Capitolo 36 - Così semplice

La sartoria Toralov era tra le più grandi case-bottega di Kholod, seconda solo a quella dei tagliatori di Pietre. La struttura seguiva i canoni tradizionali, non quelli più moderni della capitale: ingressi chiusi e nessuna insegna, solo le rune del cognome incise sulla porta d'ingresso dipinta di amaranto. Nessuno si sarebbe avvicinato per sbirciare dalle finestre, oscurate da tendaggi colorati, né avrebbe osato accedere senza bussare.

Chloe restò al fianco di Mari mentre Jlenna si accostava alla porta. Due colpi sul battente intarsiato furono sufficienti a richiamare la figura di un domestico vestito di rosso – non l'indaco che i servitori sfoggiavano in casa Metsiz – che le scortò in un salotto di stoffe arabescate, più adeguato ad accogliere amici in visita piuttosto che clienti. Divani dalle linee dritte e cuscini di velluto erano disposti a cerchio su un tappeto variopinto, e le credenze che occupavano le pareti mettevano in mostra vini, liquori e cristalleria. Sul tavolino basso in pietra furono serviti tè e biscottini al formaggio che Jlenna rifiutò a nome di tutte, accettando il dono solo quando venne offerto una seconda volta.

Mari si accomodò accanto a Chloe, chinandosi su di lei per sussurrare al suo orecchio. «Mangiane tre esatti, con un sorso di tè prima e dopo ogni morso. Puoi inzupparli, ma lo sconsiglio: rompere un biscotto nel tè è cattivo presagio, Donna Mirjana ci chiederebbe di rimandare a domani.»

Chloe inarcò un sopracciglio, ma annuì. Provare a comprendere la superstizione zimea era uno sforzo vano quanto cercare una logica nelle innumerevoli regole dell'etichetta.

Donna Mirjana, la madre di Bethelie, giunse presto a porgere i suoi saluti in compagnia della figlia. Entrò per prima in sala, raggiante nel suo abito di velluto verde nonostante l'età disegnasse sul viso allungato un marcato reticolo di rughe.

«Donna Mirjana!» Jlenna si alzò per prima, afferrando le sue mani. «Siete splendida anche quest'oggi. Prego che Beyled vorrà concedere anche a me la grazia di invecchiare così bene.»

«Donna Jlenna, voi mi lusingate. E che dire di voi? Che gioia vedervi così piena di energia, è sufficiente un'occhiata per dire che straripate di salute.»

Scoppiarono in risatine allegre, abbandonandosi a chiacchiere dai toni vivaci e complimenti così stucchevoli da rendere ancor più evidenti i lampi d'odio che si scagliavano a vicenda. Era stata la separazione tra Brycen e Bethelie a generare quell'astio o le due si disprezzavano già da prima?

Dietro di loro, Bethelie avanzò in piccoli passi fino a raggiungere il fianco della madre. Chloe non poteva salutarla prima di presentarsi a Mirjana, ma non riuscì a trattenersi dal rivolgerle lo sguardo: labbra piene e rosee sbocciavano su un volto dagli zigomi alti, creando due graziose fossette ai lati della bocca con la curva del sorriso. Il taglio morbido del bunad rosso e oro non era in grado di nascondere le forme generose del seno che il corpetto conteneva a malapena, e l'ampia gonna blu che scivolava giù dai fianchi ampi donava alla sua figura una tale grazia da restarne incantati.

Chloe incrociò per un istante i suoi occhi, verdi come l'erba fresca, prima che Bethelie li rivolgesse altrove. La ammirò mentre arrossiva, rigirandosi tra le dita i boccoli castani che sfuggivano all'acconciatura di trecce che li teneva raccolti. Dèi, era così bella; delicata e pura come una fonte d'acqua cristallina.

«E voi dovete essere Donzella Chloe.» Mirjana si avvicinò, le mani sospese in una posa rigida. Si umettò le labbra sottili, l'espressione in bilico tra il sorriso cortese e un irritato stupore. «Conoscendo solo il vostro nome, mai avrei immaginato che foste jiyana. La mia Bethelie deve aver dimenticato di farne menzione.»

«Solo di padre, a onor del vero» la corresse Jlenna. «È una meticcia, nata e cresciuta a Sayfa. Vi accorgerete presto che di jiyano ha solo l'aspetto.»

«È un piacere fare la vostra conoscenza, Donna Mirjana.» Chloe sorrise mentre afferrava le sue mani, ormai abituata a quella menzogna. Non era poi così diverso dall'interpretare una qualunque delle sue maschere, sebbene fosse bizzarro essere Chloe e al tempo stesso non esserlo.

«Sentite come parla bene la nostra lingua? E com'è aggraziata!» si vantò Jlenna. «Brycen dichiara che sia un'ottima ballerina, oltre che un'egregia cavallerizza. Pare che non le manchino ingegno e creatività, difatti svolge la professione di scrittrice e ha pubblicato nella repubblica un discreto numero di romanzi.»

Mirjana soffiò una risata nervosa. «Vedo, vedo. Una squisitezza.»

Si fece indietro, lasciando spazio alla figlia di accogliere gli ospiti. Bethelie rivolse a Mari un sorriso più ampio, ma seguì l'ordine corretto per i saluti: prima Jlenna, poi sua figlia e infine Chloe. Verso di lei distese le braccia, ma esitò ad afferrarle le mani; quando lo fece, la presa era debole e fredda, i palmi sudati.

«Grazie di aver accettato il mio invito» balbettò Bethelie, la voce tremante. Il rossore sulle guance si fece più evidente mentre alternava lo sguardo tra i suoi occhi e il pavimento, offrendo un saluto impacciato. «I-io non ero certa che sareste venuta. Sono lieta della vostra presenza.»

Chloe sorrise. «E io lieta di essere qui.»

«Madre, perché non lasciate a noi ragazze un po' di tempo per fare conoscenza?» propose Mari, sorridendo verso le donne più anziane. «Donna Mirjana potrebbe approfittarne per mostrarti le stoffe della nuova stagione, mentre Bethelie si occupa di prendere le misure di Donzella Chloe. Non dicevi di desiderare un nuovo abito per l'inverno?»

Il viso di Jlenna si illuminò. «Oh, cara, che splendida idea! Donna Mirjana, se per voi non è di disturbo...»

«Assolutamente» sibilò lei, piegando le labbra in un sorriso troppo allungato. «Seguitemi, sono certa che troveremo qualcosa di vostro gradimento. Lascio le fanciulle nelle tue mani, Bethelie.»

Mirjana scortò Jlenna oltre l'apertura a forma di trapezio, simile a una porta senza ante, imboccando il corridoio a est. Mari si affacciò cauta oltre il varco per sbirciare: quando le loro voci furono così distanti da non distinguere le parole, liberò un sospiro di sollievo.

«Grazie a Beyled si è lasciata convincere senza fatica.» Abbandonò le braccia lungo i fianchi. «Se conosco mia madre, ne avrà per una buona mezz'ora. E se conosco Donna Mirjana, un'altra mezz'ora la passeranno a discutere di sciocchezze.»

Cercò lo sguardo dell'amica in una risata a fior di labbra, ma Bethelie non le stava prestando attenzione: i suoi occhi puntavano l'altro varco, quello che dava sull'ingresso, e le dita affusolate tormentavano la cintura di stoffa del bunad.

«Brycen è rimasto a casa» disse Chloe, affiancandola. «Voleva accompagnarci, ma Donna Jlenna gli ha fatto cambiare idea. Mi ha detto di portare i suoi saluti»

Bethelie impallidì. Spalancò gli occhi in un sussulto, e li posò ovunque meno che verso Chloe. «I-io non...Pensavo solo...» balbettò, stringendo la stoffa tra le dita. «Domando scusa per la mia distrazione. Venite, andiamo a prendere le misure.»

Fuggì dal salone a testa bassa, le gote arrossate mentre il viso riprendeva colore. Per Brycen, la relazione con Bethelie aveva smesso di essere un argomento da evitare; Chloe sapeva che si erano scambiati molte lettere per risolvere i conflitti lasciati in sospeso, e per Brycen erano state sufficienti a liberarlo dalle sue angosce. Ora parlava di lei con la naturalezza che aveva sempre sperato di ritrovare – per Bethelie non sembrava essere altrettanto semplice.

Chloe la seguì lungo i corridoi, sbirciando oltre i varchi senza porte che separavano gli ambienti. Vide uomini armeggiare con spola e pedali di telai più grandi di loro, intessendo i fili in stoffe dalle fantasie sgargianti; scorse le sagome di manichini di legno e tela, ma fu distratta dal canto di un gruppo di ragazzine intente a ricamare quella che doveva essere una calda coperta matrimoniale; superò la sala in cui Mirjana aveva condotto Jlenna, le pareti occupate fino al soffitto da rotoli di tessuti ben ordinati sugli scaffali. Chloe osservò la padrona di casa dispiegarne uno sul bancone squadrato che svettava al centro, il tessuto di un viola così intenso e brillante che sembrava composto da pagliuzze di Pietre di Sihir.

Forse lo era. Le Pietre sembravano minerali, ma la loro composizione era più versatile e poteva cambiare in base alla percentuale di Sihir posseduta: quelle di scarsa qualità erano simili al carbone, perciò Roumberg poteva acquistarle a poco prezzo per bruciarle; quelle più comuni erano vere e proprie gemme, ma esistevano Pietre di Sihir più rare e pregiate che si comportavano come un metallo. Zima ne usava la polvere in leghe robuste e leggere che nessun altro nel continente era in grado di replicare, perciò era possibile che avesse trovato anche il modo di sfruttarla per creare dei filati, come accadeva con l'oro. Cosa si provava a indossare un abito fatto di Sihir? Quanto doveva costare?

Bethelie superò un varco più stretto, coprendolo con una pesante tenda ocra dopo il loro ingresso. Chloe avrebbe definito quella un camerino, se non fosse che era grande quanto la sua camera da letto a Jiyu. Uno specchio a figura intera con tre ante svettava sul fondo della stanza, dominando sull'arredamento altrimenti spoglio: c'erano solo un divanetto posto ai lati della specchiera e un lungo bancone centrale munito di cassoni, dietro il quale si potevano scorgere alcuni paravento ripiegati.

«Avete indosso le scarpe che userete al matrimonio, Donzella Chloe?» chiese Bethelie, sfilando un metro morbido dal cassone per appenderlo al collo. Tirò fuori anche penna, calamaio e un taccuino quadrato, sistemando tutto sul bancone.

«Siamo sole, Beth, puoi abbandonare le formalità» Mari si lasciò cadere sul divanetto in un sospiro. Sedeva composta alla magione, ma ora si era accasciata di sbieco sui cuscini, distendendo le gambe «Non ti avevo già consigliato di darle del tu?»

Bethelie chinò lo basso. «Non ho ricevuto il consenso...»

«Mi sembra ovvio, non l'hai chiesto» obiettò l'altra. «Chloe, porta pazienza con la mia amica: supera in ossequi persino mio fratello. Saresti d'accordo a darvi del tu?»

«Certamente» disse Chloe, soffiando una risata leggera. Più educata di Brycen? Era possibile? «Le scarpe sono le stesse, sì.»

Bethelie annuì, mormorando timidi ringraziamenti mentre sistemava uno sgabello basso di fronte allo specchio. «Ti chiedo allora di tenerle ai piedi e salire qui sopra. Hai bisogno di aiuto per togliere l'abito?»

Si avvicinò, i palmi tesi verso di lei in un sorriso gentile. Non c'era traccia di malizia nel suo sguardo, che tradiva invece un vivido imbarazzo, ma l'idea delle sue mani che la spogliavano suscitò nella mente di Chloe fantasie poco innocenti. Lasciò scorrere lo sguardo su di lei, soffermandosi sulle morbide forme del seno più di quanto le sarebbe piaciuto ammettere. Dèi, tra tutte le persone che poteva trovare eccitanti, proprio Bethelie?

«Faccio da sola, grazie» rispose alla svelta, salendo sul panchetto.

Bethelie ne restò interdetta. Balbettò qualcosa a voce troppo bassa perché Chloe riuscisse a capirlo, il capo chino e le gote rosse di vergogna come se avesse subito un rimprovero. Forse l'educazione zimea prevedeva una risposta diversa?

«Chloe, hai tatuaggi?» chiese Mari. La sua espressione era distesa; se Chloe aveva sbagliato qualcosa, non doveva essere così grave.

«No, perché?»

«Mio fratello mi ha raccomandato di tenere nostra madre e Donna Mirjana fuori dalla camera di prova, tuttavia non ha spiegato il motivo. So che tingere la pelle è di moda a Sayfa, perciò ho pensato che fosse per quello: sarebbero svenute entrambe, se ti avessero visto un tatuaggio addosso.»

Chloe picchiettò una guancia con l'indice. «Forse è per via della biancheria intima? Brycen ha detto che andava bene, ma non era molto convinto.»

«E cos'avrebbe di problematico?»

Un soffio ilare sfuggì alle labbra di Chloe. Slegò la corda di tessuto intrecciato che stringeva il sarafan in vita, poi si spogliò del pesante abito viola. Bethelie accorse a raccoglierlo e lo ripiegò con cura sul bancone, ripetendo l'operazione con la blusa bianca e il sottogonna. Quando fu il turno della sottoveste, si fermò: trasalì di uno stupore tale che l'indumento le scivolò di mano, e le gote arrossirono all'istante mentre teneva gli occhi fissi su Chloe.

Lei ridacchiò, osservando la sua figura allo specchio. Quello era il completo più sobrio che possedeva: il reggiseno aveva un taglio classico e le mutandine nere a vita alta coprivano del tutto i glutei. Se quello era sufficiente a sorprendere Bethelie, cos'avrebbe fatto di fronte a un perizoma?

«Beyled candida, così poca stoffa!» Mari scattò in piedi, cominciando a girarle attorno. «Non avevo mai visto un corsetto senza... Beh, il corsetto. Come fa a sostenere il seno? Non viene fuori tutto?»

Bethelie trasalì di nuovo. «Mari! Non sono domande appropriate!»

«Non che ci sia molto da venire fuori.» Chloe sospirò, girandosi di lato. Invidiava le forme floride delle due zimee: senza il balconcino imbottito che indossava di solito, le sue erano ancora meno evidenti. «Si chiama "reggiseno", è fatto apposta per quello. A Sayfa non vendono intimo zimeo, non ho trovato un corsetto.»

«E questi, invece?» Mari fece un altro mezzo giro attorno a lei, indicando le mutandine. «Coprono a malapena. Sembra che il tessuto sia cucito addosso, com'è possibile?»

«Perché è...» Si fermò. Non trovava una traduzione. Esisteva un termine in zimeo che poteva usare? «La stoffa è elastica.» tentò, ma gli occhi di Mari si assottigliarono in un cipiglio pensoso.

Chloe afferrò allora il bordo nero tra le dita. Tirò verso l'esterno per tendere il tessuto e poi lasciò la presa, facendo sì che tornasse al suo posto in uno schiocco sul fianco.

«Beth! Beth, hai visto?» Mari afferrò l'amica per un braccio, scuotendolo con vigore. «È straordinario! Pensa a quanti nuovi modelli si potrebbero creare con una stoffa simile! Devi convincere tua madre a importarla, la città ne resterebbe estasiata.»

Bethelie balbettò una risposta distratta. Aveva ancora la sottoveste stropicciata tra le mani e gli occhi sgranati fissi su Chloe, ma puntavano più in alto dei suoi fianchi. «Le tue braccia sono... uhm... piene, per una ragazza. E il ventre...»

«Oh, per la Dea. Non me n'ero accorta» disse Mari, seguendo il suo sguardo. «Si vede la forma dei muscoli.»

Una risata leggera sfuggì dalle labbra di Chloe. Ruotò di fronte allo specchio, osservando il fisico atletico che mostrava i segni del suo addestramento: spalle larghe e gambe toniche, con una linea marcata di bicipiti e addominali. La sua muscolatura sfigurava di fronte a quella definita di una Purificatrice, ma era evidente persino a riposo.

«Oh, questo non è niente.»

Chloe lanciò alle ragazze uno sguardo di sfida, poi diede loro le spalle. Allargò le braccia e piegò i gomiti per avvicinare i pugni chiusi ai lati del viso, contraendo i bicipiti: la fascia muscolare si gonfiò, disegnando una curva piena appena sotto la sua spalla.

«Santa iridescenza!» esclamò Mari. Attraverso lo specchio, Chloe la vide coprirsi la bocca con le mani. «Ma com'è possibile?»

«Mi alleno per passatempo.» Chloe sciolse la posa. «Arti marziali jiyane.»

«Mio fratello è un inconsciente. Questo è peggio di un tatuaggio, avrebbe dovuto spiegarmelo subito! E se Donna Mirjana avesse insistito per assistere? O se Pälvi fosse venuta a sbirciare? Quella piccola disgraziata è pettegola quasi quanto Karamilla, in mezza giornata l'avrebbe saputo tutta Kholod. Dea, dea, non oso pensarci!»

Chloe aggrottò le sopracciglia. «Brycen non mi aveva detto che sarebbe stato un problema.»

«Non lo è» si affrettò a dire Bethelie, ma la sicurezza scemò rapidamente. «È solo che... Ecco, muscoli così evidenti sono considerati una... caratteristica maschile

«Hai sentito i miei parenti ieri sera, no? Una simile scoperta li aizzerebbe con rinnovato vigore.» Mari sbuffò, muovendosi in passi nervosi lungo la stanza. «Venire a sapere degli allenamenti farebbe solo storcere il naso, ma se ti vedessero... Non immagini che sciocchezze sarebbero in grado di dire. Sosterrebbero che che mio fratello ti ha scelta per questa ragione. A loro neppure importa sapere se è vero o no che Brycen sia attratto dagli uomini, farebbero leva su qualunque cosa solo per il gusto di insinuarlo

"E non sanno che è un Dotai" pensò Chloe, serrando le labbra. "Non lo sospettano neppure."

Era per quello che Brycen li lasciava parlare? Le aveva raccontato dei pettegolezzi che giravano sul suo conto a Kholod, ma non si adoperava per evitarli con l'attenzione che dedicava a nascondere il suo Naru.

Incosciente? No, Brycen lo era di rado; doveva aver intuito quali sarebbero state le conseguenze, quali voci si sarebbero diffuse, ma non temeva la possibilità di quello scandalo così tanto. Se ne preoccupava meno di quanto avrebbe dovuto. Forse perché non era vero, perciò sapeva che non avrebbero mai trovato effettive prove per accusarlo; forse perché, fintanto che i suoi concittadini concentravano le attenzioni sulla sua presunta omosessualità, non avrebbero fatto caso al resto.

«Chloe» la chiamò Bethelie, un sussurro appena udibile. «Se Brycen ha avvisato Mari, vuol dire che lui... Come dire, lui ti ha... vista?»

Chloe esitò. Brycen le aveva detto che poteva essere sincera con loro, ma Bethelie sembrava condividere il suo eccessivo pudore: era arrossita di nuovo e ora teneva la testa bassa, la sottoveste stretta al petto.

Mari schioccò invece le labbra. «Penso abbia fatto più che vederla. Ieri notte Chloe era con lui nella sua camera, e scommetto che non sono rimasti a chiacchierare.»

Chloe sfarfallò le ciglia. Incrociò lo sguardo di Mari, che mescolava una punta di malizia alla curiosità.

"L'avevo detto che Anne non era un buon esempio per una rispettabile fanciulla di buona famiglia" ricordò, trattenendo un risolino.

«Beh, abbiamo chiacchierato... all'inizio.»

«Lo sapevo!» trillò Mari. «Vi siete scambiati solo baci o avete già condiviso il letto? Non temere, non ne farò parola con nessuno. Tranne con Edvokin: non sono in grado di tenergli un segreto. Però lui – te l'assicuro – non ne farà parola con nessuno.»

Bethelie, al suo fianco, diventò sempre più rossa. Si strinse nelle spalle e cominciò a tormentare i corti ciuffi castani che adornavano la fronte, come se cercasse di allungarli abbastanza da nascondere il viso. Era solo l'argomento a renderla così nervosa o il fatto che stessero parlando del suo ex ragazzo? Lo sguardo di Bethelie si spostava altrove ogni volta che si nominava Brycen, e Chloe aveva notato che irrigidiva i muscoli in brevi sussulti.

«Mari, n-non dovremmo parlare di certe cose...»

Mari si accigliò, incrociando le braccia al petto. «Allora non dovevi porre la domanda.»

«M-ma io...» Non mi aspettavo questa risposta, suggeriva la sua espressione confusa.

«Io credo piuttosto che dovremmo approfittarne per chiedere a Chloe consiglio» suggerì Mari, allungando un sorriso furbo. «Tu sarai sposata tra qualche giorno, io tra pochi mesi. Non vorresti giungere preparata alla prima notte di nozze? Sapere come soddisfare un uomo e come farci soddisfare a nostra volta?»

«I-io devo prendere le misure! Stiamo perdendo troppo tempo!» Bethelie scappò verso il bancone, abbandonando la sottoveste insieme al resto.

Chloe serrò le labbra per non scoppiare a ridere quando Mari gonfiò le guance in una smorfia offesa, definendo l'amica codarda. Erano così diverse da lei e Mindy, eppure così simili. Vederle interagire la metteva di buonumore.

Non doveva essere stato semplice, per la loro amicizia, sopravvivere alla rottura tra Brycen e Bethelie. Mari si era ritrovata divisa tra le persone a lei più care: aveva cercato di fare da paciere? Si era arrabbiata con l'amica o aveva rimproverato Brycen per il modo in cui l'aveva trattata? E Bethelie... Chloe sapeva che Mari era la sua migliore amica, ma confidarsi con lei sull'argomento doveva essere stato difficile. Era riuscita a farlo o aveva sopportato da sola il peso della sua decisione? Era stato più forte il senso di colpa o l'amaro sollievo? Si era mai pentita?

Più le guardava, più la mente di Chloe si affollava di domande. Era un processo automatico, per lei: domandarsi quale fosse la storia delle persone che aveva davanti, cercare di cogliere i loro pensieri, emozioni, inclinazioni. Ottenere informazioni era stato il primo metodo che aveva appreso per approcciarsi agli altri. Per troppi anni, era stato anche l'unico.

Ora, però, il mondo aveva smesso di essere un insieme di dati da analizzare. Chloe non era l'impassibile osservatrice che Kiyoko era stata addestrata ad essere. Di fronte a Bethelie e Mari, con la loro amicizia rimasta inalterata, sentiva una tale gioia scalciare nel petto che non riusciva a smettere di sorridere.

«Potresti alzare le braccia?» Bethelie tornò di fronte a lei, il metro teso tra le mani. Nonostante il panchetto, le loro altezze si equiparavano.

Chloe obbedì, lasciando che posizionasse il metro in corrispondenza delle scapole. Trattenne il fiato quando le sue dita sottili scivolarono attorno al busto, stringendo il metro fino ad avvolgerle il seno.

«Dodici e due di giroseno. Mari, segneresti tu i valori?»

Mari annuì e si sedette dietro il bancone, intingendo la penna nell'inchiostro per cominciare a scrivere. Chloe la guardò attraverso lo specchio con un sopracciglio alzato: le unità di misure zimee le erano del tutto ignote. Se anche avesse chiesto di specificare per cosa stava il dodici e per cosa il due, non sarebbe comunque riuscita a effettuare una conversione.

Bethelie sollevò il metro sopra e sotto il seno, enunciando altre misure da appuntare, poi si spostò a circondarle il collo e a misurarle le spalle. Quando fermò il metro all'altezza del trapezio, scivolando fino al petto, Chloe sussultò; si sforzò di restare impassibile quando sentì il pollice di Bethelie accarezzarle i seni, tastando per cercare il capezzolo e misurare la distanza tra i due.

«Qualcosa non va?»

«Solo un po' di solletico.»

Bethelie annuì, borbottando scuse impacciate. La voce tremava ancora quando le rivolgeva la parola e il viso era ancora vittima dell'imbarazzo, ma nel suo lavoro non era goffa: le sue mani con sicurezza sul corpo di Chloe, maneggiando il metro come se fosse un'estensione di sé. Le afferrò i fianchi e risalì fino alla vita, che legò con un nastro come indicazione. Misurò il girovita e fece scivolare il metro fino alle anche, sfiorandola in un movimento fluido e leggero mentre si inginocchiava.

Chloe deglutì, ignorando quella pulsazione che risaliva dal basso ventre. Non era in grado di controllare quella reazione: Bethelie era così attraente, con l'espressione concentrata e le labbra dischiuse a un passo dalle sue gambe, che faticava a comprendere come Brycen fosse riuscito a resistere a quella tentazione per così tanti anni.

Quel pensiero le strappò un soffio ilare. E pensare che Mindy temeva che sarebbe stato lui a cadere vittima di certi pensieri su Bethelie. Avrebbe dovuto esserne gelosa? Chloe l'avrebbe piuttosto trovato comprensibile. Eppure, per quanto quell'attrazione vibrasse sulla pelle, non sentiva il desiderio di darle seguito; non aveva neppure bisogno di sforzarsi. Brycen era diventato l'unico nome che infiammava mente e cuore, non solo il corpo.

E la faceva sentire bene.

«Abbiamo quasi finito» la rassicurò Beth, sciogliendo il nastro che legava la vita. «Manca solo da misurare l'altezza e—»

Le risate di Jlenna e Mirjana si levarono dal corridoio, più vicine di quanto avrebbero dovuto. Il suono dei tacchi larghi scandiva i loro passi verso la camera di prova.

«Stanno venendo qui? Di già?» Mari corse verso l'ingresso e si affacciò oltre i tendaggi, poi si precipitò fuori. «Vado a rallentarle.»

Chloe scese dal panchetto e raccolse la sottoveste per indossarla. Era di cotone pesante e dalle linee morbide, sufficiente a nascondere il suo fisico; farsi trovare del tutto vestita prima di aver finito le misurazioni sarebbe stato sospetto, ma poteva giustificare un singolo strato dicendo di aver freddo.

«Devo salire di nuovo sul—?»

«Chloe, ho necessità di porti una domanda.» Bethelie si rigirò il metro tra le dita, i denti che tormentavano il labbro inferiore. «Per favore, sii sincera con me. Prometto di non offendermi e sarai la benvenuta al matrimonio in ogni caso.» Inspirò in un'ampia boccata, poi gettò fuori l'aria in un lungo sospiro prima di continuare. «Tu mi odi?»

«Odiarti?» Chloe sfarfallò le ciglia, liberando uno sbuffo divertito. «No, certo che no! Se ti ho dato quest'impressione—»

«Non è colpa tua, sei stata cortese e a modo. Ma lo è anche mia madre con Donna Jlenna, eppure...»

«... si detestano» completò Chloe, ridacchiando. «L'ho notato. Ma non è il mio caso: credimi, non potrebbe essere più distante dalla verità. Brycen mi ha parlato di te così tanto che non vedevo l'ora di conoscerti.»

Bethelie sussultò di nuovo e abbassò lo sguardo, cupa in volto. «Voglio tu sappia che non hai necessità di nutrire gelosia nei miei confronti. Il mio amore verso Kristofer è sincero, e Brycen... I-io manterrò le distanze. Il mio unico desiderio è essergli amica, non nutro alcuna volontà di arrecare disturbo alla vostra relazione né ho intenzione di mancarti di rispetto. Quello che provo per lui non va oltre l'affetto, lo giuro sui sette colori. Ciò che abbiamo condiviso appartiene al passato, non... n-non significa nulla. È stato solo un errore. Eravamo giovani, e—»

«No, Beth, non farlo. Il vostro amore era reale, non dire il contrario solo per farmi sentire più sicura.» Chloe prese le mani di Bethelie tra le sue. Le accarezzò le dita con i pollici, fin quando non la sentì rilassare i muscoli. «Sei stata importante, per Brycen. Lo sei ancora, anche se in modo diverso. Lo so perché me l'ha detto lui stesso, perché lo vedo nel modo in cui parla di te. So che ricevere la tua lettera dopo la sua risposta lo ha reso così felice da farlo piangere. So che ti ha amata al punto da chiederti di sposarlo e che perderti lo ha ferito tanto da rinunciare al sogno di vivere a Lasyard, e non gli chiederei mai di negarlo. Non dovresti farlo neanche tu. Non ce n'è bisogno.»

«Non ti crea alcun fastidio? Non provi timore o disappunto?» sussurrò Bethelie, lo sguardo fisso sulle loro mani. «Sono tutti convinti di sì.»

«Beh, tutti sbagliano» ribatté Chloe.

Comprendeva le preoccupazioni di Bethelie. L'epilogo che molti consideravano normale, quello che credevano più probabile, prevedeva la loro inimicizia. Persino i suoi amici avevano dubitato della situazione: forse Bethelie avrebbe cercato di riconquistare il suo primo amore, dicevano; forse i sentimenti di Brycen avrebbero vacillato; forse i bei discorsi di Chloe sul non essere gelosa sarebbero crollati quando li avrebbe visti insieme.

"Suppongono solo su basi logiche" pensò, ricordando l'ammonimento che Chen-Yi era solito farle da ragazzina. "Leggono la situazione, invece che leggere noi."

Un errore da principianti. Lei aveva smesso di farlo da oltre sette anni.

«Per me non è diverso» proseguì Chloe. «Le persone che ho amato fanno tutte parte di me, in un modo o nell'altro, ma questo non mi fa dubitare del mio amore per Brycen. Perché non dovrei credergli, quando mi dice che per lui è lo stesso?»

Bethelie sospirò, e la postura si rilassò un poco. «I miei fratelli e le mie sorelle mi hanno rimproverata per l'invito. Ritengono che tu non provi altro che rancore e disprezzo nei miei confronti, e mi accusano di essere ingenua e sciocca per credere il contrario. Forse è vero, forse anche tu mi trovi ingenua e sciocca, eppure mi fido più delle parole di Brycen che dei loro pregiudizi: mi ha scritto che è merito tuo se ha risposto alla mia lettera, e non penso che la persona crudele che i miei parenti dipingono gli avrebbe consigliato di farlo. Quella persona non mi avrebbe parlato in questo modo, perciò io... I-io vorrei davvero andare d'accordo con te, Chloe. Mi piacerebbe che fosse possibile.»

«Certo che è possibile, è quello che voglio anch'io.» Chloe sorrise, stringendo più forte le sue mani. «Non sono gelosa di te, Beth. So che ami Kristofer e che Brycen ama me, questo è sufficiente. Ma se anche le cose fossero diverse, perché dovrei odiarti? È Brycen a scegliere con chi stare, non io: se tu fossi ancora innamorata di lui e lui di te, se mi lasciasse per questo, mi farebbe soffrire... Ma non vi odierei. Non potrei mai odiare qualcuno solo perché ama.»

Bethelie liberò un lungo mugugno pensoso. «Davvero non lo faresti? L'avrei definito impossibile, ma tu lo fai sembrare così—»

«Semplice? Brycen me lo dice sempre.» Chloe rise, e le labbra di Bethelie si distesero un po' insieme alle sue.. «A volte le cose lo sono davvero, siamo noi a renderle complicate. E la nostra situazione è molto semplice: se vuoi andare d'accordo con me, allora non considerarmi "la nuova fidanzata del mio vecchio fidanzato", ma solo un'amica. E non trattenerti con Brycen per paura di infastidirmi: se vuoi che il rapporto tra voi torni alla normalità, devi essere la prima a comportarti come se lo sia.»

«Io...» Bethelie alzò lo sguardo. Un singhiozzò le sfuggì dalle labbra tremanti mentre la guardava con occhi lucidi, trattenendo a stento le lacrime. «Ti chiedo scusa, io... Io non so proprio che dire. Mi aspettavo una conversazione così diversa...»

«Ce l'ho io, qualcosa da dire» disse Chloe, liberando le sue mani. «Avresti potuto lasciare l'invito di Brycen aperto, ma hai deciso di invitarci entrambi nonostante tutto, nonostante le mie origini. Grazie. Per me, questo vale più di tutto il resto.»

Bethelie singhiozzò di nuovo. Le sue labbra tremavano e il petto era scosso da un pianto che faticava a trattenere: in un attimo gli occhi si riempirono di lacrime, scivolando lungo le guance arrossate.

Mari si fece spazio tra le tende e sgusciò nello stanzino. «Tutto risolto. Ho dato loro distrazione per— Beyled candida, cos'è accaduto?»

«È stata adorabile» mugolò Bethelie. «Avevi proprio ragione tu.»

«E ti sembra un buon motivo per piangere? Oh, Beth. Sei senza speranza» Mari piantò le mani ai fianchi in un sospiro, ma il suo sorriso era colmo di affetto. Aveva ancora uno sguardo intenerito quando si voltò verso Chloe. «Non dartene pena, Bethelie è facile al pianto. Il giorno del matrimonio potremo considerarci fortunati se all'ora delle danze avrà finito le lacrime.»

«Non lo faccio di mia volontà» si lamentò lei, tirando fuori un fazzoletto dalla manica per asciugarsi il viso.

«E non le hai neppure misurato l'altezza!» continuò Mari, sbirciando il taccuino. Sospirò di nuovo e scosse la testa. «Senza speranza, senza speranza.»

Chloe ridacchiò. «Cosa dicevi su Donna Jlenna e Donna Mirjana?»

«Oh, non torneranno a breve. Ho suggerito di anticiparci dalla sarta: Gydja è la più chiacchierona tra le cugine di Beth, non darà loro tregua.» Mari scivolò a fianco di Bethelie e le afferrò un braccio, trascinandola verso il divanetto. «Perciò c'è tutto il tempo per chiedere a Chloe quei consigli.»

Beth avvampò. «M-Mari! Non essere indecente.»

«Sto solo seguendo i consigli di mio fratello: bisognerebbe impegnarsi nel cogliere qualsivoglia occasione di apprendere. Il vero peccato dell'umanità risiede nei rifiutare la possibilità di ampliare la propria conoscenza.»

Bethelie si lasciò cadere con lei sul divanetto, stringendosi nelle spalle come a voler scomparire tra i cuscini. «Così metterai a disagio Chloe...»

«No, affatto» disse lei, incrociando lo sguardo di Mari in un sorriso complice. Afferrò il panchetto e lo spostò di fronte a loro, tirando avanti la gonna per sedersi. «Ditemi pure, care donzelle. Cosa volete sapere?»




Tutti preoccupati che a Brycen potesse riaccendersi la scintilla verso Beth, e invece quella a cui bisogna fare attenzione è Chloe (?) 😂 Le vignette sul loro incontro non mentivano del tutto XD Non che Brycen abbia davvero bisogno di preoccuparsi, nel cuore di Chloe c'è solo lui u_u

Ora che avete conosciuto Beth, ditemi: rispecchia l'idea che vi eravate fatti di lei? 👀

In ogni caso, la parte più bella del capitolo resta Chloe che flexa, change my mind (?)

Vi lascio Brycen e Bethelie da ragazzini ♥ 10 punti a chi riconosce la citazione!



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