Capitolo XI
Il legno nel camino era ormai ridotto a cenere, e una fioca luce fredda penetrava dalla finestra, illuminando il volto di Nina.
La principessa si strofinò gli occhi, sbadigliando. Si stiracchiò, mettendosi a sedere, e aprì gli occhi.
Non sono nella mia stanza, fu il suo primo pensiero.
Una coperta era poggiata sopra di lei. Non rammentava di essersi addormentata...
Si guardò intorno. Fuori dalla finestra si estendeva un infinito manto di bianco. Nella stanza... Un caminetto ormai spento, scaffali colmi di libri, tappeti e poltrone, il pianoforte di legno... Era nella sala da tè. Vi era venuta la sera prima.
Dopo il ballo. Dopo Victoria. E...
Non appena ricordò che non era stata sola in quel luogo, la principessa volse il capo e lo vide, seduto nello stesso posto della notte scorsa.
Era ancora lì, addormentato, con un mantello avvolto attorno al corpo a mo' di coperta.
Aveva i capelli ramati scompigliati e il cravattino sfatto.
Un leggero russare proveniva dalla sua bocca.
Nina ridacchiò.
"Chi l'avrebbe mai detto," mormorò. "Il perfetto duca Hans Volmark russa."
"Dovreste sentire il rumore che fate voi..."
Improvvisamente, sul volto dell'uomo si formò un sorrisetto, ed egli aprì i suoi occhi castani ancora impastati di sonno.
"Inoltre, scalciate quando dormite," borbottò, ravviandosi i capelli con le dita. "Mi chiedo come sopravvivrò quando dovremo condividere il letto nuziale ogni notte."
"Non temete, non avremo stanze in comune."
"Eccetto per quando dovremo generare degli eredi."
Quando Nina gli rispose soltanto con un'occhiataccia, il duca le afferrò un piede, iniziando a solleticarlo.
Non si era resa conto di non indossare più le scarpette sino a che non sentì il dito di Hans sfiorarle la pianta del piede, coperta soltanto da delle sottili calze bianche.
"Ehi!" Il solletico le impedì di parlare senza essere interrotta dalle risa.
Tentò di liberarsi, ma lui sembrava intenzionato a non lasciarla andare.
Pareva che si stesse godendo la sua tortura.
"Andiamo, mia cara futura sposa," la provocò, continuando a solleticarle la pianta del piede. "Non sono poi così male. Ammettetelo. Oppure, se non credete alle mie parole, posso provarvelo con le azioni."
"Io... ve la farò pagare... per questo!"
Tra una risata e l'altra, era certa che la sua minaccia non avesse sortito alcun effetto.
Fu allora che la serratura della porta scattò all'improvviso e la maniglia si girò.
Il duca fece appena in tempo a lasciare andare la presa sul piede della giovane che la porta di mogano si aprì e Lilibet apparve sull'uscio.
"Principes-" aveva già iniziato a dire, quando i sui occhi caddero sulle figure di Nina e Hans, lei sdraiata sul divano con le gambe sopra quelle di lui.
La dama di compagnia arrossì come un pomodoro. "Oh, perdonate l'interruzione!" fu rapida ad esclamare, abbassando lo sguardo. "Io non..."
Nina saltò in piedi, facendo il possibile per sistemarsi i capelli e gli abiti.
"Principessa, se disturbo, io..." La ragazza continuò a mormorare scuse sempre più timidamente che presto divennero incomprensibili.
"Lili."
La dama tacque.
"Puoi parlare. Dimmi, che notizie porti?"
"Ehm... Beh... Ecco..."
Non sono buone notizie.
Il balbettio di Lili era abbastanza chiaro.
"Vostra Altezza," riuscì infine a dire, dopo aver preso un respiro profondo, "le guardie sono tornate."
"E fammi indovinare, non l'hanno trovata?"
La ragazza scosse la testa.
Nina corrugò la fronte, ma annuì. "Vorrà dire che continueremo a cercarla."
La congedò con un cenno della mano, voltandosi verso Hans, che nel mentre si era alzato e avvicinato.
"Fai venire gli uomini che l'hanno seguita," ordinò a Lili prima che se ne andasse. "Parlerò con loro."
Udì i piccoli passi della ragazza allontanarsi, ma tutto ad un tratto si fermarono.
Con un vocino che pareva più simile allo squittio di un topo, tanto era lieve, ella biascicò "Ci sarebbe... un'altra cosa, principessa."
Nina si voltò, incuriosita. "Ovvero?"
"Il Consiglio. Loro... vorrebbero vedervi."
La principessa sbuffò, incapace di trattenere una risata per l'arroganza di quei vecchi. "Il Consiglio può attendere," dichiarò. "Prima, vi è qualcun altro che devo incontrare. Questo è quanto."
Lili sbatté le palpebre un paio di volte, le labbra leggermente aperte, come se fosse indecisa, ma alla fine si limitò ad abbassare il capo e annuire. "Sì, principessa."
ஓ๑♛๑ஓ
I soldati dissero che Victoria era fuggita in direzione dei Monti di Ferro, lasciando una scia di ghiaccio al suo passaggio.
Dissero che il gelo e la stanchezza li avevano vinti, infine, e che la ripida salita fino alla cima delle montagne era sembrata loro impossibile, tanto che avevano ritenuto più saggio camminare tutta la notte per tornare indietro piuttosto che tentarla. Tentarla, dissero, avrebbe significato morire.
Nina non poté adirarsi.
Salire le pendici dei Monti di Ferro era un'impresa pericolosa che pochi avevano l'ardire di intraprendere e che ancora meno erano in grado di compiere con successo.
Quelli che ci provavano, se non erano le loro membra a cedere per prime, venivano colti dalla fame. Se nulla riusciva a piegarli, infine, veniva il nemico che nessuno poteva contrastare. Quegli uomini, gli ultimi, indeboliti dalle intemperie e dalle dure condizioni dell'ambiente, se li prendeva il ghiaccio.
Quando i soldati ebbero finito di parlare, Nina li congedò.
"Non ordinerete loro di tornare a cercare vostra sorella?" le chiese Hans dopo che le porte si chiusero alle spalle dell'ultimo di loro.
"No."
Nina aveva un'idea migliore.
"La gente forse teme Victoria, forse la odia, ma di certo non desidera affrontarla. Neppure i soldati. Queste persone hanno una vita, hanno famiglie e case, e per loro è meglio tentare di sopravvivere ad un inverno eterno che morire alla ricerca di un'ipotetica salvezza."
"Chi pensate sarebbe disposto a rischiare tutto per trovarla per voi, allora?"
"Qualcuno che non ha niente da perdere, Hans," replicò Nina. "E tutto da guadagnare."
E lei conosceva le persone perfette.
"Dovrei chiedervi che cosa vi porta a conoscere dei criminali, Nina?"
"Non è importante," lo liquidò lei. "Ma credetemi, questa gente è disposta a tutto per un po' d'oro. Non è la prima volta che rischierebbero la vita." A quel punto, la principessa sorrise. "E poi, mi devono un favore."
Se non lo avesse visto con i suoi occhi, Nina non avrebbe creduto che l'espressione del duca potesse farsi tanto perplessa quanto lo era in quel momento.
Lei fece spallucce. "Diciamo solo che, dopo che mi sono fatta un giro per i sotterranei, le segrete del palazzo si sono ritrovate tre condannati a morte in meno."
"Ebbene, siete una donna piena di sorprese, Nina."
Negli occhi di Hans ci fu qualcosa di molto vicino all'ammirazione.
Lei gli rivolse un sorrisetto. "Aspettate e vedrete. Ho ancora qualche asso nella manica."
"E che cosa ne farete di Victoria una volta trovata, sempre che i vostri amici non falliscano nella loro missione? È uno dei vostri assi nella manica?"
"Quando la troveremo, lei spezzerà il sortilegio. Dopodiché, se farà come le dico, potrà tornarsene fra le sue montagne."
"Altrimenti?"
Altrimenti, le conseguenze saranno inevitabili.
"Non le converrebbe rifiutare la mia offerta. Qui, le persone ormai sanno troppo. Ormai, non potrebbero mai volerla come sovrana."
"E allora, avremo ciò che vogliamo."
Nina annuì.
Una corona per me e una per voi, duca.
Poteva già immaginarlo, tutto ciò che avrebbe potuto fare una volta che avesse avuto il potere assoluto.
"Ma prima," disse, tanto a lui quanto a se stessa, "sono curiosa di sapere che cosa sia abbastanza importante per quei vecchi pelati del Consiglio per decidere di chiedermi udienza."
Solitamente, non si preoccupavano di lei.
Le cose erano cambiate, adesso, e poteva voler dire soltanto una cosa.
Nina si trovò a sorridere.
Adesso cominciavano a vederla, e presto avrebbero capito con chi avevano a che fare.
Avrebbero imparato a non sottovalutarla. E sarebbe stato troppo tardi.
Inoltre... Squadrò Hans da capo a piedi.
Presto sarebbe stato il suo consorte ed era il suo alleato più potente.
È bene che il Consiglio ricordi contro chi potrebbe mettersi se scegliesse di contestare il mio diritto al trono, pensò.
"Voi verrete con me," decise.
Egli sorrise come se se lo aspettasse.
"Al vostro servizio, Vostra Altezza."
Le sue parole furono accompagnate da un inchino canzonatorio.
Nina sollevò un sopracciglio, facendogli un sorrisetto compiaciuto. "Oggi siete in vena di scherzi, mi par di vedere." Lo prese a braccetto. "Se sentite il bisogno di sbeffeggiare qualcuno nelle prossime ore, fate in modo che sia uno dei membri del Consiglio. Non dovrebbe essere difficile, in ogni caso. C'è moltoda dire."
"Sapete, forse se smetteste di darmi ordini-"
"Shhh." Gli mise il dito indice davanti al labbro, scuotendo la testa. "Non è tempo di litigare. Potrete fare il re una volta che mi avrete aiutato a diventare regina. Ma ricordate, ciò che avrete sarà grazie a me. Comportatevi di conseguenza."
Sospettava di sapere che cosa aspettarsi dai Lord Consiglieri, e sapeva che avrebbe avuto bisogno del suo aiuto e della sua lealtà per poterli controllare.
La domanda che aleggiava fra loro era 'Posso fidarmi?'
"Abbiamo un patto," rispose Hans, come se le avesse letto nel pensiero. "Potrò anche aver preso parte al vostro infido gioco—non che fosse la mia prima scelta, tra l'altro—, ma non sono un traditore sino a questo punto. Anzi, vi dirò di più. Potreste anche piacermi. Se non foste fissata con il controllo, certo."
Nina gli fece un mezzo sorriso per infastidirlo. "Che c'è, duca? Paura di non essere all'altezza del mio piano?"
In tutta risposta, si trovò premuta contro la parete, con Hans di fronte a lei, il viso a pochi centimetri dal suo, che la teneva per le braccia. "Ditemelo voi, principessa. Sono o non sono all'altezza?"
Nina lo fissò negli occhi, anche quando il suo cuore perse un battito per lo stupore. "Spero che lo siate, per il bene di entrambi," disse. "O invece della corona sul capo, ci troveremo un cappio attorno al collo."
ஓ๑♛๑ஓ
Nina non si preoccupò di bussare prima di fare il suo ingresso nella Sala del Consiglio, il duca al suo fianco.
Non appena la porta si aprì, gli uomini all'interno si voltarono tutti nella loro direzione.
Uno di loro, un vecchio dal viso rugoso e coperto da una folta barba grigia, fu rapido a dire "Oh, principessa, alla buonora."
"E così infine ci graziate con la vostra presenza," borbottò quello vicino a lui, un uomo biodo sulla quarantina che occupava la sedia a capotavola.
"Vostra madre non vi ha insegnato le buone maniere, signori?" replicò Nina. "Solitamente, le persone si inchinano all'ingresso di un membro della famiglia reale." Fece scorrere lo sguardo su ognuno di loro. "E si alzano in piedi," concluse, imperturbata.
Che piacesse loro o meno, i consiglieri non furono tanto stupidi da disubbidirle apertamente.
Soltanto dopo che la principessa si fu accomodata, occupando il capo del tavolo e concedendo al suo accompagnatore il posto d'onore alla sua destra, gli uomini ebbero il permesso di sedersi.
Il modo in cui i loro volti si contrassero nonostante i loro tentativi di mantenere una parvenza di calma confermò a Nina il sospetto che già da tempo nutriva: i consiglieri non avevano il benché minimo rispetto per lei.
Tuttavia, fece loro cenno di parlare. "Allora, signori? Per quale motivo avete richiesto la mia presenza? E fate in fretta, non ho tutto il giorno."
In fondo, se già la disprezzavano, perché essere cortese?
Li vide mordersi il labbro per non ribattere.
Non nascose il sorriso compiaciuto che nacque sul suo volto.
E a quel punto, il biondo esclamò: "Quale mancanza di rispetto! Vostra sorella non oserebbe mai parlarci così! Devo forse ricordarvi, principessa, che non siete la-"
"Mia sorella non è qui, adesso," lo interruppe Nina.
Non avrebbe ammesso repliche. "Vi conviene ricordare, Lord Harken, che fino al ritorno della regina sono io la legittima sovrana di Woderlein."
"Sarete anche la sua erede presunta, ma non siete la regina, e non avete raggiunto la maggiore età per regnare. Il principe Albrecht-"
"Non disturbiamo mio zio oltre il necessario. Ha già fatto abbastanza per il regno."
Non aveva nulla di personale contro di lui. Egli era forse l'unico della sua famiglia che avesse mai mostrato un minimo di considerazione per lei. Tuttavia, Nina non avrebbe più accettato di ubbidire a nessuno, perché nessuno le avrebbe mai permesso di essere del tutto libera di fare le proprie scelte. Secondo ogni legge era lei la legittima sovrana, dopo Victoria. Non Albrecht, né tantomeno quel Consiglio di nobiluomini antiquati.
"Se Sua Maestà non dovesse tornare e porre fine all'inverno..."
"L'inverno finirà." Non spiegò loro né come né quando. "E il regno avrà un sovrano." Ancora una volta, non svelò loro chisarebbe stato.
"Nel mentre," —Nina sorrise— "avremo una reggenza."
Gli uomini compresero le implicazioni di quelle parole. Immediatamente, nella sala scoppiò un brusio di voci interdette.
Fra tutte si distinse quella di un vecchio che non aveva ancora parlato prima.
"Non avete diritto di governare," sputò fuori, con evidente disprezzo. "Siete soltanto una ragazzina!"
Nina si era attesa una simile reazione.
"Oh, dite, signore? E chi lo farà, allora? Voi, forse?" Piegò la testa di lato, fingendo di contemplare l'idea. Infine, un sorrisetto divertito le curvò le labbra. "Vorrei vedervi tentare. Ma vi avverto, non finirà bene per voi, quando gli eserciti di Elsing e di Veimar marceranno uniti per restituirmi il posto che mi spetta di diritto."
La quiete calò nella sala a quelle parole.
Lord Harken si alzò in piedi. "È una minaccia, principessa?"
Nina fece lo stesso. Si piegò in avanti, appoggiandosi al tavolo con disinvoltura, e sorrise. "Sta a voi deciderlo." Dopodiché raddrizzò la schiena. "Lascerò che ci pensiate su." E diede loro le spalle, avviandosi verso la porta.
Quando furono sull'uscio si arrestò, tuttavia, poiché udì Hans parlare, per la prima volta da quando erano giunti lì.
"Vi consiglio di valutare con attenzione prima di decidere, signori." Il suo tono era autoritario, il tono di qualcuno che era avvezzo a comandare.
Nina non si stupì che sua sorella lo avesse considerato una buona scelta in fatto di consorte.
Il duca sorrise, un velo di mistero sul suo volto. "Avete svolto un valido servizio per la corona, ma ormai la posizione della regina Victoria è precaria... Sarebbe un vero peccato se la storia vi ricordasse come dei traditori."
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