Capitolo VIII

Il coro intonò un inno religioso quando le porte si aprirono e Victoria iniziò a percorrere la lunga navata principale della Chiesa, trascinandosi dietro il lungo mantello porpora bordato di pelliccia bianca.

Dietro di lei, due chierici spargevano l'incenso cerimoniale, che pervase l'intera cappella col suo odore intenso.

Nina, dal suo posto in prima fila, aveva una vista perfetta dell'altare di fronte al quale andò ad arrestarsi sua sorella, coperto da una tovaglia candida bordata di porpora e ricamata d'oro, delle lanterne accese, della ciotola dorata per le ostie e del calice di vino, e del sacerdote che stava dall'altra parte dell'altare, che consegnò lo scettro e il globo crucifero tra le mani guantate della regina.

Di sfuggita, la principessa notò la corona dorata, impreziosita da numerosi gioielli, poggiata su un cuscino purpureo alle spalle dell'uomo.

La rammentava bene.
Era stata la corona di suo padre. 

"In piedi," disse il sacerdote.

I canti continuarono in sottofondo mentre gli ospiti si alzarono e il prete diede inizio alla cerimonia.

Egli pronunciò le solite parole di rito che Nina ascoltò solo in parte—era sempre la solita, interminabile litania sui poteri conferiti da Dio al monarca che le avevano raccontato per tutta la vita—prima di prendere tra le mani la corona e posarla sul capo della donna, proclamando "Vi presento la regina Victoria della casata di Holstein-Elsing, sovrana di Woderlein!"

Victoria si voltò verso il pubblico, stringendo scettro e globo nelle mani con quasi troppa forza, la spina dorsale tesa come un filo sul punto di rompersi.

Sollevò il mento, e i suoi occhi fissarono la folla, gelidi, inespressivi.

A Nina parve quasi di sentire quel freddo penetrarle le ossa.

"Lunga vita alla regina!" inneggiò il sacerdote.

Un coro di voci echeggiò "Lunga vita alla regina!"

La principessa ripeté le parole senza entusiasmo.

Se le cose fossero andate come lei sperava, sua sorella non sarebbe stata regina ancora per molto.

ஓ๑♛๑ஓ

"Sua Maestà, la regina Victoria, e Sua Altezza Reale, la principessa Nivette!" annunciò l'araldo nell'esatto momento in cui le porte si aprirono e le due sorelle fecero il loro ingresso nella sala, fianco a fianco.

Nina procedette a testa alta, spiando con la coda dell'occhio le persone nella sala da ballo inchinarsi al loro passaggio.

Un accenno di sorriso prese forma sulle sue labbra.

Victoria, a suo fianco, non pareva passarsela molto bene. Si stringeva le mani l'una nell'altra, rigirandosi i pollici in un modo che le dava il nervoso.

Nina non disse nulla.

Se avesse continuato in quel modo, sarebbe stato soltanto più semplice per lei guadagnarsi il favore del popolo. I nobili avrebbero potuto dimostrarsi più difficili da maneggiare, ma per quello Nina aveva un piano.

Non era necessario che li conquistasse tutti. Doveva soltanto trovare gli alleati necessari a fare in modo che gli altri se ne stessero zitti.

Quando arrivarono sulla piattaforma sopraelevata su cui poggiava il trono, fece scorrere lo sguardo sulla folla di ospiti. Vi era chi danzava, chi stava nei presso del banchetto con un calice di champagne in mano, chi scambiava pettegolezzi con gli amici.

La persona che cercava, se era presente, doveva essersi ben mimetizzata nella calca.

Ma deve esserci, si disse Nina.

Sperò soltanto di avere ragione.

ஓ๑♛๑ஓ

Passarono le ore, e di lui ancora non vi era traccia.
La pazienza di Nina stava giungendo al limite.
L'essere costretta a stare in piedi accanto al trono di sua sorella non l'aiutava. Affatto.
E, quando vide la testa bionda del marchesino di Willmer, lo prese come il suo segnale per scappare.

"Me ne vado," dichiarò a nessuno in particolare, iniziando a scendere i pochi scalini coperti dal tappeto di porpora che la separavano dalla pista da ballo.

Victoria, intenta a sorseggiare le bollicine del suo champagne, a malapena la degnò di un cenno d'assenso come risposta.

Se Nina non l'avesse conosciuta, avrebbe quasi potuto pensare che fosse ubriaca.

Si dovette far largo a spintoni fra la massa di ospiti che occupavano la sala, rischiando a tratti di inciampare sul suo stesso vestito o su quello di qualcun'altra. Se le imprecazioni che le giunsero dalle spalle erano valide indicazioni, era probabile che avesse anche fatto rovesciare loro qualche piatto di cibo.

Se la caveranno.

Nina continuò per la sua strada, diretta ai giardini reali.

Un po' d'aria fresca, dopo aver attraversato quel mare di corpi tanto appiccicati l'uno all'altro da farle girare la testa—ma, pensò, forse anche il vino ne era complice—, sembrava una promessa di paradiso.

Se fosse stata fortunata, anche colui che cercava l'avrebbe vista in quel modo.

Nina poteva vedere le porte della sala da ballo, la sua via d'uscita, quando improvvisamente le si parò davanti un trafelato Lord Ernst.

Dovette trattenersi per non imprecare.

  "Principessa, vi stavo cercando!" esclamò lui, ansimando. Assieme al rossore del suo volto, lo faceva sembrare come se avesse corso per raggiungerla. "Ma..." Gli scappò una risata che parve più simile ad un sospiro affaticato. "Siete veloce, Vostra Altezza."

Lei non si scompose. "Anni di allenamento. Ora, se non vi dispiace, fatemi passare, sì?"

"È... È stata una bella incoronazione, non trovate?" le chiese Ernst, ravviandosi i capelli con una mano.

Nina dovette mordersi il labbro per non sospirare. "Sì, certo," rispose, tenendo lo sguardo fisso sulla porta oltre la spalla del ragazzo. "Assolutamente meravigliosa. Ma non sono qui per parlare, dunque..."

Fece come per raggirarlo, e lui le fece da specchio, parandosi nuovamente di fronte a lei.

Era maledettamente alto per essere un ragazzino.

"Aspettate, non volete ballare?" le chiese, allungando una mano.

Lei fece una smorfia. "Non m'interessa," lo liquidò, mettendo le mani avanti per porre distanza fra loro. "E per mettere le cose in chiaro, non m'interesserà mai. Trovatevi un'altra donna da importunare. Magari una che abbia la vostra età."

"Ho quindici anni, principessa," replicò lui, gonfiando il petto e sorridendole con aria pomposa e arrogante. "Non sono un bambino. Posso dimostrarvelo, se volete."

"Beh, se lo dite voi..."
Nina non poté nascondere il tono di scherno che impregnava quelle parole. In verità, non lo trovò neppure necessario.

Scosse la testa, ridacchiando fra sé e sé.

Mentre l'erede del marchese Heivar rimase impalato a fissarla, boccheggiando come un pesce fuor d'acqua e con le gote scarlatte per l'imbarazzo, la principessa continuò a ridere.

Forse non era la cosa più saggia ridere in faccia al figlio di un signore importante, ma era una cosa da lei e, oltre a essere terribilmente divertente, avrebbe fatto credere a tutti che non fosse cambiato nulla.

"Ma... Ma, principessa, io..." fece Ernst, inceppandosi nelle sue stesse parole e diventando sempre più rosso ogni secondo che passava.

Nina era sul punto di voltargli le spalle e cercare una via di fuga, quando improvvisamente apparve qualcuno alle spalle del marchesino.

"Non vi hanno insegnato che è scortese insistere con una signora che vi ha chiaramente detto di non essere interessata?"

Il ragazzo si voltò di scatto, e il sorriso compiaciuto di Nina fu genuino. Non perché l'uomo che aveva parlato la stava aiutando a liberarsi di quella peste, ma...

Sollevò il mento, incrociando il suo sguardo imperscrutabile.

"Hans Volmark, e così ci rincontriamo."

"Principessa."

Il duca passò davanti ad Ernst senza grandi cerimonie, il tutto senza mai spezzare il contatto visivo. Nei suoi occhi balenò un guizzo d'interesse.

Perché, Nina non ne era certa. Sapeva soltanto che significava che avrebbe dovuto stare attenta.

"Mi concedereste l'onore di un ballo?"

Lei aveva passato l'intera serata a cercarlo. Finalmente, il suo piano avrebbe avuto l'occasione di essere messo in atto. Le sue labbra si piegarono all'insù quasi impercettibilmente. "Non aspettavo altro" gli rispose, accettando il braccio che le porse.

Sulla pista da ballo, per lo meno, vi era più spazio per muoversi senza finire contro qualche nobile facilmente irascibile.

Il duca le prese la mano destra nella sua sinistra mentre l'orchestra iniziò a suonare un valzer. Poggiò la destra poco sotto la sua spalla.

Quando la musica iniziò a prendere velocità, iniziarono a muoversi a ritmo con essa.

Dopo una vita di lezioni, per Nina danzare era ormai naturale quasi quanto camminare. Era certa fosse così anche per Hans.

Ondeggiarono e volteggiarono come un'entità unica, come se si conoscessero da sempre, un tutt'uno con la melodia.

Improvvisamente, la mano destra del duca scese alla sua vita, ed egli la tirò a sé.

Nina lo scrutò, cercando sul suo volto un qualsiasi segno che le rivelasse che cos'aveva in mente e trovandovi soltanto un sorrisetto arrogante.

"Vi piace ciò che vedete?"

Lei rise di scherno, aggrottando le sopracciglia. "Sognate pure, Vostra Grazia."

Hans avvicinò le labbra al suo orecchio.

Quell'azione, tanto inaspettata quanto sensuale, riuscì a strappare un lieve sussulto dalle labbra di Nina.

La risata del duca raspò contro il suo timpano.
Poi, con la dolcezza di un amante e la complicità di un ladro, le sussurrò: "Che cosa state tramando, principessa?"

La domanda la colse alla sprovvista, facendole gelare la spina dorsale.

"Oh, avete mancato un passo," le fece notare l'uomo.

Se la sua domanda non fosse stata abbastanza, il sorrisetto sul suo volto le fece capire con certezza che sapeva qualcosa.

Era inutile negare.

Non era stato nelle sue intenzioni rivelargli il suo intero piano senza aver prima testato le acque, ma pareva che in qualche modo l'avesse preceduta.

Il fatto che sospettasse di lei e non ne avesse ancora parlato con Victoria—perché se sua sorella avesse saputo, Nina sapeva che non sarebbe stata in grado di attendere per affrontarla—prometteva bene, per lo meno.
In ogni caso, nonostante i rischi, doveva tentare. Da sola non avrebbe mai ottenuto abbastanza supporto fra i nobili per rovesciare la regina dal trono e tenersi il potere.

"Potrei avere qualcosa che potrebbe interessarvi..." gli rivelò, sussurrando a sua volta, lanciandogli un'occhiata suggestiva. "Ma non qui."

Il duca annuì.

Fu abbastanza per lei.

Si staccò da lui, ma gli tenne la mano per essere certa di non perderlo fra la folla sino a che non raggiunsero le porte della sala da ballo.

Solo una volta che furono soli nell'altrimenti deserto corridoio lo lasciò andare.

Il duca, tanto vicino da permetterle di vedere le macchioline dorate nelle sue iridi color cioccolato, le chiese "Allora? Qual è il vostro scopo?"

"Dovrete essere più preciso, temo," replicò lei, alzando le spalle. "Io ho molti scopi che intendo raggiungere nel corso della mia vita."

"So che aspirate al trono di vostra sorella."

Il cuore di Nina perse un battito, ma non permise che lo stupore arrivasse al suo volto.

Prima che l'uomo potesse dire altro, gli diede le spalle, dirigendosi ai giardini. Senza voltarsi, gli fece cenno con la mano di seguirla.

Si addentrò a passi rapidi nel labirinto di fiori, senza mai fermarsi.

Udiva i passi del duca dietro di lei, intenti a mantenere il ritmo.

Quando furono fuori dal palazzo, al centro del labirinto, dove sorgeva una fontana di marmo, Nina si arrestò tutto ad un tratto e volteggiò su se stessa. A braccia conserte, fissò il duca negli occhi.

Senza tradire alcuna emozione, annuì. "Aspiro al trono di mia sorella, e allora?"

Egli sollevò un sopracciglio. "Allora non lo negate?"

Nina fece spallucce. "Che senso avrebbe? È la vostra parola contro la mia. Piuttosto ditemi, ne avete le prove?"

Hans sorrise, come se sapesse di avere la vittoria in pugno. "Ho dei testimoni. Vi hanno sentita parlare con la vostra amica."

Nina alzò gli occhi verso il cielo stellato e sorrise, emulando la sicurezza di qualcuno che non aveva dubbi. "E chi vi crederebbe?"
Sapeva che la possibilità non era poi tanto inverosimile, ma non era questo l'importante. Ciò che contava era convincere lui che non sarebbe mai stato ascoltato.

"Io sono la principessa," disse, indossando una maschera di finta innocenza. "Certo, alle volte posso risultare difficile, ma che motivo potrei mai avere di usurpare il trono della mia cara sorella? Lei si fida di me. Dovreste saperlo."

"Dovrei ringraziare voi, suppongo, per il suo rifiuto della mia proposta."

Nina si avvicinò finché il suo labbro non sfiorò il lobo dell'orecchio di lui. "Indovinate," sussurrò.

Si gettò i capelli dietro la spalla. "Questo non ha più importanza, ormai. Tuttavia, io posso darvi un'altra via per ottenere la corona che desiderate..."

Lo sguardo del duca fu attraversato da un lampo di furia. Svanì tanto velocemente quanto era arrivato, ma non abbastanza perché lei non vi prestasse attenzione.

Egli contrasse la mascella. "Chi vi dice che io sia tanto assetato di potere quanto voi?" le chiese.

"L'ho udito con le mie stesse orecchie. Parlavate con quel vostro servitore... Fredrik, se non erro."

"Bene, non siete del tutto sprovveduta. E allora? Chi vi crederebbe?" la imitò lui. "Sino a poco fa stavo contemplando di sposare vostra sorella. Non avrei ragione di volerla spodestare."

"Certo." La principessa acconsentì con un cenno del capo. "Nessuna ragione... sino a che lei non vi ha detto di no."

Si mise una mano sul cuore, fingendo un'espressione distrutta. "Scommetto che mia sorella sarebbe sconvolta se venisse a sapere quanto fortemente desiderate essere re... Tanto da tentare ogni via pur di prendere il trono, a quanto pare."

"Non osereste..." ringhiò il duca. "Non sapendo che potrei rivelarle tutti i vostri piani."

"Non sottovalutate l'influenza che ho su Victoria, Hans." Nina sorrise. "Davvero, credevo che oramai lo aveste capito..."

Per un attimo, solo il canto delle cicale interruppe il silenzio che si calò fra loro.

Lasciò che fosse così.

Il duca stava contemplando la sua proposta, sapeva che lo stava facendo.

Che altra scelta ha?

Infine, Hans esalò dal naso. "Siete una creatura subdola e spregevole," borbottò.

Nina alzò gli occhi al cielo. "Quanto giudizio da colui che era pronto a sposare una donna soltanto per la sua corona."

Hans fece una smorfia di disprezzo, ma infine annuì. "D'accordo, allora. Bando ai convenevoli."

"Li ho sempre detestati."

Lui la ignorò. "Checos'avete in mente, principessa?"

"Aiutatemi a prendere il potere," gli propose Nina, la sua voce un sussurro nel vento, destinato a perdersi per sempre.

Non vi sarebbero state tracce di quella conversazione.

"E quando indosserò la corona di regina, voi potrete essere al mio fianco. Si dà il caso, Vostra Grazia, che io non abbia ancora preso marito." 

Egli la fissò dritta negli occhi. "Dunque, io vi aiuto a raggiungere il vostro scopo, e in cambio voi mi sposerete."

Lei fece di sì con la testa.

Hans parve pensarci su un attimo. "Un'offerta generosa..." meditò a voce alta, "ma non credo di voler essere un semplice consorte."

"Non sareste stato altro come marito di mia sorella," gli fece notare Nina.

"Se devo rischiare l'esecuzione, Altezza, voglio essere ricompensato adeguatamente." 

"Datemi il vostro prezzo, allora," replicò Nina. "Tutti gli uomini hanno un prezzo, Vostra Grazia, e io sono molto ricca."

"Non ho bisogno di denaro."

"Non è la sola cosa che posso offrirvi."

Il duca non esitò un attimo a dare la sua risposta. "Voglio essere re. Non solo di nome, ma di fatto. Voglio avere pieni poteri."

Nina non era nella posizione di trattare più di tanto. Aveva bisogno del suo aiuto, per quanto detestasse ammetterlo a se stessa.

"Con una condizione," gli rispose. Il massimo che poteva chiedere. "Non andrete mai contro la mia volontà. Prima di emanare qualsiasi legge o verdetto, dovrete parlarne con me. Sono disposta ad ascoltare, lo prometto, ed è molto più di quanto farebbero altri monarchi."

"Ebbene..." Hans fece una pausa, prendendosi un momento per contemplare il brillante cielo stellato.

Nina attese la sua risposta a testa alta.

Infine, egli piegò il capo appena percettibilmente. "Posso conviverci," dichiarò. "Pare che non abbiamo coscienze poi così discordanti, dopotutto, Nivette."

"Bene." La principessa allungò una mano, che il duca strinse. "È un piacere fare affari con voi, Hans. E chiamatemi Nina. I miei amici mi chiamano sempre Nina."

"E i vostri nemici?"
Le rivolse uno sguardo genuinamente curioso.

Lei gli fece un sorrisetto, sedendosi sul bordo della fontana.
"I miei nemici non sanno di esserlo. Ed è per questo che non sapranno che cosa li ha colpiti finché non sarà troppo tardi."

ஓ๑♛๑ஓ

Nina e Hans non si diressero immediatamente nella sala del ballo.

Se la scelta fosse stata sua, lei non avrebbe perso tempo. Non le interessava neppure molto sapere come il duca avesse avuto l'intuizione di farla spiare. Voleva soltanto che il suo piano prendesse forma.

Hans, tuttavia, volle sapere di più del suo complotto. Delle sue motivazioni. Cose che Nina non voleva raccontare, tantomeno a uno sconosciuto.

"Chi vi dice che io abbia un motivo per fare ciò che faccio?" replicò la principessa quando lui glielo chiese. "Forse, semplicemente desidero aumentare il mio potere."

Il duca scosse la testa. "Una come voi ha sempre una ragione. Ve lo vedo scritto negli occhi."

"Oh, davvero?" Nina inclinò la testa di lato, scrutandolo da capo a piedi. "Mi chiedo come siate arrivato ad una simile conclusione, Hans," lo provocò.

Lo so perché, certo che lo so. È perché voi siete proprio come me, duca, e lo sappiamo entrambi.

"Conosco la vostra natura," disse l'uomo. "Più della vostra stessa famiglia, oso ipotizzare."

"Mhm," mormorò Nina, facendo passare le dita nell'acqua della fontana.

D'accordo, non ditelo, pensò. Non cambiava la verità.

"Avevate pianificato tutto questo sin dall'inizio?"le chiese poi Hans.

La principessa scosse lievemente la testa. "All'inizio, non volevo condividere la mia influenza su Victoria con qualcun altro, e questo era quanto."

"E poi cos'è accaduto?" insistette lui. "Perché arrivare a questo? Non è forse abbastanza regnare di fatto, attraverso di lei?"

"No, non lo è." Nina era sempre più certa di questo. Chiuse gli occhi lasciando che l'acqua fresca le scorresse fra le dita. "Non per me."

"Perché?"

Lei aprì gli occhi. "Un giorno lei si stancherà delle mie piccole ribellioni, mi costringerà a convolare a nozze con qualche signorotto borioso e finirò a passare il resto della mia vita a sfornare figli per un uomo che con ogni probabilità disprezzo. È questo ciò che mi aspetta, se non farò qualcosa per cambiare le cose."

"Ed è così diverso sposare me, principessa?"

"Che c'è, volete vantarvi di essere riuscito ad ammaliarmi?"

Nina non nascose la seccatura nella sua voce.

"No, davvero. Sono curioso," insistette lui.

"D'accordo," Nina acconsentì. "Non m'illudo che avremo un matrimonio d'amore, duca, ma l'avrò scelto io, e porterà vantaggio a me, non a mia sorella o a qualche altro membro della mia famiglia. Soltanto a me."

Si alzò, avvicinandosi a lui tanto che i loro petti si toccarono. "Se mi aiuterete, diventeremo re e regina," gli disse, poco più che un sussurro. "Ecco che cosa cambia."

Il duca annuì, ma non parve del tutto convinto.
"E poi, principessa?"

Nina fece spallucce, abbozzando un sorriso. "Voglio essere ricordata per chi sono, Hans, e per ciò che ho fatto. Non soltanto per chi ho sposato. E lo sarò. Il mondo conoscerà il mio nome. A qualsiasi costo."

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