Capitolo XVIII
Proseguirono per diversi minuti in silenzio prima che Nina non ne potesse più di attendere.
Sì, la pazienza era una virtù necessaria, ma vi erano momenti in cui la curiosità non poteva che trionfare.
A suo avviso, quello era uno di quei momenti.
Si premurò solamente di controllare che non vi fosse nessuno nei corridoi prima di esordire: "Che cosa volevate dire prima?"
Il duca sollevò un sopracciglio, come se non rammentasse. O forse, colto alla sprovvista dalla sua domanda.
O magari ancora, una via di mezzo fra le due opzioni.
Ebbene, che la sua memoria necessitasse di essere rinfrescata o che stesse soltanto cercando di contestualizzare...
"Tengo anche alla vostra vita, e non solo per la corona che potete darmi," recitò. "Mi pare fossero queste le parole che avete usato, prima. Con un tono piuttosto appassionato, oserei aggiungere. Mi è concesso sapere che cosa intendevate?"
Hans sospirò, ma dopo un attimo di attesa—che parve allungarsi ben oltre quella decina di secondi che dovevano essere effettivamente passati—annuì. "Ebbene, sì. Confesso di provare un certo rispetto per voi, forse anche un sentimento di amicizia. So per certo che non proverei alcuna soddisfazione nel vedervi nella tomba."
"Sareste uno fra i pochi, suppongo." Nina ridacchiò fra sé e sé.
"Davvero, Nina. Ci terrei che non ci faceste ammazzare entrambi."
"Non accadrà."
Tuttavia, non era tutto lì. No, aveva percepito il tono della voce farsi più grave quando aveva pronunciato quella frase: Tengo anche alla vostra vita, e non solo per la corona che potete darmi.
Non erano le parole di qualcuno che voleva soltanto salvarsi la pelle...
Nina esalò, frustrata.
Perché dovrebbe importarmi? si chiese, senza però trovare risposta. Vi sono di certo problemi più importanti che necessitano della mia attenzione.
Hans inclinò la testa nella sua direzione. "State bene?"
All'udirlo, Nina si ricompose immediatamente. "Sì." Annuì. E poi, semplicemente perché aveva sentito l'improvviso bisogno di allontanarsi da lui: "Stavo pensando... Dovreste far visita a vostra figlia."
"Dovrei," concordò il duca.
Il sollievo ebbe però vita breve, poiché subito aggiunse: "Dovreste venire con me. In seguito al matrimonio sarete, dopotutto, sua madre."
"Devo declinare, temo. Ho alcune questioni di Stato che richiedono la mia presenza."
Ma Hans si limitò a sorridere, come se avesse vinto una qualche sfida di cui solo lui era a conoscenza. "Siete una brava bugiarda Nina, ma non così brava. È nei vostri occhi, qualcosa vi turba. E ho ragione di credere che non sia soltanto la pressione del governo..."
Diamine, detesto quando mi leggi nella mente, avrebbe voluto rispondergli. Detestava che chiunque sapesse capirla, perché chiunque la capisse rappresentava un pericolo per la sua stabilità.
Eppure non poteva fuggire dalla verità, per quanto lo desiderasse. Non di fronte a lui, che sembrava essere in grado di leggerla come un libro aperto.
Ma non poteva ammettere la natura dei suoi pensieri. Non poteva confessargli quanto le sue parole avessero lasciato il segno. Quelli erano i pensieri di una ragazzina, il disguido di un momento, si disse. Lei doveva agire da regina.
"Non è niente d'importante," lo liquidò quindi. "Sono soltanto stanca."
Ma Hans non si diede per vinto tanto facilmente. "Io credo che mi stiate nascondendo qualcosa, invece. Che fine ha fatto la mutua fiducia, principessa?"
Nina non seppe se classificare la sua insistenza come preoccupazione nei suoi confronti o semplicemente come un fastidio.
"Vi assicuro che se fosse importante, ve ne parlerei," riuscì a replicare con tono sufficientemente neutrale. E, di modo che si scoraggiasse a porle altre domande: "Questa è semplicemente-" detestava che avrebbe dovuto dirlo, e il non sapere a che conclusione lui sarebbe giunto "-una questione personale."
"Oh." Il duca ebbe per lo meno la decenza di non aggiungere altro sull'argomento. "Tuttavia, se vi sentite in vena, il mio invito è ancora valido. Sono certo che Isolde sarà felice di conoscervi meglio."
Dio, se era ostinato.
"Credevo vi piacesse mia figlia, no?" fece lui.
A quel punto, Nina si arrese. "Va bene, verrò con voi."
Più tempo avesse passato a litigare, più tempo sarebbe finita a trascorrere con lui. E il fatto che l'idea non le risultasse del tutto terribile era, di per sé, terribile.
Hans sorrise. "Vogliamo andare?"
"Non fateci troppo l'abitudine," gli ricordò, prendendo il braccio che le offriva. "Non ve la renderò sempre così facile."
"Oh, lo spero vivamente," replicò lui, iniziando a camminare. "È una delle cose che più mi piace di voi. Quello, e l'ambizione. Rispetto una donna che sa ciò che vuole e come ottenerlo, e se debbo inchinarmi... Beh, lo farò solo di fronte a qualcuno che rispetto."
Il suo sorriso parve genuino. Nessuno che avesse saputo di lei anche solo una minima parte di ciò che sapeva lui l'aveva mai guardata in quel modo.
Nina rimase senza parole. E lei detestava essere lasciata senza parole... ma non in quel momento. Non del tutto, almeno, e con il modo in cui Hans la guardava... non era più certa che fosse una cattiva cosa.
All'improvviso, un pensiero che raramente si era concessa di fare emerse nella sua mente: Possibile che mi sbagliassi?
Fu come un'epifania, e tutto ad un tratto ogni sua certezza fu spostata dal proprio asse.
E se l'amore non fosse stato una distrazione dai suoi obiettivi, ma... qualcosa di diverso? Una persona che potesse capirla, che potesse aiutarla a coronare il suo scopo e che la rispettasse, invece di relegarla al silenzio.
Una persona come Hans.
Amare qualcuno le era sempre sembrato folle, impossibile.
Amare Hans Volmark? Quello avrebbe potuto essere facile. E quel pensiero era a dir poco terrificante. La confondeva.
Non ebbe altra scelta che scacciarlo dalla sua testa.
ஓ๑♛๑ஓ
Isolde giocava con una bambola di stoffa, persa nel suo mondo, quando Nina e Hans fecero il loro ingresso nella stanza. Non appena il duca si schiarì la voce, tuttavia, sollevò il capo.
"Papà!" esclamò.
"Ciao, fiocco di neve."
Egli si abbassò alla sua altezza, e aprì le braccia per accoglierla quando la bambina gli corse incontro.
Nina si permise un lieve sorriso che l'uomo non avrebbe notato, posizionato com'era ad abbracciare la figlia.
Ma la piccola le sorrise di rimando, da dietro la spalla di suo padre, e le fece un saluto con la mano che Nina non poté non ricambiare.
Quando Isolde si liberò dalla stretta di Hans, tuttavia, la soprese nel venirle incontro.
Le afferrò l'orlo della gonna, con un sorriso brillante, e diede un piccolo strattone.
Nina suppose che volesse che si accovacciasse, e così fece.
E Isolde la sorprese ancora una volta, avvolgendole le braccia attorno al collo.
La principessa si lasciò sfuggire un "Oh!" per lo stupore, ma subito dopo ricambiò l'abbraccio.
Non si sarebbe mai aspettata una dimostrazione di affetto così immediata. In effetti, non aveva saputo cosaaspettarsi da una futura figliastra, ma una cosa la sapeva: avrebbe tentato di farla sentire amata. Non avrebbe seguito l'esempio dei propri genitori.
Colse lo sguardo di Hans oltre la testa di Isolde. Sorrideva. Quando i loro occhi si incontrarono, non smise di sorridere.
Le riportò alla mente quell'odioso pensiero: amarlo sarebbe stato facile.
Se solo non fosse stato tutto tanto scombussolante...
Isolde la lasciò andare poco dopo e, non appena si rimise in piedi, le prese la mano, afferrando con l'altra quella di suo padre. Iniziando già a trascinarli verso l'interno della stanza, chiese loro: "Volete vedere i miei giochi? Nessuno gioca mai con me."
La domanda distolse Nina dalle sue riflessioni, e gliene fu grata.
"Certo." Annuì. "Allora, che cos'abbiamo qui?"
"Queste sono le mie bambole." Isolde lasciò la presa sulle loro mani per sollevare i giocattoli in questione, in modo che entrambi potessero vederli. Poi sorrise, allungandone una verso Nina. "Questa ti somiglia. Ha i capelli rossi, come te."
Accanto a lei, Hans soppresse una risata.
"Qualcosa vi diverte, Vostra Grazia?" La principessa sollevò un sopracciglio, lanciandogli un'occhiata laterale.
Il duca si inclinò sul fianco e le sussurrò nell'orecchio: "Non per i capelli. È che non posso immaginare nulla di più lontano da voi di una bambola. Le bambole sono troppo tenere e coccolose."
"Magari il mio futuro fratellino avrà i capelli rossi..."
Le parole improvvise di Isolde fecero sobbalzare entrambi.
"Oh, non..." iniziò Nina, incerta di come avrebbe continuato quella frase.
Allo stesso tempo, Hans aveva scosso la testa. "Fiocco di neve..." I suoi occhi scattarono verso di lei per un millisecondo prima di tornare a concentrarsi sulla figlia. Andò a sederle accanto, tentando di mascherare l'imbarazzo nella sua voce.
Nina non credeva di averlo mai visto a disagio, prima di quel giorno. Non era sicura di essersi mai lasciata cogliere tanto di sorpresa lei stessa.
"Non è... opportuno parlare di ciò." Hans si schiarì la voce con un colpo di tosse. "Non ci sarà nessun fratellino... per qualche tempo, almeno."
Isolde piegò il capo di lato e arricciò le labbra, confusa. "Credevo che quando ci si sposa, nascono i bambini."
"Credo che avremo tempo di affrontare questo discorso quando sarai più grande."
Con un soffio, la bambina si voltò verso Nina. Aspettando.
Nina indossò il sorriso più imperturbato di cui era capace. L'ultima cosa che avrebbe voluto era che Hans la vedesse arrossire. E per sua fortuna, era divenuta molto brava a fingere.
"Mi trovi in accordo con tuo padre," disse alla piccola Lady Volmark.
"Hmph," sospirò lei. Incrociò le braccia paffute al petto. "Siete noiosi, lo sapete?"
Hans rise sotto i baffi, l'imbarazzo del momento ormai passato. "Io e la principessa sopravvivremo al vostro duro giudizio, milady."
Isolde non disse altro per qualche secondo.
Ma fu, per l'appunto, la quiete di un attimo.
"Quando vi sposate?"
La domanda non sorprese Nina più di tanto.
Aveva chiesto la stessa cosa la prima volta che l'aveva incontrata, e non era l'unica a corte ad essere curiosa—benché fosse una delle poche che la principessa tollerasse.
"È questione di settimane, ormai," le raccontò. "Le decisioni principali sono state prese. Restano soltanto alcuni dettagli da definire, ma la servitù avrà ormai iniziato a preparare gli addobbi per la cerimonia."
In quel momento, le venne un'idea. Non ne aveva parlato con Hans, ma sospettava che la bambina ne sarebbe stata entusiasta.
Sorrise di sottecchi alla piccola, prima di voltarsi verso il duca. "A questo proposito... Vi è necessità di una damigella che porti gli anelli, non trovate?"
Egli colse immediatamente la sua insinuazione e annuì, l'immagine del raffinato gentiluomo. "Avete in mente qualcuno per questo importante compito, Vostra Altezza?"
All'unisono, entrambi si voltarono verso una raggiante Isolde, che li guardava con gli occhioni sgranati.
Fu Nina a fare infine la proposta ufficiale: "Che ne dici? Vuoi farci questo onore?"
Fu quasi certa che Isolde avrebbe preso a saltellare sul posto, per com'era sorridente. Tuttavia, ella riuscì a contenersi abbastanza a lungo da chiedere: "Potrò mangiare la torta, allora?"
"Senza alcun dubbio."
A quel punto, la piccola abbandonò ogni parvenza di contegno e applaudì con le manine. "Sì!"
Non avrebbe potuto esserci risposta più chiara.
ஓ๑♛๑ஓ
Il sole stava ormai calando su Elsing quando Nina e Hans lasciarono le stanze di Isolde per discutere di affari.
Si ritrovarono nella stanza della principessa, unico luogo in cui potevano essere assolutamente certi che nessuno li vedesse.
"Allora, questione di settimane, dite?" chiese Hans una volta che ebbe chiuso la porta alle loro spalle.
Nina gli diede le spalle mentre versava del vino in due calici, uno per ognuno.
"Non vedo perché attendere oltre. Il matrimonio sigillerà la nostra alleanza. Inoltre, metterà il popolo di buon umore e farà circolare denaro in città."
Si voltò, offrendogli un bicchiere che il duca prese senza esitare.
"Qualche problema?" lo provocò. "Volete forse tirarvi indietro, Vostra Grazia?"
"Oh, non credo affatto, principessa." Hans sorseggiò il suo vino. "Voi avete ancora bisogno del mio aiuto per diventare regina, io voglio ancora essere re. E poi, piacete a Isolde. Sarebbe terribilmente delusa se non ci sposassimo, dopotutto."
"Bene. Ammetto che sia utile avere un aiutante in tutto questo."
E si preparò all'inevitabile replica.
Hans Volmark non avrebbe accettato di essere l'aiutante di nessuno. Alleato, l'avrebbe forse corretta.
Ma nulla avvenne. Neppure un suono.
Nina fu sul punto di chiedergli se stesse bene, quando all'improvviso parlò: "E piacete anche a me, sapete?"
"Se non ricordo male, avete detto una cosa simile questo pomeriggio."
Era certa di non ricordare male. Quelle parole erano impresse nella sua mente come un marchio di fuoco. Ora, se n'erano aggiunte di nuove, e non era in grado di spiegarsene la causa. Dovette fare appello a tutte le sue forze per smettere di pensarci e mantenere un'aria controllata.
"Non serve che lo ripetiate, davvero."
Non voglio che lo ripetiate.
"Sono in grado di comprendere un discorso."
"Non ne dubito. Tuttavia, non credo vogliate accettare il vero significato delle mie parole."
Nina si trovò a deglutire con fatica, come se un nodo le si fosse formato in gola. Era davvero come se lui potesse scrutarle dentro la mente. E in quel momento, guardandolo negli occhi, sentì di avere lo stesso potere su di lui.
Non aveva idea di cosa fosse peggio. Sapere quali erano le intenzioni del duca, o non avere idea di quale sarebbe stata la sua esatta prossima mossa.
Utilizzò ciò che sapeva per prepararsi al meglio, per mantenere la calma e la concentrazione.
"Con le nozze ormai fissate e pochi giorni a separarci da una vita insieme non vedo perché proseguire con la finzione, Nina. Siete intelligente, ricordo bene che avete notato il mio comportamento."
In quel preciso momento, la principessa comprese di non avere via di scampo. Qualsiasi maschera sarebbe stata una perdita di tempo—lui avrebbe visto oltre.
Poteva negare quanto desiderava, ma si sarebbe soltanto messa in ridicolo tentando di negare l'ovvio. E una cosa che Nina non avrebbe mai permesso a se stessa era mettersi in ridicolo.
"E voi avrete notato il mio, suppongo." Sospirò, dunque, mandando giù una sorsata di vino. "Non vi rivolgereste a me in questo modo, se così non fosse. Vi conosco abbastanza da sapere che siete troppo orgoglioso per una cosa del genere."
Senza che se ne rendesse conto, si erano avvicinati tanto che ad ogni suo respiro i loro petti si sfiorarono.
"Io non lo avrei fatto. Non avevo intenzione di farlo mai, se è per questo," ammise.
Non aggiunse altro. Se qualcuno avesse dovuto rendersi ridicolo, avrebbe dovuto essere lui. Lui non le aveva lasciato scelta se non parlare.
Hans, semplicemente, sorrise. "Non dobbiamo."
Nina non riuscì a non accigliarsi di fronte all'assurdità della situazione.
Un soffio di risata le sfuggì contro ogni suo controllo. "Giuro su Dio di non aver mai incontrato persona più folle di voi."
Il respiro dell'uomo le accarezzò le labbra. "Lo stesso vale per me."
E un istante dopo, quello stesso respiro divenne uno con quello di lei. Le loro labbra si sfiorarono, poco più di una carezza... e qualsiasi resistenza andò all'aria. Ogni sua speculazione sull'amore la seguì.
Oh, aveva avuto ragione, naturalmente. Si completavano alla perfezione, nello spirito come nel corpo. Tuttavia, neppure la sua immaginazione non avrebbe mai potuto essere così vasta. Niente avrebbe potuto paragonarsi alla realtà.
Si era concentrata a negarselo per... non ricordava quando fosse iniziata, esattamente. Soltanto che lo aveva fatto.
Ora, come per miracolo, la sua testa era di colpo divenuta più leggera sulle sue spalle.
Amare tutto ad un tratto non sembrava più un'idea sconsiderata, un fare cieco affidamento su qualcuno di cui non avrebbe mai saputo tutto.
Lei aveva capito chi fosse sin dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati dietro il pianoforte. Lei lo vedeva, lo vedeva davvero. E lui vedeva lei.
Se glielo avessero chiesto anche soltanto quel mattino, avrebbe affermato che mai sarebbe stato possibile. Eppure eccola lì, con le dita fra i capelli ramati di Hans e la bocca sulla sua, senza più dubbi. Davvero, forse per la prima volta in vita sua.
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