Quindicesimo Capitolo

È notte fonda, saranno circa le prime ore dopo la mezzanotte. L'aria è molto fredda rispetto a quella a cui sono abituata, e a stento riesco a scaldarmi con la mia felpa ormai da buttare. Ho le braccia strette attorno al mio busto e lo sguardo basso sul marciapiede; ogni volta che sospiro lascio una piccola condensa d'aria di fronte al naso.

Harry è visibilmente irritato dallo spostamento notturno, sentendosi ancora in colpa per aver perso il suo anello gemmato. Niall è accanto a lui che cerca di rincuorarlo o anche solo farlo ridere con pessime battute, mentre Liam e Louis mi affiancano silenziosamente.

La strada che stiamo percorrendo è buia e priva di luci artificiali, e prego di arrivare presto alla casa di Harry, una specie di edificio che dice di aver affittato tempo prima. Non ne capisco ancora il motivo, dato che abita con Louis a Greencastle, ma ho sinceramente sorriso all'idea di poterlo usare per una doccia o uno spuntino.

So che, umana o meno, anche gli altri apprezzeranno una pausa: i loro visi parlano per loro.

Sospirando, alzo il viso verso l'alto, beandomi della vista delle poche stelle non nascoste dalla luce artificiale della città; oziosamente ripenso a mia mamma.

Tante volte nella mia vita, sentendo in giro della morte di un anziano vicino di casa o di un lontano parente, mi sono chiesta cosa ci potesse essere dopo la morte. Se ci sia davvero qualcosa, o qualcuno, che ti aspetta a braccia aperte: conoscenti, amici, un'insegnante non troppo simpatica, magari i tuoi stessi cari.

Mia mamma non è mai stata una credente, perciò non è riuscita a trasmettermi alcun tipo di ideale post morte: di conseguenza, non ho mai veramente creduto a nulla che non fosse realmente accanto a me.

Voglio dire, solo l'idea di un gruppo di angeli che cantano in cielo mi sembra da cartolina di auguri o da cartone animato.

Ed è assurdo ammetterlo, ma forse proprio l'incontro con dei vampiri, o licantropi, anche maghi, sta facendo nascere in me la speranza. Mi sto attaccando alla disperata e forse pazza idea che mia madre da lassù mi stia osservando, vegliando sulla mia vita così come si segue un libro che ti appassiona dalla prima pagina.

Forse è ambizioso o illusorio, ma è l'unica cosa che mi rimane.

Ancora adesso non so realmente come possa essere morta, se abbia sofferto esalando l'ultimo respiro, o, ancora peggio, se sia accaduto per colpa di qualcuno.

Sento un leggero colpo contro la spalla, e lentamente mi volto.

"Ehi, tutto bene? Ti vedo pensierosa"

Annuisco impercettibilmente a Louis, lanciando distrattamente uno sguardo a Liam, che ha appena raggiunto a passo svelto Niall e Harry più avanti.

Il moro mi sorride gentilmente, accarezzandomi la spalla che mi ha toccato; irrigidisco istintivamente.

Non so se lo abbia notato o meno, ma non da a vedere alcun tipo di emozione, allargando invece il suo sorriso.

"Vuoi parlarne?"

Storto il naso in una smorfia, inumidendomi le labbra con la lingua e scuotendo il capo, sospirando ancora.

Questo ragazzo mi faceva emozionare solo con uno sguardo, ed ora? Non riesco nemmeno a parlargli di mia mamma. Sono così stupida.

Tossisco per schiarirmi la voce; lui mi osserva con curiosità.

"Stavo solo.. pensando a mia mamma."

Mi stringo nelle spalle, continuando a camminargli accanto.

Louis annuisce.

"Credo sia normale, è venuta a mancare da poco, devi ancora abituarti all..."

Scatto verso di lui.

"Perchè pensi che qualcuno possa abituarcisi? Quanto tempo è passato? Una settimana? Un mese? Ed io sono ancora qui a chiedermi come sia successo, perchè io quel giorno sia uscita di casa invece di starle accanto, se avrei potuto cambiare le cose!"

Prendo fiato, stringendomi le braccia contro il busto e abbassando lo sguardo dal viso irrigidito di Louis.

Non so perchè gli abbia urlato contro in questo modo, così come Harry, Liam e Niall, che si sono fermati per aspettarci.

Li raggiungo a passo veloce, senza voltarmi verso Louis.

"Che succede?"

Liam rompe i miei pensieri, facendomi scuotere il capo mentre lo affianco; Harry continua a fissarmi mentre Niall si rivolge al moro.

"Che cazzo le hai detto?"

Alzo di poco gli occhi dalle mie mani e vedo Louis alzare le braccia al cielo.

"Perchè ti intrometti sempre in qualsiasi cosa? Fatti gli affari tuoi per una buona volta."

Il biondo lo fulmina con lo sguardo, incrociando le braccia davanti a sé.

"Mi intrometto perché ti conosco"

Scorgo una sfumatura scura negli occhi chiari di Louis, e prego mentalmente Liam o Harry per fermare un altro inutile loro litigio.

Liam mi affianca, circondandomi le spalle con un braccio.

"Ora basta fare i bambini e proseguiamo, la notte non durerà in eterno"

La voce roca e fredda di Harry congela al suolo sia Niall che Louis, che ora lo studiano con cipiglio nervoso.

Il biondo annuisce silenziosamente, riprendendo a camminare accanto ad Harry; l'altro vampiro invece mi guarda mentre sono stretta accanto a Liam, e posso sentire l'incomprensione, la rabbia, la tristezza, grondare dal suo sguardo ferito.

So che si sta chiedendo cosa sia successo al nostro avvicinamento, come me del resto. È che anche solo una carezza amichevole da parte sua, mi rimanda a quella di Harry, ed io sono un contenitore troppo piccolo per tutte queste emozioni.

Alzo gli occhi verso il profilo di Liam, pensieroso accanto a me. Lui e Louis si conoscono, sono amici.

Mi schiarisco la voce con un colpo di tosse, riportando lo sguardo davanti a me.

"Liam.."

Sussurro, anche se inutilmente dato l'udito di Louis.

Il moro accanto a me annuisce con tranquillità, accarezzandomi la spalla un'ultima volta e liberandomi dalla sua presa.

"Come va? Siamo tutti stanchi, sai?"

Accenna un sorriso, che cerco di imitare. Liam mi da un senso di pace, qualsiasi cosa faccia.

Mi passo una mano tra i capelli, aggiustandomi una ciocca bionda dietro l'orecchio.

"Vorrei non esserlo, vorrei affrontare tutto con più lucidità, non avere tutta questa tensione che mi pesa sulle spalle.."

Sbuffo un sospiro, e Liam annuisce ancora; noto che lancia uno sguardo veloce a Louis, poi torna a me.

"A volte pretendi troppo da te stessa, lo sai?"

Mi mordo il labbro inferiore, evitando una buca sul terreno con un passo più lungo degli altri.

"O forse troppo poco"














"Harry ma questa non è la casa di Gem.."

"No"

Niall si gratta il collo imbarazzato, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe per poi voltarsi verso di noi.

Il riccio è sui gradini d'ingresso di una casa piccola ma molto pittoresca e ben curata, circondata da una fila di fiori. È un edificio abbastanza isolato dalla città, che però non mi sarei aspettata rientrasse nei gusti di Harry.

Vedo il vampiro trafficare con un mazzo di chiavi e aprire la porta d'ingresso con uno scatto e una piccola forzatura; ripone poi le chiavi sotto un vaso in un angolo e ci invita con una mano a seguirlo.

Entriamo tutti silenziosamente, e scorgo Louis fissare Harry in modo strano.

Le prime luci dell'alba filtrano dalle persiane abbassate delle finestre, rendendo la casa luminosa ma allo stesso tempo non pericolosa per Harry. Nell'aria aleggia un lieve profumo di lavanda, e osservandomi intorno scorgo un arredamento curato e dai tocchi femminili. Decisamente non da Harry.

Siamo tutti in soggiorno, e scorgo Liam e Niall parlottare tra loro a bassa voce, lanciandosi sguardi nervosi. Louis invece affianca Harry, che però sembra volerlo solo evitare.

Sospirando e sentendomi profondamente a disagio, mi avvicino al riccio il più cautamente possibile.

Louis, appena gli sono accanto, mi fissa inespressivo, mentre Harry mi mostra solo la schiena; mi gratto il collo imbarazzata, spostando il mio peso da un piede all'altro.

"Harry.. Dove posso trovare il bagno?"

La mia voce si incrina senza volerlo, e Louis sembra notarlo; Harry sbuffa, passandosi entrambe le mani tra i capelli.

"Seconda porta a sinistra rispetto alla cucina"

Trattengo il fiato al suo tono roco, più basso del solito. Qualcosa non va.

Potrei chiedergli di più, se sta davvero bene, se questa è davvero casa sua, ma ho Louis proprio di fronte e non riuscirei ad incontrare un altro muro emotivo da parte del riccio, quindi con molta fatica mi volto per cercare il bagno.

Le mie scarpe strisciano sul parquet, e grazie alla lieve luce solare scorgo le pareti perfettamente bianche dell' edificio, decorate con quadri dall'aria antica e foto di famiglia.

Presa dalla curiosità mi avvicino ad una foto in bianco e nero, dall'aria consumata. Raffigura quattro persone su uno sfondo naturale: un uomo alto magro e baffuto, una donna con un sorriso smagliante e due ragazzini, un maschio ed una femmina. Il ragazzo ha i capelli ricci e folti e lo riconosco subito come Harry, mentre la ragazza ha i capelli lisci e lunghi e gli occhi della donna.

Il loro abbigliamento è molto antico ed elegante, e realizzo quanto effettivamente Harry abbia vissuto. Chissà dove si trova la sua famiglia adesso.

Sospirando, ritorno a camminare, trovando il bagno poco più avanti dietro una porta in mogano.

Quasi piango di gioia notando una zona doccia ben fornita di shampoo e asciugamani; chiudendo a chiave la porta alle mie spalle, mi spoglio rapidamente dai vestiti sporchi, gettandoli in un angolo.

Apro l'acqua calda con una manovella e, dopo essermi sciolta i capelli, mi abbandono sotto il getto d'acqua. Non ho il coraggio di guardare quanta sporcizia stia scivolando via dalla mia pelle, ma per sicurezza uso un'ingente quantità di shampoo e bagnoschiuma.

Chiudo l'acqua e mi pettino i capelli con una spazzola rosa, camminando verso lo specchio appannato sopra il lavandino.

Sospirando, ci passo due dita sopra per rimuovere la condensa e finalmente scorgo il mio viso: pallido, due profonde occhiaie violacee. Come ha potuto Harry baciare una cosa simile?

Mi sfioro le labbra con una mano, ripensando alla dinamica di quel bacio.

È stato così.. Intenso. Nessuno mi aveva mai baciata così.

Recupero un secondo asciugamano e me lo lego al petto; lancio uno sguardo ai miei vecchi vestiti e trattengo una smorfia di disgusto. Non posso indossare ancora quegli indumenti.

Prendendo un lungo respiro, apro la porta del bagno e mi sporgo leggermente fuori con il busto. Non poteva esserci un essere soprannaturale femmina? Sarebbe stato meno imbarazzante chiedere dei vestiti puliti.

Chiudendomi la porta alle spalle, decido a malincuore di ritornare in soggiorno dagli altri.

Ripercorro il corridoio di prima lentamente, stando attenta a non scivolare sul bagnato, quando davanti mi ritrovo Harry, in mano la foto che stavo osservando prima, gli occhi lucidi.

Trattengo il fiato, sentendo il mio cuore perdere un battito mentre il riccio davanti a me si asciuga il viso umido con una mano e ripone, con una delicatezza che non gli appartiene, la foto al muro.

Mi stringo maggiormente l'asciugamano attorno al corpo, indietreggiando istintivamente di qualche passo; sento come di aver interrotto qualcosa.

Harry tira su con il naso, girandosi verso la parte opposta alla mia e poi tirando un forte pugno contro il muro, centrando la foto e spaccandola in mille pezzi.

Mi copro la bocca spalancata con una mano mentre per lo spavento salto sul posto.

Osservo in silenzio pezzetti di vetro cadere al suolo, mentre la foto, già consumata, si spezza in più parti.

"Perché le persone muoiono Bliss? Perché mi ha abbandonato?"

Mi acciglio, rimanendo comunque tesa per il suo umore altalenante. Deglutisco e mi faccio coraggio mentalmente.

"Non lo so, Harry"

Lo guardo fissa, anche se lui non si è ancora voltato; il suo pugno chiuso ancora contro la foto.

"Lei era tutto ciò che avevo, tutto. Me l'hanno portata via.. Lei mi ha abbandonato, Bliss"

Ho il cuore in gola e gli occhi umidi di fronte al suo dolore; anche la sua voce roca è tremolante e ciò mi destabilizza. È sempre stato quello coi nervi saldi, e ora è in mille pezzi come la sua foto di famiglia.

"Posso.. Posso chiederti chi?"

Lui ridacchia senza divertimento, voltandosi e allontanando la mano dal muro. Ha gli occhi rossi e scuri, proprio come l'altra volta sul balcone.

"Ha importanza per te? Cambierebbe qualcosa per il dolore che sto provando?"

"Harry, io ci sto provando sul serio, ma se non mi dici di più non posso.."

Ora è in piedi di fronte a me, guardandomi dall'alto con un'espressione impassibile; non indietreggio questa volta.

"Mia sorella. La mia sorellina.. Gemma"

Senza esitazioni apro le braccia e le stringo attorno al suo busto, senza dire una parola; lui si lascia toccare e appoggia il mento sulla mia testa.

Il suo petto si abbassa e si alza a scatti contro il mio: piange. Un pianto silenzioso, quasi timido; come se non fosse pronto ad abbandonarsi all'idea della perdita.

Io sono senza parole, ho la mente scollegata e l'unico obbiettivo di consolarlo. Penso che nessuno si meriti quello che sta passando, nemmeno l'essere peggiore sulla terra.

Dopo interminabili minuti, lo sento tranquillizzarsi e il suo respiro ristabilirsi: aspetto che si allontani da me ed io faccio lo stesso.

Si passa entrambe le mani sugli occhi, sbuffando; io ho il cuore in gola per la tristezza e la compassione.

E' quasi buffo pensare che solo perdendo mia madre possa comprendere il vuoto che sta provando, come se solo chi abbia già passato l'inferno possa descriverlo a chi ne ha appena varcato la soglia.

Si decide finalmente ad alzare lo sguardo da terra, ma osserva tutto tranne il mio viso, disperatamente rivolto invece verso il suo.

C'è uno strano silenzio in questa casa adesso, un silenzio opprimente, pesante da sopportare.

"Ma sei.. Nuda?"

Arrossisco violentemente e sospiro, annuendo lentamente alle sue parole e stringendomi maggiormente l'asciugamano addosso; la mia mente si risveglia dal suo intorpidimento e realizza il motivo per cui stavo cercando il riccio.

"Si stavo.." Tossisco per schiarirmi la voce squillante "Volevo chiederti se per caso hai in casa qualche maglia che ti avanza.."

Noto i suoi occhi riprendere vivacità e illuminarsi; deglutisco a fatica, pentendomi subito della mia richiesta.

"Se li hai.. se no mi rimetto quelli che già indossavo, non c'è problema"

Lui però si inumidisce il labbro inferiore con la lingua; lo sguardo puntato sul mio asciugamano, improvvisamente troppo corto e troppo poco coprente.

"Penso di si.. Seguimi"

Si passa una mano tra i ricci e si volta, dirigendosi verso una rampa di scale in legno che non avevo notato. Roteando gli occhi al cielo, lo seguo su per i gradini.

Il piano superiore della casa è totalmente immerso nel buio, e ha un odore di chiuso.

Stringo leggermente gli occhi per mettere a fuoco e distinguo nel buio la figura di Harry scomparire dietro ad una porta; accelero il passo, mugolando per il contatto forzato tra i miei piedi nudi e il pavimento troppo freddo.

Vedo Harry spalancare la finestra di una stanza da letto perfettamente ordinata e curata, in linea con lo stile del resto della casa.

La luce inonda l'ambiente, facendomi male agli occhi; mi copro il viso e sposto lo sguardo su un armadio a parete veramente molto grande.

Il riccio ne apre le ante con delicatezza, quasi possa rompersi da un momento all'altro.

Lo vedo piegarsi su un cassetto aperto e tirare fuori una maglia femminile bianca, con una scollatura a v.

Apre un altro cassetto e recupera i pantaloni di una tuta.

Senza emettere alcun tipo di suono si volta verso di me e mi porge gli indumenti; li osservo stretti nelle sue grandi mani e con timidezza li raccolgo. Profumano di lavanda.

Harry chiude in fretta le ante dell'armadio e mi spinge fuori dalla stanza in malo modo. Non riesco a ribattere che lui ha già chiuso a chiave la stanza e si sta precipitando giù per le scale.

"Harry!"

Alzo la voce, iniziando a seguirlo a passo svelto lungo i gradini.

Non si volta, ma mantiene sempre una velocità umana; allungandomi verso il gradino più in basso riesco a bloccare la sua fuga, aggrappandomi con una mano alla sua maglietta.

Lo sento irrigidirsi al mio tocco e, di scatto, voltarsi verso di me.

Siamo più o meno alla stessa altezza, malgrado lui sia cinque o sei gradini più in basso. E' così umiliante.

Lui mi osserva con freddezza, le braccia tese lungo i fianchi; sospiro, passandomi la mano libera sui capelli umidi.

"Era.. Era la stanza di Gemma quella di prima, vero? E questa.. Questa non è casa tua.."

Lui si agita sul posto, irrigidendo la mascella.

"Possibile che tu non riesca mai a stare zitta? Ti ho recuperato dei vestiti puliti che dovrebbero andarti bene, non puoi accontentarti, cambiarti, e farla finita?"

Il suo tono di voce è terribilmente basso e sibilante; mi fa rabbrividire. Farebbe meno male se urlasse.

Scuoto il capo, abbassando lo sguardo sui miei piedi.

"E' che.. " inizio a gesticolare "è come se ci fosse un muro tra me e te, ma anche tra te e tutto il resto. Mi ritrovo ad abbracciarti e tre secondi dopo sei di nuovo freddo e distaccato.. Io, io non so come comportarmi, voglio capirti. Voglio provarci."

Non lo sento rispondere e, quasi tremante per l'adrenalina causata dalle mie stesse parole, trovo il coraggio di alzare lo sguardo verso il suo viso.

Ha gli occhi completamente spalancati e sorpresi.

Io non distolgo lo sguardo, portandomi le mani al petto con i vestiti puliti.

Lui boccheggia, alza lo sguardo al soffitto, sbuffa.

Torna a fissarmi intensamente e per un attimo non sento più il suolo sotto ai miei piedi.

"Cambiati.." Congelo sul posto al suo tono nuovamente freddo; sembra però notarlo e, passandosi una mano su un ciuffo di ricci e sbuffando ".. Ti aspetto qui okay? Poi torniamo dagli altri insieme"

Non riesco a nascondere il timido sorriso che si fa strada sul mio viso; forse non proprio tutti i muri sono invalicabili.

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