Capitolo 17 - Altocumuli

Quel giorno il cielo era attraversato a perdita d'occhio da altocumuli.

Chloe aveva difficoltà a ricordare altri dettagli: le sfuggivano il mese, l'ora, quali vestiti aveva addosso, persino la sua età – rammentava vagamente che aveva tredici anni, o forse quattordici; era difficile stabilirlo con precisione, dato che Chen-Yi non le aveva mai comunicato il giorno in cui era nata. Quel cielo chiazzato di soffici macchie bianche, però, riempiva la sua memoria con precisione.

Era certa che fossero altocumuli, perché teneva traccia dei suoi progressi nell'utilizzo di Maelstrom sfruttando le nuvole. Chen-Yi le aveva insegnato a riconoscerle e distinguerle, spiegandole a che altezza si trovavano dal suolo, ma a Chloe non interessava definirlo con precisione. Sapeva che gli altocumuli si formavano più in alto dei nembostrati, perciò se fosse riuscita a superarli o quantomeno raggiungerli sarebbe stato un netto miglioramento.

Chloe aveva atteso gli altocumuli per più di una settimana, e quando aveva finalmente posato gli occhi su quelle forme familiari si era sentita...

Quello non riusciva a ricordarlo. Euforica? Sollevata? Impaziente? Cosa si prova quando si ottiene ciò che si desidera dopo una lunga attesa? La mente era svelta a suggerirle risposte che si adattavano a quel contesto, eppure non riusciva a definire quale fosse quella vera. Rammentava di aver sentito il petto avvampare, i muscoli farsi più leggeri, il diaframma rilassarsi, ma il significato di quelle sensazioni era inaccessibile.

Gli altocumuli non si mantenevano mai a lungo, perciò Chloe corse subito fuori dal tempio. L'isola di Hoshu era un minuscolo fazzoletto di terra pianeggiante, non dissimile dalla miriade di isolotti che abbracciavano le coste di Jiyu. Si estendeva per poco più di un chilometro quadrato e per i comuni cittadini di Jiyu era disabitata come tutti gli altri. In pochi sapevano che uno dei templi dell'Heiko Jun sorgeva nel suo centro, perciò era semplice trovare un luogo solitario per allenarsi. Chloe superò il frutteto che si estendeva oltre la struttura e raggiunse una piccola radura erbosa, libera da alberi e cespugli per decine di metri.

Si concesse il tempo di regolarizzare il respiro e raggiungere lo stato di concentrazione necessario, poi alzò lo sguardo alle nuvole e sollevò le mani davanti a sé, racchiudendo quello scorcio di cielo tra le dita. Chloe canalizzava il Sihir attraverso le mani: percepiva l'energia pizzicarle i polpastrelli, le bastava muoverle per tirare i fili invisibili che costruivano il mondo. Distese le braccia e quei fili divennero rigidi e taglienti come lenze; poteva sentirli incidere una fenditura là dove non avrebbe dovuto esserci nient'altro che aria, piegando la realtà in un vortice scuro. Era troppo lontano per riuscire a vederlo, ma Chloe sapeva che un secondo portale si era aperto tra le nuvole sopra la sua testa. C'erano sempre un ingresso e un'uscita, sebbene fosse una descrizione fallace. Quelle che si vedevano non erano altro che due metà dello stesso passaggio, non una coppia ma un unico portale.

Chloe entrò nel vortice oscuro, e quando ne uscì il gelo investì la sua pelle in uno schiaffo d'aria fredda tanto intenso da farle dolere i muscoli. Sollevò le braccia a proteggere il viso, ma la gola venne attraversata da minuscoli aghi di ghiaccio quando provò a respirare. Lo stomaco si contorse nell'impossibilità di assimilare sufficiente ossigeno, il corpo venne richiamato a terra dalla gravità che lo tirava a sé come un amante possessivo. Chloe si ritrovò incapace di udire e faticò ad aprire gli occhi, ma riconobbe gli altocumuli nella densa nebbia di cristalli di ghiaccio e gocce d'acqua che l'abbracciava.

Sotto di lei, le isole sembravano residui di un territorio più vasto andato in frantumi. Chloe non era in grado di distinguere Hoshu dalle altre briciole di terra, né era sicura di riuscire davvero a vederla; forse gli scorci che intravedeva erano di Wen She, oppure di Nagae. Per il ritorno, la cosa migliore da fare era sfruttare le Gallerie. Chloe non faceva altro che spezzare il tragitto in piccoli segmenti, creando una serie di portali uno dietro l'altro, ma credeva che sarebbe stato più utile assegnargli un nome. Attraversando vortice dopo vortice in quel modo, avrebbe potuto raggiungere il confine più distante di Jiyu in poche ore – ma per un tratto così breve, dividere il percorso a metà sarebbe stato sufficiente.

Chloe allungò le braccia verso terra, e nuvole e cielo si piegarono in una spirale oscura che accolse la sua caduta. Quando ne uscì stava ancora precipitando e faticava a tenere gli occhi aperti, ma si trovava a una quota molto più bassa: adesso riusciva a distinguere Hoshu, perciò puntò lo sguardo sulla radura e creò un secondo portale sotto di lei.

Le nuvole lasciarono il posto alle foglie e Chloe toccò il suolo con il piede sinistro, poi si spinse in avanti con una capriola per attutire l'atterraggio.

Chen-Yi sosteneva che tempo e spazio non esistessero nella dimensione degli Dèi. Chloe si prendeva gioco delle tempistiche, impiegando una frazione di secondo per compiere uno spostamento che avrebbe richiesto parecchie ore. Qualcuno avrebbe potuto sostenere che fosse più veloce del suono o persino della luce, ma sarebbe stato un errore: non c'era nessun movimento. Era come scomparire dalla realtà stessa e riapparire in un punto diverso. Così si prendeva gioco della gravità: poco importava che la sua caduta fosse iniziata a duemila o quattromila metri, per il mondo non ne aveva percorsi più di due ed era un'altezza da cui aveva imparato a controllare il suo arrivo senza farsi male.

Chloe si concesse un solo istante per riprendere fiato, poi saltò di nuovo tra le nuvole un'altra volta e un'altra ancora. Non aveva modo di comprendere la curva dei suoi progressi dopo ogni tentativo, poteva solo attendere: avrebbe superato gli altocumuli oppure il costante uso di Maelstrom le avrebbe annebbiato la mente a tal punto da costringerla a fermarsi, perciò avrebbe continuato fino ad allora.

Ad ogni salto era sempre peggio, il corpo protestava per quei repentini cambiamenti d'ambiente con fitte e brividi lungo braccia e gambe, la testa sembrava sul punto di esplodere e lo stomaco si contorceva in crampi violenti. Il senso di vertigine e nausea cresceva ogni volta che dal cielo abbassava lo sguardo, mentre il ghiaccio le mordeva la pelle e le graffiava la gola.

Non era una sensazione gradevole: i muscoli rispondevano ai suoi comandi sempre con più fatica e lentezza, il corpo sembrava urlare, il freddo le intorpidiva i sensi. Faceva male, ma quantomeno era... beh, qualcosa.

E poi aveva il Sihir a proteggerla. Il suo influsso rendeva la costituzione dei Dotai più robusta, senza contare che i Rimedi erano più potenti su loro. Chloe non era in grado di usare il Sihir per curare malattie e rimarginare ferite, come facevano i kraajal di Verlate, però Chen-Yi le aveva insegnato come rinforzare l'organismo attraverso meditazione e frequenti bagni nelle Fonti. Era in grado di spingersi all'estremo, era in grado di sopportare tutto questo.

Avrebbe potuto esercitarsi viaggiando via terra, ma non sarebbe stato altrettanto funzionale. Avrebbe potuto sfruttare punti di riferimento più precisi, ma non sempre avrebbe avuto una visione chiara della meta come accadeva con il cielo. Se non poteva affidarsi alla vista, doveva lasciare il compito alla sua memoria. Stava imparando a focalizzarsi su dettagli specifici – aveva deciso di chiamarli Agganci – per ridurre i margini di errore quando visualizzava un luogo nella sua mente, ma sfruttare questo sistema era complesso. Richiedeva più tempo e più concentrazione, e non riusciva a saltare tanto lontano come quando aveva la possibilità di posare il suo sguardo sull'obiettivo.

Il suono di lenti passi che sfioravano l'erba attirò la sua attenzione. Chloe riconobbe la figura di Chen-Yi avanzare sul prato, il viso coperto dalla maschera bianca priva di espressione e il cappuccio calato sul capo. I lembi delle ampie vesti scure si agitavano al vento, che si era fatto più forte. Doveva riferirle qualcosa di importante, se l'aveva raggiunta con il suo vero corpo.

Forse le avrebbe finalmente affidato una nuova missione? La Madre l'aveva estromessa dal praticare Giudizi, ma Chloe non era una Purificatrice; per lei, quel veto non era così rilevante. C'erano molti modi in cui poteva essere utile, che fosse grazie a Maelstrom o tramite le sue abilità da Tessitrice. La sua vita apparteneva agli Dèi, e dubitava che avrebbero tardato a richiedere i suoi servigi.

«Maestro.» Chloe rinunciò alla creazione di un nuovo portale e abbassò le braccia, intrecciando le mani a vortice mentre chinava il capo.

«Hai fatto progressi?»

«Non ho ancora superato gli altocumuli, ma sono abbastanza vicina a farlo.»

La voce di Chloe scemò in un sussurro strozzato, morendo in un soffio leggero alla fine della frase. Dovette schiarirsi la gola per riuscire a continuare, ma fu come raschiarla con lame infuocate: la laringe doveva essersi infiammata.

«Prosegui l'allenamento finchè lo ritieni opportuno, dunque» disse il Senza Volto, facendo sparire le mani dietro la schiena. «A partire da domani, tuttavia, avrai nuove mansioni da assolvere. Svolgerai queste attività in concomitanza al tuo addestramento al Meigui-wu e agli incarichi che ti verranno assegnati dall'Ordine.»

«Dunque queste mansioni non sono collegate al mio ruolo?»

«Ho avuto modo di parlare con la Madre della tua peculiare condizione. Riteniamo di aver compreso come agire per porvi rimedio.»

Chloe annuì. Non ricordava di aver aggrottato la fronte o smosso le labbra; se una qualche traccia di emozione si fosse affacciata sul suo viso, non avrebbe saputo dirlo. La notizia l'aveva scossa? Ne era rimasta turbata, o forse le aveva donato speranza? Il battito cardiaco era accelerato, ma era a causa dello sforzo. E così il dolore che saettava tra i muscoli, i brividi sulla pelle e l'affanno che andava placandosi. Era stanca, quello riusciva a definirlo. Aveva fame, bisogno di calore e riposo.

«Maestro, mi è concessa una domanda?»

«Certamente.»

«Perché è necessario trovare una soluzione? Credevo che imparare a sedare le emozioni fosse il mio obiettivo. Hai detto che stavo facendo progressi, eppure sembra sia diventato qualcosa di negativo.»

«Il vero controllo viene dalla consapevolezza» Dietro le sottili fessure della maschera, gli occhi di Chen-Yi la fissavano con severità. «Non puoi padroneggiare qualcosa che non conosci. Non puoi sperare di riconoscere le emozioni altrui se sei incapace di farlo con quelle che ti appartengono. Non esiste possibilità che tu possa comprendere gli altri se non comprendi prima te stessa.»

«Comprendo i tuoi insegnamenti. Non è sufficiente?»

Il Senza Volto non rispose. Si avvicinò a lei e posò una mano sulla sua testa, un tocco leggero ma consistente. Come un gatto domestico che associa al cibo il cigolio di un'anta che si apre, Chloe aveva compreso che il suo mentore ripeteva quel gesto quando voleva impartirgli un'importante lezione senza suggerirgli la risposta. Eppure, benché non avesse mai smesso di offrirle i suoi insegnamenti, quella fu l'ultima volta che le sfiorò il capo a quel modo.

«Dimmi, Kiyoko. Cosa pensi che io stia provando in questo momento?»

«Tu e la Madre avete trovato una soluzione, perciò provi sollievo.»

«Errato. Stai supponendo solo su basi logiche, stai leggendo la situazione invece di leggere me» la corresse Chen-Yi. Il suo tono era piatto, il suo corpo immobile. «E ora dimmi: cosa stai provando tu?»

«Ho freddo» rispose Chloe. «La pelle formicola, i muscoli sono intorpiditi e il mio stomaco è ancora contratto. Mi fa male la testa e respirare e parlare graffia la gola.»

«Questo è solo ciò che sente il tuo corpo, Kiyoko.» Chen-Yi abbassò lo sguardo, concedendosi qualche istante di silenzio. Dopo tutti quegli anni, Chloe non aveva ancora idea di come interpretarlo. «Non mi hai chiesto come intendiamo agire. Non sei curiosa di sapere ciò che ti attende?»

Chloe lo osservò a lungo prima di rispondere. «Non saprei. Dovrei esserlo? Si tratta di qualcosa che non posso evitare, né ho modo di farlo avvenire prima o dopo. Saperlo non cambierà nulla.»

«Di questo, me ne assumo la colpa.» Il Senza Volto scosse il capo, allontanando la mano dai suoi capelli. «Ti ho insegnato a correre senza preoccuparmi di lasciarti imparare a camminare. Ho spiegato i colori a un cieco e ho preteso che fosse in grado di dipingere ciò che vedevo. La mia presunzione mi ha abbagliato. Avrei dovuto notare i segnali, avrei dovuto comprendere prima i miei errori. Che gli Dèi possano perdonarmi.»

Chen-Yi si voltò, liberando un pesante sospiro. Il suo tono aveva qualcosa di diverso dal solito, qualcosa come... Preoccupazione? Rabbia? Rimpianto? Perché era così difficile da capire?

«Maestro» lo richiamò Chloe, notando che il suo mentore aveva cominciato ad allontanarsi. «Non mi hai detto qual era la risposta corretta: cos'è che provi?»

Chen-Yi la fissò in tralice, offrendole solo uno scorcio di maschera bianca da guardare. «Rammenta bene, Kiyoko: che sia da lezione per entrambi. Questo è ciò che accade quando il nostro spirito non è in equilibrio. Ho ingannato me stesso, credendo di averne il controllo. E cosa ne ho ottenuto?» Il Senza Volto le diede nuovamente le spalle, ricominciando a camminare. «Nient'altro che delusione.»



«Signore della Luce, è tardissimo!» Mindy scattò in piedi, trasalendo in un verso strozzato che scosse Chloe dai suoi pensieri. «Sbrighiamoci, rischiamo di arrivare in ritardo!»

Indossò in fretta la giacca e picchiettò sulla spalla di Nosh, che si alzò senza protestare. Brycen sollevò gli occhi verso di lei, ma ebbe a malapena il tempo di prendere fiato che Mindy gli puntò l'indice conto.

«Non osare dire "te l'avevo detto"» lo ammonì, e lui mostrò i palmi in segno di resa.

Mindy annuì, soddisfatta. Lo baciò sulle guance e poi corse a fare lo stesso con Chloe, salutandola con due schiocchi acuti. Nosh, invece, si chinò su di lei per stringerla in un vigoroso abbraccio.

«Ci vediamo più tardi, vale?»

Chloe sfarfallò le ciglia. Di cosa stava parlando? Cercò Brycen con lo sguardo, sperando che riuscisse a cogliere la supplica d'aiuto nei suoi occhi, ma Mindy lo anticipò in uno sbuffo.

«Te l'ho detto che non stava ascoltando» disse, le mani posate sui fianchi larghi mentre scuoteva il capo.

«Si parlava della Festa dell'Angelo Iezalel» intervenne Brycen. «Nosh e Mindy chiedevano se avessimo intenzione di raggiungerli, dopo le celebrazioni.»

«Ándale, oggi è il giorno migliore! C'è poca gente e non rischiamo che finisca qualcosa alle bancarelle.» Nosh sfoggiò un sorriso entusiasta. Brycen era ancora seduto, così il notranese ne approfittò per circondargli le spalle con un braccio. «Dovete venire. Conosco la fiera como la palma de mi mano, vi farò mangiare fino a scoppiare.»

Chloe liberò un mugolio pensoso, guardando il cielo grigio oltre la finestra. Non aveva interesse per le ricorrenze luciste, ma la Festa dell'Angelo Iezalel aveva un legame marginale con la religione. Al centro delle celebrazioni c'era l'unità tra le regioni di Sayfa, definizione che dopo la nascita della repubblica si era elevata per includere concetti più ampi di pace e tolleranza in tutta Halka. Il centro cittadino di Mehtap avrebbe ospitato la fiera per un'intera settimana, offrendo cibo, divertimenti e bancarelle con peculiarità di ogni territorio, riesumando le antiche tradizioni locali o invitando a scoprire quelle straniere. Chloe avrebbe dovuto essere impaziente di partecipare, eppure aveva dimenticato il suo arrivo: si era concentrata a tal punto sui problemi di Kiyoko che faticava a tenere il ritmo con la vita di Chloe.

Non poteva ancora abbassare la guardia. Fare rapporto a Chen-Yi aveva rattoppato il problema, ma i punti di quel rammendo precario sarebbero saltati via se non avesse risolto le cose con Tertius entro due settimane.

«Non credo sia una buona giornata per uscire» disse, indicando le nubi oltre il vetro. «Altocumuli. Di solito preannunciano un bel temporale.»

Si umettò le labbra, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita. Avrebbe voluto accettare, ma il suo nervosismo pizzicava sulla pelle come una miriade di spilli sottili: devi ponderare con attenzione ogni tua azione e ogni tua parola, le aveva insegnato Chen-Yi. Mai fornire una risposta netta senza aver prima valutato ogni sua implicazione nel contesto.

"Ma è solo una fiera di città, cosa dovrei valutare?" si rimproverò, ma era tardi per sopprimere il suo istinto. Mindy aveva già cominciato a sbuffare, sciorinando lamentele e preoccupazioni per il maltempo.

«Non fa niente, mi vida. La fiera sarà qui per tutta la settimana, possiamo andarci quando ci pare.» Nosh alzò le spalle, un ampio sorriso sulle labbra. Saprai che il mondo sta per finire quando vedrai un notranese pessimista, sosteneva un detto; di certo era vero per Nosh, che riusciva a distendere ogni espressione corrucciata della sua fidanzata. «Andiamo alla funzione, intanto. Se si mette a piovere ce ne torniamo a casa, altrimenti...»

«... altrimenti, aspettateci di fronte alla cappella» si intromise Chloe. «Ci faremo trovare al cancello d'ingresso per le otto, otto e un quarto al massimo. Se non ci vedrete lì, vorrà dire che abbiamo deciso di rimanere a casa.»

Quando furono usciti, Chloe si accasciò sul letto. Forse avrebbe dovuto comprare dei cuscini rigidi per farne dei braccioli, così da renderlo più simile a un divano, sebbene la schiena non avesse altro appoggio che la fredda parete.

«Era da molto che parlavate della fiera?»

Brycen scosse il capo, raccogliendo le carte da gioco che giacevano sparpagliate sul tavolo. «Non più di un quarto d'ora. Abbiamo per lo più discusso su quali zone visitare: Mindy desidera recarsi al mercato, mentre Nosh si è premurato di elencare tutti i piatti tipici che vorrebbe mangiare.»

«Mi faresti un riassunto? Scusa se mi sono distratta, non volevo ignorarvi.»

«Non preoccuparti, erano semplici chiacchiere. Nulla di essenziale» disse Brycen. Sistemò le carte nella scatola, ma restò a fissarla per un lungo istante; ne picchiettò la superficie con le dita, poi la posò con cura sul tavolo, come a voler evitare di far rumore. «Mi domando però a cosa pensassi così intensamente.»

«Ero con la testa tra le nuvole, nel vero senso della parola. Mi domandavo come sarebbe saltarci dentro.» Chloe ritirò le ginocchia al petto, volgendo lo sguardo alla finestra. Una mezza verità sembrava più leggera di una bugia. «Ti sei mai chiesto cosa si prova a stare lassù?»

«Ammetto di no» disse Brycen, sedendosi al suo fianco. «Mi domando se...»

La sua frase scemò in un mormorio confuso. Chloe sentì le spalle di Brycen alzarsi mentre prendeva fiato, poi abbassarsi di nuovo quando liberò l'aria in un soffio leggero. Un brivido sfiorò la sua pelle, mordicchiando le dita e la punta del naso, e la vista cominciò ad appannarsi – no, non erano i suoi occhi; c'era qualcosa davanti a lei, un velo di nebbia che si addensava a pochi centimetri dal suo viso. Dapprima un alone etereo, poi un biancore sempre più consistente che sfumava in un pallido grigio. L'ammasso informe si allungò e si contorse, estendendo i lembi sbiaditi per dividersi in piccoli fiocchi. Chloe ipotizzò che volesse imitare l'aspetto soffice e globulare degli altocumili, ma all'improvviso brinò in minuscoli cristalli di ghiaccio.

«Credevo fosse più semplice.» Brycen sospirò, facendo dissolvere le piccole nuvole congelate in uno sbuffo leggero. «Forse dovrei chiedere a Louis qualche consiglio sulla loro formazione.»

«Ma guardati: è spirito di iniziativa quello che vedo?» Chloe liberò una risata allegra. «E non ho nemmeno dovuto fare gli occhi dolci per convincerti!»

«Qualcuno mi ha detto che non dovrei tenere il mio Naru al guinzaglio, perciò sto provando a seguire quel consiglio.»

«Molto saggio, questo qualcuno

«E anche molto insistente.»

«Preferisco "tenace"» ribatté Chloe, sfiorandogli le labbra in un bacio leggero.

«Dunque era questa l'unica cosa a cui pensavi? Nuvole?»

«È un valido argomento. Sai che si possono interpretare le forme che vedi quando le guardi? Pare che dicano molto sulla tua personalità.»

Quante volte Yu-Zhay le aveva chiesto di farlo? Chloe ricordava di essere rimasta a fissare il cielo per ore senza venirne a capo. Per molto, troppo tempo non era stata in grado di rispondere altro che nuvole; non sembrava ciò che il Monaco sperava di sentire, eppure era la verità. La contraddizione l'aveva confusa per mesi.

Persino dopo tutti quegli anni, ora che la sua fantasia riusciva a suggerirle risposte sempre differenti, c'erano giorni in cui osservare il cielo plumbeo risvegliava le sue angosce, come rivoli densi di un acido che erodeva i muscoli penetrando fin dentro le ossa. Giorni in cui aveva timore di interrogarsi, di alzare gli occhi e scoprire che era tornata a non vedere altro che nuvole.

«Non ne dubito, ma non è ciò che intendevo dire» disse Brycen. «Sei spesso distratta, ultimamente. Più del solito. Mi chiedevo se–»

«Lo so, hai ragione. Scusa anche per quello. È questione di giorni, te l'assicuro: ho parlato con il committente e pensato a un'alternativa per risolvere le cose. Devo solo scriverla e assicurarmi che funzioni, poi sarà tutto a posto.»

"Per il momento" suggerì una voce nei suoi pensieri, un'eco viscida che non riusciva a scacciare. Tertius era un capitolo chiuso, ma ne sarebbero arrivati altri. Nuovi incarichi, nuovi obiettivi. Che scusa avrebbe usato quando Chen-Yi le avrebbe chiesto di sedurre qualcun altro?

Non poteva tirarsi indietro per sempre. Aveva scelto la via dell'Ordine dell'Equilibrio ed era un cammino che richiedeva sacrificio. Una vita fuori dal tempio era un privilegio che nessun altro Tessitore poteva vantare, e la motivazione diventava sempre più chiara ai suoi occhi: avrebbe dovuto essere grata di quell'occasione, piuttosto che lamentarsi di non avere abbastanza. Quei compromessi non le piacevano, ma erano i pilastri che reggevano tutto il suo mondo, entrambi i suoi mondi.

«Chloe» la chiamò Brycen, sfiorandole il viso. «Sei certa che sia tutto a posto?»

Sì. No. Non ne aveva idea. Le sue emozioni erano perse nella nebbia, e ovunque guardasse c'erano soltanto nuvole. Era in grado di volare o stava solo precipitando?

Afferrò la mano di Brycen, trovando ristoro nella sua stretta. Quel contatto riusciva a diradare il groviglio sconnesso che gravava sul suo petto: era il centro del vortice, il punto fermo a cui poteva aggrapparsi mentre ogni cosa attorno a lei era in tumulto.

«Mi spiace di essere stata un po' strana, in questi giorni.» Chloe intrecciò le dita con le sue. La sua pelle era fredda, ma anche umida. «E soprattutto mi dispiace di averti fatto preoccupare così tanto.»

«Non è niente, l'importante è che tu stia davvero bene.»

«Niente? Hai le mani sudate, ti succede solo quando sei molto in ansia per qualcosa.» Chloe gli strinse anche la mano sinistra. Doveva mettere un punto a quella situazione e recuperare il controllo, alla svelta; era già costretta a mentirgli, non lo avrebbe trascinato nella tempesta.

Lui però si irrigidì. «Non è per quello che pensi» disse, distogliendo lo sguardo mentre si schiariva la voce. La sua pelle era così chiara che Chloe notò subito gli accenni rosati sulle guance. «Speravo potessimo parlare di quella sera. Non abbiamo più affrontato l'argomento, e... Non posso fare a meno di chiedermi se il libro sia realmente l'unica ragione per cui sei così distante, o se la colpa sia anche mia.»

«Dèi, no!» Chloe drizzò il busto, facendo scivolare le gambe giù dal letto. «Credevo avessi bisogno di tempo e spazio. Non volevo obbligarti a parlarne, temevo che comportandomi come al solito ti avrei messo sotto pressione e...»

"E non hai pensato che avrebbe potuto fraintendere?" si rimproverò, mordicchiando l'interno della guancia.

Era ovvio che le sue giustificazioni non sarebbero state sufficienti. Avrebbe dovuto prevederlo, ma era stata così concentrata su Chen-Yi che aveva sorvolato su quei segnali che ora risultavano evidenti. Aveva supposto solo su basi logiche, leggendo la situazione invece di leggere Brycen.

"Complimenti, davvero una Tessitrice esperta!"

«Te lo giuro, non ha nulla a che fare con questo» sospirò, stringendosi al suo fianco. «Ho sbagliato io, quella sera. Credevo che ti servisse una spinta per superare l'imbarazzo, ma ho letto male i tuoi segnali e ho esagerato. Avrei dovuto fermarmi quando ho notato che eri a disagio, invece di...»

Esitò. Come poteva spiegarlo? Era stato sufficiente sentire il corpo di Brycen stretto al suo per ritrovare il sollievo. L'angoscia per l'esito della sua missione si era dissolta nei suoi baci; forse, fare l'amore con lui avrebbe persino cancellato quanto successo con Tertius.

Che stupida.

«Non è colpa tua, Bry. Ti prego, non sentirti in difetto per questo. Non avrei dovuto insistere, non sei costretto a—»

«... forzarmi a fare qualcosa che non voglio? Lo so, Mindy ha detto la stessa cosa, ma non è questo il caso.»

Chloe sfarfallò le ciglia. «Mindy? Hai parlato di questo con Mindy?»

«Non avrei dovuto?»

«No, intendo dire... Tu hai parlato di questo con Mindy

«La vodka potrebbe aver aiutato.» Brycen socchiuse gli occhi, allungando le labbra in un soffio divertito. «Oltre al fatto che mi ha praticamente sequestrato nel retro del Nerea.»

Chloe scoppiò a ridere. Quello sprazzo di ilarità sfuggì dalle sue labbra così spontaneo da sorprendere se stessa, e subito coprì la bocca con una mano per trattenerlo. «Scusa. È solo che... Voglio dire, è proprio da Mindy. Com'è andata?»

«Mi è stata di supporto per fare chiarezza. Ho compreso che avevo necessità di ragionare su determinate questioni su cui ho la tendenza a glissare e... Ascolta, Chloe: avrei dovuto darti una spiegazione, quella sera, ma non ci sono riuscito. Vorrei farlo adesso.»

Chloe sorrise. «Ti ascolto.»

«Suppongo non sia una sorpresa per te, ma io... Non sono pratico con questo genere di cose. Non ho mai sperimentato nulla oltre un semplice bacio, e tutto il resto è... gradito, non fraintendermi, ma inaspettato. Quella sera mi hai colto alla sprovvista. Non credevo che sarebbe successo così presto, sebbene Mindy sia stata più che esaustiva nel farmi comprendere quanto il termine "presto" possa essere relativo.» Sbuffò una risata nervosa, vibrante come la sua voce. Se Chloe avesse poggiato la testa contro il suo petto, era certa che avrebbe sentito il suo cuore battere più rapidamente. «Quello che intendo dire è che non hai interpretato male i miei segnali: è vero, ero sorpreso all'inizio, ma anch'io volevo... Come dire, non è che... Oh, dlya semi tsvetov. Mi è piaciuto, Chloe. Non avrei voluto respingerti, ma ho realizzato che non avevo idea di cosa fare e l'ansia mi ha sopraffatto. Io sono assolutamente impreparato, mentre tu... Tu sei...»

Brycen abbassò di nuovo lo sguardo, stavolta su di lei. Il rossore sul suo viso divenne più intenso mentre faceva scorrere gli occhi dal suo viso alle sue gambe, le labbra dischiuse in un respiro lento. Chloe trattenne il suo, così come l'impulso di baciarlo; era difficile non pensarci, se la osservava a quel modo. Quanto a lungo aveva desiderato vedergli quell'espressione addosso?

«Il modo in cui mi guardi, certe volte. Il modo in cui mi parli, in cui ti muovi, in cui sorridi... Dea, Chloe, tu... tu mi fai desiderare cose che non avevo mai neanche osato pensare. Mi fai provare cose che non avevo mai provato prima e... Non è che non voglia farlo: lo voglio, Chloe. Lo voglio davvero.» Le parole si ridussero a un sussurro, colorandosi di un accento più marcato del solito. Il respiro freddo che le sfiorava il collo divenne un soffio pesante, intriso di amarezza mentre Brycen chinava il capo. «Ma non adesso. Ho bisogno di capire come gestire tutto questo, perché ad essere sincero al momento non ne ho idea. È stupendo, ma...»

«... travolgente?» Chloe piegò il capo, facendo correre lo sguardo sui rami del mandorlo dipinti sulla parete. Le davano gioia, anche se non erano che una pallida imitazione degli alberi che crescevano fuori dalla sua finestra, abbracciando il tempio di Hoshu con i loro petali rosati. «So di cosa parli. Non è lo stesso argomento, però mi sono sentita anch'io così, tempo fa. Era qualcosa di bello, ma a cui non ero pronta. Non sapevo ancora cos'avrei dovuto fare di quelle emozioni, non sapevo come... accettarle

Riusciva ancora a sentire la fresca brezza primaverile di quel giorno accarezzarle la pelle. Ricordava il profumo delicato che le sfiorava le narici, l'allegro cinguettio degli uccellini, i movimenti sinuosi dei fiori che oscillavano al vento. Aveva ammirato la fioritura dei mandorli innumerevoli volte, ma nulla era paragonabile alla felicità di quel giorno. Chloe non aveva creduto di poter provare un simile sentimento fino a quel momento, talmente forte che sentiva il petto esplodere. Meraviglioso... eppure, sconosciuto. Così intenso da spaventarla.

«Va tutto bene, Brycen» disse Chloe. Sorrise mentre abbandonava la testa contro la sua spalla: l'aveva rifiutata, eppure non riusciva a sentirsi delusa. Era così... fiera. Il viso di Brycen era così rosso di imbarazzo fino alla punta delle orecchie, eppure le sembrava così bello che le era impossibile distogliere lo sguardo. «Grazie per avermelo detto. A dire il vero avevo paura che ti sentissi costretto ad assecondarmi, ed è l'ultima cosa che voglio. Prenditi tutto il tempo che ti serve, ti aspetterò. E se hai bisogno di fare un passo indietro—»

«Tutt'altro. Non voglio che tu ti trattenga come hai fatto in questi giorni. Apprezzo il tuo naturale modo di essere. Mi... manca, il tuo naturale modo di essere.» Brycen si schiarì la voce, lo sguardo fisso sulle loro dita intrecciate. Aveva cominciato ad accarezzarle con il pollice, disegnando morbide curve sulla sua pelle. Come poteva un tocco così freddo scaldarle il petto in quel modo? «Vorrei essere io a fare un passo avanti, piuttosto: anche se non sono pronto per quello, vorrei... Come dire, vorrei saperne di più. Mindy ha detto che possiamo arrivarci per gradi e... devo ammetterlo, Chloe, non ho avuto il coraggio di informarmi su cosa intendesse dire con preliminari, però mi piacerebbe scoprirlo. Con te.»

Chloe trattenne il fiato, distendendo le labbra. Una scarica di euforia la attraversò, risvegliando i muscoli: scalpitavano per la voglia di muoversi, di ridere, di gettargli le braccia al collo e baciarlo fino a perdere cognizione del tempo. Strinse più forte la sua mano, trattenendo quell'emozione al centro del petto, dove il cuore batteva così forte da scuotere tutto il corpo.

«Intende dire che ci sono altre cose che potremmo fare, a parte il sesso.» La sua voce era più acuta del solito, squillante. Era difficile mantenere disteso il suo tono, quando aveva così tanta voglia di urlare. «Cose un po' più... leggere.»

«Puoi insegnarmi?» balbettò Brycen. «Spero non sia una richiesta troppo assurda, ma non so in che altro modo—»

Chloe lo baciò. Sfiorò le sue labbra in un tocco lieve, tenendo a bada la vibrante eccitazione che le stuzzicava il basso ventre. Sentì Brycen rilassare i muscoli a quel contatto, sporgendosi per cercare ancora la sua bocca, e abbandonò in un sospiro ogni rimostranza.

Gli afferrò il viso e lo tirò a sé, cercando la sua lingua mentre affondava le mani tra i suoi capelli. Dèi, quanto le era mancato; adorava i baci teneri e fugaci a cui si era limitata, ma erano quelli morbidi e lenti che bramava come fossero necessari alla sua sopravvivenza.

«Possiamo cominciare adesso, se vuoi.»

Brycen deglutì. «Adesso?»

«Puoi dirmi di no, se non te la senti, ma pensavo... L'altra volta, mentre ti toccavo. Hai detto che ti piaceva, giusto?» sussurrò Chloe, accarezzandogli il collo. Era teso sotto le sue dita, ma Brycen la baciò in un mugugno di assenso. C'era qualcosa di diverso nel suo sguardo, nei lenti respiri a labbra dischiuse: trepidazione. «Ti andrebbe bene se lo facessi? Possiamo fermarci lì. Non sarà poi così diverso da quello che faresti da solo, in effetti.»

«Da solo?» Brycen sussultò. «Io non... non l'ho mai... Non...»

«Mai? Sul serio?» Chloe ridacchiò, facendo scorrere le dita lungo il colletto della camicia scura. «Sarebbe davvero il caso di rimediare, allora...»

Scivolò in basso, seguendo la linea dei bottoni scuri fino a raggiungere quello dorato dei pantaloni. Chloe se lo rigirò tra le dita prima di slacciarlo, insinuandosi sotto la stoffa, e un gemito abbandonò le labbra di Brycen quando cominciò ad accarezzarlo.

«Dovresti provare, ogni tanto» gli sussurrò a fior di labbra, percorrendo la sua eccitazione con il palmo della mano. Dèi, era così appagante sentirla crescere sotto le dita. Guardarlo fremere in risposta ai suoi stimoli accendeva le sue voglie; poteva sentire il desiderio pulsare tra le sue cosce, richiamando con prepotenza la sua attenzione. «Ti rilasserebbe molto, sai? Ci si sente così bene, dopo... »

Brycen sgranò gli occhi. Prese fiato, ma non aggiunse altro. Chloe però conosceva la domanda che gli era rimasta incagliata in gola. Poteva leggerla nel suo sguardo, dove sorpresa e vergogna non riuscivano a celare l'inconfondibile bagliore della curiosità.

«Posso confessarti una cosa a riguardo?» gli domandò, avvicinandosi per sussurrare al suo orecchio. Quando lui annuì, Chloe gli mordicchiò il lobo. «Mi ecciti da morire quando siamo alla Corte di Andromeda.»

Brycen liberò uno sbuffo divertito. Impossibile, sembrava dire quel sorriso sghembo.

«Dico sul serio, Bry: sei irresistibile. Hai uno sguardo così intenso, e la tua voce... Oh, Dèi.» Chloe sospirò, avventandosi sulla sua bocca. Lo baciò ancora e ancora mentre lo accarezzava, ansimando tra le sue labbra. «Il modo in cui parli, le tue espressioni, tutto di te mi fa impazzire. Ogni volta che ci andiamo, mi fai venire così tanta voglia che smetto di ascoltare e immagino di fare l'amore con te su quel divano. Continuo a immaginarlo mentre torniamo a casa, e quando resto da sola... beh, comincio a toccarmi pensando a te.»

«Tu...?» Brycen inspirò a fondo, trattenendo il fiato. Boccheggiò sillabe inconcludenti mentre la fissava, e c'era un tale stupore nel suo sguardo che Chloe non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito.

«Mi stendo qui, proprio dove siamo adesso.» Cercò la mano di Brycen, facendola scorrere sulle sue cosce nude. «Chiudo gli occhi e penso ai tuoi sorrisi, alla tua voce, alle tue labbra... Penso a quello che vorrei farti, a quello che potremmo fare insieme, penso: oh, Dèi, quanto vorrei sentire quel freddo su di me, dentro di me. Allora allargo le gambe e...»

Attirò la sua mano sempre più in alto, lasciandogli il tempo di fermarla mentre la infilava sotto la gonna. Non lo fece. Brycen si abbandonò a un sospiro eccitato e risalì con lei fino a sfiorare il perizoma, ma Chloe lo sentì sussultare quando lo accompagnò sotto il tessuto, fermandosi appena oltre il bordo.

«Io non...» balbettò Brycen, il respiro spezzato. «Non so come...»

«Non fa niente, amore. Ti guido io.» Chloe lo baciò, accarezzandogli il viso. «Lo vuoi?»

Brycen gettò fuori l'aria in un soffio pesante. Annuì; e Chloe sorrise.

«Goditelo, allora.»

Chloe spinse la sua mano più in basso, espirando al contatto delle dita di Brycen su di lei. Era ghiaccio sulla sua pelle bollente, soddisfacente come una bevanda fresca lungo la gola in una calda giornata d'estate, un brivido gelido che correva tra le sue gambe e risaliva lungo la schiena, dissipandosi in una sensazione di puro benessere che pulsava là dove aveva condotto la sua mano.

«Immagino sempre che sia tu.» Chloe gli accarezzò il dorso con la mano, suggerendogli di imitare quel movimento su di lei, e mugolò di appagamento di quando Brycen cominciò a farlo. «Immagino che sia la tua mano ad accarezzarmi, a toccarmi, a stuzzicarmi ancora, ancora e ancora... fino a farmi venire.»

Il suo tocco era inesperto, tremante di imbarazzo, ma diventava più disinvolto e sicuro ad ogni gemito di Chloe – e Dèi, quella delicatezza la infiammava ancora di più. Quanto adorava sentire le sue dita esplorarla con cautela e bramosia, guidati dai suoi sussurri ansimanti verso i punti che più la facevano godere; quanto adorava sentire il suo respiro freddo sul collo mentre si abbandonava a mugugni vogliosi ogni volta che la sentiva sussultare. Il piacere inebriava ogni fibra del suo essere, accarezzava la sua mente e riecheggiava nel suo petto, scuotendo il corpo in spasmi di un'eccitazione che pulsava tra le dita di Brycen senza che ne avesse più il controllo. Gemette più forte quando raggiunse l'apice, abbandonandosi agli spasmi involontari del suo corpo, a quella sensazione di pura estasi che non poteva competere con nient'altro.

Non era solo l'orgasmo. Chloe era stata addestrata dai più esperti maestri di seduzione del Meigui-wu, ma niente era paragonabile a ciò che riusciva a darle la persona che amava. Le sue prime esperienze le avevano lasciato emozioni contrastanti e confuse, il sesso era solo l'ennesima arte di cui padroneggiare le tecniche, perciò l'aveva lasciata indifferente fin quando Yixing non le aveva mostrato la differenza. Con lei aveva provato amore per la prima volta, con lei aveva capito quanto la connessione tra due anime elevasse quella fisica a un livello incomparabile.

E condividere quel momento con Brycen, stretta tra le sue braccia, inebriata dal suo profumo e dal tocco fresco della sua mano tra le sue gambe... Dèi, non c'era niente di più bello. Abbandonò la testa sulla sua spalla per riprendere fiato, e quando sollevò il viso lui la guardava con un'espressione che non gli aveva mai visto prima. Era rapito da lei, pervaso di un desiderio e un appagamento tali da farlo ansimare ancora. Chloe aveva bramato così tanto di vedere nei suoi occhi quella straripante passione che il solo incrociare il suo sguardo fu sufficiente a riaccendere la sua voglia.

«Chloe...» sospirò Brycen, la voce tremante mentre la baciava «Quello che mi hai detto prima, puoi... puoi...?»

«Oh, Dèi, . Sì che posso.» Chloe espirò di piacere, avventandosi sui suoi pantaloni per abbassarli. «Adesso è il mio turno.»



È giunto il momento di approcciarci al passato di Chloe con uno sguardo più attento: facciamo così la conoscenza della "condizione" che l'ha accompagnata per molti anni. Nei capitoli non viene esplicitamente dato un nome, ma è riconducibile all'alessitimia (o analfabetismo emotivo). Ne avevate mai sentito parlare? Durante le mie ricerche ho notato che è poco conosciuta!

Nel presente, intanto, Brycen muove passi avanti e conferma che il dialogo è la migliore soluzione ♥

Chloe si allena con Maelstrom saltando tra le nuvole

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