua voce tremava quando la chiamò per nome.
«Ne sei davvero certa?» la ammonì sottovoce. «Non voglio mettere in dubbio le tue abilità, ma ti prego di non cedere alla superbia. Combatterete senza protezioni, privarti della spada è un rischio eccessivo. Credi che ne valga la pena solo per fare uno spregio?»
«Fidati di me, Bry. So quello che faccio, ho esaminato la spada apposta. Ti assicuro che Vladimir si arrenderà entro mezz'ora.»
Brycen prese fiato, ma la musicista soffiò di nuovo all'interno del flauto per reclamare silenzio e attenzione. La burocrate elencò con rigore le regole dello scontro, che Edvokin si era premurato di spiegarle nel dettaglio quella mattina. Era vietato colpire dal collo in su, alle spalle o mentre l'avversario era a terra, e in caso di disarmo era obbligatorio fermarsi per consentire all'altro il recupero dell'arma. Tutte cose che andavano a suo vantaggio: un combattimento regolamentato era più facile da prevedere.
Per vincere era necessario versare del sangue, perciò un taglio superficiale non avrebbe fermato lo scontro. Sul luogo era presente anche una dottoressa – riconoscibile per il lungo abito blu acceso, colore della medicina nel Consiglio – che avrebbe controllato ogni ferita per decretarne la validità ai fini del duello, oltre a fornire le cure necessarie.
«Avanzino i duellanti. Donzel Vladimir Toralov e Donzella Chloe Harrie, prego, raggiungete le vostre posizioni.»
«Un momento, Vostro Onore.» Chloe alzò la voce. La burocrate fece cenno alla guardia di consegnarle uno scettro, e lei avvicinò la Pietra di Sihir alla bocca per parlare. «Ho una richiesta da fare, se possibile. Vorrei rinunciare al diritto di usare una spada.»
La burocrate si accigliò. «Le Seconde hanno già apposto le dovute firme, è tardi per concordare l'utilizzo di una nuova arma.»
«Oh no. Vladimir può usare la sua shashka, ma io vorrei fare a meno della mia. Mi è stato detto che molti non apprezzano l'idea di una donna che usa una spada, e dato che non vorrei mai mancare di rispetto alle vostre tradizioni, ho pensato che sarebbe meglio evitare.»
Il tono di Chloe si fece mellifluo, le mani sollevate al cuore in un sospiro. Era una motivazione così sciocca, eppure la sua esibizione convinse alcuni degli spettatori, che annuirono con soddisfazione.
«Dunque chiedete deliberatamente di combattere disarmata?»
«La mia unica intenzione è difendermi, Vostro Onore, non combattere. Se me lo concedete, tutto ciò che chiedo è di usare questo pezzo di stoffa per proteggermi.»
Sfilò la fascia di tessuto ricamato che le circondava la vita. I bunad originali la sfruttavano per tenere la gonna stretta in vita, ma la sua non ne aveva bisogno. La guardia raccolse la cinta e la ispezionò con cura prima di restituirla a Chloe.
«È semplice stoffa» constatò.
La burocrate annuì. «Se la controparte è concorde, la richiesta verrà accolta.»
«La controparte concorda» rispose Vladimir, allungando un sogghigno.
Lei gli rivolse un sorriso frivolo, imitando l'espressione ingenua di chi non aveva consapevolezza di ciò che stava facendo. Che la credesse una sciocca, gongolando della sua imprudenza. Che ridesse di lei con i suoi parenti, pensando di poter vincere lo scontro in modo rapido e senza sforzo. Più l'avesse sottovalutata, certo del suo vantaggio, più semplice sarebbe stato per lei ribaltare quelle aspettative.
La richiesta fu ufficializzata alla svelta e i due sfidanti vennero chiamati all'interno dell'arena. Vladimir si sfilò la giacca – le regole volevano che i duellanti vestissero con il medesimo numero di strati – e la lasciò a uno dei suoi fratelli, insieme al fodero della shashka. Roteò l'arma in sferzate fluide mentre avanzava, descrivendo ampie curve a mezz'aria prima di puntare la lama in direzione dell'avversaria.
Chloe lo raggiunse a passo leggero, fermandosi a circa cinque metri da lui. Sfoggiò un ampio sorriso e avvolse due giri di stoffa attorno a ogni mano. «È la parte della storia in cui mi avvisate che non vi tratterrete solo perché sono una ragazza?»
Vladimir liberò uno sbuffo ilare. «Come se potessi rivolgere una simile cortesia a una jiyana. Cosa pensavate di fare, rinunciando alla spada? Impietosirmi?»
«È che non volevo rischiare di ferirvi per sbaglio. Sapete, ho promesso che non vi avrei attaccato.»
Lui rise di gusto, ma l'ennesimo suono del flauto gli impedì la risposta. La burocrate lasciò il tempo ai due sfidanti di assumere una posa preparatoria, poi diede il via al duello.
Vladimir scattò in avanti e annullò in pochi passi la distanza tra loro. Chloe lasciò che si avvicinasse, gli occhi neri fissi sulle sue gambe. Studiò il modo in cui descriveva ampie falcate sul terreno, poi alzò lo sguardo per seguire i movimenti della sua lama.
Regola numero uno: analizzare l'avversario. Seojun era stato categorico su quell'insegnamento.
Chloe indietreggiò per evitare una sferzata laterale, ma Vladimir spinse il corpo in avanti e fece saettare l'arma in un colpo che era lo specchio del precedente. Lei mantenne saldo l'appoggio e saltò ancora più indietro, osservando la punta smussata della shashka sfiorare il suo corpetto. Continuò ad effettuare scarti laterali e rapidi passi all'indietro, mantenendosi a distanza di sicurezza dai suoi colpi. Vladimir aveva una falcata più lunga, ma lei era più agile: non gli lasciava il tempo per arrivare a portata, danzava all'interno dell'arena seguendo il ritmo della sua lama e prendeva nota dei suoi tempi, delle sue prestazioni, del modo in cui attaccava.
«Avete intenzione di limitarvi a fuggire?»
«Avete intenzione di lasciarmelo fare?» Chloe rise, alzando la voce. «Voglio dire, chi sarebbe così sciocco da impegnarsi a difendersi quando mi rendete così facile schivare?»
Alcune risate si levarono dalla folla di spettatori – Chloe riconobbe quella di Edvokin spiccare tra tutte – e Vladimir digrignò i denti, rivolgendole uno sguardo feroce.
Regola numero due: destabilizzare l'avversario.
Non stava ancora combattendo seriamente, era sceso in campo troppo sicuro di sé per dedicarle tutto il suo impegno. Prima che decidesse di fare sul serio, Chloe doveva assicurarsi di minare la sua concentrazione.
Vladimir rinsaldò la presa sull'elsa, rivolgendole uno sguardo feroce. Scattò di nuovo in avanti, un movimento fu più rapido e incisivo dei precedenti. Chloe incrociò un piede dietro l'altro in un passo laterale e ruotò il busto per sottrarsi a quel fendente, ma la lama trovò la sua gonna e aprì un lungo strappo nella stoffa.
«Qualcosa non va, jiyana? Non dicevate di trovarlo facile?»
Chloe non rispose. Si spostò ancora più indietro, mostrandosi incerta, gli occhi bassi sul taglio che sfregiava il ricamo di fogliame blu. Quando li sollevò verso il suo sfidante, si assicurò che fossero spalancati di preoccupazione.
E Vladimir abboccò alla sua esca.
Si slanciò verso di lei con un sorriso beffardo, sollevando la lama in un fendente che la costrinse a spingersi ancora all'indietro. Spostò il piede in avanti e si diede la spinta per un affondo preciso ma troppo presuntuoso, allungandosi al massimo della sua estensione corporea. Chloe ruotò il busto in un quarto di giro e schivò a destra, osservando il lato della shashka vibrare di fronte al suo petto senza riuscire a raggiungerla.
Vladimir sussultò, troppo sbilanciato per reagire. Cercò di ritirare l'arma, ma Chloe liberò una delle estremità della striscia di tessuto e la calò sul suo braccio, approfittando dello slancio per afferrarla da sotto. Con la stoffa che avvolgeva la mano dell'avversario, Chloe non dovette far altro che tirare i due lembi: la pressione esercitata sull'articolazione costrinse il polso di Vladimir a ruotare e la spada sfuggì alla sua presa, cadendo rovinosamente al suolo.
Un boato di sussulti precedette un silenzio immobile, in cui gli occhi spalancati di Vladimir restarono ancorati all'arma che giaceva inerme tra terra e nevischio. Chloe distese la cintura in un frusciare di stoffe simile a uno schiocco e superò la spada in un saltello aggraziato.
«Spero non fosse il vostro colpo migliore, Donzel Vladimir» trillò contenta, avvolgendo di nuovo le mani con il tessuto. «Una gonna si può riparare, ma temo che per l'orgoglio sia più difficile.»
Vladimir recuperò la spada e scattò verso di lei. Chloe balzò all'indietro e poi danzò di lato, offrendogli le spalle così che fosse costretto a fermare la serie di assalti. Lo sentì grugnire di frustrazione mentre gli piroettava attorno, mostrandogli una divertita linguaccia quando tornò ad incrociare i suoi occhi.
La rabbia avvampò nello sguardo di Vladimir, che digrignò i denti e allungò il passo per calare la shashka sulla sua spalla. Chloe roteò i polsi, rivestendo le sue mani di un terzo giro di tessuto, poi tirò i lembi per tendere la stoffa il più possibile. Si spinse di lato e sollevò le braccia, facendo impattare la parte della lama sprovvista di filo contro la cintura. Era troppo flessibile perché riuscisse a parare il suo colpo, perciò Chloe la sfruttò per deviarne la traiettoria, accompagnando la corsa dell'arma appena oltre il suo fianco.
Quando la shashka puntò il suolo, Chloe si spostò dall'altro lato e risalì verso il braccio teso di Vladimir, catturando il suo polso tra le pieghe blu della stoffa. Roteò i lembi e tirò verso di sé, costringendo il braccio a seguire quella pressione. Vladimir cercò di opporre resistenza, ma la sua forza era inutile se il corpo non poteva contare su un sostegno stabile. Fu obbligato a muovere incerti passi all'indietro, trascinato dalla sua spinta, roteando attorno a Chloe fin quando non crollò al suolo.
«Se volevate danzare con me, avreste potuto chiedere... Ma avrei comunque risposto di no.»
Chloe piegò le labbra in un sogghigno perfido. Lei non possedeva la bontà d'animo di Brycen; vedere Vladimir in difficoltà era appagante, il suo sguardo spaesato e il respiro reso irregolare dalla tensione facevano guizzare nuova energia tra i muscoli. Le piaceva quella sensazione che bruciava come fuoco nelle vene, risvegliando un'adrenalina che la faceva sentire invincibile.
E non era l'unica a godere dello spettacolo. Non riusciva a distinguere le loro parole, ma alle sue spalle Mari mostrava il suo entusiasmo in urla acute mentre Edvokin aizzava la folla, suscitando risate sempre più frequenti e sguaiate.
Vladimir ringhiò, scagliandosi contro di lei. «Non prenderti gioco di me, lurida scolorita!»
Chloe agitò la stoffa come una frusta, facendola schioccare a un passo dal suo viso. L'istinto di Vladimir lo portò a frenare quell'assalto e concesse a lei il tempo per recuperare le distanze, ricominciando il loro ballo. Vladimir avanzava e lei indietreggiava, lui calava la spada e lei scivolava sul lato opposto. Ogni volta Vladimir agitava la lama con furiosa disperazione, ogni volta non trovava altro che il frusciare delle sue gonne o la fascia di stoffa ben tesa a dirottare i suoi fendenti.
La crescente frustrazione rendeva gli attacchi di Vladimir banali e ripetitivi, in breve Chloe fu in grado di anticipare i suoi movimenti. Lo costrinse a rinunciare alla presa sull'arma una seconda e una terza volta, e lo fece con una tale facilità che gli spettatori cominciarono a fare il tifo per lei, incitati da Edvokin a esultare ogni volta che i suoi passi leggeri la portavano fuori dal pericolo.
Purtroppo per Vladimir, i Tessitori eccellevano nelle tecniche di difesa e disingaggio. La spada di Vladimir era inutile se era impreparato a fronteggiare lo stile di combattimento di Chloe. E la sua forza fisica, la sua stazza e la sua prestanza sarebbero state un vantaggio contro una ragazza qualunque, non contro una Dotai allenata.
Quando la shashka finì a terra per l'ottava volta, l'esito dello scontro era divenuto così ovvio che gli spettatori avevano cominciato ad annoiarsi. Anche Vladimir se ne accorse: i suoi occhi erano spalancati di una schiacciante consapevolezza, mentre l'affanno lo costringeva a fare i conti con la stanchezza del suo corpo.
«Cosa si prova a stare dall'altro lato, per una volta?» Chloe parlò a bassa voce, liberando le mani dai giri di stoffa. «Quante volte hai costretto Brycen in questo ruolo? Quante volte lo hai messo all'angolo per il puro gusto di vederlo soffrire? Ma dopo tutto quello che gli hai fatto passare, lui è ancora in piedi. Per questo continui a tormentarlo, vero? Non sarai contento fin quando non lo vedrai crollare.»
Chloe avanzò verso la shashka e premette un piede sulla lama, incastrandola sotto la suola dello stivaletto. Quando posò gli occhi su di lui, non gli concesse lo sguardo curioso e allegro di Chloe, ma quello freddo e tagliente di Kiyoko.
«È facile camminare a testa alta quando si vince, chiunque è in grado di farlo. La vera sfida è mantenere dignità e orgoglio nella sconfitta, ecco perché Brycen è una persona migliore di te. Forse credevi che schiacciare lui ti avrebbe elevato, ma non funzionerà. La sua volontà non è facile da piegare, mentre la tua forza... Beh, quella non ti è servita a molto. Perciò mi chiedo: cosa sarà di te, dopo oggi? Ci hai mai pensato? Non resta nulla del tuo valore, quando sei tu a finire con le spalle al muro.»
Vladimir serrò la mascella con una tale furia che i muscoli della gola si indurirono, mostrando venature definite. Il viso era livido di rabbia, le iridi nocciola ardevano di sfumature rossastre sotto il sole ancora alto. Brycen nutriva la speranza che persino uno come lui potesse redimersi, o quantomeno comprendere i suoi errori, ma quello non era lo sguardo di qualcuno che era pronto ad imparare una lezione. Non ne avrebbe guadagnato altro che risentimento.
"C'è sempre tempo per risanare la propria anima" ricordò Chloe, "ma persino una vita intera non sarà sufficiente se manca la consapevolezza."
«Hai perso, Vladimir» disse, facendo strisciare la spada verso di lui con una spinta del piede. «Se anche riuscissi a ferirmi adesso, non saresti comunque un vincitore ai loro occhi. Fai un favore a te stesso e arrenditi.»
Vladimir gonfiò il petto e si guardò attorno, le labbra serrate. Si chinò a raccogliere la spada e con un ringhio feroce la infilzò al suolo, incastrando la punta nel terreno. Incrociò lo sguardo di Chloe e la fissò per un lungo istante prima di sputare ai suoi piedi, offrendole come risposta nient'altro che la visione della sua schiena mentre abbandonava l'arena.
Chloe ha mantenuto la sua promessa di non attaccare, quindi niente mazzate per Vladimir... Ma le batoste morali sono arrivate (:
Forse non è stato scenico e bello da vedere come un combattimento in piena regola, ma lo stile evasivo dei Tessitori credo sia il doppio più frustrante XD Spero siate rimasti comunque soddisfatti~
Per questo capitolo mi sono ispirata alle tecniche di difesa con il Sarong, una striscia di tessuto usata sia come capo d'abbigliamento che come arma flessibile nelle arti marziali filippine. È un peccato che per quella che era la situazione Chloe non abbia potuto sfruttarne le potenzialità a pieno (oltre che per il disarmo, si usa per bloccare e atterrare l'avversario), perchéci sono tecniche fighissime **
Per il resto... Ciao Vladimir, è stato bello, non ci mancherai:D E so già che Edvokin è la vostra cheerleader preferita, non ho neanche bisogno di chiedervelo (?)
Note:
Bunad: Abito tradizionale norvegese, sia maschile che femminile. Quest'ultimo è composto solitamente da camicia, gilet e gonna, lascio come sempre un esempio nei commenti
Shashka: Sciabola originaria del caucaso, ne potete vedere un esempio nella foto a inizio capitolo!
Una Chloe che si allena ♥️ E non rinuncia alla gonna neanche in questo caso, ovviamente!
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