Prima Parte

31 Dicembre 2681, 06:30

Sbattei diverse volte le palpebre infastidito dalla forte luce che mi colpiva in viso e aprii lentamente gli occhi, svegliandomi.

Addormentato com'era ci misi un po' a mettere a fuoco la fonte luminosa, alla fine vidi che proveniva dalla finestra della nostra camera con la tapparella abbassata solo per metà, permettendo così ai raggi dorati di un sole nascente di entrare indisturbati nella stanza inondandola per una piccola parte.

E la mia faccia, ovviamente, si trovava esattamente in quella parte illuminata.

Paulo invece si era salvato poiché aveva la testa reclinata all'indietro sulla testiera di legno del letto con la bocca spalancata intento a russare sonoramente.

A proposito di questo... perché mi trovavo qui sul pavimento anziché sul mio letto?

Lentamente, come gli ingranaggi di una macchina che ci mette un po' a partire appena accesa, il mio cervello riprese a funzionare e con esso anche tutti i ricordi della sera prima cominciarono a fluire nella mia mente.

Ah sì, giusto...

Ora ricordo.

Io... non ho capito bene cosa fosse successo con esattezza al Cluba. Quando io e Deka avevamo raggiunto i nostri amici, la discussione tra Yen ed Elliot era già cominciata dal un bel pezzo e José era appena intervenuto, ma so per certo che Gab non era stato per niente bene.

L'espressione che aveva avuto quando Elliot aveva iniziato a urlargli contro con quel tono così innaturale... non gliel'avevo mai vista prima.

Sembrava quasi come se la sua mente non si fosse più trovata lì con noi ma bloccata in qualche altro posto più terrificante.

Una sorta d'inferno mentale pareva.

Non l'avevo mai visto così.

Mai.

Credo che fosse stato soprattutto per questo che ci preoccupammo tantissimo quando Gab era corso fuori dal locale sparendo in questo modo dalla vista di tutti.

L'abbiamo cercato ininterrottamente per quasi tutta Bridgetown per almeno tre ore. Fu Josè, verso le due di notte, a proporre di tornare alla Villa. Secondo lui, Gabriele non aveva alcuna intenzione di farsi trovare e perciò cercarlo per tutta la notte sarebbe stato soltanto inutile. Prima o poi sarebbe comunque tornato alla Villa.

È in gamba, saprà cavarsela. Voi dovreste saperlo, no?

Così aveva detto José.

Certo, all'inizio c'erano stato parecchi battibecchi sulla questione ma alla fine avevamo concordato più o meno tutti, seppur non troppo entusiasti, che molto probabilmente aveva ragione.

Ciononostante, io e Paulo avevamo comunque deciso di restare svegli in camera finché Gab non fosse tornato ma era più che evidente avevamo entrambi decisamente fallito. Alla fine il sonno aveva prevalso su di noi.

L'ultima volta che avevamo controllato, l'orologio da polso di Paulo segnava le quattro e mezza. Dovevamo esserci addormentati poco dopo.

Aprendo la bocca in grosso sbadiglio, mi passai il palmo della mano sopra l'occhio destro stropicciandolo, come a togliermi gli ultimi residui di sonno di dosso.

Accidenti... spero tanto che Gab stia bene.

Chissà, magari era già tornato alla Villa mentre noi stavamo dormendo alla grossa e adesso si trovava nel suo letto a riposare oppure di sotto ad aspettarci per la colazione.

Sperando sempre che sia tornato e che non sia ancora nascosto da qualche parte fuori dalla Villa.

Certo che era incredibile come già di mattina presto cominciasse a fare abbastanza caldo.

Sentivo entrambe le cosce e buona parte del petto terribilmente sudati come se avessi qualcosa di grosso e morbido sulle mie gambe, tipo un peluche.

Peluche?

Abbassai lo sguardo e vidi con mia grande e orribile sorpresa di avere Rosy appoggiata tra le mie gambe che mi sorrideva solare.

No...

Lasciai cadere bruscamente Rosy sul pavimento mentre mi alzavo di scatto e presi a guardarmi rapidamente attorno alla ricerca di qualcos'altro fuori posto.

Anche se inizialmente sembrava che in camera tutto fosse in ordine (o perlomeno, quello che aveva ciascuno di noi nella propria parte) presto notai l'assenza della custodia della naginata di Gab, con l'arma al suo interno, nel posto dove tutti noi eravamo soliti a riporre le nostre armi, nell'angolo a fianco dell'armadio.

No... non può essere.

Non può averlo fatto.

No.

Senza pensarci due volte, scattai verso la porta della nostra camera e l'aprii con foga, mi ci vollero un paio di tentativi prima di riuscirci a causa della fretta che avevo. Dopodiché, senza aspettare che questa si richiudesse, corsi verso il tetto, il posto dove era più probabile che fosse andato Gabriele. Dopotutto sapevo era solito a recarsi spesso lì sopra, specie nell'ultimo periodo. Talvolta io e Adri, oppure solo lei, vi salivamo a fargli compagnia.

Grazia alla mia abilità riuscii ad arrivarvi in meno di tre secondi ma vi trovai solo Adriana seduta sul pavimento di cemento dandomi le spalle. Una brezza lieve le smuoveva alcune ciocche dei suoi capelli castani e indossava una felpa grigia con cappuccio che avevo già visto da qualche parte.

Quando mi avvicinai a lei in modo da poterla vedere in viso notai che teneva lo sguardo leggermente sollevato e puntato verso l'orizzonte nel punto dove il sole era sorto. La sua luce tiepida le illuminava le guance umide e gli occhi erano socchiusi.

Le braccia erano molleggiatamente appoggiate sulle ginocchia e le mani pendevano senza forse verso il basso.

«Sei arrivato tardi» parlò improvvisamente, la voce pareva poco più di un sussurro. «È già andato.»

No no no no...

Non poteva essere.

«No...» mormorai avvertendo il mio respiro farsi più pesante. Non ci potevo credere, non poteva averlo fatto sul serio. «NO!»

Mi precipitai verso il parapetto del tetto, il posto dove io, Gab e Adri ci eravamo scambiati battute ammiravamo il sole tramontare o le stelle che brillavano nella notte, con tale energia da rischiare quasi di scontrarmi contro e guardai in direzione da dove era appena sorto il sole.

No...

«GABRIELE!» gridai con tutto il fiato e la voce che avevo. «GABRIELEEEE!» lo chiamai un'altra volta e poi ancora. E ancora un'altra, fin quando la gola non cominciò a farmi male.

Ma ormai era troppo tardi.

Lui era già lontano.

Se n'era andato.

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