Capitolo XVI
Le giornate passarono rapide, più di quanto Nina non avesse creduto possibile.
Lili non le aveva ancora portato notizie riguardo i piani del Consiglio, ma i preparativi per le nozze e i successivi festeggiamenti l'avevano tenuta occupata, così come le discussioni in cui Hans la ingaggiava ormai quotidianamente. Fortunatamente, fra provocazioni e insulti ormai bonari, era riuscita per lo meno a strappargli qualche suggerimento utile su come gestire i vecchi, se Lili non avesse dovuto avere successo nel compito che le aveva assegnato.
Proprio tornando da una passeggiata notturna con il duca, Nina decise di passare dallo studio reale, alla ricerca di eventuali documenti che potessero risultare importanti, ma il suo sguardo fu immediatamente attratto da una lettera sulla scrivania.
La busta era completamente bianca, priva di alcun indirizzo o nome. Eppure era giunta lì, il che voleva dire che qualcuno voleva che la ricevesse.
Ispezionò la busta. Il sigillo era integro, ma non ne riconobbe lo stemma. Non apparteneva a nessuno dei nobili di Woderlein, di questo ne ebbe la certezza.
Aprì la lettera.
All'interno, in intenso inchiostro nero, erano scribacchiate soltanto due parole: Affare fatto.
Poco sotto, una firma: A.K.
Nina non ebbe bisogno di pensarci per comprendere da chi provenisse o che cosa significasse.
Gettò il messaggio tra le fiamme.
Nessun altro avrebbe mai dovuto vederlo, e non lo avrebbero fatto. Sarebbe stato un inconveniente doversi liberare di eventuali persone che sapevano troppo, e lei detestava gli imprevisti.
La carta bruciò rapidamente, riducendosi a grigia cenere come se nulla fosse mai stato.
Soddisfatta, Nina si allontanò dal camino, e si diresse alla porta... Soltanto per trovarsi di fronte l'ultima persona al mondo con cui avrebbe voluto avere a che fare...
"Zia Helena."
Qualsiasi traccia di buonumore svanì dal suo volto quando i suoi occhi incontrarono quelli della donna, dello stesso color tempesta dei propri.
"Che cosa ci fai qui?" domandò, senza neppure tentare di celare la seccatura che trapelò dalla sua voce.
"Potrei chiederti la stessa cosa, ragazzina," replicò Helena, con quel suo tono altezzoso che Nina ben conosceva e detestava. "Non sei la regina, né la reggente."
"Oh, ne sono a conoscenza." La principessa sorrise, sapendo bene quanto la sua volontaria inosservanza delle regole la infastidisse. "Ma nessuno ha ancora avuto da ridire sul modo in cui ho gestito il regno in assenza di mia sorella, o sbaglio?"
"Sei sempre stata un'impertinente, ma questo..."
Helena era livida di rabbia, e Nina non poté fare a meno di trovarlo divertente.
"Sei poco più di una bambina ribelle. Il regno sarà rovinato nelle tue mani, e sei tanto egoista da non considerarlo."
A quel punto, Nina non si trattenne oltre e scoppiò a riderle in faccia. "Io, egoista? Io sono l'unica che ha considerato il bene della gente che stava congelando là fuori, mentre tu e quei buffoni dei Consiglieri stavate al caldo nelle vostre pellicce."
E sì, lo aveva fatto anche per la propria reputazione, ma era in ogni caso più di quanto avesse fatto nessun altro.
E non voleva la sofferenza della sua gente, al contrario.
Loro non le avevano mai fatto alcun torto, le avevano anzi permesso di vivere libera, almeno per qualche ora ogni tanto, e lei aveva intenzione di ricordarlo.
Mentre per quanto riguardava la corte...
Riportò la sua attenzione su Helena, un luccichio malizioso negli occhi.
"Mi chiedo che cosa ti porti davvero qui, zia, dato che so per certo che non è la gente comune a starti a cuore. Speri forse che ceda la reggenza a tuo fratello? Non saresti la prima..." Sollevò un sopracciglio, godendosi il rossore che si stava espandendo sul volto perennemente aggrottato della donna. "O forse vuoi governare tu stessa?" la provocò, facendole un sorriso di scherno. "Hm... Non ti avrei mai presa per un tipo ambizioso, considerato che il compito più impegnativo che tu abbia mai assolto è il progettare le feste di tuo marito, ma si scopre sempre qualcosa di nuovo, non è così?"
Per un attimo, Helena boccheggiò come un pesce fuor d'acqua.
Nina incrociò le braccia e la guardò.
"Che c'è?" Rise. "Il gatto ti ha rubato la lingua?"
La donna più anziana alzò il dito indice, come se stesse sgridando una bambina. "Oh, oh, vedrai! Quando tua sorella tornerà..."
La principessa mantenne la propria compostezza nel guardarla negli occhi, e le sussurrò: "Ma mia sorella non è qui adesso, e non c'è nessuno per impedirmi di fare di te quel che voglio. Rammentalo, la prossima volta che mi rivolgerai la parola."
"Tu... Sei una vergogna per questa famiglia! Una folle, irrispettosa, arrogante..."
"Oh, ti prego, continua. Il giorno in cui darò un valore alla tua opinione, zietta cara, stai pure certa che i cavalli voleranno."
"Ragazzina impertinente!" la accusò Helena. "Sei stata forse cresciuta in una fattoria?"
Nina alzò gli occhi al cielo. "Se hai finito di metterti in imbarazzo facendo queste scenate, zia-"
"Oh, tuo padre avrebbe dovuto picchiarti di più! Magari allora saresti cresciuta con un minimo senso del rispetto!"
A quelle parole, Nina divenne di sasso.
E Helena lo notò, poiché la sua espressione si fece vittoriosa.
"Oh, eccolo infine." Le sue labbra sottili si piegarono in una smorfia di superiorità. "È questo ciò che serve per insegnarti a tenere la bocca chiusa, dunque."
A malapena la udì.
Al posto di quella della zia, era la voce del padre a risuonare nella testa di Nina.
La vista le si annebbiò, e il passato tornò vivido, come se fosse stata catapultata indietro nel tempo: la rabbia, la paura, l'odio e il dolore, sentì tutto tornare a galla come se fosse una ferita aperta.
Aveva creduto di poterli tenere a bada. Aveva creduto che una volta libera da suo padre, avrebbe potuto essere libera anche da quei sentimenti.
Non era così. Non era mai stato così.
"Forse hai bisogno che ti venga ricordato qual è il tuo posto, Nina," sibilò sua zia, velenosa come solo lei sapeva essere.
La sua mano inanellata si sollevò, e l'immagine la riportò indietro a tre anni fa, e a tutti gli anni prima di quello.
Ancora una volta, priva di qualsiasi difesa, si sentì soltanto una bambina rinchiusa in una gabbia dorata.
Muoviti, le intimò la sua testa.
Ma il suo corpo non volle saperne di ubbidire. Era come pietrificata. Impotente.
Aveva fatto di tutto per non essere mai più costretta a rivivere quella sensazione...
Ma l'impatto del palmo sulla sua guancia non arrivò.
E pian piano, la visione di Nina tornò a mettere a fuoco ciò che aveva davanti. C'era sua zia, non più trionfante ma con gli occhi spalancati come una cerbiatta di fronte ad un lupo, e a tenerla per il polso della mano con cui aveva tentato di colpirla...
"Non azzardatevi mai più a toccare mia moglie," sibilò Hans, con un fuoco negli occhi che mai gli aveva visto in un'altra occasione.
Il suo cuore perse un battito, non seppe decidere se per la sorpresa di vederlo lì o per come l'aveva chiamata.
Moglie. Come se gli importasse.
Sbatté le palpebre, tentando di schiarirsi la mente. L'impotenza e la rabbia turbinavano ancora nella sua testa, pregando di essere liberate, impedendole di pensare chiaramente.
Hans spinse via Helena senza tante cerimonie e le fu di fronte. E il suo sguardo era cambiato... Da fiamme ardenti si era tramutato in dolci acque.
La sua voce fu delicata come una carezza quando la chiamo: "Nina?"
Quando tentò di rispondere, le uscì soltanto un flebile: "Sì?"
Debole.
Lo detestava, essere tanto vulnerabile.
Il duca le estese una mano. "Venite con me."
Non aggiunse altro. Soltanto quel semplice invito.
E Nina decise che non sarebbe rimasta sola in quella stanza a compatirsi. Non l'avrebbe data vinta a Helena, a suo padre e sua madre, a tutti coloro che volevano reprimerla.
Raddrizzò la schiena e alzò la testa, prendendo la mano che egli le offrì. Annuì.
"Non ho intenzione di sprecare un secondo di più in presenza di persone che non ne valgono la pena."
Ma quando fu sull'uscio, udì un mormorio alle sue spalle: "L'insolenza..."
Si arrestò improvvisamente. "Aspettate."
Posò una mano sulla spalla di Hans per fermarlo.
Si voltò poi verso Helena, rimasta immobile lì dove l'avevano lasciata, a stringersi il polso che l'uomo le aveva afferrato. Doveva averle fatto male. Forse, glielo aveva persino dislocato.
Bene, pensò la principessa. Merita questo e molto altro.
Guardando la donna dritta negli occhi, dichiarò: "C'è un'ultima cosa che ho scordato di fare."
E senza attendere che le rispondesse, le assestò un pugno in pieno naso.
Udì il crack delle ossa a contatto con le proprie nocche. Non aveva mai sentito suono più appagante.
Helena emise un gemito che fu un misto di dolore, stupore e oltraggio. Si portò le mani al viso, e quando le allontanò le sue dita erano macchiate di un rosso vivo.
Senza distogliere lo sguardo neanche per un attimo, Nina le sorrise, e lasciò che ella vedesse la pura soddisfazione in quell'espressione. "Non è piacevole essere dall'altra parte, non è vero, zietta cara?"
Alzò le spalle.
"Forse dovresti seguire il tuo stesso consiglio ed essere più cortese con me. Il rispetto, dopotutto, va guadagnato."
ஓ๑♛๑ஓ
"Non dovete ascoltarla. Lo sapete, vero?"
Così Hans spezzò il silenzio che li aveva accompagnati da quando avevano lasciato lo studio reale.
Non vi era bisogno che aggiungesse altro.
Entrambi sapevano a chi si riferisse.
Nina fece spallucce. "Sì, certo che lo so."
Ma ai fantasmi che davvero la tormentavano non poteva sfuggire così facilmente. E non voleva che qualcun altro ne venisse a conoscenza.
Troppe persone sapevano già troppo.
Lui sapeva già troppo.
"Eppure continuate a nascondervi dietro questa maschera che vi siete creata... Non dovete fingere sempre. Non con me."
Lei sbuffò, incerta di come altro reagire all'inusuale dolcezza delle sue parole.
Troppo percettivo.
"Chi vi dice che stia fingendo?" replicò, mantenendo la voce impassibile. "Mia zia mi ha insultata, io ho reagito, e mi sono divertita nel farlo. Mi piace vedere i miei nemici soffrire, questo è quanto."
"Oh, non ne dubito." Hans abbozzò un sorriso. "Tuttavia, non credo neppure che voi siate senza cuore, Nina."
Il suo sguardo scese sulle loro mani, ancora intrecciate—soltanto allora la principessa se ne rese conto—per poi tornare a guardarla negli occhi.
"Semplicemente, non siete mai stata amata come si deve."
Mantenere un'espressione neutrale divenne difficile oltre ogni immaginazione quando quelle parole lasciarono le labbra del duca.
Sorpresa e una traccia di rossore balenarono sul viso di Nina e sparirono in una frazione di secondo, come un lampo in una notte di tempesta.
Improvvisamente il contatto fisico fu troppo da sostenere, e strappò la mano dalla presa di lui.
"E che importanza ha l'amore, quando posso avere tutto il resto?" chiese, spostando lo sguardo sul corridoio che avevano davanti
Hans alzò le spalle. "Questo dovete essere voi a deciderlo, no?"
"Non ho bisogno dell'apprezzamento della mia famiglia, né della corte, né di nessun altro."
Se lo avessi davvero desiderato, avrei avuto modo di ottenerlo anni fa.
Eppure guardò il duca, e le parole sorsero spontanee: "Ma questo non vuol dire che non possa accettare un amico, se dovesse sorgere una simile eventualità."
Hans le diede un leggero spintone. "Potete dirlo che siamo amici, ormai."
"Il solo fatto che lo crediate possibile implica che non mi conoscete ancora quanto pensate."
Però non riuscì a nascondere il curvarsi delle sue labbra, perché entrambi sapevano che quella era una bugia bella e buona.
Perché tu vedi tutto di me, e io di te.
Era come se le loro anime fossero legate, affini in una comune ricerca di potere e controllo, folli nella stessa calcolatrice maniera.
E se un qualcosa di simile davvero esisteva... Nina si trovò costretta ad ammettere che nessuno sarebbe mai stato come lui.
Non serviva che glielo confessasse.
Non serviva neppure che lo ringraziasse a parole per essere intervenuto, quando lei era stata troppo pietrificata per farlo. Aveva compreso immediatamente, soltanto guardandolo negli occhi, che non ce ne sarebbe stato bisogno.
Bastò quel singolo attimo perché tutto fosse chiaro.
E anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, Nina decise che non le dispiaceva averlo per amico.
ஓ๑♛๑ஓ
A suo credito, Hans non insistette oltre. Non tentò neppure di convincerla a parlare del litigio con sua zia, ma si limitò a sedersi accanto a lei, una volta giunti nelle sue stanze, e le domandò: "Vi fa male?"
Soltanto allora Nina si rese conto di aver avvolto una mano—quella con cui aveva colpito Helena—nell'altra.
All'inizio non lo aveva notato, estasiata dall'averle finalmente dato una lezione, ma una volta che l'eccitazione si dissipò il dolore divenne concreto.
Aveva le nocche arrossate, gonfie, e bruciavano. Non c'era sangue, tuttavia. Non era neppure un dolore particolarmente inconveniente. Nulla che richiedesse una medicazione, di certo. Sua zia era ridotta molto peggio.
Alzò le spalle, decisa ad ignorarlo.
"Non è niente," assicurò al duca. "È stato poco più di un colpetto, e di certo ne è valsa la pena."
"Non lo metto in dubbio, Nina."
Ma Hans le prese comunque la mano, con delicatezza, attento a non peggiorare la situazione.
Fu un contatto improvviso, che richiese alla principessa tutto il suo autocontrollo per non sobbalzare.
Egli iniziò a massaggiare.
Era... piacevole, ma allo stesso tempo la confuse.
Nina cercò il suo sguardo. "Che cosa fate?"
"Vi aiuto a distendere i muscoli. In tal modo, il gonfiore dovrebbe affievolirsi più rapidamente." Hans accennò un sorriso. "L'ho scoperto sulla mia pelle. Ai miei amici d'infanzia piaceva giocare alla lotta."
"Davvero?" Nina non poté fare a meno di sorridere, al pensiero di un giovane Hans impegnato a fare a pugni con altri bambini. "Siete sempre così posato, fatico a figurarmelo."
Il duca le regalò un sorriso sghembo. "Anche gli uomini più eleganti sono stati ragazzi, Nina. Ad essere onesto, tuttavia, ho sempre prediletto attività più intellettuali. Non sono mai stato particolarmente portato per il combattimento."
"Che mi dite delle armi bianche?"
"Sono stato addestrato al loro uso, naturalmente. Sono pur sempre un nobiluomo." Hans rise fra sé e sé. "Il che non vuol dire molto, in effetti. Devo in ogni caso ammettere che le preferisco alla forza bruta dei pugni."
Nel mentre, continuò a massaggiare.
Le sue dita scorsero lungo il dorso della mano di lei, lievi carezze sulla sua pelle che, suo malgrado, le fecero salire il cuore in gola.
"Va meglio?" le chiese.
Nina si trovò a guardarlo negli occhi, e non poté evitare di provare ammirazione.
"Sorprendentemente, sì."
Gli rivolse un sorrisetto di bonario scherno, relegando la sensazione inconsueta ai più profondi meandri della sua mente. "Pare che abbiate la vostra utilità, dopotutto."
"Ho molte utilità, principessa," replicò lui. "E voi lo sapete, o non vi sareste scomodata ad assicurarvi la mia collaborazione."
Nina alzò gli occhi al cielo. "Suppongo di non essere nella posizione di negarlo."
Hans mollò la presa sulla sua mano. "No, ma mi sorprende che siate disposta ad accettarlo."
Lei fece spallucce, fissando lo sguardo sulla parete, mostrando noncuranza. "Non fateci l'abitudine."
La stanchezza deve aver preso il sopravvento.
Non era da lei essere così... tenera.
Detestava essere tanto vulnerabile, e ancor di più la infastidiva il fatto che sembrava non poterlo controllare.
Era intenzionata a riprendersi quel controllo.
Con voce attentamente modulata, disse all'uomo al suo fianco: "Sarà meglio che andiate a dormire."
I loro sguardi si incrociarono. Un lampo di qualcosa che somigliava quasi alla delusione attraversò gli occhi del duca di Veimar.
Svanì abbastanza rapidamente che Nina avrebbe quasi potuto sospettare di esserselo immaginato...
"Mi state cacciando?" Hans sollevò un sopracciglio.
Ci rise su, ma la sua domanda era genuina.
Nina si limitò a spiegargli: "Domani mattina, i pasticcieri verranno a palazzo per discutere della torta nuziale. Non converrebbe che gli sposi mancassero all'appuntamento per mancanza di sonno."
"Ma certo."
Il duca annuì, senza dare alcun segno di essere in disaccordo. Si mise in piedi, e inclinò il capo in sua direzione.
"Vi auguro una buona nottata, Nina. Non lasciate che i mostri sotto il letto vi distolgano dal vostro sonno di bellezza."
La principessa sbuffò, ed egli ammiccò prima di voltarle le spalle e dirigersi verso la porta.
Non aveva ancora afferrato il pomello che lei era già scattata in piedi.
"Hans?" lo chiamò.
Il duca si voltò immediatamente. "Sì?"
"Ho notizie dai nostri amici in città," lo informò, raddrizzando la schiena. "Ve lo avrei detto prima, ma sono stata distratta. Vi fornirò i dettagli domani. Sappiate soltanto che la ruota è in moto."
Dopo un attimo di esitazione, Hans comprese. Allora, un sorriso soddisfatto, quasi ferino, si dipinse sul suo volto. "Ebbene, pare che ci sia motivo per festeggiare," dichiarò. "Nutro la speranza che i dolci di domani siano all'altezza."
"Lo saranno." Nina sorrise di rimando. "Avremo delle nozze degne di un re."
E così tutto ciò che verrà dopo.
Poteva già immaginarlo, e le piaceva ciò che vedeva. Victoria fuori dai giochi, Helena finalmente costretta a mostrarle il rispetto che le doveva, il Consiglio piegato al suo volere... Non aveva bisogno di nient'altro al mondo. Non ne aveva mai avuto.
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