Capitolo quinto.

Pochigiorni prima di Natale lascio definitivamente la clinica di Melbournee faccio ritorno a Sidney. Sul taxi che mi riporta a casa di miopadre, colgo l'occasione per aprire il finestrino.

Ilvento e l'odore di mare mi investono il viso. Riesco a percepirequella leggera frescura delle sere australiane, la brezza chetrasporta la salsedine, il sole che tramonta all'orizzonte e copre diombre arancioni le piante e le spiagge vicine. Tutto questo mi èmancato nelle ultime settimane, mi è mancato forse più del freddogelido dell'Alaska. Questo luogo è casa mia.


Nonho idea di quanti abbracci ricevo quando entro in casa, ma mi sentoamata. Tanto e ne sono grata.


Dopouna sostanziosa cena a basta di pizza a cui non è seguito nessunconato, chiedo il permesso per andare in camera mia. Mi vieneconcesso e quando apro la porta color blu scuro, il forte profumo dideodorante alla rosa mi entra nei polmoni. Questa stanza, penso, haassaggiato una parte del peggio di me. Eppure riesco ancora adamarla. Poso il borsone nero sul letto, lo apro e incomincio asvuotarlo e a riempire i vuoti all'interno dell'armadio. Passo aicomodini, alla libreria, butto a terra alcuni cuscini dal letto ecamera mia sembra proprio la mia. Ripongo il borsone vuoto sotto illetto e vado a farmi una doccia calda.

E'la prima volta che sotto l'acqua bollente i pensieri non mitartassano la mente. Il profumo di bagnoschiuma al gelsomino è unbalsamo per il mio spirito tanto che, dopo essermi asciugata un pocoi capelli azzurri, mi addormento inebriata da quel dolce profumo.


Misveglio tardi, riposata e serena. Scendo al piano di sotto ancora inpigiama. Mio padre e Hanna sono fuori, Mickey dorme ancora. Colgol'occasione della mia solitudine per guardare un po' di tv emangiucchiare una mela verde. Questo fino ad alcuni mesi fa, nonl'avrei mai fatto. Provo una serenità che non provavo da tempo. E'tutto al posto giusto. La mia vita è tornata ad una certa normalità,riesco a vedere una leggera luce chiara alla fine del tunnel. La vedoe i miei piedi vanno da soli, camminano sempre più veloci. Sento chepresto inizieranno a correre e raggiungere la fine della miadepressione, della mia malattia, della mia stanchezza. Sento di avereuna speranza. E questo lo devo a loro, a mio padre, ai medici dellaclinica, a Laura, ai ragazzi che sono diventati la fonte dei mieisorrisi. A Luke.

Nonmi sono mai innamorata nel corso della mia vita. Ma in fondo, pensoche a 16 anni nessuno sappia cosa sia l'amore. Da quando hoconosciuto Luke mi sento diversa. Più felice, matura, allegra,gioiosa. Nel conoscerlo non ho trovato nessuno svantaggio, nessundifetto nella perfezione che lo compone. So di amarlo, anche se nonho mai provato questo tipo di amore. E' proprio come nei romanzirosa. Il cuore che batte forte, le farfalle nello stomaco, le nottiinsonni, la voglia di viversi. Io queste emozioni non le ho maiprovate, eccetto che con Luke. Lui mi ha cambiata, mi ha salvata. Miha fatto tornare la voglia di vivere. Credo che non avrebbe potutofarmi regalo più bello di questo.


<<Metteti questo, così non ti sporchi la maglia >>

Passoa Mickey un asciugamano nero che lui si mette sulle spallesorridendomi dallo specchio. Abbiamo deciso che era ora di tingerci icapelli di nuovo, così ci diamo una mano a vicenda.

Miinfilo i guanti di plastica neri e inizio a pettinare i capelli diMichael, scoloriti per la recente decolorazione e poi gli passo unapennellata di tinta rosso fuoco.


<<Allora, tua madre quando arriva? >> mi chiede lui facendopartire una canzone dal cellulare.

<<Domani mattina. Sono così contenta di vederla! >> esclamosorridendogli.

Miamadre ha deciso di venire in Australia per Natale, mentre il suonuovo compagno passerà le feste in Canada con la sua famiglia. Ormaisono mesi che non la vedo. Mi manca molto. Ma finalmente domani potròrivederla.

<<Si, immagino quanto ti sia mancata. >>

<<Sono contenta di vederla. Sai, questo è il primo Natale senzaRobert. Sarà un po' dura, ma saremo insieme. >>

Inostri occhi chiari si incontrano nello specchio e si sorridono.

Mentrestiamo parlando e intanto scambiandoci di posto, mentre Mickey miaggiusta la tinta blu sulle radici, dal suo cellulare parte unacanzone bellissima. Non so chi la stia cantando. Non ne conosco iltitolo ma in un certo senso è come se la conoscessi. Prendo iltelefono di Mickey e guardo il nome del cantante.

Sonoun gruppo. I 5 Seconds of Summer. Mai sentiti.

<<Questa musica... è incredibile. >>

Mickeyridacchia.

<<Siamo noi ragazzi. >>

Loguardo riflesso sullo specchio ad occhi sgranati.

<<Cosa? >>

Luiannuisce. Mi racconta tutto. Che prima del Fight hanno iniziato asuonare insieme, che si sono trovati bene e che hanno messo su unaband. Nulla di serio, ma da qualche tempo si sono messi ad incidere ipezzi migliori e che la loro intenzione è quella di pubblicarequalche video su youtube e vedere la reazione del pubblico. Unapassione.

<<Tu che fai? >>

Michaelfa spallucce mentre mi pinza i capelli in cima alla testa.

<<Suono la chitarra e canto. >>

<<E gli altri? >> domando incuriosita.

<<Cantiamo tutti. Luke suona la chitarra come me, Cal è al basso e Ashalla batteria. >> risponde levandosi i guanti e gettandolinella spazzatura.

<<E questa canzone si chiama... >>

<<She looks so perfect. >>



Acena siamo tutti riuniti sul divano, mangiando hot dog e footballperchè, tradizione vuole, che la sera prima della vigilia di Natalesi guardi tutti insieme il football in tv e si mangino schifezze. Iodi schifezze non ne voglio sentir parlare. Non penso che al miostomaco appena riabituato a ingerire cibo vadano a genio praline dicioccolato e burro ricoperte di cereali.

Mickeynon ama particolarmente questo sport, ma è così dolce e gentile chefa finta di divertirsi ogni volta per far piacere a mio padre.

Nelmentre io comincio a pensare che il giorno dopo rivedrò mamma. Miamadre è un punto importante della mia vita, una zona protetta in cuirifugiarmi nel momento del bisogno. Mi è mancata un sacco negliultimi 4 mesi. Inoltre questo Natale sarà diverso. Rob non è piùcon noi. Non ci sarà domani a urlare Buon Natale alle sei delmattino in giro per casa svegliando tutti. Non verrà più nella miastanza a saltare sul mio letto per farmi svegliare, non giocherà piùa scarabeo con papà e mamma come faceva quando era piccolo. E cosapiù importante di tutte, non mi darà il suo regalo speciale.

Sorridoa quel ricordo. Ogni anno a Natale, Rob mi regalava il sole.

Si,il sole. Con l'aiuto di alcuni suoi amici, allestiva ogni anno unastanza con diverse lampade, due lettini e una spiaggia con la sabbia.Lo faceva perchè io amavo il sole. Non lo vedevamo spesso in quelmodo in Alaska e questo un po' mi stava stretto. Ma Rob sistemavatutto. Era il mio migliore amico, il mio confidente. La mia metà. Eora se n'è andato.

Scuotola testa e mi concentro sulla partita per non sprofondare nel tristericordo di mio fratello.

Qualcosaperò mi vibra in tasca. Tiro fuori dalla tasca dei jeans ilcellulare e sorrido nel vedere una chiamata di Luke.

<<Vado un momento fuori >> dico.

<<Ok tesoro >> risponde mio padre.



Aprola porta del giardino sul retro e rispondo alla chiamata.

<<Hey >> gli faccio girovagando tra i cespugli di rose coltivateda Hanna.

<<Ciao, bellissima >> mi risponde facendomi sorridere <<Come stai? >>.

<<Sto bene. Straordinariamente bene. >> gli rispondo andandomi asedere sul dondolo sgualcito del giardino.

<<Volevo sentirti. Mi sei mancata in questi giorni. >> dice unpo' sottotono.

Aggrottola fronte alla sua risposta. Mio padre ha preferito che io nonvedessi i miei amici questa settimana. Ha come la sensazione che lorocentrino col fatto che sono stata male quella sera. Ma in realtà ètutto l'opposto.

<<Anche tu, ma sai quello che pensa mio padre... >> gli facciodondolandomi e fissando lo sguardo sulle punte delle mie scarpe.

<<Si e non lo capisco. Insomma, noi ti abbiamo aiutata. >>

<<Lo so Luke, ma non credi che per lui sia normale aver paura? Dopotutto quello che ho fatto mi sembra abbastanza giusto che lui siapreoccupato di cosa faccio, come sto, chi frequento... >> glidico cercando di farlo calmare un po'.

Luisospira e me lo immagino annuire nella sua stanza buia di un attico troppo grande e troppo vuoto.

<<Luke, come stai? >> chiedo un po' angosciata.

<<Non ho nulla. >> risponde secco.

<<Smettila di mentirmi. Dimmi cos'hai. >>

Silenzio.

<<Non mi va di parlare di questo al telefono. >>

Mimordo un labbro e guardo verso casa.

<<Beh, puoi sempre fare una scappatina qui >> rispondo piano.

Losento sorridere e riagganciare.

Ridoe quando torno in casa avverto mio padre che me ne vado in cameramia. Lui annuisce troppo preso dalla partita e io scappo al piano disopra, chiudendomi a chiave.




Distesasul letto, con Taylor Swift nelle cuffie, non lo sento neancheentrare dalla finestra aperta finchè con la coda dell'occhio vedo unmovimento.

Mitiro su e sorrido a Luke che si siede sul letto accanto a me.

Miprende la mano e me la bacia.

<<Sei bellissima. >> mi sussurra.

Glisorrido e mi avvicino per dargli un bacio sulle labbra. Lui ha ilrespiro pesante quando mi stacco.

<<Luke >> lo chiamo per incrociare il suo sguardo.

<<Cos'hai che non va? >> gli domando accarezzandogli i capelliper cercare il calmare il suo respiro accelerato.

<<Mio padre. E' tornato a casa da quel convegno con una nuova donna. Eindovina un po'? Hanno deciso di sposarsi >> dice lui scuotendola testa.

Rimangoleggermente spiazzata dalle sue parole. Insomma, è passato cosìpoco dalla morte di sua madre. Luke non è pronto ad una nuova vita.Ad una nuova donna nella sua quotidianità.

<<Il fatto è che, non riesco a capire come lui possa sostituire lamamma così. Di punto in bianco. Io non voglio ricominciare. Nonvoglio quella donna in casa, non voglio mio padre concentrato solo sudi lei. Non ce la faccio. Io non... >>

Elì crolla. Gli salto addosso abbracciandolo. Le sue braccia sichiudono intorno al mio corpo, il suo volto bagnato dalle lacrime sulmio collo.

Lemie tra i suoi capelli vorrebbero stringerglieli più forte peraverlo più vicino. Quando lo sento calmarsi un po', mi spostoindietro per guardarlo in viso. Gli sorrido triste e la mia mano gliasciuga le lacrime.

Luime la sposta e scuote la testa.

<<Non dovresti vedermi così. >> dice duro.

<<Tutti piangono Luke. >>

<<Ma io non devo farlo. Tu hai bisogno del Luke forte e sicuro accantoa te. Non posso permettermi delle debolezze. >>

<<Questa è la più grande stronzata che tu abbia mai detto. >>dico un po' severa.

Luimi guarda in faccia. Occhi negli occhi.

<<Luke, non so cosa si prova a perdere un genitore, ma so cosa si provaa perdere un fratello. Quando Rob è morto mia madre ha cercato inogni modo possibile di combattere il suo dolore con un hobby che laimpegnava completamente. Papà invece aveva Hanna e Michael. Iocredevo che mio padre avesse sostituito mio fratello col figlio dellasua nuova compagna. So quello che stai provando, ma Luke, io sonoqui. Ci siamo promessi di aiutarci a vicenda, ricordi? >>

Luiannuisce.

<<Lasciati andare. >> gli dico semplicemente.

Luiscuote la testa sorridendo appena. Ho l'impressione che tra poco simetterà a piangere di nuovo, ma lui mi sfiora la fronte e miaccarezza i capelli.

<<Come farei senza di te? >> domanda più a se stesso che a me.

Facciospallucce e lui sorride per poi baciarmi.

E'un bacio lento, dolce, sentito. Luke mi circonda i fianchi con unbraccio e mi mette a sedere su di lui.

Lamia mano si sposta sul suo petto, imprimendo una leggera pressioneper cui Luke ed io ci sdraiamo sul letto.

Leciocche blu dei miei capelli coprono i nostri visi, le sue mani sonosulla mia schiena.

Mistacco per guardarlo.

<<Dovrei andare lo sai? >> mi dice lui sorridendomi divertito.

Ioarriccio il naso e scuoto la testa.

<<Resta. >> gli rispondo.

Luisospira.

<<Ok, resto. >> mi dice facendomi andare con la schiena sotto ilmaterasso. Lui si riavvicina e mi bacia tutto il viso mentre le suemani risalgono il mio corpo fin sotto la canotta.

<<Luke >> sussurro il suo nome.

Luimi guarda negli occhi.

<<Ti amo, lo sai vero? >>

Sorridee mi bacia piano.

<<Io penso di amarti molto di più, Arya. >>




Sonosdraiata accanto a Luke, lui mi accarezza la schiena nudaprovocandomi brividi dolci.

<<Non mi hai detto cosa vuoi per Natale >> gli dico voltando latesta per guardarlo.

<<Nulla in particolare. >>

Mimordo un labbro e mi tiro su di scatto indossando la t-shirt di Luke.Lui mi guarda confuso mentre mi sporgo verso il mio comodino e tirofuori una scatola.

Luisi siede dritto e mi fa avvicinare finchè non sono a cavalcioni sudi lui.

<<Cos'è? >> mi domanda confuso e divertito.

<<E' il mio regalo. >> dico sorridendogli.

<<E vuoi che lo apra ora? >>

Annuisco.

Luiscuote la testa e tira su il coperchio della scatola verde.

Guardail contenuto un po' sorpreso.

Perprimo tira fuori un biglietto aereo.

<<Quello è il biglietto con cui sono arrivata a Sidney. E' stato ciòche mi ha portata qui da te >> gli dico.

Luimi guarda intensamente ma non dice nulla. Poi è il momento di unnastro rosso per capelli.

<<Me l'ero messo il giorno in cui hai detto di amarmi. >>

Luisorride ricordando la sera in cui è entrato segretamente nellaclinica. Quella notte è stata la più bella della mia vita. Hovoluto che lui avesse una piccola parte di me da ricordare.

Poici sono una serie di piccoli quaderni gonfi e scarabocchiati.

<<Sono dei diari su cui ho scritto tutto quello che sentivo e provavomentre ero in clinica. Volevo che tu sapessi davvero quello che hopassato lì dentro. >>

Poiè il turno di una catenina con appeso un plettro per chitarraelettrica.

Luialza gli occhi al cielo sorridendo.

<<Come l'hai saputo? >> dice facendo riferimento al fatto chesapevo che suonava.

<<Ho i miei informatori >> dico facendolo ridere.

<<Quella catenina era di mio fratello >> dico tutto a un tratto.

Larisata si ferma e lui mi guarda dritto in viso.

<<Volevo che l'avessi tu. Sai, io non ho mai avuto il coraggio diindossarla. Ma era parte di una delle persone più importanti dellamia vita e ritengo che debba esserlo ancora. Quindi... l'ho data ate. Con la sola aggiunta di quello >> indico il plettro blu chefa da ciondolo alla catenina.

<<E' il colore dei tuoi capelli >> risponde Luke piano << èbellissimo. >>

<<In realtà è una sciocchezza... >>

Luiscuote la testa.

<<E' il regalo più bello che potessi farmi. >>

Dettoquesto mi sorride e si aggancia la catenina al collo. Guardo ilmetallo aderire alla pelle del suo petto in un modo assolutamenteperfetto.

Lukemi prende la mano e mi fa sdraiare su di se.

Riescoa sentire il battito regolare del suo cuore. E' musica.

<<Tu cosa vorresti Arya? >> mi domanda all'improvviso.

<<Non lo so, tutto quello che vuoi. >> rispondo.

<<Ma c'è qualcosa in particolare che ti piacerebbe avere? >>

Cipenso, rifletto e giungo ad una conclusione a dir poco impossibile.

<<Beh, mi piacerebbe avere un bianco Natale. La neve, il freddo, cosecosì. Ma tu non sei madre natura, giusto? >>

Luiridacchia.

<<Quindi nulla. Fai tu, per me è lo stesso >>

Dopodichèrestiamo in silenzio e il ritmo regolare del cuore di Luke mi facadere in un sonno profondo.

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