Capitolo 30

Melvin

In quella gelida e piovosa mattina di novembre, Melvin venne accompagnato a scuola da suo fratello, il quale fu l'ultimo a scoprire ciò ch'era successo perché aveva passato tutto il pomeriggio a consolare Yuta, il suo migliore amico, per via di alcuni problemi amorosi.

Melvin osservò l'edificio grigio e pensò che quel colore facesse pendant perfettamente con il cielo scuro e cupo e con gli sguardi tetri di alcune ragazze che adocchiò mentre Wilmer parcheggiava la macchina.

Deglutì. Per quanto fosse forte e sapesse difendersi da solo, vedere tutte quelle ragazze fingersi depresse perché non si sarebbero mai potute fidanzare con Felix, non che prima di lui avessero mai avuto una possibilità, lo agitava e non poco.

Erano tante. Troppe fan che se potessero ucciderlo per prendere il suo posto lo avrebbero già fatto, dato che molte di loro sapevano benissimo dove abitasse, ma grazie al cielo era illegale ammazzare qualcuno perciò in quel caso era salvo. Non per tutto il resto, però. Gli atti di bullismo che prima erano sempre arrivati solamente da ragazzi e che era sempre stato in grado di gestire (tranne forse all'inizio), ora gli avrebbe subiti anche da quelle pazze.

Stava facendo un po' il melodrammatico, n'era consapevole, ma quelle ragazze non erano del tutto a posto, soprattutto perché da una foto in cui non gli si vedeva nemmeno una piccola porzione di faccia, loro erano riuscite a risalire a lui.

Come? Come diavolo avevano fatto? Persino Wilmer, in un primo momento, gli aveva domandato se Felix lo avesse tradito con un altro ragazzo perché, per l'appunto, non lo aveva riconosciuto quindi come c'erano riuscite loro?

Dai suoi abiti? Dalle sue scarpe? Da qualche suo accessorio? Come avevano fatto a giungere alla conclusione che quello con Felix Olander era chiaramente Melvin Morgan e non un qualsiasi altro ragazzo? Forse perché più di una volta li avevano visti insieme a scuola a parlare? Forse perché Felix, uno dei primi giorni di scuola, si era seduto a pranzo con lui e Bailee? Avevano fatto le loro stupide supposizioni che poi avevano scoperto essere corrette e perché non tenersele per loro, eh? Ma va! Meglio far girare la voce che Melvin Morgan se la faceva con Felix Olander, in una scuola dove ovviamente chiunque sapeva chi era.

Sospirò pesantemente, slacciando la cintura di sicurezza.

«Vinny, sei sicuro di voler entrare? Per un giorno puoi anche saltare la scuola», Wilmer aveva le sopracciglia ricurve e gli angoli della bocca carnosa rivolti verso il basso in una smorfia preoccupata.

Un risolino forzato. Una mano a spalmarsi sul viso ansioso e un altro sospiro nervoso.

«Willy, quelle non si fermeranno solo perché oggi non mi vedono entrare a scuola. C'è domani, dopodomani, tra tre giorni, quattro, cinque. Non importa quanto tempo ci metterò a tornare in quell'edificio, loro saranno lì ad aspettarmi per riempirmi di insulti per avergli rubato il fidanzato

Un tocco di melodrammaticità non mancava mai nelle sue parole, ma era certo che quelle ragazze gli avrebbero detto di "levarsi dalle palle" e lasciare Felix a loro perché non gli apparteneva non appena fosse entrato nell'edificio scolastico. N'era sicuro solo perché aveva visto con i suoi occhi amicizie incrinarsi per delle foto o per un saluto da parte di Felix. C'erano molte ragazze che ora non parlavano più con le loro migliori amiche perché loro non avevano ottenuto lo stesso successo delle altre con l'attore. Perché non avevano una foto con lui con cui vantarsi sui social, come se Felix si rifiutasse di farsene scattare una con loro se glielo dovessero chiedere con gentilezza e ora si trattano tutte con freddezza. Peggio dei bambini delle elementari.

Wilmer rilasciò un sospiro a sua volta poi picchiettò due dita sul volante e Melvin capì che stava pensando a come chiedergli qualcosa senza farlo arrabbiare o preoccupare, dipendeva tutto dal contesto della sua domanda.

«Vinny, Felix ti starà accanto durante tutto questo accanimento nei tuoi confronti?»

«Forse, non so... Anche lui c'ha la sua bella gatta da pelare con sua madre e tutto il resto.»

Si erano sentiti al cellulare quella mattina e Felix gli aveva raccontato di ciò che sua madre gli aveva fatto e detto, tutte parole che gli spezzarono il cuore. Come poteva una madre essere così crudele col proprio figlio? Alzargli le mani e urlargli contro che era un mostro solo perché omosessuale. Sbraitargli in faccia che si era rovinato la carriera per via delle sue deviazioni sessuali era assai crudele e meschine.

Quella donna gli faceva paura e aveva il sentore che avrebbe cercato di sabotare la loro relazione. Felix gli aveva giurato che niente li avrebbe separati, ma era comunque terrorizzato dai pensieri maligni e dalle convinzioni assurde di sua madre.

«Immagino, ma spero lo stesso che non ti faccia affrontare da solo tutto questo stupido odio gratuito perché non è giusto.»

Wilmer affondò una mano nei capelli di Melvin che si stava mordicchiando il labbro inferiore poiché aveva udito delle voci femminile strillare il suo nome con rabbia, e glieli arruffò, «Mi raccomando non farti mettere i piedi in testa da queste oche. Difenditi e fagli vedere chi sei, Vinny».

Annuì unicamente. Le parole gli erano morte in gola.

Aprì la portiera della macchina dopo aver inspirato profondamente poi uscì con lentezza, in quanto non sapeva se avessero incominciato nell'immediato con gli insulti oppure se avessero aspettato che suo fratello se ne fosse andato via mentre percepiva i battiti del suo cuore picchiettare contro le pareti della sua gola.

«Ti vengo a prendere alle tre, va bene?»

«Sì, grazie, Willy», Melvin si voltò verso la portiera ancora aperta e ficcò la testa dentro la macchina per mostrare un accenno di sorriso a suo fratello che lo ricambiò all'istante, mormorando nuovamente di difendersi e di non farsi abbattere da quelle.

«Mello», gridò una voce femminile che per fortuna non c'entrava niente con le sue compagne perché era quella rumorosa della sua migliore amica. Infatti si voltò verso il punto da cui l'aveva sentita urlare e la vide corrergli incontro con lo zaino che le sbatteva rabbiosamente contro la schiena.

«Come stai?», Bailee fece profondi respiri per riprendere fiato mentre guardava il suo migliore amico negli occhi ― lo stava facendo per capire il suo reale stato d'animo, poiché, così come Felix, anche lei riusciva a leggerlo dentro e a comprendere se stesse mentendo o meno.

«Nervoso. Hai visto Felix?»

Bailee strinse entrambe le mani intorno alle spalle di Melvin che la guardò con confusione nello sguardo, «Sua madre lo ha trascinato dentro la scuola con tale cattiveria che molte sue fan hanno cominciato a domandarsi se non subisse violenza da parte sua. Il padre li ha seguiti fin dentro la scuola gridando di smetterla di fargli del male. Dio, che situazione di merda sia per Lixie che per te, cazzo».

Il cuore di Melvin a quella notizia si spezzò. Il respiro gli si stroncò in fondo alla gola, come se avesse ricevuto un ponderoso pugno nello stomaco, già martoriato dall'ansia.

Quella donna era un mostro.

«Cazzo...», fu tutto ciò che disse con la voce incrinata mentre si passava entrambe le mani nei capelli per la disperazione.

«Te la senti di entrare?»

«Sì, posso farcela.»

⚬⚬⚬

Melvin varcò la soglia del liceo con la testa alta e con una camminata sicura mentre Bailee lo teneva a braccetto e fulminava con lo sguardo qualsiasi ragazza provasse ad aprir bocca nei confronti del suo amico.

Non gli passarono inosservate le varie occhiatacce che molte sue compagne gli lanciarono e le brutte parole che gli dissero alle spalle.

Sì, era un frocio che aveva deviato il loro attore preferito e ora loro avevano perso completamente la possibilità di finire nel suo letto. Patetiche.

Si trattenne con tutte le sue energie dal sospirare davanti a tutte quelle persone che non vedevano l'ora che crollasse e che si mettesse a piangere, peccato che non sarebbe mai successo perché non era più il ragazzino spaurito del primo anno. Adesso era in grado di incassare qualsiasi tipo di colpo, qualsiasi insulto che usciva dalle loro bocche sporche perché consapevole di non avere niente di sbagliato in lui, di essere uguale, anzi meglio, di loro, dato che almeno lui si faceva i fattacci suoi e non andava a puntare il dito contro tutte quelle coppiette che facevano sesso nelle aule vuote mentre faceva la spia con la Preside.

Lui almeno una sua vita ce l'aveva. Non era come quei bulli che per stare meglio con loro stessi e con la loro patetica vita, dovevano, per forza, provare a rovinare la sua.

Amelia, l'amica dalla chioma rossa come il fuoco di Bailee, si avvicinò a loro e in un primo momento entrambi pensarono volesse sputargli addosso qualche insulti (la sua migliore amica mormorò un: «Non anche tu»), ma non appena aprì bocca, disse che le dispiaceva per quella situazione guardando Melvin dritto negli occhi.

«Già, è una merda...»

Qualcuno alle spalle di Melvin sussurrò quasi la stessa identica cosa, aggiungendo poi che era preoccupata per Felix e i commenti maligni che aveva incominciato a ricevere sui suoi social.

Si voltò verso di lei di scatto, facendola spaventare poiché sobbalzò leggermente, «Lo stanno insultando?», domandò a voce alta e ansiosa, scrutandola con gli occhi ridotti a due fessure.

La ragazza annuì mentre teneva il suo cellulare stretto in una mano poi scrollò su qualche social e lo girò verso Melvin per fargli vedere ciò che stava succedendo su internet e non appena ne lesse un paio, digrignò i denti e strinse i pugni lungo i fianchi.

«Bastardi», abbaiò come un cane rabbioso.

Una bionda emise un risolino di scherno e Melvin si ritrovò a fissarla con la coda degli occhi e la rabbia a fargli da compagna. Era consapevole che tra pochi secondi lo avrebbe accusato di essere lui il colpevole di tutto, di aver rovinato la vita a Felix.

«E chissà di chi è la colpa se ora sta subendo questo tipo di linciaggio sui social», lo rimbeccò con asprezza.

Eccola lì! pensò Melvin e sulle sue labbra nacque un ghigno sprezzante perché sicuro che quella frase l'avrebbe sentita per tutto il giorno, in quanto a parte quello non sapevano in che altri modi attaccarlo.

In un primo momento ci aveva creduto persino lui, ma Felix lo aveva rassicurato (al cellulare quella mattina) dicendogli che lui la vita gliel'aveva unicamente migliorata e poi era felice di poter essere se stesso per davvero, anche se questa cosa purtroppo aveva dei costi, soprattutto per lui ch'era una persona famosa seguita da molti giovani.

«Cathy, non è colpa di Melvin», ribatté la ragazza che gli aveva mostrato i commenti, «Felix lo ha dichiarato: è gay e lo è sempre stato e poi, dai, pensavate davvero di diventare tutte le sue ragazze?», fu il suo turno di emettere una risata derisoria.

Sia Melvin che Cathy rimasero sconcertati dalla risposta di quella ragazza che lo stava a tutti gli effetti difendendo, non che non ci fosse riuscito da solo, ma era contento di sapere che nella scuola c'erano anche persone che sostenevano la sua relazione con Felix.

«Miriam, ma-ma sei impazzita?!», strillò Cathy, le guance arrossate dalla vergogna.

Bailee emise un ridacchio perché poter osservare da vicino due amiche che si scannavano in quanto avevano pensieri diversi sulla relazione del suo amico con l'attore, era assai divertente e poi quella Cathy l'era sempre stata antipatica quindi meglio ancora.

«No, so ragionare col cervello, così come so che odiare Melvin perché vi ha "rubato" Felix non lo farà cadere ai vostri piedi e non si metterà con nessuna di voi», Miriam mimò le virgolette poi emise uno sbuffo scocciato mentre Melvin la osservò con un sorriso compiaciuto ―era felice che stesse annientando tutte quelle ragazze al suo posto; meno sbattimento per lui. «Smettetela di ragionare, se un cervello ce l'avete, come future fidanzate di Felix ma iniziate a farlo come sue fan, quelle come me che lo sostengono realmente e che sono contente perché finalmente può essere se stesso e ha trovato l'amore», concluse il suo discorso con un sorrisetto soddisfatto.

«Grazie Miriam», le sussurrò in un orecchio.

«E di chè! Avevo notato che Lixie fosse più felice nell'ultimo periodo, chi l'avrebbe mai detto che si fosse innamorato. Be', mi sembri proprio un buon partito perciò trattalo bene, eh.»

Melvin arrossì. Le sue gote si colorarono di rosso e ridacchiò sommessamente.

«Tutto ciò non è giusto!», sbraitò Cathy, battendo i piedi per terra come i bambini piccoli e incrociando le braccia al petto mentre altre ragazze alle sue spalle annuirono con decisione, «Se lui,» indicò Melvin, guardandolo con disprezzo e in risposta le mostrò i denti come un animale, «non si fosse mai avvicinato a Lixie, ora sarebbe ancora nostro».

Roteò gli occhi per l'esasperazione.

Ancora con questa storia che le persone famose appartenevano ai fan?!

Dio, che strazio!

Le persone famose erano unicamente di loro stesse, né della loro famiglia né dei loro partners, neppure dei fan, ma loro. Non appartenevano a nessuno perché non erano oggetti ma esseri viventi con emozioni e potevano scegliere ciò che più desideravano per il bene della loro vita.

«Non è vostro, cazzo», esclamò stizzito, «Non lo è mai stato perché Felix non è di vostra proprietà e non è nemmeno un fottuto oggetto, porca troia. Ma svegliatevi per una buona volta, Dio Santo!».

«Melvin ha ragione», ribatterono in coro Bailee, Amelia e Miriam poi sfidarono con i loro sguardi lo squadrone delle "anti-Melvin" che avrebbero continuato a sostenere il contrario e ad odiarlo senza un vero e proprio motivo, ma solo per gelosia.

Melvin rimase esterrefatto e senza parole per come si stavano evolvendo le cose. Si era autoconvinto che una volta entrato a scuola, tutte le ragazze l'avrebbero detestato per il suo rapporto con Felix e invece adesso aveva scoperto che c'era chi lo difendeva a spada tratta e senza alcuna esitazione.

«Voi non lo amate davvero! Ecco perché sostenete questa relazione sbagliata.»

«Quindi ci state dicendo che per voi, Felix è sbagliato? Se noi non lo amiamo per davvero perché siamo contente per questa storia, voi invece che odiate chi è realmente, sì? Voi lo amate?!», si sgolò Miriam con la voce carica di astio.

«Felix è gay, ficcatevelo in testa. Non sono stato io a cambiarlo. Lo è sempre stato e se non lo fosse stato, be', con il vostro continuo starnazzare, oh sì, avreste sicuramente conquistato il suo cuore. Con le vostre grida acute e i vostri comportamenti da cretine, certamente, Felix sarebbe caduto ai vostri piedi e vi avrebbe dichiarato amore eterno». Melvin era già stufo di stare lì a discutere con quelle oche che non capivano e non accettavano colui che definivano il loro attore preferito, il loro maritino.

La campanella era già suonata da un paio di minuti eppure le anti-Melvin e le difenditrici di Melvin erano ancora in mezzo al corridoio a discutere.

«Io me no vado in classe», annunciò, emettendo poi uno sbadiglio scocciato, giusto per far capire alle sue odiatrici che era annoiato da tutto ciò che usciva dalle loro bocche e che non aveva alcuna intenzione di restare ancora lì ad ascoltare le loro stupide motivazione sul perché non poteva stare con Felix, in quanto era solamente loro.

Non stette nemmeno ad ascoltare ciò che avevano da dire che si allontanò da quel corridoio con Bailee al suo fianco, la quale gli strillò in faccia e con eccitazione quanto si fosse divertita nel vedere quelle cretine messe a tacere da lui e da Miriam.

«Felix è loro, seh, certo come no! Che crescessero un po', cazzo», buttò le braccia all'aria come a voler chiudere lì quel discorso, tanto sapeva che per tutto il giorno avrebbe dovuto subire insulti da persone come il gruppetto appena annientato perciò per il momento non voleva più pensarci.

◈◈◈

Felix

La sensazione di dover vomitare persino la sua stessa anima non sembrava avere alcuna intenzione di abbandonarlo mentre si mordicchiava le dita in un'aula del liceo.

Felix aveva subìto le peggiori cose da sua madre la sera precedente, tra insulti e schiaffoni mentre non la smetteva di ripetere che aveva rovinato ogni cosa con il suo essere un deviato sessuale. Lui non aveva fatto altro che piangere perché tutta quella cattiveria non era proprio riuscito ad incassarla, era stata troppa e senza un freno per poter fingere che ogni singola parola che era uscita dalla bocca di sua madre, non lo avesse ferito. Gunnar invece aveva provato a difenderlo in qualsiasi modo, tranne con la forza perché per quanto detestasse sua moglie (l'amore che aveva provato per lei era morto nell'esatto istante in cui suo figlio gli aveva detto al cellulare di voler porre fine alla sua vita), non le avrebbe mai alzato le mani perciò si era ritrovato a urlarle contro di finirla, di non trattare Felix come un mostro e poi si era messo in mezzo tra loro, beccando lui stesso gli schiaffoni per loro figlio.

Il modo in cui lo aveva trattato quella stessa mattina gli aveva fatto aumentare l'ansia che ormai si era stabilita permanentemente nel suo stomaco e non sembrava intenzionata a smetterla di perseguitarlo, attorcigliandogli le budella e stritolandogli gli organi.

Tutti lo avevano visto venir trascinato con violenza da sua madre dentro la scuola e purtroppo aveva sentito alcuni ragazzi ridere di quel sopruso, cosa che gli aveva procurato una aggressiva fitta al cuore e le lacrime avevano incominciato a pungere ai lati dei suoi occhi.

L'odio che stava ricevendo gli stava lentamente avvelenando il cuore. E i brutti pensieri stavano tornando a bussare alle sue porte con insistenza, ma aveva deciso di non aprire perché c'erano persone come suo padre, Melvin, Noemi e molti fan che lo amavano ancora e avrebbero sofferto se avesse compiuto quel gesto da cui non si poteva tornare indietro.

Felix si strofinò una manica sugli occhi per levarsi le ultime lacrime incastrate nelle ciglia e tirò su con il naso mentre la presenza soffocante di sua madre gli stava procurando brividi di terrore in tutto il corpo. Il suo sguardo gli stava scavando la carne come un corvo affamato quando divorava la sua preda, ficcando il suo becco in profondità per strappare più polpa fino a lasciarle solo le ossa.

«Hai finito di comportarti da femminuccia?», sbraitò Alva, battendo un pugno su un banco e trucidando con lo sguardo suo figlio che sussultò per lo spavento.

Si rannicchiò su stesso, abbracciando le ginocchia al suo petto e ficcando la testa tra di esse per sfuggire agli occhi pieni di odio, di disprezzo di sua madre.

«Alva, basta!», replicò Gunnar, passando una mano sulla schiena di Felix per poi lasciargli alcune carezze per calmarlo, ma iniziò a tremolare e nell'aria esplose un suo energico singhiozzo, segno ch'era tornato a piangere con disperazione.

«Esci da qui. Vattene, cazzo», continuò l'uomo con rabbia.

Felix non aveva mai sentito la voce di suo padre farsi tanto cupa e carica di collera, anche se con sua madre non era la prima volta che alzava la voce o che litigavano per lui. Ma sembrava diverso. Era incazzato con sua moglie, decisamente, però nel suo sguardo ci vide molta preoccupazione. Capì che fosse in ansia per lui e per ciò che avrebbe potuto fare se non avesse retto tutto quell'odio.

La donna non se lo fece ripetere due volte. Uscì da quella classe, sbattendo con violenza la porta alle sue spalle.

«Proprio una signora», commentò acidamente Noemi che per tutto quel tempo era stata in silenzio, ma non aveva mai staccato lo sguardo dal suo migliore amico che, in quel momento, era la personificazione della tristezza.

«Felix, campione, ehi, come ti senti? Hai già parlato con Mello?», Gunnar prese il viso di suo figlio tra le mani e la prima cosa che vide furono i suoi occhi gonfi di lacrime che erano tornate a bagnargli le guance e un'ombra nera che glieli oscurava. Non vi era una singola scintilla di positività nel suo sguardo. Solo buio, solo desolazione.

Annuì. «Q-questa mattina e basta», si portò le mani nei capelli, intensificando il suo pianto, «Dio, starà sicuramente venendo bullizzato in questo momento», singhiozzò tra le lacrime.

Noemi gli accarezzò una guancia impregnata di lacrime, «Melvin è forte. Sono sicura che si stia difendendo benissimo e poi dubito che Bailee non faccia qualcosa per lui. Stai tranquillo, Lixie, il tuo ragazzo starà bene».

«Tu come stai?»

«Come vuoi che stia?», emise un risolino metallico, «Di merda, ma almeno ho voi che mi state accanto. Grazie».

«Io vado a cercare tua madre prima che faccia danni. Mimi, per favore, stai con lui, okay?»

«Non mi muovo da qui.»

Felix abbozzò un sorriso poiché era tanto grato di avere Noemi nella sua vita, ma il suo sguardo era ancora oscurato da quell'ombra nera di sofferenza.

Stettero in silenzio per un paio di minuti, uno seduto accanto all'altro mentre i loro respiri calmi si facevano compagnia.

Felix entrò su instagram.

Mossa sbagliata.

I suoi ultimi post erano ricoperti di insulti, più di quanti se ne fosse immaginato. I commenti di supporto erano diventati la minoranza in mezzo a tutto quell'odio gratuito che le persone da dietro i loro account (sia veri che fake) avevano deciso di scaraventargli addosso.

▷ Perché tu e quel frocio del tuo ragazzo non vi ammazzate?

▷ Fai schifo!

▷ Ammazzati.

E tanti altri, ma a Felix rimase impresso nella mente "ammazzati" perché tante, troppe persone gli avevano scritto di togliersi la vita.

Perché doveva uccidersi? Cos'aveva fatto di così sbagliato da meritare la morte?

Noemi notò come lo sguardo del suo amico divenne ancora più ferito perciò allungò lo sguardo e riuscì a leggere il commento che aveva selezionato. Digrignò i denti per la rabbia poi gli rubò dalle mani il cellulare, «Non leggere questa merda, cazzo. Non t'azzardare a dare ascolto a queste merde che si sentono potenti a scrivere queste cattiverie, nascoste dietro i loro profili».

«Non ho intenzioni di uccidermi, Mimi, solo che... Cristo, merito davvero di ricevere questi commenti solo perché amo una persona del mio stesso sesso?»

«No, che non li meriti, tesoro. Ora gli rispondo, cazzo.»

«Lascia stare, Mimi, tanto poi quelli dalla parte del torto siamo noi che rispondiamo in malo modo a un commento del genere. Ti ricordi l'ultima volta, no? Ti sei difesa eppure la cattiva eri tu.»

La gente normale poteva scrivere ciò che voleva sotto ai post delle persone famose senza finire nei guai con la legge (anche quando auguravano la morte), ma se anche una singola celebrity osava rispondere a questi commenti pieni d'odio, diventava magicamente una persona crudele che trattava male i suoi fan.

La scusa di questi haters per poter sfogare tutta la loro frustrazione sotto ai post delle celebrities sapete qual era?

"Se pubblichi una foto, io ho tutto il diritto di scrivere tutto ciò che voglio."

No, cazzo, non era così che funzionava. Anche le persone famose avevano sentimenti che con commenti del genere venivano feriti eppure a loro non fregava niente perché l'importante era scaricare la loro insoddisfazione sugli altri.

«Ricordo, però, cazzo, questi sono proprio cattivi come commenti. Non è giusto che tu non possa fare niente per questi stronzi!»

Il cellulare di Felix suonò, segnando l'arrivo di un messaggio.

«Ti ha scritto il tuo amore», Noemi gli diede indietro il suo cellulare, «Io nel frattempo creo un account finto per poter insultare chiunque ti scrive di toglierti la vita».

«Stai solo attenta.»

Entrò nella sua conversazione con Melvin e un sorriso addolcito nacque sulle sue labbra.

"Oggi pomeriggio vieni da me? Ho bisogno di stritolarti tra le mie braccia", una decina di cuoricini neri.

E il suo cuore fece le capriole. Il suo ragazzo era la cosa migliore che gli fosse capitata nella sua monotona e controllata vita.

"Anche io ho un dannato bisogno di stringerti a me e di baciarti, piccola fatina."

«Cosa ti ha scritto?», chiese l'amica mentre finì di creare il suo account per difendere Felix e offendere tutti quegli stronzi che gli stavano scrivendo le peggiori cose.

«Mi ha chiesto di vederci questo pomeriggio», replicò con voce mielosa, sorridendo al suo cellulare perché Melvin gli aveva nuovamente risposto.

"Quindi è un sì?"

"Ovviamente, tesoro!"

«Mi raccomando non fate cosacce, eh», ridacchiò Noemi.

La sua migliore amica non sapeva di Melvin e della sua asessualità, anche perché era una cosa privata del suo ragazzo perciò non ne avrebbe fatto parola con nessuno, nemmeno con lei.

«Scema», ridacchiò lui a sua volta.

Al solo pensiero di poter passare il pomeriggio con il suo ragazzo, Felix si sentiva già meglio. Stava ancora male ed era ferito dalle parole di sua madre e di tutte persone che neanche conosceva, ma almeno aveva Melvin che voleva stare con lui, nonostante tutto quel casino e nonostante ormai fosse finito al centro dell'attenzione di chiunque e la sua migliore amica che aveva appena incominciato a difenderlo sotto ai suoi post.

"Ci vediamo per la pausa, vero? Non credo di poter aspettare fino ad oggi pomeriggio per poterti vedere."

"Se mia madre non mi chiude a chiave in qualche stanzino, sì"

"Che stronza!"

Molto.

"Già..."

"Ti voglio tanto bene, amore."

Felix arrossì a quelle parole. Era un semplice «ti voglio bene» eppure gli scaldò il cuore perché aveva un significato molto diverso da quello che si scambiavano due amici. Era troppo presto per dirsi «ti amo» ma non per ammettere che si volessero bene come amanti e non solo come due amici affiatati.

"Te ne voglio anche io, piccolo."

◈◈◈

Melvin

Melvin stava giocherellando con i capelli di Felix mentre quest'ultimo si stava dedicando alla sua bocca. Lo baciava con dolcezza, accarezzandogli le labbra con le sue che sapevano di cioccolato (si erano preparati insieme della cioccolata calda da gustarsi guardando video divertenti su YouTube), tracciandogli con i polpastrelli il viso, le gote arrossate mentre tra un bacio e l'altro gli sussurrava quanto stesse bene con lui.

In quella bolla di calore che tra una dimostrazione d'amore e l'altra avevano costruito, si sentivano protetti. Potevano, per un momento, dimenticarsi di tutto il casino che vi era fuori da quella camera, da quelle quattro mura.

Per ora c'erano solo loro due.

Melvin e Felix.

Due ragazzi alle prese con l'amore.

Purtroppo anche con l'odio delle persone, ma non volevano pensarci perché stavano così bene su quel letto a baciarsi e a mormorarsi sulle labbra quanto fossero felici di essere insieme.

Melvin mordicchiò il labbro inferiore di Felix, ridacchiando poi sulla sua bocca semiaperta. Per la prima volta nella sua vita fece qualcosa fuori dalla sua zona di conforto e non fu così male, soprattutto perché l'atto appena compiuto non lo aveva ricollegato al sesso, ma semplicemente al bacio in sé.

Felix si staccò bruscamente da lui, lasciandolo interdetto perché non credeva che quel gesto potesse scatenare un distacco da parte sua e si mise seduto, dandogli la schiena.

Melvin appoggiò una mano sulla schiena del suo ragazzo e gliela accarezzò, «Che succede?».

Non capiva quello scatto improvviso di Felix. Aveva fatto qualcosa di tanto sbagliato? Lui... Lui non l'aveva fatto con cattiveria.

Lo percepì sussultare sotto al suo tocco e lo udì emettere un sospiro ansioso, così come sentì il rumore delle sue unghie che grattavano le pellicine delle dita con nervosismo.

Lo aveva reso nervoso? Come? Perchè? Non capiva proprio...

«Io... Io mi sono eccitato», confessò con un filo di voce carica d'imbarazzo.

Ah.

Oh. Menomale, non era niente di grave.

Emise un ridacchio poi schioccò un bacio sulla spalla sinistra del suo ragazzo che ancora una volta sobbalzò, preso alla sprovvista e riuscì a notare le sue guance farsi sempre più rosse. «Anche la mia banana ha deciso di svegliarsi, tranquillo», gli mormorò con voce calma e per nulla disgustata dalla sua confessione.

«Eh?», domandò stupito Felix, voltando leggermente il viso verso il suo.

Melvin sorrise.

«Nonostante non provi alcuna attrazione sessuale, il mio amico là sotto ha i suoi bisogni e quando capita per me è sempre una palla perché sai, masturbarmi, non è che mi faccia impazzire. Per la maggior parte delle volte non devo fare niente perché torna quasi subito in letargo, le altre poche volte invece mi tocca aiutarlo, 'sto imbecille.»

«Mi dispiace per...», abbassò lo sguardo e si coprì le parti intime con le mani, «Per questo».

Un altro bacio, ma sulla punta del naso, dove poi ci lasciò anche un buffetto che glielo fece arricciare, «Felix non devi chiedermi scusa perché ti si è svegliato l'amichetto, capita. Non sono mica disgustato da te, eh».

«Sì, be', è imbarazzante», Felix strinse le gambe, emettendo poi un lungo sospiro nervoso.

Melvin iniziò a tirargli leggere pedate sulla schiena per strappargli un sorriso o meglio ancora una risata, «Stai tranquillo e il bagno sai dov'è».

Non gli importava del fatto che Felix, tra non molto, si sarebbe dato piacere da solo perché era già grato che stesse con lui senza obbligarlo a fare quelle cose perciò poteva accettare che il suo ragazzo si masturbasse nel bagno della sua camera, dato che lui non aveva alcuna intenzione né di vederlo tantomeno di toccarlo.

Felix si coprì il viso bordeaux con le mani, «Aah! Che imbarazzo! Perché l'hai detto?!», strillò, stracolmo di vergogna ― persino le sue orecchie erano diventate rosse.

«Non puoi rimanere in questo stato.»

«E-e tu?»

Rise ancora. «Io? Oh, è già tornato in letargo. Mi basta pensare a... A qualsiasi cosa in realtà, per, sai...», mosse la mano verso il basso per spiegare l'afflosciamento del suo pene mentre continuava a sbellicarsi dalle risate.

Il volto di Felix ormai aveva raggiunto un rossore talmente acceso che lo si sarebbe potuto vedere da chilometri di distanza, poi si alzò in piedi, tenendo le mani davanti le sue parti intime per nascondere il suo rigonfiamento, «Uhm, ehm, vado e torno».

«Prenditi tutto il tempo che vuoi.»

«Mello...», biascicò a disagio.

Melvin gli mostrò un sorriso d'incoraggiamento, «Tesoro, vai in bagno e basta. Io non scappo da qui».

Felix lo fulminò con lo sguardo, lucido dall'eccitamento poi scappò in bagno, gridando che tutto ciò era a dir poco imbarazzante.

«Non lo è. Stai tranquillo», gridò in risposta, mettendosi poi in pancia in giù sul suo letto. Prese il suo cellulare e entrò nel profilo di Felix per leggere i commenti che stava ricevendo perché voleva capire quanto le persone fossero stronze e provare ad aiutarlo, rispondendo a tono con il suo profilo secondario.

Lesse troppe volte la stessa parola. Troppe. Come potevano scrivere a una persona che nemmeno conoscevano di "ammazzarsi" senza provare un po' di pena per loro stessi? Quanto poteva essere patetica la loro vita da dover scaricare tutta la loro frustrazione sotto i post di un ragazzo di diciotto anni che tutto ciò che faceva era amare un maschio?

Anche ciò che stava subendo lui a scuola era a dir poco triste e demoralizzante. Non era riuscito a stare tranquillo per più di mezz'ora, prima di venire attaccato nuovamente da quelle sclerate che volevano che si lasciasse con Felix perché lui era unicamente loro.

Continuerà ancora per molto quel assalto nei suoi confronti?

Diamine, era stanco! Tanto stanco che nel 2022 le persone omosessuali dovevano ancora venire prese di mira per chi amavano, per chi erano, per come trascorrevano la loro vita, ma quegli stessi individui che li odiavano, erano i primi a guardare porno tra due ragazze, giustificandosi che loro erano eccitanti a differenza di due ragazzi gay.

Ipocriti.

Con quale coraggio auguri la morte a un ragazzo di soli diciott'anni? Svegliati, cazzo e torna a lavorare, boomer.

Melvin continuò per un paio di minuti a replicare ad ogni commento cattivo che Felix aveva ricevuto sotto l'ultimo post poi quando sentì la porta del bagno venir sbloccata, tornò nel suo profilo principale e bloccò il cellulare, stiracchiando le ossa.

Felix si infilò nella camera da letto con la testa rivolta verso il basso e il labbro inferiore intrappolato tra i denti, «Io... Uhm...».

«Vieni qui, amore», rotolò su un fianco e allungò un braccio per fargli capire che voleva tornare ad abbracciarlo. Il suo ragazzo con titubanza si avvicinò a lui, senza mai smettere di torturarsi le dita e le labbra, «N-ne sei sicuro?», chiese a bassa voce.

Gli sorrise con dolcezza, annuendo, «Sì, amore».

Felix si tuffò con tutto il suo peso su Melvin che emise un gemito soffocato poi gli avvolse il braccio intorno alla schiena e lo strinse contro il suo petto, «Il mio tesoro», mormorò, schioccandogli una serie di baci sulla testa e sul viso, strappandogli una risata.

Si sentiva a casa con Felix tra le sue braccia che strusciava il suo naso contro le sue guance e rideva dolcemente, una delicata carezza per il suo udito, baciandolo di tanto in tanto su tutto il viso.

Non credeva che la sua vita sarebbe cambiata così tanto dall'arrivo di quell'attore nella sua scuola eppure era successo. Era cambiata in meglio perché adesso aveva l'amore, un ragazzo meraviglioso al suo fianco, anche se purtroppo c'erano delle macchie scure in tutta quella felicità, ma non si sarebbero fatti oscurare da esse. Il loro giovane e inesperto amore era più forte dell'odio gratuito della gente.

«Stai meglio ora?», gli domandò Melvin sulle labbra, sfiorandole con le sue.

Felix annuì timidamente, «Spero solo che non succeda più».

«Se succede, sai cosa fare e sai anche che non ti giudicherò solo perché siamo diversi e abbiamo esigenze diverse.»

«Grazie ma cercherò di non farlo più accadere.»

Rise. «Seh, certo, prova a convincere anche i tuoi ormoni impazziti a calmarsi, anche se dubito ci riuscirai, ma fa niente, amore.»

Il suo ragazzo emise un gridolino disperato, affondando il viso nel petto di Melvin che sorrise tra i suoi capelli, «Possiamo non parlarne più?», sussurrò.

«Va beneee.»

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