XIX
Grace si avvicinò al ragazzo, sorridendo. «Ehy».
Il biondo sobbalzò, poi alzò lo sguardo e le sorrise di rimando. «Ehy.» Battè la mano sulla panchina, facendole segno di sedersi.
Lei annuì e si accoccolò sulla panchina, cercando di scaldarsi.
«Ne vuoi uno?» Chiese Nicholas, facendo allusione ai suoi guanti.
«Perché no...», rispose Grace, sorridendo.
Le si stava gelando il naso e sicuramente aveva le guance tutte arrossate per il freddo.
Nicholas le passò il guanto nel quale infilò subito la mano destra, poi provò a sfregarla con l'altra per prendere un po' di calore.
Non gli chiese perché avesse avuto bisogno di vederla, sapeva che le risposte sarebbero arrivate da sole e non voleva apparire fredda - cosa strana ma vera - al suo amico.
Strinse le ginocchia al petto e si avvicinò al ragazzo. Notò che quando respirava, gli usciva del fumo dal naso.
Sorrise divertita.
«Che c'è?» Domandò lui, incuriosito.
«Sembri un treno a vapore», poi scoppiò a ridere.
Fu in quel momento che Nicholas capì che i suoi dubbi e le sue frustrazione erano stati vani.
Credeva che dopo quella "discussione" la sera della festa, lei fosse ancora arrabbiata con lui. Invece erano solo state preoccupazioni stupide. Ringraziò il cielo.
«Potrei dirti di...mh, tornartene a casa, perché volevo incontrarti per...beh, per chiarire, dato che credevo che tu fossi ancora arrabbiata con me...ma a quanto pare...», le disse.
«Emh...ero arrabbiata con te?» Chiese Grace, confusa.
Nicholas scosse la testa sorridendo. Poi si voltò a guardare i pochi bambini che correvano, come era suo solito fare. Gli sembrava di tornare indietro nel tempo.
Grace invece focalizzò il suo sguardo sulle due altalene, una delle quali era occupata. «Posso?» Chiese piena di speranza al ragazzo.
Lui sorrise. «Certo», rispose ridendo. «Ti guardo da qua», concluse.
Grace si bloccò.
Ripensò alla lei di sei anni, che si dondolava sull'altalena, osservata da sua madre da una panchina molto distante.
Le passò la voglia.
«Anzi è...è meglio...è meglio andare in un posto più caldo, non trovi?» Si voltò per fare la domanda all'amico.
Lui la guardò confuso e sorpreso da quella decisione repentina, ma poi annuì. Si alzò e la affiancò.
«Dove andiamo?» Le chiese.
«Non lo so. L'unico posto in cui sono stata è Ben & Jerry, quindi si può dire che in sostanza io non conosca nessun bel luogo dove andare...», rispose lei, senza staccargli lo sguardo di dosso.
Lo faceva quando era sicura, guardare le persone senza distogliere lo sguardo mentre parlava.
È lì, lì si sentiva sicura.
«Va bene, allora...dato che a me sta venendo un certo languorino, direi di andare al...Six Taste. Dobbiamo prendere l'autobus però.»
Grace disse che non c'erano problemi.
Tornarono sulla strada principale attraverso la scorciatoia usata da Grace, così Nicholas scoprì che casa sua era molto più vicina di quanto pensasse al suo luogo preferito.
Aspettarono l'autobus alla fermata più vicina e, venti minuti dopo, si trovarono fuori il loro bar.
Appena entrati, sentirono il calore penetrare loro le ossa. Grace restò per qualche secondo immobile sulla soglia, con gli occhi chiusi. Non si sentiva più il naso.
Nicholas la guardò ridacchiando, per poi dirigersi ad un tavolino accanto alla finestra che dava sulla strada.
Poco dopo, Grace lo seguì.
«Tu cosa vuoi prendere?» Le domandò il ragazzo, sfogliando il menù.
«In realtà...nulla, abbiamo mangiato molto a pranzo, perché abbiamo ospitato il sindaco», rispose lei, sorridendo.
«Anche Minho?» Chiese brusco, forse fin troppo.
«Anche Minho», concluse Grace, sospirando. «Cornelia ha...ha detto del...del»
«Cornelia ha detto del bacio e tu non volevi che lo sapessero tutti.» Nicholas la guardò abbassando il menù all'altezza del naso. «Alla fine non è nulla di male, no? Oppure non volevi che Minho Feller venisse a sapere che mi hai baciato perché hai intenzione di-»
«Sta' calmo! È solo che adesso trovo difficile spiegare a mio padre e Kristina che non è come pensano e...»
«Perché? Non puoi illuderli tu per una volta sola?» Esordì il ragazzo, che si era rilassato sulla sedia.
«In che s-»
La loro conversazione venne interrotta da una ragazza poco più grande di loro, che era andata a prendere le ordinazioni.
«Cosa vi porto?» Domandò, facendo un sorriso che rivelò la sua dentatura perfetta.
«Mh...cioccolata calda e...dei muffin, per entrambi»
Grace fece per replicare, ma Nicholas le fece segno di non parlare.
Una volta che la cameriera se ne fu andata, il ragazzo riprese a parlarle.
«Intendo dire che...insomma, ti hanno sempre fatto credere cose che non erano vere, a partire dal loro comportamento che cambia di giorno in giorno, fino alla camera da ristrutturare, dove invece è rinchiuso tuo fratello.»
Grace annuì. «Sai che ti dico? Hai ragione.»
Nicholas fece per batterle il cinque.
A lei venne in mente il primo giorno di scuola, quando aveva fatto la stessa azione e lei lo aveva ignorato.
Questa volta ricambiò.
«Allora, ho una notizia che ti sconvolgerà...pronta?»
«Pronta», rispose Grace, ridendo.
«Non sono più nella squadra di football», esordì lascivo.
Lei lo guardò dubbiosa.
«Voilà! Due tazze fumanti di cioccolata calda e tanti bei muffin!» Esclamò la cameriera, poggiando sul tavolo le ordinazioni.
Nicholas la ringraziò, mentre Grace le sorrise cordialmente.
«Mi hanno cacciato», spiegò Warren, soffiando sul contenuto bollente della tazza.
«Come sarebbe a dire "mi hanno cacciato"?»
«Nella nostra squadra non c'è libertà di parola, né di pensiero. Joseph ha colpito ancora. Idee diverse dalle sue e da quelle delle sue cozze? Pugni. Disaccordo nei confronti di alcuni argomenti? Espulsione. Hanno votato anche, gli idioti. Tanto, se Joseph dice così, è meglio fare come dice lui: può picchiarci!» Terminato il suo sfogo, prese a bere la sua cioccolata calda.
Grace lo guardò, poi alzò gli occhi al cielo. «Meglio per te.»
«Cosa?» Domandò, prendendo alcuni pasticcini.
«Scimmioni. Sono una banda di scimmioni», affermò convinta.
Nicholas rise di gusto, contagiando anche lei.
Grace si frenò, ancora.
Frenò l'impulso di fregarsene della tazza davanti a sé che poteva cadere, frenò l'impulso di scavalcare il tavolo e baciare le labbra piene di briciole del ragazzo seduto di fronte a lei.
Ma gli afferrò la mano.
Non se ne accorse neppure, per quanto fosse concentrata nel cercare di domare il suo istinto, di domare ciò che aveva dentro.
Nicholas sembrava non averci fatto caso, ma non poteva non essersene accorto. Continuò a mangiare i muffin, anche quelli destinati a Grace - quel ragazzo non era certo stupido, aveva ordinato per due pur sapendo che lei non avrebbe mangiato per avere una doppia porzione - e lentamente Grace ebbe la possibilità di far scivolare le sue dita sul dorso della mano del ragazzo, per poi toglierla completamente, lasciando però che i loro polpastrelli continuassero a sfiorarsi.
«Quella la bevi tu oppure vuoi passarmi la tazza?» Chiese il ragazzo, con un sorriso angelico.
Grace scosse la testa sorridendo e fece strisciare il piattino con la tazza dall'altro lato del tavolo.
Nicholas aveva quasi finito di bere la seconda tazza di cioccolato caldo, quando Grace esclamò il suo nome.
«Nicholas! Sta nevicando!» Un sorriso troneggiava sul suo viso.
Il ragazzo corse a pagare il conto - aveva mangiato solo lui - e corse fuori, prendendo Grace per il polso.
Nicholas la lasciò, si abbassò e, dopo aver compattato una palla di neve, gliela lanciò addosso.
Grace gridò e, dopo aver eseguito gli stessi movimenti, lanciò a sua volta una palla di neve al ragazzo.
Continuarono così fino a quando Nicholas non cadde per terra e si finse morto, sperando che Grace ci carcasse.
Non ci cascò.
Si stese anche lei accanto al ragazzo e fissò il cielo che ormai era diventato già scuro.
D'inverno era così, ma a Grace faceva piacere.
Nicholas sorrise e sussurrò «Biancaneve...»
Lei sorrise, senza replicare.
«Non hai mai pensato al fatto che...i tuoi occhi fossero come questo cielo?» Le chiese all'improvviso.
«No...ho sempre pensato che fossero...blu come il mare», rispose lei.
Nicholas si alzò sui gomiti per guardarla meglio. «Il cielo non fa che dare colore al mare, quindi se i tuoi occhi sono blu come il mare, sono anche blu come il cielo. Come questo cielo», spiegò lui.
Avrebbe voluto aggiungere "ci vedo anche le stelle", ma pensò che non fosse molto consono.
Grace si tirò su a sedere, guardando Nicholas con aria terrorizzata.
«Cosa c'è?»
«Io non ho ancora studiato!»
Fece ritorno a casa alle sette e mezzo, senza dare alcuna spiegazione. Cenò in tranquillità con la famiglia, poi fece la doccia e si preparò per dormire.
Prese i libri che le servivano per studiare, i quaderni, un paio di penne ed un evidenziatore.
Adorava studiare sul letto, anche se molto spesso le capitava di addormentarsi.
Due orette dopo, sentì bussare alla porta.
"Nathan."
«Avanti», biascicò.
Sorpresa, vide varcare la soglia di camera sua da Kristina.
«Spero di non disturbarti...», disse quest'ultima.
Grace scosse la testa e mise i libri da parte, poi afferrò un cuscino da abbracciare e fece spazio a Kristina, portandosi le gambe al petto.
«È successo qualcosa?» Chiese la ragazza, sorridendo.
«È la domanda che vorrei fare a te, in realtà», spiegò la donna.
«Oh.»
«So che magari non ti fidi di me...ma penso che tu abbia bisogno di parlare con qualcuno dei tuoi...drammi. Hai delle amiche, ma c'è anche bisogno di...»
Una figura simile a quella della madre.
«Come vanno le cose a scuola?»
«Bene...a breve usciranno i quadri. Il voto più basso sarà per economia, ma per fortuna non c'è nessuna insufficienza.»
«Mi fa piacere...peccato per economia, magari avresti potuto scegliere un corso più interessante...Sai già in che college andrai?»
«A dire il vero...no», rise Grace.
Kristina sorrise. «E... - fece un'espressione che Grace non si seppe spiegare - con i ragazzi?»
Grace pensò a Nicholas, a quello che le aveva consigliato di fare.
Non lo fece.
«Tu credi a quello che dice Cornelia?» Domandò, incerta.
«Se tu non mi dai prova che non sia vero, temo proprio di sì», rispose lei.
«So che è difficile da credere, ma è l'ho baciato perché dovevo...allontanare Cornelia...ho letto che vedere due persone che si baciano mette a disagio, così...Non mi credi, vero?»
Kristina scosse la testa.
«Con chi sei uscita oggi?»
«Con lui. Ma non è come pensi...credeva che io fossi ancora arrabbiata con lui, perché alla festa...alla festa mi sono comportata da vera stronza, lui ci è stato male...»
«Eri ancora arrabbiata con lui?»
Grace scosse la testa. «Non lo sono mai stata.»
Kristina sorrise.
Grace avrebbe voluto dirle che le stava succedendo qualcosa.
Che quando era con lui si sentiva bene.
Viva.
Ma era abituata a tenere tutto per sè, a non chiedere.
Sarebbe stata capace di andare a cercare la causa dei suoi sintomi su internet, se solo non avesse saputo, per tutti i libri letti, che si stava innamorando.
«Anche io, da ragazzina, ho avuto una cotta per il signor Warren. Ne ero completamente ossessionata. Siamo anche stati fidanzati...più o meno sette mesi. Poi l'ho lasciato perché temevo di poter avere dei figli con gli occhi verdi», raccontò ridendo.
Rise anche Grace.
Kristina lo aveva capito da sola, senza che la ragazza glielo dicesse.
Lo aveva capito guardando i suoi occhi blu come il cielo, che brillavano ogni qualvolta parlasse di lui.
E se ci fosse stato, Nicholas in quegli occhi ci avrebbe visto un cielo stellato, un'intera galassia.
Inconsapevole del fatto che splendesse solo per lui.
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Salve lettori! Dai, vi ho fatti un po' sclerare? Spero di sì!
Dato che alla fine di questo capitolo non c'è abbastanza suspance...vi anticipo soltanto che nel prossimo capitolo succederà una cosa moolto strana. Detto questo, buona giornata!
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