Chapter thirteen. • Escape. •

Nessuna canzone per il capitolo. Solo voi e la lettura. Spero vi piaccia! x

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L'intera classe è in silenzio, quel suono ha attirato l'attenzione di tutti che hanno arrestato i propri lavori e messo a tacere le proprie voci per voltarsi nella nostra direzione. Lo stanno fissando, senza accennar alcuna parola, completamente assorti da quella reazione eccessiva alla quale nessuno pare poter dare una spiegazione. Io, prima di tutti, sono rimasta stupita da quella scena. Perché? Cole si allontana dal suo posto, lo sgabello che si sposta è il primo suono dopo quelle che sembrano ore. Si avvicina all'insegnante e le sussurra qualcosa, in modo che nessuno possa udire le sue parole. Lei annuisce, poi tutto sembra muoversi velocemente. Cole afferra Ethan per le spalle e lo spinge a seguirlo fuori dall'aula, mentre Mrs. Hoover batte le mani per richiamare la classe. Iniziano i mormorii, gli sguardi che seguono i due ragazzi e le risatine. «Avete concluso i vostri lavori, ragazzi? Spero di sì, vi ho dato tempo a sufficienza. Iniziamo da te, Trevieri.» Sobbalzo, ancora presa dalla scena di qualche minuto fa. «Oh.. certo.. » Mrs. Hoover mi affianca, con le braccia incrociate e studiando il mio lavoro. Io ho lo sguardo calato, ma noto comunque Perla curiosare verso il mio disegno, allungando il collo verso sinistra. «È molto bello, come il resto dei tuoi lavori. Sai spiegarmene il significato?» Sospiro, grattandosi il polso con le unghie mordicchiate, osservando il dipinto dinanzi a me ancora incompleto. Ho iniziato a disegnare quando ero molto piccola, quando la mia famiglia era ancora in piedi. Ho sempre preferito la matita e la gomma a tutti quei colori, quelle tecniche, quelle regole artistiche. Adoravo i disegni sbagliati, quelli scarabocchiati che si trasformano in capolavori. Perché anch'io , come loro, essendo nata un disastro, aspetto che qualcuno con la propria arte riesca a farmi diventare qualcosa di indimenticabile. Ho disegnato, e colorato in alcuni punti, una rondine che spicca il volo verso il tramonto. Sotto di lei, un mare di rifiuti, inquinamento, braccia umane e petrolio. Il delirio totale. E su, un tramonto, colorato a malapena, che si differenzia con la verità che si cela ai propri piedi. Che spiegazione dare a questo lavoro? Avete mai sentito il bisogno di scappare? Non fraintendetemi, non parlo di afferrare uno zaino, metterci dentro un paio di stronzate e scappare di casa. Io parlo di cercare un rifugio per la propria testa, un posto dove puoi dar sfogo a te stessa e sentirti comunque accettata. E non guardare mai giù, dannazione, non farlo mai. Ammira il tramonto, fissa il tuo obbiettivo, scappa, ma non guardare mai la merda che c'è sotto, perché non ne usciresti viva. «Nessuna spiegazione, Mrs. Hoover. Non pensavo a nulla mentre lo stavo disegnando» mento, arricciando il naso e scrollando le spalle. Sento Perla scoppiare a ridere, mi volto verso di lei ed i suoi occhi sono puntati nei miei. «Ho già visto quest'immagine sul profilo di un ragazzo, se non sbaglio era Twitter o Facebook. Sbaglio o le immagini da internet non valgono come lavoro, Mrs. Hoover?» Batte lentamente le palpebre con fare innocente, spostando l'attenzione sulla nostra insegnante. Razza di stronza, perché mentire? «È un'immagine presa da internet?» Mrs. Hoover si acciglia, tornando a guardare il mio disegno. Io sbuffo e nego, ma Perla insiste. «Sì, io l'ho già vista. Ed anche le mie amiche possono confermarlo. Giusto, ragazze?» Elicia accanto a lei annuisce freneticamente. «È spudoratamente una copia.» Dài, cazzo, nemmeno lo hai visto il disegno, sei troppo lontana!, penso, mangiandomi metaforicamente le mani. «Non crederà davvero a ciò che dicono? Non ho mai copiato un disegno in vita mia, lei sa che i miei lavori..» «Dettami la tua relazione, Hazel. Crederò alla spiegazione che darai del tuo disegno» conclude lei, indicando col mento il mio disegno. Serro la mascella, sentendo tutto il nervosismo scorrermi per le vene. Dannazione, è così irritante dover esternare emozioni, parlare, farsi capire. «Il disegno parla da sé, non è nemmeno concluso, non saprei come rappresentarlo verbalmente..» Perla ridacchia, scuotendo la testa ancora una volta. «Sei proprio una falsa.» Le lancio un'occhiata accusatoria. «Diamine, Perla.. tu..» Mrs. Hoover schiocca le dita per richiamarmi. «Sto aspettando, Hazel.» La testa inizia a pensarmi troppo, lascio un lungo sospiro ed abbassando le braccia. «Sa cosa le dico? Prenda quest'immagine come un invito. La rondine sta andando da qualche parte, probabilmente a casa sua, o in vacanza o a chi cazzo frega, no? Perché ovunque stia andando questa rondine, chiunque la guarda da fuori, come stiamo facendo noi in questo momento, può dare una propria opinione riguardo la destinazione. Quindi cosa importa, che senso ha la spiegazione, che senso ha la relazione se non capisci, ad occhio, il significato di ciò che stai osservando? Solo io e lei sappiamo dove sta andando, da cosa sta scappando.. e.. quindi finisce che non arriverà mai dove vuole arrivare, perché nessuno lo saprà mai davvero. E se nessuno lo sa, significa che non esiste una fuga, e resterà per sempre un semplice disegno.» Perla e l'insegnante, le uniche ad aver ascoltato il mio sfogo, rimango a bocca aperta per qualche secondo. Ecco cosa succede quando mi lascio andare, appaio come una matta, una fuori di testa, una che pensa troppo lontano. Inizio a mordermi il labbro inferiore, picchiettando le dita contro il ginocchio. «Per me può bastare, Hazel.» La mia insegnante di arte mi osserva, annuendo, per poi voltarsi verso Stronza Evans e valutare il suo disegno. Chiudo gli occhi, cercando di immaginare un tramonto ed un orizzonte non troppo lontani.



«Ecco la mia artista sclerata preferita!» Rhett mi circonda le spalle con un braccio, avvicinandosi per stamparmi un bacio sulla guancia. Io faccio una smorfia e provo ad allontanare con una mano la sua bocca che emana un disgustoso odore di erba. E lo dice una che adora fumarla, ma con Rhett diventa disgustosa anche quella. La campanella è suonata e stiamo uscendo da scuola, Johnny e Camryn discutono alle nostre spalle, mentre Rhett è deciso ad infastidirmi. «Indovina chi ha raggiunto le novantacinquemila visualizzazioni su YouTube?» Ruoto gli occhi al cielo, camminando a passo svelto. «Il video di quello scoiattolo ubriaco che cade dall'albero e finisce in testa a quella vecchia?» Suppongo con tono ironico. Rhett ridacchia. «No! Quello ha superato il mezzo milione, cazzo! Gli animali ubriachi sono i migliori. Hai visto quel gattino che finisce nella vasca dei pesci? L'ho inoltrato a tutti, è...» Camryn lo interrompe. «..stupido ed ingombrante, un po' come te, Rhett.» Lui fa una smorfia, mollando la presa dalle mie spalle. «Cosa ne vuoi sapere tu dell'umorismo, Cam?» Johnny mi affianca, lasciando discutere i nostri amici di video. «Che è successo al tuo amico, oggi? Ha dei seri problemi quel tizio.» Johnny si accende una sigaretta, e me ne passa una che blocco tra le labbra aspettando che finisca prima lui con l'accendino. «Non lo so, non ha voluto parlarmi. È stato strano tutto il giorno, non sembrava la stessa persona che ho conosciuto in questi giorni. Pensi che dovrei fare qualcosa?» «Se è quello che senti, fallo. Magari gli sarà utile.» Accende la mia sigaretta grazie alla fiammella della propria, dovendo quindi avvicinarsi particolarmente a me. Io inspiro dal filtro, aspettando che si accenda, sollevo lo sguardo e vedo Johnny intento a guardarmi. Io mi allontano ed inizio a spingere in fuori il fumo, Johnny apre la sua macchina e riesco a prendere il posto davanti prima di Rhett. «'Fanculo, non ti prendo a calci in culo solo perché sei una femmina, Haz.» Sbuffo una risata, abbassando il finestrino e cacciando la mano con la sigaretta. «Sbaglio o i tuoi fratelli usano la stessa frase quando devono fare a pugni con te, mammoletta?» Camryn ride, mentre Rhett cerca di colpire il sedile sua quale sono seduta con un ginocchio. «Sei una bella stronza» ghigna. Gli alzo il dito medio, ridendo insieme ai miei amici. In poco tempo, accompagniamo Rhett e Camryn alle proprie abitazioni, poi Johnny prende la strada verso casa sua ed io lo fermo. «Dovrei tornare a casa, Jo'. Almeno per assicurarmi che sia ancora intatta.» Accenno un sorriso per assicurarlo, lui fa inversione e mi guarda. «Non ti ha chiamata?» «Non ha nemmeno il mio numero in rubrica, conosci zia Sandy, sai che tipo è.» «Effettivamente la mia domanda è abbastanza stupida. Ti accompagno a casa, ma se ci sono problemi chiamami e dormi da me.» Faccio una lieve smorfia, giocherellando col filo della felpa che ha addosso lui. «Va bene, mammina.» Lui scuote la testa, pizzicandomi un braccio. «Sono serio, idiota.» Rido, continuando ad annuire. «E smettila di esserlo, non ti si addice.» Johnny rallenta fuori casa mia, dall'esterno sembra tutto regolare. Prendo un grosso respiro, apro la portiera ed esco dalla macchina del mio amico. «A domani, Jo'.» «A domani, Haz.» Mi saluta con un cenno del mento, prima che io mi volti e sistemi la mia borsa su una sola spalla. Infilo le mie chiavi nella porta d'ingresso, stranamente non apre. Non posso aver sbagliato chiave, è l'unica che ho ed ha sempre aperto. Sbuffo, iniziando a bussare col pugno ben stretto, poi riprovo con la chiave. Qualcosa non va. Mi accovaccio verso la serratura, trovandola stranamente lucida. Non è la stessa, e questo mi fa rabbrividire, faccio un passo indietro e do un calcio alla serratura. L'ha cambiata! Cazzo! Sbraito, battendo entrambi i pugni sulla porta. «Sandy! Cristo, Sandy!» Afferro la borsa con una mano e corro verso l'ingresso sul retro, strattono la porta ma è chiusa, anche qui la serratura è stata cambiata. Faccio ancora il giro della casa, il cuore mi martella in petto. Scappa, Hazel, lascia tutto qui e viaggia con la mente. «Vaffanculo!» Urlo, lanciando la borsa verso le mura della casa, passandomi le mani tra i capelli. Mi do qualche secondo per calmarmi, prima di voltarmi verso la finestra della mia camera. Ho sempre un piano di emergenza in questi casi. Come ci esco da quella finestra, così ci entro. Porto un piede su un pezzo di legno che ho posato lì giusto per le evenienze, mi innalzo ed afferro una radice cresciuta lungo la parete di casa per avviarmi verso l'alto. Passo dopo passo, raggiungo la finestra di camera mia, porto una mano sotto il davanzale esterno ed estraggo la piccola chiave arrugginita: la infilo all'interno della piccola serratura e la finestra si sblocca. Entro in camera mia, trovando tutto perfettamente come l'avevo lasciato se non per la porta completamente spalancata e la maniglia a terra. Sento il magone salirmi in gola, che brucia da morire, mentre mi avvicino al mio armadio e lo apro. I miei vestiti sono in disordine, come se qualcuno ci avesse frugato dentro e poi avesse messo tutto alla meno peggio. Cado sulle ginocchia, afferrando la maglia di Ethan che ho addosso, stringendola in un forte pugno. Non voglio più restare qui, voglio evadere. Porto la maglia contro il viso, lasciando che rapisca col suo dolce profumo, ogni mia singola lacrima.

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Piccolo avviso: in settimana darò la data dell'uscita in libreria del secondo libro di OVER. Seguitemi sulla pagina Facebook: OVER Sabrynex c:

xoxo

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