VII. Oreo a trentotto gradi


c a p i t o l o

VII

Grace sfruttò tutto il tempo utile di quei quattro giorni per dedicarsi alla sua canzone, ma soprattutto per riprendere familiarità con la chitarra. Aveva suddiviso la giornata in diversi archi: subito dopo la scuola filava a studiare fino alle diciannove, poi fino all'ora di cena si dedicava alla musica e, dopo essersi preparata per dormire, fino alle ventitré riprendeva lo strumento.

Nel caso in cui non avesse finito i compiti, il mattino si svegliava per poter studiare fino alle sette. Nel peggiore dei casi utilizzava anche il tempo che il bus impiegava per arrivare da casa sua fino a scuola.

Furono dei giorni a dir poco stressanti, in nei quali si rese conto di non star dando del suo meglio neppure a scuola: c'era stata una verifica di economia e lei, dopo aver scritto nome, cognome e data, non era stata in grado di andare avanti.

Inoltre, in quei giorni era più intrattabile di quanto non lo fosse già di solito: bastava chiederle un foglio-protocollo per farla andare in crisi. Il tutto era reso più complicato dalla faccenda degli abiti, per la quale doveva organizzarsi ogni giorno e uscire ancora prima da casa.

Il grande giorno arrivò in fretta, tanto in fretta che Grace quasi se lo tolse dalla mente. Infatti quella mattina, quando salutandola, Cornelia aggiunse anche "buona fortuna!", si rese conto di star dimenticando gli spartiti e la chitarra a casa. Si fiondò al piano di sopra e uscì di corsa, andando a sbattere contro quella donna misteriosa che continuava ad andare in casa sua ogni mattina.

Ripassò un'ultima volta gli accordi della canzone sull'autobus, solo mimando i movimenti e, una volta scesa, fece un profondo respiro, per affrontare quella giornata con serenità e senza pensare alle audizioni che si sarebbero tenute nel pomeriggio, avendo così modo di concentrarsi soltanto sullo studio, senza farsi distrarre dall'ansia.

Nonostante non fosse una giornata molto fredda, pur essendo a novembre, Grace aveva indossato due maglie sotto la felpa nera che portava, perché da quella notte i brividi le percuotevano la schiena. Temeva di essersi presa una brutta febbre, ma in quel momento il suo unico pensiero era sopravvivere alla giornata.

Durante la lezione di filosofia tutti i suoi compagni stettero ben attenti a tenersi distanti da lei, memori della reazione che aveva avuto nei quattro giorni precedenti. Per poco la ragazza non si addormentò in classe, nonostante si trattasse di una delle sue materie preferite.

Suonata la campanella dell'ultima ora, Grace si diresse di corsa all'armadietto per prendere la chitarra e gli spartiti e chiese in giro la posizione dell'aula dove dovevano svolgersi le audizioni. Scoprì che sarebbe dovuta andare nel teatro della scuola. Era molto curiosa di vederlo, poiché non vi era stata il primo giorno con Mary Harrison. Una volta arrivata, decorosamente in anticipo, si lasciò cadere su una delle poltroncine e chiuse gli occhi. Si sentiva quasi svenire.

"Dev'essere la tensione".

Il teatro era molto ampio, il palco occupava un quarto della sala e la parte restante era popolata da poltrone rosso fuoco. Il sipario era nero, con delle rifiniture in argento, i suoi due colori preferiti. In alto vi erano una trentina di fari, ognuno di una grandezza differente. Sentì delle voci avvicinarsi e altri ragazzi entrarono nella sala, ognuno con il proprio strumento, tranne qualche eccezione che probabilmente voleva mettere alla prova la propria voce, oppure esibirsi al piano.

Poco dopo vide il ciuffo di Shane Mirror entrare, seguito dagli altri tre componenti della band, Minho Feller e Nicholas Warren.

"Bene, quanti spettatori".

Dopo essersi sistemati nella prima fila, Allyson Swanson e Shane Mirror salirono sul palco e sistemarono i poggiaspartiti e i microfoni. «Prova, prova, prova.» La voce di Shane risuonò in tutta la sala, si udì uno strepitio dovuto alla vicinanza del microfono all'amplificatore e dopo, finalmente, il silenzio. «Benvenuti- iniziò il ragazzo -vi ascolteremo uno alla volta: Allyson pescherà il vostro nome da questo cestino. Vi auguro buona fortuna!»

Minho Feller applaudì e si alzò fischiando, Allyson si diede uno schiaffo sulla fronte. Pescò il primo nome: Madelaine Loyal. La ragazza salì sul palco e si presentò. Aveva quindici anni e portava i capelli raccolti in uno chignon biondo perfetto. Suonava il piano. La sua canzone si intitolava "Lost in the sea". Le parole colpirono molto Grace, che dopo la sua esibizione fece partire l'applauso. Inoltre cantò la cover di "Thinking out loud" e Magdalene le chiese di eseguire diverse scale.

Prima del turno di Grace si esibirono altri sei ragazzi. Quando chiamarono il suo nome, Nicholas spostò il suo sguardo per tutti i sedili che si trovavano dietro di lui, incuriosito dalla decisione di Grace di partecipare. Quando passò, Minho fece per batterle il cinque, ma lei lo ignorò e salì dritta sul palco.

«Io sono...Grace McKrack, ho diciassette anni e suono la chitarra. Il mio brano è "Hell" e...» Scrollò le spalle. Sistemò il microfono alla sua altezza, gli spariti ricolmi di disegnini sul leggio e dopo aver fatto un respiro profondo prese a suonare la sua canzone. Una volta terminato sorrise nella direzione di Shane che le faceva il pollice in su. Cantò la cover di "Leave out all the rest" dei Linkin Park e Allyson le chiese di suonare le prime dieci battute di "Say you won't let go", a prima vista.

Una volta scesa dal palco sentì un peso togliersi dallo stomaco, ma nonostante avesse "vinto quella guerra" si sentiva ancora a pezzi, tanto che dovette dirigersi di corsa alla sua poltrona.

Circa un'ora e mezzo dopo, tutti i ragazzi si erano esibiti e adesso toccava decidere chi di loro fosse degno di entrare negli SOS, acronimo di "Shades Of Shine". I quattro musicisti salirono sul palco e fu Larry Brown, un ragazzo dai capelli biondo scuro, il batterista della band, a prendere la parola. «Oggi pomeriggio abbiamo assistito all'esibizione di molti talenti ed è stato molto difficile per noi dover scegliere soltanto uno di voi che potesse adattarsi al meglio al nostro ambiente e alla nostra idea iniziale di "nuovo componente". Abbiamo discusso a lungo per metterci tutti d'accordo e a differenza degli altri anni finalmente abbiamo un nuovo arrivato.»

Dopo aver lanciato un pop-corn nella sua direzione, Minho Feller si mise comodo. «Allora, chi è?» chiese curioso.

Larry fece un sorrisino, poi si voltò verso i suoi compagni. «Abbiamo deciso che la persona più adatta alla nostra band è...Grace McKrack.»

Chi un po' deluso, chi contento per la ragazza dai capelli scuri, si girò alla ricerca della sua figura, ma nessuno si alzò.

«Emh...c'è?»

Nicholas si alzò dalla sua postazione e spostò lo sguardo da un lato della sala all'altro, fino a quando non la vide seduta all'ultima fila di sinistra. Si alzò e le si avvicinò, trovandola addormentata. Un sorriso fece capolino sulle sue labbra, poi scosse leggermente la ragazza. «Ehi Biancaneve, non hai mica morso la mela avvelenata? Qui c'è qualcuno che ti reclama.»

Lei emise un mugolio e poi saltò a sedere. «Chi, cosa, dove sono, perché ci sei tu», disse tutto d'un fiato. Nick scoppiò a ridere e urlò verso i quattro ragazzi sul palco.

«Biancaneve si era addormentata!» Shane rise, Allyson anche. «Allora, vuoi salire su quel palco oppure no?» Chiese alla ragazza.

«Ma...perché?»

Lui le sorrise. «Ti hanno scelta. Fai parte degli SOS adesso.»

Grace sorrise, un sorriso sincero, che non riusciva a mascherare.

Quando la sala si fu svuotata, i ragazzi si presentarono come si deve.

Shane le si avvicinò. «Io sono Shane Mirror, piacere di conoscerti» e le porse la mano. Grace gli scoccò un'occhiata disperata, per non dirgli in modo diretto "sei proprio un idiota".

Magdalene le si avvicinò e la salutò sorridendo dolcemente e congratulandosi con lei. Larry non le si avvicinò più di tanto, ma probabilmente la sua fu la presentazione più lunga. Aveva sedici anni e, ascoltandolo parlare, Grace scoprì che non avevano nessuna passione in comune, esclusa la musica.

L'ultima fu Allyson, che le si avvicinò titubante, visti i loro precedenti. «Io sono...Allyson Swanson, canto e... - sospirò allungandole la mano - magari...»

Grace senza pensarci su strinse la sua mano annuendo «Magari.»

Gli altri non capirono, ma bastava che lo sapessero loro due. Avrebbero riprovato a diventare amiche. Forse, si disse Grace, per la prima volta aveva la possibilità di aver trovato delle persone a cui volere bene.

。・:*:・゚★,‧͙⁺˚*・༓☾

Era distrutta, le ossa le facevano male e la fronte le andava a fuoco. A quanto pareva, aveva davvero preso una brutta febbre. Appena arrivata a casa aveva raccontato tutto ciò che era successo ed era collassata mentre suo padre la abbracciava, esausta. Prima di tornare aveva anche dimenticato di fare il suo cambio d'abito, ma non ci fece neppure caso.

Dopo un paio d'ore si era ritrovata nel suo letto, con Cornelia che le poggiava dei fazzoletti in cotone bagnati sulla fronte e sui polsi. «Oh, sei sveglia tesoro. Hai una brutta febbre, probabilmente è dovuta allo stress e al freddo di questi giorni. Quei "cambi d'abito" non ti hanno fatto bene. Dovresti iniziare ad indossare soltanto pantaloni.»

Grace annuì, e richiuse gli occhi, infastidita dalla luce accesa.

Cornelia le aveva gentilmente preso una camicia da notte bianca in flanella, con dei calzoni di lana che la tenevano al caldo.

«Tuo padre sarebbe voluto restare per vedere come stavi, ma ha ricevuto una telefonata da un suo collega ed è dovuto volare a New York. In ogni caso, se hai bisogno ci siamo io e Kristina. Se vuoi ti faccio un po' di zuppa o...»

«Andrà bene del latte caldo, grazie Cornelia.»

La donna sorrise dolcemente «Anche lui ama il latte caldo».

Grace la guardò confusa e poi suppose che  l'identità di "lui" fosse legata a suo padre.

Ma non era intollerante al lattosio?

La signora si alzò e si diresse verso la porta. «Vado a prepararlo allora.»

Grace la chiamò «È magari anche...» La donna finì la frase per lei. «Oreo»e sparì nel corridoio, lasciando Grace stupita.

La sua cena non tardò ad arrivare. La mora si mise a sedere, sistemando i cuscini dietro la schiena per stare comoda, e prese a bere il latte, prendendo di tanto in tanto un Oreo col cucchiaio. Non chiese a Cornelia come sapesse del suo amore verso gli Oreo, pensò che fosse stata semplicemente questione di intuito.

La donna la guardò sfamarsi con foga, nonostante la debolezza che ogni tanto la portava a doversi abbassare e a posare per qualche minuto la tazza.

«Sai che sei ancora più pallida? Mentre prima dormivi sembravi proprio Biancaneve.»

Biancaneve.

Oh, anche lei adesso.

Grace annuì, bevve l'ultimo sorso di latte rimasto nella tazza e sprofondò nel piumone. Cornelia le lasciò un bacio sulla tempia e le mise altri fazzoletti bagnati sui polsi, poi le augurò la buona notte ed uscì.

Fu una notte lunga. La temperatura sembrava non voler scendere, Grace si sentiva la testa scoppiare. C'erano soltanto poche cose che riuscivano ad assopire il dolore in quei casi. L'aria fresca, che in quel momento non poteva permettersi di avere, perché se avesse aperto la finestra sarebbe morta congelata; un libro di astronomia, che purtroppo aveva lasciato nell'armadietto a scuola qualche giorno prima, perché temeva di distrarsi e dare meno attenzioni alla preparazione per le audizioni; e poi il latte con gli Oreo, per il quale però non poteva svegliare Cornelia.

Si mise un cuscino sulla testa e si rannicchiò in posizione fetale, sperando di riaddormentarsi, invano. Si sedette al centro del letto e cercò con lo sguardo il cardigan bianco che indossava di solito appena sveglia. Lo vide appeso alla sedia girevole, così tastò con i piedi le ciabatte per indossarle, si alzò e lo indossò.

Dovette reggersi alla scrivania per non cadere. Era molto debole e aveva la testa pesante, ma era determinata nel voler raggiungere la sua pace: il latte con gli Oreo. Brancolò nel buio del corridoio e per poco non inciampò nelle scale. Arrivata in cucina si appoggiò al marmo del lavello e poco dopo trovò la forza di arrampicarsi per prendere i biscotti e il pentolino per scaldare il latte. Riempì la tazza e risalì al piano di sopra.

Dalla porta della stanza "ancora inaccessibile" filtrava una luce giallognola, e si sentiva uno strano suono, simile a quello di un cucchiaio che miscela il contenuto di una tazza.

Nonostante le ginocchia che minacciavano di cedere e la voglia di tornare a letto per la febbre, Grace decise di entrare a vedere.

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