XIV
c a p i t o l o
X I V
«'Cause I lost my time, I lost my life and you.»
«No, no, ripartiamo dalla ventiduesima battuta, non riesco proprio...» biascicò Allyson.
Trascorsero tre ore prima che la canzone potesse essere davvero perfetta. Allyson aveva perso la voce, ma, fortunatamente, il concerto si sarebbe tenuto il mese successivo.
«Comunque penso che la chitarra...» iniziò la rossa, alludendo alla chitarra classica di Grace.
«Stoni», terminò Grace.
Non aveva voglia di usare la chitarra di Natalie. Era una specie di rifiuto personale. Non ne conosceva il preciso motivo, ma forse era dovuto al fatto che credesse di essere davvero solo una sostituta per loro.
Le affibbiavano lo stesso ruolo, la trattavano come se la conoscessero da sempre - ma non era questo ad infastidirla - e poi le davano anche la sua chitarra. Grace aveva tutte le possibilità di andare a comprarne una propria.
«Dev'essere una normale chitarra elettrica?» chiese la ragazza.
«Ma non devi per forza acquistarla!» rispose Allyson.
«È che... la chitarra deve scegliermi, è come un rito. Sai come la bacchetta in Harry Potter...» rispose Grace.
Allyson annuì.
«Siete già pronti per la festa dell'Ape Fortunata?» Chiese la voce scherzosa di Shane.
I ragazzi ridacchiarono per il modo in cui aveva chiamato Lucky Bee, poi Allyson, si mise le mani nei capelli.
«No! Ma perché devo andare a quella festa? Non ne ho la minima voglia! Io odio le feste, lo sapete bene.»
Esatto: Allyson Swanson, la regina del fracasso, odiava le feste.
«Io ho quasi trovato il completo perfetto per la festa, quindi sono abbastanza calma», rispose Magdalene.
«Dai Allyson, mi lasci sola alla mia prima festa? Poi come faccio a prendere qualche drink in più se tra me e Magdalene sono l'unica ragazza maggiorenne?» Disse Grace, scherzando.
«E poi io ho bisogno di aiuto... c'è, insomma, c'è...» parlò Magdalene.
«Jason Kess!» Fisse la mora sorridendo malignamente.
Magdalene arrossì.
«Awwwww», fece Allyson.
Anche gli altri si unirono al coro di "aw" e per un momento, nulla ebbe importanza.
Il venerdì giunse in fretta. La settimana era stata colma di verifiche scritte e orali, avvicinatasi la data degli scrutini che avrebbero sancito la fine del primo trimestre. Nathan non si era fatto vedere e nessun incendio o avvelenamento sospetto si era verificato.
Ma era solamente la quiete prima della tempesta.
Quando il campanello di casa suonò, Grace si precipitò al piano di sotto: avrebbe ospitato per la prima volta Allyson a casa sua.
Appena aprì il portone, una furia rossa la travolse, stringendola in un abbraccio, che si rivelò essere un po' goffo a causa delle due borse che aveva portato la ragazza con sè.
Grace infatti l'aveva invitata a casa sua per prepararsi insieme per la festa, anche con l'aiuto di Kristina. Poi avrebbe anche trascorso la notte lì, così "si sarebbero aiutate se una delle due fosse stata ubriaca marcia".
In casa c'erano sia Kristina che suo padre, quindi presentò la ragazza ai due.
«Lei è la mia amica Allyson. Canta nella band dove suono anch'io. È molto brava, anche se questa settimana la voce non ne ha proprio voluto sapere...» disse Grace, sorridente.
Allyson strinse la mano ad entrambi, poi Grace provò a mostrarle un po' la casa e, in seguito, la portò in camera sua, che quel giorno era più ordinata del solito.
Aiutò l'amica a disfare le borse. Una era per gli abiti che aveva intenzione di provare, compresi di accessori e scarpe. L'altra era per i suoi effetti personali, il pigiama e i trucchi che sarebbero potuti servire per la festa.
Trascorse poco tempo, che Kristina entrò nella stanza con indosso - facendo quasi venire un colpo a Grace - dei jeans e una felpa, i capelli raccolti in uno chignon che si manteneva con l'aiuto di una matita, e la sua trousse.
«Voilà», esordì la donna.
Allyson battè le mani, mentre Grace continuava a fissarla incredula.
Kristina aiutò le ragazze a prepararsi davvero, poco più di un'ora prima dell'appuntamento che avevano con Shane e gli altri.
Le tre si erano divertite provando i vestiti più strani, abbinati a make-up che mai più avrebbero realizzato nella loro esistenza.
«Non pensi che quelle scarpe abbiamo un tacco troppo alto, Al?» Chiese Grace, ridendo.
«Ma no, tutt'altro! Guarda come sono brava a cammin-» la ragazza cadde sul letto e scoppiò a ridere, seguita da Kristina e la figliastra.
Allyson aveva la testa piena di bigodini, come la madre la settimana precedente. Kristina invece aveva messo a scaldare la piastra a vapore per lisciare i capelli di Grace, che pareva però voler andare alla festa vestita da clown, dopo aver scoperto della fobia di Lucky Bee per questi.
Alla fine Kristina riuscì a fare un bel lavoro, nonostante la ribellione di Allyson del non voler indossare un abito, ma un semplice completo più adatto ad un ambito lavorativo.
Allyson era molto bella: una cascata di boccoli le cadeva lungo la schiena, il viso era poco truccato, ma comunque non poteva essere non visto, un lungo abito rosa cipria le fasciava il busto. Le lasciava le spalle scoperte, ma le spalline erano elaborate e da esse si staccava uno strascico velato per ogni spalla. Le decolletè dorate che portava ai piedi erano abbinate alla cinta sottile che dava più volume all'abito. Una piccola pochette dello stesso colore dell'abito conteneva ciò che poteva servirle quella sera.
Grace impiegò più tempo ad uscire dal bagno, poichè le era tornato alla mente che poteva avere alcuni problemi mostrare alcune parti del suo corpo. Mentre indossava l'abito scorse nel suo riflesso nello specchio una cicatrice sulla spalla destra. La ricordava bene, eccome se non la ricordava. Utilizzò un po' di fondotinta per coprire il "guaio", poi finalmente si mostro ad Allyson e Kristina.
Indossava un abito lungo, blu cobalto. La gonna era drappeggiata e il corpetto molto aderente, ornato da ricami che salivano fin su le spalle e lasciavano parte della schiena nuda. Una cintura color argento le cingeva la vita e un punto luce dello stesso colore trionfava tra i capelli lisci, che erano stati semi-raccolti: soltanto due sottili ciocche erano state legate dietro la nuca, per evitare che ricadessero sul viso. Quest'ultimo, era stato truccato con un leggero ombretto e un tocco di mascara. Aveva potuto fare a meno della tinta per le labbra, poichè le sue erano già molto scure. Ai piedi portava un semplice paio di sandali neri, con un po' di tacco. Aveva una pochette uguale a quella di Allyson, ma di color argento.
Grace si soffermò a guardare la sua amica, poi sè stessa. Erano una l'opposto dell'altra. Oro e argento, rosa e blu, notte e giorno, vita e morte.
«Caspita, si è fatto tardi!» Esclamò Kristina, controllando l'orologio da polso.
«Beh, le donne si fanno sempre aspettare», disse Allyson scherzosamente.
Le due scoprirono che non era così: aspettarono per oltre un quarto d'ora che l'auto blu notte di Shane apparisse in fondo alla strada. Appena Allyson la vide provò ad urlare per la gioia, ma quello che le uscì dalla bocca non fu che un roco lamento. Il finestrino dal lato passeggeri si abbassò e rivelò il volto giocoso di Nicholas che, dato uno sguardo alle due ragazze, fece un fischio di ammirazione. Grace si schiacciò una mano in fronte e, una volta salita a bordo con Allyson, constatò l'assenza di Minho, Larry e Magdalene.
«Minho lo prendiamo alla prossima fermata, è rimasto in comune col padre. Magdalene viene accompagnata dalla madre, dato che è andata a cercare un regalo da portare alla nostra Apina; mentre Larry arrivava alla festa a piedi...abita molto vicino a Lucky Bee», esordì Shane, rispondendo alle domande di Grace.
«Comunque siete entrambe... » iniziò Nicholas, con un tono di voce un po' imbarazzato, «Molto belle» terminò Shane, guardando le due ragazze nel riflesso dello specchietto retrovisore.
Grace si limitò a sorridere, mentre Allyson avvampò.
Poco dopo fecero una sosta per far salire anche Minho e, dopo una ventina di minuti arrivarono fuori la casa dove si stava tenendo la festa. La musica si udiva già da una certa distanza, così come le grida di alcuni ragazzi. Shane fece scendere i suoi amici per trovare un luogo dove poter parcheggiare. Loro lo aspettarono nel cortile, parlando del più e del meno.
C'era una capiente piscina dalla forma ellittica.
Shane non tardò ad arrivare, così tutti e cinque entrarono nell'abitazione. La prima stanza, che doveva essere il soggiorno, era molto ampia. Vi erano dei tavoli addossati alla parete, sui quali era poggiato il buffet. Vi era un grande spiazzo centrale adibito al ballo, ma anche alle chiacchieratine tra amici.
Quattro grandi casse erano appese al soffitto e, in un punto meno affollato, c'era un deejay che invogliava i ragazzi a ballare.
Di tanto in tanto, qualche cameriere addetto al catering si avvicinava per offrire qualche drink, che Grace e i suoi amici rifiutavano prontamente: non volevano essere ubriachi già a metà della festa.
Quando Magdalene fece il suo ingresso, si trovò con tutti gli sguardi puntati addosso, a causa dello stupore.
I capelli rosa erano raccolti in un morbido chignon che lasciava libera qualche ciocca un po' più ribelle. Aveva tolto gli occhiali e, probabilmente, applicato le lenti a contatto. Indossava una canotta bianca di raso, dalle spalline sottili e lo scollo a "v" non troppo profondo, che veniva ornato da una collana di perle. Una gonna a ruota sulla lunghezza del ginocchio, riprendeva il colore dei capelli: rosa pastello. Ai piedi portava un semplice paio di sandali bianchi, ornati con delle perle molto simili a quelle della collana.
Forse, nella sua semplicità, era la più bella della festa.
«Sei uno schianto», le disse Allyson avvicinandosi.
Lei sorrise e salutò tutti, poi mostrò la bustina in cui era contenuto il regalo. «Questo lo facciamo portare a Nicholas», disse sorridendo maliziosamente.
Nicholas fece di no con la testa e provò a nascondersi dietro un cameriere, invano.
«Allora...balliamo?» Chiese Shane, mentre già provava ad eseguire qualche passo di danza. Poi chiese al deejay di far partire qualcosa di lento.«Mi sono allenato tutta la settimana e non vorrei averlo fatto invano...»
Allyson, Magdalene e Nicholas lo liquidarono dicendo di avere fame e dirigendosi al buffet, in un punto strategico da cui la più piccola avrebbe potuto osservare Jason Kess. Minho parve ricordarsi che doveva cercare Larry. Grace fece una scrollata di spalle e gli porse una mano.
«Sai ballare?» Chiese Shane.
Grace annuì. «Mi sono esercitata con tanti mocho mentre aiutavo mia madre a pulire», spiegò ridendo.
Shane le prese la mano e provarono a ballare, anche se risero per la gran parte del tempo.
«Non mi piace», esordì Shane, guardando alle spalle di Grace e poi spostando lo sguardo qualche metro più lontano.
«Cosa?» Chiese allora lei.
«Jason Kess...ma soprattutto il modo in cui guarda Allyson.»
Grace sorrise. «Sei geloso! Inoltre, penso che stia guardando Magdalene, si è fatta così bella solo per lui...!»
Shane arrossì, poi fece di no con la testa. «Non sono geloso...»
«Per niente...non so come abbia fatto a pensarlo...» fece Grace, come per stare al gioco, poi si scostò. «Forza, andiamo a vedere cosa vuole quel Jason».
I due si avvicinarono ai loro amici e Grace si rivolse a Magdalene. «Allora, ci vai a parlare tu o ci vado io?»
Magdalene fece un sorriso imbarazzato.
«Okay, voi restate qui e io vado a fare quattro chiacchiere con lui.»
Grace si sorprese di sè stessa. Dal non parlare a nessuno, ad andare a parlottare con degli sconosciuti per dare una mano ad un'amica, erano trascorsi sì e no due mesi. Ma non poteva essere cambiata così tanto, soprattutto perché nella sua mente ora albergava la convinzione di essere una sostituta. No, lo stava facendo soltanto perché era annoiata dalla festa, si disse.
Notando che il ragazzo stava fumando, chiese ad un paio di persone lì attorno una sigaretta, da usare come mezzo per avvicinarsi.
Grace si avvicinò cauta, con una sigaretta tra le dita. Notò un ragazzo dai capelli biondo scuro, quello che Magdalene le aveva indicato come Jason Kess.
«Hai da accendere?» Fece, avvicinandosi.
Lui alzò un sopracciglio e guardò il modo in cui la ragazza gli stava porgendo la sigaretta.
«L'hai messa al contrario», le fece notare.
«Oh, sì, emh, scusa, la distrazione...» poi girò la sigaretta, la fece accendere e provò a fumarla, ottenendo solo più colpi di tosse che la costrinsero a buttare la causa dei suoi mali per terra.
«Non avevi mai fumato...», dedusse il ragazzo, guardandola di sottecchi.
«Già. Ma spesso il fine giustifica i mezzi».
Semi-revisionato il 10/03/2020.
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Ciao belle persone! Volevo innanzitutto ringraziarvi per le visualizzazioni: sono quasi mille e per me è una gioia immensa...
Poi volevo sapere se la storia vi sta piacendo, ditemi cosa ne pensate, su su.
Ultima cosa: ai i lettori silenziosi, se ci sono, vorrei chiedere di lasciare anche solo una stellina, un solo commento, perché per me è molto importante...
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