Capitolo 37
Melvin
Melvin si svegliò alle otto e mezza e non per sua scelta ma per via di Wilmer che aveva incominciato a gridare perché non trovava qualcosa. Non aveva capito che cosa cercasse di preciso ma lo aveva strappato al suo sonno.
Avrebbe tanto voluto dormire un po' di più, ma alla fine, per non svegliare Felix accanto a lui dato che continuava a girarsi e rigirarsi sotto le coperte, si era alzato, si era lavato la faccia, i denti e poi svogliatamente era sceso al piano inferiore per aiutare Wilmer, dopo averlo insultato un paio di volte, a cercare il caricabatterie del suo cellulare, che era sicuro avesse dimenticato a casa. Melvin, snervato dal fatto che non si trovasse da nessuna parte, aveva obbligato suo fratello a chiamare Yuta per fargli controllare meglio la sua stanza del dormitorio e indovinate un po'? Era finito sotto al suo letto, che a detta di Yuta era peggio di una discarica e Melvin aveva cercato di non immaginare tutto lo schifo che poteva aver trovato, nonostante sapesse quanto suo fratello fosse disordinato e perdesse spesso le cose.
Dopo tutto quel trambusto inutile, Melvin tornò nella sua camera e la prima cosa che fece fu osservare Felix dormire beatamente sul suo letto. La bocca socchiusa. Le lunghe ciglia bionde che Bailee gli invidiava tanto. Il respiro tranquillo. E i capelli arruffati in cui si divertì a passarci una mano, rubandogli dei mugugni adorabili.
Le guance arrossate e segnate dal suo sonno profondo divennero il suo obiettivo. Avvicinò con lentezza il viso a quello del suo ragazzo e dopo aver fatto scontrare i loro nasi, iniziò a riempirgli le gote di baci e lui tornò a mugugnare, agitandosi sotto alle sue labbra che imperterrite continuavano il loro viaggio a contatto con la pelle bollente del suo volto.
«Buongiorno amore», glielo sussurrò sulle labbra poi unì le loro bocche in un bacio affettuoso.
Felix esalò un lungo respiro quando Melvin si staccò da lui, leccandosi le labbra secche e amarognole, così come la sua intera bocca impastata dalla sua stessa saliva, «Buongiorno», farfugliò a fatica.
«Ho la testa che mi scoppia», si lagnò poi con voce rauca, passandosi una mano nei capelli arruffati mentre teneva un occhio semiaperto e l'altro strizzato.
Melvin gli baciò la fronte, accarezzandogli una guancia e Felix emise un sospiro di sollievo. «Ieri hai bevuto un po' troppo. Non ti reggevi nemmeno in piedi, stupido», lo rimproverò subito dopo perché per quanto in quel momento fosse tenero, il fatto che avesse bevuto tanto, anche se gli aveva confidato di detestare l'alcool in generale, non gli piaceva per niente.
Felix mise il broncio. Sporse in fuori le sue morbide labbra che al momento erano abbastanza secche e sbatté più volte le ciglia, cosa che servì solamente a farlo lamentare di nuovo del mal di testa e Melvin si ritrovò a pensare fosse adorabile ma pure uno scemotto.
«Scusaa», piagnucolò, tuffandosi poi tra le braccia del moro che emise una leggera risatina, premendogli un altro bacio sulla fronte e arruffandogli i capelli spettinati.
«Ti ricordi cosa mi hai detto ieri sera?», domandò speranzoso, stringendo le sue braccia esili intorno alla schiena di Felix che strusciò il viso contro il suo petto.
Non voleva girarci intorno. Da quando Felix aveva aperto i suoi occhi stanchi, quella domanda aveva incominciato a lampeggiare come una luce a neon ad intermittenza, nella sua testa e la curiosità si era espansa a macchia d'olio, creando però anche l'ansia di una risposta negativa. Il suo ragazzo gli aveva detto che lo amava, ma lo aveva fatto da ubriaco e la cosa lo preoccupava tantissimo perché c'era un'enorme possibilità che non se lo ricordasse affatto. La muffa dietro a quella importante dichiarazione.
«Uuuhm», un rantolo roco uscì dalle labbra del biondo mentre cercava di mettere in moto le rotelle del suo cervello e ricordare ciò che aveva confessato al suo ragazzo poi strabuzzò gli occhi che si illuminarono e lo fissò con intensità ― si ricordava!! ―. «Ti amo Melvin», esclamò infine con allegria, premendo poi la bocca sulla mandibola di Melvin che sussultò sia perché glielo aveva detto nuovamente che per le labbra calde a contatto con la sua pelle.
Il corpo di Melvin si fece improvvisamente leggero. La testa e il cuore seguirono quella sensazione subito dopo e gli sembrò quasi di fluttuare per aria dalla felicità. Il suo ragazzo si ricordava di avergli detto di amarlo e glielo aveva persino ripetuto, facendogli esplodere il cuore nel petto, i cui battiti cardiaci picchiavano furiosamente contro la sua gabbia toracica.
Era tutto così perfetto che quasi stentava a crederci.
Felix lo amava. Per davvero.
E la cosa che più lo rendeva raggiante era il fatto di aver trovato un ragazzo a cui non importava un fico secco di mettere in primo, secondo o terzo piano il sesso nella loro relazione. Del fatto che fossero diversi e che lo accettava senza problemi e senza metterlo mai a disagio in situazioni da cui vorrebbe semplicemente fuggire via.
Gli baciò la punta del naso e con le mani tremanti dall'emozione gli accarezzò il viso accaldato, «Te ne sei ricordato», gli soffiò contro le labbra, abbozzando un sorriso grato.
«Ovviamente», Felix fece combaciare le loro bocche in un delicato bacio poi, una volta staccato dalle labbra di Melvin, lo guardò negli occhi, mostrando tutta la dolcezza che uno sguardo potesse contenere, «Ti amo davvero tanto Melvin. La mia sboccata piccola fatina», ridacchiò.
Rise a sua volta, scuotendo leggermente il capo, nonostante non avesse tutti i torti; era davvero sboccato.
«Ti amo anche io Lixie.»
Il cellulare di Melvin incominciò a suonare nell'esatto momento in cui il moro avvicinò il suo viso arrossato a quello del biondo (era nella stessa situazione, soprattutto dopo la loro delicata dichiarazione detta da sobri) che afferrò bruscamente un cuscino e se lo mise intorno al cranio per ovattare i rumori fastidiosi e acuti.
«Fallo smettere», si lamentò piagnucolando.
«Prendi le medicine. Sono sul mio comodino.»
Melvin rispose alla chiamata perché dopo aver visto chi lo stava chiamando, aveva deciso di non rischiare la sua vita facendola arrabbiare ancora di più. Sì, perché Bailee era sicuramente incazzata con lui in quanto l'aveva lasciata a casa di Cameron Evans e, se dovesse rifiutare la telefonata, si sarebbe fatta tutto il tragitto di corsa pur di raggiungerlo e massacrarlo di botte. Perciò: meglio non rischiare.
"Buongiorno Bai", fece il disinvolto, con la speranza di non udirla sbraitare contro di lui per averla abbandonata alla festa, anche se l'aveva chiusa a chiave nella camera di Cameron, impedendo in quel modo a trogloditi di infastidirla.
"Buongiorno un cazzo! Melvin mi hai davvero lasciato a casa di Evans?", ululò Bailee con voce carica di rabbia.
Il viso di Melvin perse completamente colore mentre guardava con occhi spaventati e al contempo spalancati il suo ragazzo che non capiva cosa stesse succedendo.
Boccheggiò in cerca delle sue stesse parole che gli erano morte in fondo alla gola.
"Eri ubriaca marcia, ma lo era anche Felix e lo sai che se tua madre mi avesse visto scaricarti davanti a casa tua nelle condizioni in cui eri, avrebbe ucciso prima me e poi te per esserti ridotta in quello stato."
"Quindi hai scelto lui a me?"
Scosse violentemente il capo, anche se la sua migliore amica non poteva vederlo, ma non poteva credere gli avesse fatto una domanda del genere. Come poteva pensare una cosa del genere? Entrambi erano importanti per lui nello stesso modo.
"Bai, non dire così...", gli si spezzò la voce e la magia del «ti amo» di Felix venne messa da parte dalla paura di perdere la sua migliore amica, "Ti ho chiusa a chiave nella camera di Cameron per evitare che certi trogloditi potessero disturbarti, sai cosa intendo...".
Bailee esalò un sospiro, "Grazie stronzo".
"Mi vuoi ancora bene?"
"Sempre. Lo so che non l'hai fatto in cattiva fede ― anzi se avessi lasciato Lix a casa di Cameron e le sue fan lo fossero venute a sapere, avrebbero sfondato la camera pur di approfittarsi di lui e del suo essere sbronzo."
Lo sapeva che la sua amica avrebbe capito la sua scelta. Era troppo intelligente per non comprendere la sua decisione di salvaguardare l'incolumità di Felix in mezzo a tutte quelle fuori di testa che volevano avere una relazione con lui.
"Esatto! Grazie per averlo compreso e per non odiarmi."
"Non potrei mai odiarti, Mello. Mai. Sei mio fratello."
Il sorriso di Melvin tornò a torreggiare sulle sue labbra e i suoi occhi tornarono a risplendere, "Ti voglio bene Bai".
"Anche io scemo! Senti, ora chiudo che Cameron mi riaccompagna a casa."
Spalancò gli occhi per stupore e a fatica trattenne la risata che voleva esplodergli dal petto, "Sei ancora da lui???".
Lei rise.
"Mi sono svegliata da pochissimo."
Melvin si spalmò una mano sulla fronte mentre si rendeva conto di quanto la sua migliore amica fosse una rincoglionita con il sonno pesante, "Dio, Bai... Sei incorreggibile".
La udì schioccare la lingua contro il palato poiché l'aveva colpita in pieno, "Vado. Ciao ciao".
Fu Bailee a chiudere in fretta e fuori la chiamata e Melvin rimase a fissare il suo cellulare. La risata intrappolata tra le sue labbra e la stupefazione dipinta sul viso.
Felix lo guardò con la confusione spiaccicata sul suo bel viso ancora mezzo addormentato, «Tutto okay?», gli chiese, ancora disorientato da ciò che aveva sentito della conversazione tra lui e Bailee.
Melvin baciò lo stomaco del suo ragazzo che emise una risatina poi appoggiò la testa su di esso, «Sì, tutto bene. Adesso Cameron accompagna quella scema di Bailee a casa sua perché si è appena svegliata. Quella ragazza quando vuole ha veramente il sonno pesante».
Felix annuì, ma il moro notò un velo di tristezza nei suoi occhi e si domandò come mai si fossero lasciati oscurare da quell'ombra nera e improvvisa e cosa li stessero turbando.
Poi però il suo ragazzo gli fece quella domanda e Melvin comprese che non era triste bensì geloso.
«Hai mai avuto una cotta per quel Cameron?»
Melvin abbozzò un piccolo sorriso verso il viso serioso di Felix poi negò con il capo, sicuro della sua risposta.
«Penso sia molto bello, ma no, Lixie, non ho mai avuto una cotta per lui», glielo disse con una certa sicurezza nella voce e con una buona dose di carezze sul viso che apparentemente sembrarono tranquillizzarlo poiché finalmente gli regalò un sorriso sincero.
Prima di quello strano avvicinamento da parte di Cameron Evans, Melvin non si era mai soffermato più di troppo a pensare se fosse o meno un bel ragazzo con cui gli sarebbe piaciuto stare, anche perché le celebrità della scuola aveva sempre cercato di evitarle per non avere occhi strani puntati su di lui mentre ora ammetteva con certezza fosse un gran bel tipo, ma di sicuro non aveva alcun interesse a mettersi con lui poiché nonostante fosse molto attraente, non era poi così tanto il suo "tipo".
E poi...
Felix gli bastava e avanzava.
«Sono innamorato di te Felix», ammise con dolcezza (una voce che quasi non riconobbe ma poi comprese che l'amore, sotto molti aspetti, cambiava le persone e lui era decisamente diventato molto più dolce e affettuoso, oh Dio), dopo essersi sdraiato accanto a lui e avergli avvolto un braccio intorno alla vita. Nel mentre che gli confessò ancora una volta di essere stracotto di lui, gli riempì di baci il petto e si arpionò con le sue gambe al suo corpo perché voleva stargli appiccicato addosso.
Quando lanciò un'occhiata a Felix, Melvin vide perfettamente il suo viso aver assunto le stesse tonalità delle sue coperte natalizie e perciò ridacchiò tutto contento.
«Io mi sono innamorato di te non appena ti ho visto», replicò in un sussurro Felix, passando poi una mano nei folti capelli di Melvin e incominciando a giocherellare con alcune sue ciocche. Nel mentre sentì tranquillamente i suoi battiti cardiaci impazziti picchiettargli contro il fianco per quella confessione.
«Esagerato!»
Il biondo emise una risatina scherzosa, «Okay, forse non da subito, ma dopo la prima uscita ho capito che mi piacevi per davvero e i miei sentimenti hanno continuato a crescere fino a farmi comprendere che mi sono innamorato di te».
Melvin premette la bocca su quella di Felix in un dolce bacio a stampo poi però scoppiò a ridere perché la sua pancia aveva iniziato a brontolare prepotentemente, rovinando il momento.
«Andiamo giù a fare colazione?», chiese continuando a ridere.
Felix rise a sua volta, baciandogli poi la punta del naso che andò ad arricciare, «Certo, mia piccola fatina dai grandi occhi marroni».
Melvin gli fece il verso perché ogni volta che glielo diceva usava un tono di voce mieloso poi si alzò di scatto dal letto quando vide Felix cercare di colpirlo con un pugno.
«Vieni qui e fatti colpire!»
«No! Vieni a prendermi», ribatté Melvin ghignando e guardando il suo ragazzo con sguardo di sfida poi scattò verso la porta della sua camera ed uscì di corsa, correndo giù per le scale.
Nel frattempo sentì Felix gridargli di aspettarlo, cosa che lo fece ridere solamente di più. Non ne capiva il motivo. Era semplicemente in vena di scherzare e di ridere, soprattutto dopo la loro dichiarazione d'amore, andata tra l'altro a buon fine.
«Sbrigati!»
«Arrivo», urlò Felix, scendendo velocemente le scale di casa Morgan, «Cosa prepariamo per la colazione?», domandò dopo aver raggiunto il suo ragazzo in cucina che stava già tirando fuori gli utensili per cucinare la loro colazione.
«Pancakes, semplice.»
«Ti dò una mano.»
Insieme prepararono il composto per i pancakes, tagliarono a pezzetti dell'ananas e dei kiwi e fecero la spremuta d'arancia. Tutto ciò successe tra una risata e l'altra, tra un pasticcio e l'altro e Melvin, ancora una volta, riconfermò a se stesso che preferiva fare quel tipo di attività che dell'inutile sesso con il suo ragazzo. Che niente di ciò che stavano facendo lo metteva a disagio come anche semplicemente una palpata di sedere o una mano infilata sotto ai vestiti faceva. E poi passare il suo tempo insieme a Felix a ridere e scherzare, per lui, era la cosa più bella che potesse esistere perché, anche senza il sesso, si sentiva ugualmente attaccato a lui, connesso a lui come mai prima d'ora era successo.
Ed era grato al suo ragazzo per tutto ciò che stava facendo per lui. Anche il solo fatto che gli stesse accanto senza pretendere niente di sessuale, glielo faceva amare ancor di più perché non doveva essere facile per lui rinunciare totalmente al sesso, soprattutto ora che erano nella fase dell'adolescenza dove la maggior parte degli adolescenti si divertiva a sperimentare cose. Ma Felix aveva scelto lui al sesso e quella precisa decisione, gli aveva fatto capire che il suo ragazzo era una persona dall'animo gentile, era genuino e comprendeva i suoi bisogni, senza giudicarlo e non gli faceva pesare la sua asessualità, come era sicuro molti altri ragazzi avrebbero fatto.
Lo amava con tutto il suo cuore.
Amava la sua compagnia. Amava il suo sorriso, la sua risata e i suoi meravigliosi occhi azzurri che era contento di essere riuscito a strappare all'oscurità in cui sua madre li aveva fatti affondare.
Amava la sua dolcezza, i suoi modi gentili e i suoi baci che per molti potevano sembrare infantili ma per lui erano perfetti così com'erano perché non lo mettevano a disagio e al contempo lo facevano sentire lo stesso desiderato.
«Grazie amore mio», Melvin gli baciò una guancia poi ridacchiò allegramente.
Felix lo seguì a ruota, dopo avergli strusciato la punta del naso contro una guancia bollente. «Ti amo», glielo sussurrò in un orecchio con voce calda e soave.
«Ti amo tanto anche io.»
E cazzo se lo amava!
◈◈◈
Felix
Felix parcheggiò la macchina di suo padre nei parcheggi sotterranei dell'Hotel con un grande sorriso sulle labbra. Non appena il motore smise di brontolare, il ragazzo rilasciò un sospiro di sollievo mentre le immagini della mattina e del pomeriggio appena passati con Melvin gli passarono davanti allo sguardo come un film d'amore ― meravigliosi momenti che gli fecero tornare nuovamente il sorriso e illuminare il viso dall'espressione innamorata.
Già, era innamorato. Tanto innamorato del suo ragazzo.
Era così felice del fatto di essere riuscito a dirgli che lo amava. Prima di Melvin non era mai stato in grado (non per sua volontà) di arrivare a quella fase dell'innamoramento perché era sempre diventato ex ancor prima che i suoi sentimenti potessero mutare in qualcosa di così importante come l'amore.
Avevano passato tutto il pomeriggio a guardare i cartoni animati della Disney, a mangiare gelato alla nocciola e una quantità indecente di patatine e tra un film e l'altro si erano scambiati tantissimi baci che avevano reso quei momenti ancor più teneri di quanto già fossero per entrambi.
Avvisò Melvin di essere arrivato con un messaggio pieno di cuoricini viola che se Noemi l'avesse letto, gli avrebbe riso in faccia fino a farlo diventare rosso come un peperone, facendosi burle del suo essere così tanto sdolcinato con il suo ragazzo.
Però non poteva farci niente. La sua piccola fatina lo aveva reso più dolce dello zucchero e quel fatto non gli dispiaceva affatto, soprattutto perché lui era una persona amante del contatto e delle dolcinatezze.
Melvin sembrava più uno scaricatore di porto quando apriva bocca ma se stava in silenzio non si poteva dire che non fosse adorabilmente tenero e poi i suoi occhi, per lui, erano le gemme più preziose esistenti sulla Terra e amava quando gli posava lo sguardo addosso perché erano in grado di guardarlo fin dentro la sua anima e riuscivano a capire quando stava male, quando stava bene o quando aveva bisogno di essere consolato.
"Okay amore! Ci sentiamo più tardi che è arrivato mio fratello con Yuta."
"Ah, Yuta è il suo migliore amico. Non essere geloso :P"
Felix leggendo quei messaggi non provò alcuna gelosia, anzi gli strapparono una risatina divertita.
"Mi fido di te perciò non ho motivo di essere geloso."
Melvin gli rispose con tanti, tantissimi cuori che lo fecero sorridere stregato e la loro breve conversazione si concluse così, anche perché non appena arrivò davanti alla porta della sua camera d'Hotel, una brutta sensazione gli si schiantò addosso e il fiato gli morì in gola. Gli sembrò di essere appena finito dentro a una gigantesca bolla di ansia e allarmismo. C'era decisamente qualcosa che non andava e aveva paura di scoprire cosa.
«Papà?», domandò, il suo tono di voce si fece carico di preoccupazione mentre varcava la soglia della suite con piccoli passi indecisi.
«Papà ci sei? Stai bene?», continuò con nervosismo, entrando del tutto nella stanza e chiudendosi alle spalle la porta.
Sua madre ne aveva combinata una delle sue? Voleva il divorzio? Voleva tutti i suoi soldi? Cosa diamine era successo?
Perché tutto quel silenzio? L'intera camera era avvolta da una quiete piena di tensione che lo stava rendendo ancora più ansioso di poco prima. Aveva incominciato a respirare affannosamente. Il suo corpo veniva costantemente scosso da brividi e i battiti del suo cuore avevano preso a sbattere con violenza contro la gabbia toracica e in quel caso non era per qualcosa di speciale come il «ti amo» di Melvin, ma per qualcosa che lo stava facendo morire dall'inquietudine.
Gunnar, finalmente, si degnò di uscire dalla camera in cui fino a poco tempo prima aveva soggiornato sua madre e Felix capì al volo che c'era qualcosa che non quadrava. Suo padre poteva essere un campione sul ring, ma a nascondere le sue emozioni non lo era affatto.
«Ehi campione», si stava mostrando di essere allegro, ma i suoi occhi raccontavano tutt'altra storia. Mostravano sofferenza, tensione e a Felix quello stato d'animo di suo padre non piacque per niente perché significava solamente una cosa: era successo qualcosa di brutto che lo avrebbe fatto stare molto ma molto male e non sapeva come dirglielo.
«Cosa succede? Non mentirmi.»
Gunnar continuò a sforzarsi di sorridere. Un sorriso talmente tanto finto e tirato che le sue labbra tremarono per via della forza che stava usando per resistere e mostrarsi positivo per suo figlio.
«Cosa dev'essere successo, Felix?»
Felix incrociò le braccia al petto e fissò di sottecchi suo padre in attesa di un suo passo falso. Cosa che successe poiché pochi attimi dopo il suo sorriso vacillò e per nascondere il fattaccio, Gunnar si passò una mano sulla bocca, eliminando con noncuranza la finta felicità che aveva cercato di mantenere al più lungo possibile.
«Non mi mentire. I tuoi occhi non riescono farlo e lo sai.»
Come lui. I loro occhi parlavano. Raccontavano tante e lunghe dettagliate storie.
Gunnar esalò un lungo e preoccupante sospiro che ovviamente non presagiva niente di buono e Felix desiderò quasi non essere tornato in hotel per non scoprire cosa avrebbe distrutto la sua serenità, «Felix, figliolo, devo ripartire per i tornei perciò tu devi tornare a casa a Los Angeles con tua mad―».
«No, non voglio!», gridò disperato. Gridò e basta perché non aveva alcuna intenzione di tornare da quel mostro di sua madre. Non ora che si sentiva così tanto raggiante e soddisfatto della sua relazione amorosa con Melvin.
Diamine, aveva appena confessato il suo amore a Melvin e suo padre gli diceva che doveva abbandonarlo per tornare a Los Angeles?
Voleva passare moltissimo altro tempo con lui.
Temeva che una volta a casa con sua madre, lei gli avrebbe impedito di rivedersi o sentirsi con lui e al solo pensiero di non poter più stare con Melvin, moriva. Moriva dentro.
Gunnar sospirò, «Felix...».
Strinse i pugni per la rabbia. Non era arrabbiato con suo padre. Lui era sempre stato dalla sua parte. Era semplicemente incazzato con la vita perché adesso che aveva trovato l'amore, voleva strapparglielo via.
«Cosa?», la voce gli tremò e il suo tono si fece sempre più alto e furioso mentre i suoi occhi divennero lucidi perché nonostante la rabbia, stava soffrendo al pensiero di dover lasciare Melvin.
«Devi tornare a casa e poi incontrare quelli di Netflix per rivedere il contratto per quei film.»
«Ma... Melvin, lui, io... Non voglio lasciarlo, papà», le prime lacrime gli bagnarono il viso e un nodo gli si formò intorno alla gola rubandogli il respiro mentre pronunciò con sofferenza quelle poche parole.
Il padre si avvicinò a lui e gli asciugò le lacrime con le dita, creando poi piccoli cerchi sulle sue gote arrossate, «Non devi lasciarlo. Vi potete sentire al cellulare e non appena finisci le prossime riprese puoi tornare a trovarlo».
«Io non ce la faccio...», iniziò a singhiozzare e il suo intero corpo venne travolto da un forte dolore che si canalizzò nel cuore che pompava impazzito nel suo petto. Dolore che si era creato nell'esatto istante in cui aveva compreso che Melvin non lo avrebbe rivisto per molto tempo per via del suo lavoro.
Gunnar avvolse le sue braccia muscolose intorno al corpo di Felix che tuffò il viso nel suo petto e ricambiò l'abbraccio con disperazione, poi gli premette un bacio sulla testa, incominciando subito dopo a lasciargli carezze sulla schiena, «Mi dispiace tesoro, ma entrambi abbiamo i nostri doveri da adempiere e in più non puoi rifiutarti di lavorare perché ti sei innamorato. Melvin ti amerà anche se siete distanti».
Suo padre aveva chiaramente ragione, ma era lo stesso dura dover rinunciare a stare al fianco del suo ragazzo che amava con tutto il suo cuore per tornare a girare film o serie televisive in giro per l'America.
Si aggrappò alla maglia di Gunnar e tornò a piangere a dirotto, «Lo so, ma è tanto dura... C-ci siamo appena dett―», un singhiozzò gli impedì di finire la frase, ma il padre sembrò capire perché gli disse con sicurezza che quell'emozione non sarebbe scomparsa solo perché per un paio di mesi non si sarebbero potuti vedere.
«Oh Lix... Partiamo tra due giorni perciò hai ancora del tempo da passare con Mello», mormorò l'uomo con dispiacere perché per quanto fosse consapevole del fatto che suo figlio non poteva rinunciare alla sua vita d'attore per un ragazzo, comprendeva quanto potesse essere difficile per lui andarsene dopo aver passato più di tre mesi costantemente insieme.
Gli occhi zuppi di lacrime di Felix saettarono dappertutto, cercando disperatamente un modo per alleviare quella miserabile sensazione che ormai aveva preso possesso del suo corpo e del suo cuore dolorante. Poi però chiuse gli occhi poiché tutto ciò su cui posò lo sguardo gli riportò alla mente i pomeriggi che lui e Melvin avevano passato insieme in quella stanza (quando la madre era fuori), cosa che lo fece stare solo più male e infine rilassò i muscoli. Fece un respiro profondo, e poi un altro. Era il suo miglior tentativo di ritrovare la calma perché farsi prendere dal panico non sarebbe servito a niente. Doveva calmare la mente prima di dire al suo ragazzo che ben presto sarebbe tornato alla sua vita di prima.
Era stanco e nervoso.
Stanco di dover sempre soffrire. Era appena riuscito a scappare dalla gabbia di sua madre, eppure a quanto pare a breve sarebbe dovuto tornare da lei e dalle sue pesanti catene. Tutto ciò per via del suo lavoro. Dovendo in quel modo allontanarsi dal suo primo e vero amore che aveva da poco trovato.
Nervoso perché domani avrebbe dovuto comunicare quell'orribile novità a Melvin. Non appena pensò a come avrebbe potuto reagire a quella notizia, l'immagine del suo ragazzo che piangeva per via di quella separazione gli balenò davanti agli occhi, spezzandogli il cuore.
Felix si staccò da suo padre col viso arrossato e bagnato dalle lacrime che imperterrite continuarono la loro corsa lungo le sue guance poi tirò su con il naso. Ci stava provando a calmarsi, ma era difficile, tanto, perché gli erano rimasti solamente due giorni da passare con Melvin e il primo, era certo, l'avrebbero trascorso a disperarsi mentre il secondo a preparare le valige, togliendogli in quel modo qualsiasi possibilità di passare una giornata in tranquillità e ad amarsi senza pensare al futuro che aveva deciso di dividerli.
Gunnar gli passò i pollici sotto gli occhi per raccogliere alcune lacrime, «Campione, smettila di piangere che poi fai piangere anche me, dannazione».
L'uomo gli mostrò un sorriso affettuoso che Felix a fatica ricambiò. Il pianto di suo figlio rese tutto ancora più angosciante e ciò lo fece stare molto male perché odiava vederlo in quello stato poiché aveva già sofferto abbastanza per via di sua moglie quindi lo riprese tra le sue braccia e lo strinse più forte che poteva contro il suo petto, riempiendogli poi la testa di baci.
«Ti voglio tanto bene Felix e sappi che non lo sto facendo con cattiveria.»
«Lo so, papà, lo so. Sono un attore e ho i miei doveri da rispettare, ma sarà tosta dirlo a Melvin.»
Sarebbe stata tostissima perché una volta comunicata la notizia, avrebbe reso quella separazione reale e irreversibile. Qualcosa da cui non sarebbero più potuti tornare indietro.
«Vuoi il mio sostegno mentre glielo dirai?»
Felix negò con il capo. Voleva che quei due miseri giorni fossero unicamente per loro due. «No, lo faccio da solo.»
Gunnar gli baciò nuovamente la testa, «Va bene campione».
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