Capitolo XV

La carrozza giunse preceduta da un corteo di guardie a cavallo—una dozzina, circa—e si arrestò di fronte al ponte di pietra che conduceva al portone del palazzo, dove Nina e Hans attendevano.

Le prime a scendere furono due donne che indossavano la livrea cerulea di Veimar e mantelli dello stesso colore sulle spalle.

Una di loro si voltò nuovamente verso il cocchio, tuttavia, e ne rispuntò fuori con un fagottino fra le braccia.

Avvolta in una pesante pelliccia grigia che a malapena lasciava intravedere il suo volto, con alcuni ciuffi di capelli castani che spuntavano dal cappuccio, la figlia di Hans aveva un sorriso raggiante, gli occhi puntati sul padre.
E, notando l'espressione di lui, la principessa appurò che l'adorazione che aveva visto in quello sguardo fosse reciproca.

Sentì una stretta al petto nel vedere la bambina gettare le piccole braccia attorno al collo del padre con un gridolino di pura gioia. Tenerezza e invidia allo stesso tempo, per quella famiglia che lei non aveva mai avuto.
Ma quando Hans si voltò verso di lei e la piccola le sorrise, salutandola con la manina paffuta, non poté trattenere un sorriso di rimando.

"Mia figlia, Lady Isolde Volmark," la presentò il duca, ottenendo un sorriso compiaciuto dalla bambina, che non poteva avere più di tre o quattro anni e pareva fiera del suo titolo.

"Lei," il duca parlò poi a sua figlia, inclinando il capo, "è la principessa Nina. Sarà mia moglie, quindi passeremo molto tempo qui a palazzo d'ora in poi."

Gli occhi scuri di Isolde passarono, curiosi, da lei alla mole del castello che si stagliava alle loro spalle. "È più grande di casa!" esalò, gli occhi spalancati e le labbra lievemente separate a formare una o.
Poi di nuovo a lei. "Davvero vivi qui?"

"Da quando sono nata." Nina annuì. "Ora, tuttavia, questa è anche casa tua, non devi certo limitarti ad ammirarla dall'esterno."

L'espressione incantata della bambina, se possibile, si fece ancora più ampia.

Il duca sfruttò quella reazione per suggerire: "Suvvia, entriamo dunque. Rimanendo qui fuori, una di voi finirà per ammalarsi."
Tenne la figlia stretta contro il suo petto, mentre con l'altra mano diede una lieve spinta sulla schiena di Nina, esortandola a camminare al suo fianco come un marito devoto avrebbe fatto con la propria sposa.

Per mantenere le apparenze, non potevano agire com'era loro solito in privato.

Tuttavia, Isolde non sapeva del piano e sorrideva ignara, ammirando gli sfarzosi corridoi del palazzo con gli occhi colmi di meraviglia, chiacchierando del castello di Veimar e dei cavalli e dei cani che avrebbe voluto portare con sé e di quanto fosse felice di essere accanto al padre.
Continuò a raccontare di ciò che le piaceva, dei dolci che la cuoca era solita prepararle a casa, dei giochi che faceva con i figli della servitù, e Nina scoprì che le piaceva ascoltarla. Le piaceva la semplicità e la purezza dei suoi discorsi, ancora non permeati dal dolore e dalla crudeltà del mondo. Avrebbe voluto preservare quel suo dolce sorriso per sempre, perché nessuno si era curato di proteggere lei.

"Padre," chiese all'improvviso Isolde, distogliendola da quei pensieri, "quando tu e la principessa vi sposerete, diventerò anche io una principessa?"

Nina notò come lo sguardo di Hans si spostò istintivamente verso di lei, anche se lo distolse immediatamente. E poi l'uomo rimase in silenzio, quasi stesse riflettendo.
Non ha una risposta, capì. O meglio, la ha, e non può dargliela senza deluderla.
Ma l'aria speranzosa di Isolde... Molti avevano visto quella stessa speranza in lei, per i suoi sogni, e non avevano avuto remore a negarglieli.
Nina non voleva essere come sua madre e suo padre. Neppure lei voleva deluderla, quella bambina che in fondo una madre non l'aveva, e sarebbe stata sottoposta alle sue cure. 

Le parole vennero fuori anche prima che potesse davvero rifletterci sopra: "Ma certo."
Il modo in cui il sorriso della piccola si allargò la riscaldò nonostante il freddo dell'esterno le fosse penetrato in corpo.

Hans la guardò. Era chiaro che cosa volesse dirle, pur senza proferire una parola: mentirle l'avrebbe soltanto ferita di più. Doveva dirle la verità.

A Nina, tuttavia, non importava della verità. L'occhiata che rivolse all'uomo di rimando fu chiara: Rammentate, voi ed io sul trono, e potremo fare ogni cosa.La realtà può essere ciò che desideriamo.
"In fondo, se la regina non si opponesse," raccontò alla piccola lady, incapace di trattenere un sorriso, "nessuna legge proibisce di garantire il titolo di principessa alla figlia di un consorte reale."

"E quando vi sposerete?" Isolde ormai stava praticamente saltellando di gioia fra le braccia del duca.

"Non è stato deciso, fiocco di neve," ammise Hans, facendole un grattino sotto il mento che le strappò una risata cristallina.

"Presto, in ogni caso," si intromise Nina. Non glielo rammentò a voce alta, ma sapeva che ne fosse al corrente: prima si fossero sposati ufficialmente, prima il patto sarebbe stato suggellato da un vincolo permanente e il Consiglio sarebbe stato disposto ad accettare il regno di Nina, con un consorte dell'età per fungere da reggente.
"Il popolo ha bisogno di speranza, di vedere stabilità nella monarchia. Nonostante la situazione, la celebrazione delle nozze reali deve mostrare al regno che la vita può prosperare. E inoltre, nulla distrae la gente dalle proprie sofferenze quanto un grande ballo con buffet annesso."

"Possiamo permetterci tutti questi eccessi, Nina?" sussurrò il duca, la voce abbastanza bassa per non farsi udire da Isolde, che sembrava intenta ad ammirare l'ambiente circostante. "A quanto ne so, la situazione economica non è delle migliori."

"Abbiamo ancora delle provviste da parte. Verranno preparate al meglio e servite alla gente in seguito alle nozze. A volte, Vostra Grazia, non importa ciò che è vero, ma ciò che appare." 

"Voglio la torta!" esclamò tutto ad un tratto la bambina, facendo sobbalzare i due, immersi nella loro conversazione mormorata.
E poi scoppiò a ridere.

Hans e Nina guardarono lei, poi si guardarono l'un l'altra, e... Il suono delle loro risate si unì a quello di Isolde, risuonando sulle pareti dei corridoi.

"Ci hai fatto prendere un bello spavento, fiocco di neve." Hans le scompigliò i capelli, gli occhi ancora illuminati dal sorriso. "Potrai avere la torta il giorno del matrimonio, d'accordo?"

"Ma padre..."

"Soltanto se fai la brava," puntualizzò lui. "Il che include niente lamentele."

Isolde mise il broncio. "Sei cattivo."
Si voltò verso Nina, facendo gli occhioni da cerbiatta. "Posso avere la torta, principessa? Ti pregooo..."

"Temo che non l'abbiamo, al momento. Non appena la situazione cambierà, tuttavia, non vedo perché non dovremmo far visita alle cucine del palazzo."
Non menzionò che nessun dolce sarebbe stato preparato fino al banchetto per le sue nozze con Hans.

La risposta sembrò essere sufficiente per lei, che si accoccolò contro il petto del padre e mormorò: "Mi piace qui."

Nina continuò a camminare, ma li osservò con la coda dell'occhio, e un piccolo sorriso le sfuggì dalle labbra.

ஓ๑♛๑ஓ

Portarono Isolde in una stanza collegata a quella del duca da una porta laterale, di modo che egli potesse andare a controllarla rapidamente se fosse stato necessario.
Nel mentre che le facevano vedere il palazzo, la servitù vi aveva portato anche i suoi possedimenti, contenuti in ampi bauli di legno, che avevano incominciato a sistemare nei vari armadi e cassettiere.

Soltanto quando si accertarono che fosse ben sistemata e che le se balie fossero con lei, il duca e la principessa se ne andarono con la promessa di rivederla per cena.

"Ebbene, qualcuno qui è impaziente," furono le prime parole che Hans le rivolse, con tono stuzzicante, una volta che rimasero soli nel corridoio.

Nina prese a camminare a testa alta, prendendolo a braccetto in modo che le restasse accanto, ma senza neppure voltarsi a guardarlo negli occhi.  "Il matrimonio non è che uno stratagemma, e lo sapete," dichiarò, pragmatica, ma a voce abbastanza bassa che nessuna eventuale spia avrebbe potuto udire le sue parole. "La cosa migliore è sancire definitivamente l'alleanza. Per entrambi, oserei dire, prima che qualcun altro avanzi le proprie pretese sul governo di Woderlein."
Le loro nozze non sarebbero state altro che un accordo politico atto a rafforzare entrambe le parti.
Anche se Hans non era poi così male, anche se aveva quasi iniziato a considerarlo come un amico e la sua presenza non le risultava irritante come quella di chiunque altro, non era certo l'amore ad unirli, se non quello per il potere.

Il duca rispose con un cenno di assenso: "Ebbene, così sarà. Non vorremo perdere la nostra occasione."
La sua espressione non diede a vedere nulla che Nina non avesse già osservato in lui.

Vide quel luccichio di cupidigia, il desiderio di possedere ciò che ancora non aveva.
Presto sarebbe stato soddisfatto, pensò.
Avrebbe avuto il trono che bramava, e qualsiasi lusso che spettava ad un re con esso.
E lei, una volta che la corona fosse stata posta sulla sua testa, avrebbe ottenuto la tanto anelata libertà che il potere assoluto comportava... Tutto ciò che aveva sempre voluto, ciò per cui era pronta a sacrificare ogni cosa. Avrebbe dovuto essere abbastanza... Invece, pur essendo vicina come non mai a coronare il suo sogno, quel semplice pensiero non le diede la sensazione di completezza che aveva provato in passato, immaginandosi finalmente sul trono.
Sentiva come se qualcosa fosse fuori posto, come se un filo fosse sfuggito alla sua trama.

Deve essere a causa di Victoria, si disse.
Detestava l'imprevedibile, e non c'era cosa più imprevedibile dello scoprire che la propria sorella aveva tenuto nascosto un potere tanto pericoloso per anni.
Ma ai problemi vi era sempre una soluzione. Anche un disastro di simile portata poteva essere risolto... doveva soltanto scoprire come.
Erano le cose che davvero non poteva controllare a destabilizzarla. A mettere a repentaglio l'intero piano...
Nina scosse la testa.
Non poteva permettersi un attimo di distrazione.

Eppure quando, giunti di fronte alle sue stanze, Hans le aprì la porta con un lieve inchino, la principessa fu incapace di trattenere una risata.

"Dopo di voi, Vostra Altezza." Il duca ammiccò.

"Quale gentiluomo," replicò lei, alzando gli occhi al cielo. Nonostante la sua buona volontà nell'apparire indifferente, il sorriso sulle sue labbra non accennava a svanire.

La camera da letto era vuota.
Le dame di compagnia della principessa non si trattenevano mai lì, a meno che non fosse loro ordinato. Neppure Lili.
Dati i temi della conversazione che avrebbe dovuto affrontare con Hans, Nina non poté che esserne grata.
Cacciarle via sarebbe risultato sospettoso.

Egli la seguì all'interno, chiudendosi la porta alle spalle. "Portate un uomo nelle vostre stanze senza chaperon, principessa?" la provocò.
Nina si voltò appena in tempo per vedere un sorrisetto scherzoso farsi strada sul suo volto.
"Scandaloso."

Lei alzò le spalle. "C'è una ragione per cui non piaccio quasi a nessuno a corte, dopotutto." 

"Eppure non siete stata altro che accomodante con Isolde. Sapete, non vi facevo un'amante dei bambini... ma pare che mi sbagliassi. Pare che a mia figlia voi piacciate."

"Non ho nulla contro di lei."

"Non so mai che cosa aspettarmi da voi, Nina."

"So essere gentile, per vostra informazione," precisò la principessa, alzando gli occhi al cielo mentre si sedeva sul bordo della finestra, a guardare l'orizzonte innevato che si estendeva per miglia. "Soltanto che la maggior parte dell'aristocrazia non lo merita."

"Forse qualche figlio in più vi farebbe bene, in tal caso. Non è salutare essere sempre di cattivo umore, principessa."

Nina voltò la testa di scatto, sferzandolo con lo sguardo.

Hans, a sua volta, non fece che ammiccare...
E ricevere un cuscino dritto sulla tempia in risposta.

"D'accordo, d'accordo..." Alzò le mani, senza che quell'irritante sorrisetto svanisse dal suo volto. "Avremo molto tempo per generare degli eredi."

Nina non lo degnò neppure di una risposta.  

"Ad ogni modo, sarà meglio che diate gli ordini se volete sposarvi a breve. Le nozze dei futuri sovrani di Woderlein non si organizzeranno certo in un giorno."

"Già fatto." La principessa alzò le spalle. "Ho anche ordinato ai sarti reali di iniziare a cucire le vesti da cerimonia. A tal proposito..." Gli diede un'occhiata. "Dovrebbero prendervi le misure. Dubito che vogliate che vi rifilino gli abiti del mio defunto padre, che la sua anima bruci nei più profondi meandri dell'Inferno."

Hans rise. "Non temete, sarò più che presentabile. Non è tutti i giorni che si diventa re."

"Non ancora, Vostra Grazia." Nina schioccò la lingua sul palato, scuotendo la testa. "Aiutatemi a consolidare definitivamente il mio regno, tuttavia, e avrete ciò che vi ho promesso."

"Volete che vi faccia da reggente?"
Il duca sollevò un sopracciglio, fallendo nel trattenere una risata che era un misto tra divertita e incuriosita.

"Soltanto su carta," replicò lei, prima che si montasse la testa. "Nessuno potrà contestarlo, poiché nessuna legge vieta che sia il consorte del sovrano ad ottenere l'incarico. E voi avrete comunque la vostra influenza a corte, dovrete soltanto mettere in atto la mia volontà sino a che non avrò compiuto la maggiore età." 

"Vi state fidando di me, principessa? Ne sono onorato." Mosse un passo in avanti.
Prima che lei potesse reagire, egli aveva già percorso la distanza che li separava e le si era parato proprio di fronte.
Da seduta, Nina pensò che il duca paresse ancora più alto di quanto già non fosse.
Il palmo della sua mano le sfiorò la guancia quando le spostò una ciocca di capelli, sfuggita all'acconciatura, dietro l'orecchio.
"Chi vi dice che non me ne approfitterò?" le sussurrò.

Nina si irrigidì istintivamente a causa di quel contatto improvviso, della sua voce che aveva assunto quella sfumatura di provocazione quasi sensuale.
"Potete tentare, ma non ve lo consiglio," riuscì a rispondere, modulando la voce per apparire imperturbata. "Vi suggerirei di chiedere alle ultime persone che hanno tentato di privarmi della mia libertà... ma non è finita molto bene per loro, temo."

"Chiamatemi folle, ma nutro la speranza che un po' vi siate affezionata a me. Abbastanza da fidarvi, pare."

Nina scelse di ignorare quelle parole. "Se mi tradiste, verrei a saperlo. E non mi tratterrei nel farvela pagare." 

Hans sorrise, facendo spallucce. "In tal caso è una fortuna che non abbia alcun desiderio di tradirvi."

La principessa annuì.
"Vi converrà tenerlo a mente. Non vorrei dovermi sbarazzare di voi."
Sarebbe dovuta essere una minaccia, e il suo tono di voce fece un buon lavoro nel farla sembrare tale.
L'unico problema era che lo pensava davvero.
Seppellì quell'idea nel profondo della sua mente, alzandosi in piedi.
"A tal proposito," aggiunse, "devo parlare con Lili. Ho un lavoro per lei."

Hans sollevò un sopracciglio. "Nemici da eliminare, Nina?"

Lei alzò le spalle, rivolgendogli un mezzo sorriso. "È una possibilità. Prima, voglio sapere se ve n'è necessità."

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