Capitolo 27

Melvin & Felix

Melvin era entrato nella sua camera da una decina di minuti perché avevano deciso di passare quel pomeriggio insieme in hotel, in quanto le registrazioni della serie televisiva, per il momento, erano ancora ferme e suo padre si era già autoinvitato a quella "mini festa", come aveva deciso di denominarla lui, portando anche due cartoni della pizza.

Felix stava osservando suo padre aprire i cartoni di pizza mentre borbottava qualcosa contro quella vipera di sua moglie che doveva avergli detto delle cose che lo avevano particolarmente infastidito perché nonostante fosse entrato nella camera con un grande sorriso, il cipiglio sul suo viso non era ancora scomparso.

«Signor Olander, Lixie mi ha detto che lei è un wrestler e che è molto forte», Melvin si buttò in mezzo a quel silenzio, spezzato solo dai borbottii di Gunnar, perché tutto quel stare zitti lo stava solamente agitando. Non era il tipico ragazzo che iniziava le conversazioni con gli altri, come avete potuto vedere, ma piuttosto che stare ancora in silenzio (erano passati più di dieci minuti in quel modo; Felix che guardava suo padre e Gunnar che tagliava la pizza lamentandosi a bassa voce di qualcosa) aveva preferito aprire un discorso su un tema che potesse piacere ai due Olander nella stanza.

Gunnar spostò il suo sguardo dalla pizza oleosa a Melvin e lo fissò di sottecchi. Il moro divenne all'istante bordeaux in faccia perché stava cominciando a credere che forse era meglio se fosse stato in silenzio, dato che sembrava volesse ucciderlo, ma poi sulle labbra dell'uomo nacque un sorriso e lui capì che lo stava solo prendendo un po' in giro.

Felix fulminò con un'occhiata torva suo padre, il quale la vide chiaramente perché poi scoppiò in una grassa risata che parve far rilassare le spalle tese di Melvin e abbozzò un sorriso a dir poco confuso.

«Gun, per favore. "Signor Olander" mi fa sentire vecchio.»

«Papà, ma tu sei vecchio», lo rimbeccò Felix, pizzicandogli un bicipite del braccio, o almeno ci provò dato che il muscolo era duro e c'era poca pelle da tirare.

«Senti ragazzino,» Gunnar afferrò suo figlio dalla caviglia e lo alzò completamente dal materasso con agilità per poi spiattellarlo contro il materasso mentre lui strillava tra le risate, «Vuoi vedere come il tuo vecchio di spezza in due le gambine?».

Melvin si sbellicò dalle risate, osservando la scena che si trovò davanti. Felix stava implorando suo padre, tra le risa, di lasciarlo stare e che ci teneva alle sue gambe. Si vedeva perfettamente quanto Gunnar tenesse a suo figlio, a differenza di Alva che l'unica volta che l'aveva incontrate in hotel, lo aveva scrutato con disprezzo e non aveva nemmeno ricambiato il saluto che lui per cortesia aveva compiuto ― l'aveva salutata perché era pur sempre la madre del suo ragazzo, sennò una persona così spocchiosa l'avrebbe mandata a cagare sin da subito.

Gunnar invece quando lui e Felix l'avevano accompagnato a casa, il giorno in cui si erano fidanzati, era uscito dalla macchina e lo aveva abbracciato, sussurrandogli all'orecchio che lo ringraziava perché rendeva felice suo figlio e poi gli aveva chiesto per favore di non farlo soffrire poiché era un bravo ragazzo e non ne meritava altra. Lui aveva sorriso all'uomo e glielo aveva giurato.

«Ti prego, basta, papà. Scusa, scusa», Felix aveva le lacrime agli occhi per le forti risate e gli dolevano le guance mentre supplicava suo padre di smetterla.

«Ecco, perciò non t'azzardare più a darmi del vecchio.»

«Va bene, The Volcano.»

Gli fece la linguaccia, ma Gunnar ribatté con una pizzicata sulle guance che gliela fece ritirare mentre Melvin assisteva a tutto ciò continuando a ridere spensierato.

«Perché "The Volcano"?», domandò al suo ragazzo che stava lentamente riprendendo fiato e il suo viso stava tornando al suo incarnato naturale.

«È il mio nome da wrestler. Sono il vulcano pronto ad eruttare da un momento all'altro per uccidere i miei avversari», spiegò Gunnar con certo orgoglio nella voce. Si sentiva e si vedeva quanto andasse fiero della sua vita da wrestler.

«Figo», replicò eccitato, «Com'è essere un wrestler?», domandò poi con curiosità, lanciando un'occhiata addolcita a Felix che aveva appena incominciato a mangiare una fetta di pizza.

«C'è molto allenamento dietro e come ormai tutti sanno, il wrestling è composto da spettacoli per intrattenere i fan, ma posso assicurarti che anche se durante i combattimenti fingiamo, ci facciamo male lo stesso. Più di una volta mi sono slogato la spalla, la caviglia e mi sono ritrovato pieno di lividi, ma è il mio mestiere e amo essere un wrestler.»

«Lixie, come mai tu non hai seguito le orme di Gun?»

Felix si bloccò con lo spicchio di pizza a mezz'aria perché non era sicuro di voler raccontare al suo fidanzato di essere un rammollito che a stento sapeva tirare un pugno senza farsi male da solo, a differenza sua che anche se era piccolo e magrolino riusciva a tener testa ai bulli della sua scuola.

Ma ci pensò suo padre a dirglielo.

Gunnar tornò a ridere di gusto, «Perché mio figlio è una schiappa nel combattimento».

Gonfiò le guance, mostrandosi chiaramente offeso agli occhi di Melvin e di suo padre, poi lasciò cadere la fetta di pizza sul cartone oleoso e incrociò le braccia al petto, «Grazie tante papà, eh».

«Ma è vero figliolo. Non puoi dire di essere bravo», Gunnar emise un risolino poi si schiarì la voce, «L'unica volta che hai provato a combattere con un altro ragazzino della tua età, hai fatto una giravolta su te stesso per tirare un pugno».

Felix emise un grido di frustrazione mentre le gote tornarono a tingersi di rosa. Perché i genitori, ― be', nel suo caso suo padre ― si divertivano così tanto a mettere i figli in imbarazzo davanti a qualcuno con cui non volevano assolutamente far brutta figura?

Adesso che Melvin era a conoscenza del fatto che fosse una schiappa e che a stento riusciva a difendersi da solo, lo stava facendo vergognare tantissimo, anche se sapeva che non c'era bisogno di sentirsi in quel modo perché non tutti erano dei combattenti nati come suo padre e quanto pare il suo adorabile e piccolo ragazzo.

Lui non era in grado di sferrare un bel destro in faccia a qualcuno senza rischiare di spezzarsi qualche osso.

Non era forte né fisicamente né mentalmente.

Melvin notando come un velo di tristezza si stesse posando sullo sguardo Felix, si tuffò su di lui, ma di lato poiché erano seduti vicini e lo abbracciò, avvolgendogli le spalle con le braccia e baciandogli una guancia per fargli capire che non doveva starci così male. Non gli importava se non sapesse combattere, mica guardava quella cosa in un ragazzo.

«Anche tu ridi di me, vero?», sussurrò.

«No, tesoro, sei adorabile e non c'è niente di male nel non saper combattere», gli spostò una ciocca bionda dietro l'orecchio e gli premette nuovamente le labbra su una guancia, rubandogli un accenno di sorriso.

«Sei adorabile», Gunnar gli fece il verso, punzecchiando suo figlio sui fianchi che per difendersi dal solletico aveva incominciato a scalciare mentre l'uomo si stava scompisciando dalle risate.

«Papà, vai a cagare!», gli schiaffeggiò via prima una mano e poi l'altra perché stava guizzando come un'anguilla ed era certo che se continuava in quel modo, Melvin si sarebbe staccato da lui e non voleva assolutamente che accadesse perché averlo ancorato al suo corpo era stupendo.

«Non mi scappa!»

Felix alzò gli occhi al cielo e nel mentre udì Melvin ridacchiare direttamente nel suo orecchio e dei brividi deliziosi gli percorsero la spina dorsale, facendogli formicolare la pelle in tutto il corpo.

«Bambino.»

Gunnar fece una pernacchia, afflosciandosi poi nel materasso morbido del letto di suo figlio, «Come te».

Melvin osservando quel battibecco comico, gli sembrò di rivedere lui e suo fratello Wilmer, sempre pronti a punzecchiarsi fino allo sfinimento. Poi si fermò a pensare al suo rapporto con il padre e anche se ogni tanto scherzavano come Felix e Gunnar, era molto diverso, meno bambinesco. Se provava a dargli del vecchio, suo padre si offendeva come la drama queen ch'era, esattamente come quello scemo di suo fratello. George e Wilmer andavano a braccetto quando si trattava di comportarsi da primedonne e la loro melodrammaticità superava alla gran lunga la sua, quella che ogni tanto faceva uscire fuori per far esasperare gli altri, soprattutto Bailee. Ma poteva dire con certezza che anche se i loro rapporti erano differenti, entrambi i padri ci tenevano a loro e gli volevano bene.

Il cellulare del moro iniziò a suonare. Sua madre lo stava chiamando. Era successo qualcosa?

"Pronto?"

"Ciao tesoro, dove sei?"

"Sono con Felix e suo padre, perché?"

"Benissimo. Puoi chiedere se vogliono venire a cena da noi", Melvin puntò il suo sguardo prima sulle pizze e poi sugli Olander che lo stavano guardando con espressione confusa, Felix anche un po' dispiaciuta perché credeva dovesse tornare a casa.

«Mia madre vi ha invitati a cena da noi.»

«Adesso?», domandò Felix con sorpresa, sbattendo velocemente le ciglia per poi spostare lo sguardo su suo padre che stava sorridendo con allegria ― lui sembrava molto felice di conoscere i genitori di Melvin a differenza del biondo che era un po' preoccupato per il terzo grado (il suo ragazzo gli aveva riferito che aveva fatto la stessa cosa con Shannon, la fidanzata di Wilmer) che Libby gli avrebbe fatto.

«Sì, ora, Lixie.»

«Ma certo!», esclamò Gunnar e Felix pensò: "visto, avevo ragione! È più felice lui di conoscerli che io", «Mi piacerebbe molto conoscere i genitori del ragazzo di mio figlio», concluse, con il viso illuminato dalla contentezza.

Melvin portò il suo sguardo su Felix che si stava massacrando le pellicine delle dita e quando il biondo si perse nei suoi grandi occhi marroni, arrossì e si mordicchiò il labbro inferiore, «Lixie, a te va bene?».

"Tranquillo, non ti mangiamo", si poté udire Libby gridare dall'altra parte del cellulare.

Il viso di Felix, sentendo quella frase, divenne ancora più rosso dalla vergogna perché la madre del suo ragazzo aveva capito che aveva il terrore di conoscerli e aveva persino cercato di rassicurarlo che non gli avrebbero fatto niente. Melvin appoggiò la sua mano su quella di Felix, poiché aveva notato la sua reazione e voleva tranquillizzarlo pure lui, e fece intrecciare le loro dita sul materasso poi si scambiarono un sorriso e il biondo annuì.

«Va bene.»

"Mamma, hanno detto che va bene."

"Allora sbrigatevi che la cena è quasi pronta."

"Okay, okay", Melvin chiuse la chiamata.

«Ha detto di muoverci perché è quasi pronto, ma ora le pizze?»

Melvin, anche se non lo stava dando a vedere poiché non voleva far allarmare il suo ragazzo, era abbastanza preoccupato per quella cena. Non aveva alcuna idea di cosa i suoi genitori avrebbero chiesto a Felix e a Gunnar e per quale motivo, dal nulla, sua madre li avesse invitati a cena da loro. La cena con Shannon e Wilmer si era conclusa in modo positivo e nonostante alcune domande un po' troppo personali che sua madre aveva domandato alla ragazza del suo figlio maggiore, non c'erano stati momenti di silenzio imbarazzante perciò sperava con tutto il cuore che anche la loro serata sarebbe filata liscia.

«Le mangiamo domani a pranzo, non ti preoccupare», Felix gli accarezzò il dorso della mano con le dita ancora intrecciate alle sue e gli mostrò un sorriso affettuoso che nascondeva la sua paura di quell'imminente serata con i genitori del suo ragazzo.

«Vado a cercare le chiavi della macchina e poi andiamo.»

«Sei nervoso?», il moro baciò la fronte al suo ragazzo che rilasciò un sospiro rilassato, anche se in realtà era teso come la corda di un violino.

«Molto, piccola fatina. E se non dovessi piacere ai tuoi genitori?»

Quella era la prima volta che Felix conosceva i genitori del suo ragazzo e il suo cuore a quella notizia si stava sbizzarrendo a pompare fulmineo nel suo petto mentre il suo stomaco si era rannicchiato su se stesso, perseguitato dall'ansia che lo punzecchiava senza sosta. Percepiva i muscoli delle spalle tesi e rigidi per il nervoso e il suo respiro non era più calmo come poco prima dell'arrivo di quella chiamata ― ora era accelerato e sembrava quasi impaziente di vedere quando sarebbe finito l'ossigeno nei suoi polmoni.

«Sono sicuro che i miei genitori ti adoreranno perchè sei un ragazzo fantastico e dolcissimo», fece scontrare i loro nasi poi gli sorrise sulle labbra ancora tese, ma non appena gliele sfiorò con le sue si incurvarono in un timido sorriso che gli riscaldò il cuore.

«Ne sei sicuro?»

«Sì, tesoro, lo sono. Purtroppo i miei genitori e quel pirla di Willy sono degli impiccioni, ma non sono cattive persone. Vogliono solo il meglio per noi e tu sei il meglio del meglio per me.»

Felix si mordicchiò il labbro inferiore mentre le sue guance tornarono a colorarsi di rosso, poi nascose il viso nell'incavo del collo del suo ragazzo che ridacchiò nella sua chioma spettinata, «Andrà tutto bene, Lixie», gli sussurrò infine con voce calma e amorevole.

«Trovate! Siete pronti?», gridò Gunnar da fuori ― aveva finalmente capito che non doveva entrare nella camera di suo figlio senza prima aver bussato, non che gli avesse beccati a far chissà cosa, ma era per la sua privacy.

«Arriviamo!», replicarono, urlando in coro.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top