Capitolo VI

Nei giorni a seguire, il resto degli ospiti iniziò ad affluire nel castello, che divenne sempre più trafficato man mano che la data del ballo si avvicinava.

Paradossalmente, Nina trovò che ci fosse più pace in quel periodo di quanta non ce ne fosse mai stata quando erano solo lei e la famiglia, con la corte reale, a risiedere nel palazzo.

In quei giorni, la maggior parte dei reali erano o troppo giovani per esserle di grande disturbo o troppo occupati per prestarle attenzione. Erano gli unici momenti in cui Nina poteva godersi uno spiraglio di libertà.

Ma non era che una libertà momentanea.
Lo sapeva.

Aveva visto come sua sorella e Volmark si corteggiavano. Aveva tentato con cautela di dissuadere lui dal chiedere formalmente la mano della regina, e più apertamente aveva consigliato lei di stare attenta, benché avesse evitato di dirle chiaramente perché. Sapeva che non l'avrebbe creduta.

Fortunatamente, Victoria non le aveva chiesto delle conversazioni bisbigliate fra lei e il suo pretendente, ma era l'unica parte del piano a non essere andata totalmente a rotoli, e la notizia che le portò Lilibet non fece che confermarlo: la regina passava gran parte del suo tempo libero in compagnia del duca.

Li aveva recentemente visti fare una passeggiata tra i giardini del palazzo, fra gli aromi dolci dei fiori portati dalla fresca brezza dell'estate del nord.

"Sembra felice," mormorò Lili alla fine del suo racconto.

Sorrise, la ragazza, ignara di che cosa significasse questo per lei. E quando notò come lo sguardo di Nina si incupì, il suo volto assorto nella riflessione, ne fu evidentemente stupita. "Principessa? Non è... non è una buona cosa?"

Troppo tempo, Nina comprese con tremenda chiarezza.

Aveva aspettato troppo a lungo, e gli aveva consentito di conficcare i suoi infidi artigli nella mente di Victoria.

"No, non è affatto una buona cosa."

Soltanto quando le parole lasciarono le sue labbra e si rese conto del tono velenoso con cui le aveva sputate fuori, di quanto avesse possibilmente rivelato, Nina riuscì a rimettere indosso una maschera di impassibilità.

Troppo tardi. Lili lo aveva notato. E se qualcuno fosse stato in ascolto...

Nina scosse la testa e esalò un sospiro, scacciando qualsiasi rimasuglio di rabbia fosse ancora visibile sul suo volto, e con essa la preoccupazione di essere scoperta.

Non c'era spazio per il dubbio, quando si rischiava tutto. Non quando un passo falso avrebbe potuto compromettere ogni cosa.

Ormai, non era più possibile giocare di velate allusioni.
Le servivano risposte dirette, e per ottenerle avrebbe dovuto porre domande dirette... per quanto fosse possibile.

Così raddrizzò la schiena, sollevò il mento e, con le braccia conserte dietro la schiena, dichiarò: "Ebbene, suppongo che sia arrivato il momento di far visita a mia sorella."

ஓ๑♛๑ஓ

Sulla via per le stanze della regina, Nina pensò a che cosa avrebbe detto.

Non puoi sposarlo, ti sta usando soltanto per arrivare alla corona.

Vero, ma Victoria le avrebbe chiesto di provarlo.

Quel tizio sta prendendo il mio posto. Soltanto io posso manipolarti.

Il pensiero era riaffiorato in più occasioni durante quegli ultimi giorni, ma Nina non avrebbe mai rivelato volontariamente i suoi piani.

Se fosse passata per traditrice in quel momento, non avrebbe mai più potuto passare inosservata.

Quando infine bussò alla porta di sua sorella, ancora non aveva idea di come sarebbe riuscita a convincerla. Sapeva soltanto che non aveva altra scelta se non agire, e farlo in fretta.

Mi farò venire qualcosa in mente quando ci arriverò, finì per decidere.

Prima di tutto, avrebbe visto dove andava a parare la conversazione. Poi, in accordo con la situazione, avrebbe trovato qualcosa da dire. Dovevatrovare qualcosa.

"Nina."

Victoria aprì la porta, apparendo di fronte a lei con indosso soltanto una vestaglia e i capelli di platino completamente sciolti sulle spalle. Pareva che si fosse appena svegliata. Eppure, i guanti che portava sempre erano al loro posto a coprirle le mani.

"Non ti aspettavo... ma vieni, entra," la invitò dopo un attimo di esitazione, facendosi da parte per permetterle di passare. "Accomodati pure."

Le mani strette l'una nell'altra, giocherellando con gli anelli che portava sulle dita, la principessa si guardò attorno, memorizzando ogni sontuoso angolo, dalle tende purpuree al pregiato legno di mogano che costituiva il mobilio.

Raramente era entrata nelle stanze di Victoria. Neppure lei sapeva bene perché, ma loro madre aveva sempre insistito che non fosse cortese invadere gli spazi altrui senza invito, e sua sorella non l'aveva mai invitata.

Non che le fosse mai importato. Quella era sempre stata una delle poche regole che Nina non si era mai proposta di raggirare.

"Allora..." Victoria iniziò a stiracchiare un dito del suo guanto. "Che cosa ti porta qui, Nina? È..."

"È una visita di cortesia," specificò la rossa, prima che potesse finire. "Ho sentito dire che sei stata piuttosto oberata di lavoro, con la faccenda dei festeggiamenti."

"Il popolo vuole ciò che vuole, sorella." Un sorriso stanco graziò le labbra della regina. Nina notò solo allora le occhiaie scure che le circondavano le orbite. "Ed è mio compito far sì che lo riceva."

Ma di ciò che voglio io non te ne sei mai preoccupata, pensò, con una punta di risentimento. Non quando mi spingi incontro ad un matrimonio combinato per trovare sostegno al tuo regno, non quando mi costringi a fingere di essere qualcuno che non sono.

"Certo." Le rivolse un breve cenno di assenso.

Detestava i convenevoli, ma se li sorbì con pazienza.

Tutto a suo tempo, rammentò a se stessa. Tutto a suo tempo.

Volse lo sguardo verso Victoria, ancora in piedi accanto alla porta—come, d'altronde, Nina era ancora alzata di fronte a lei— "E dimmi, non sei stanca?" tentò di portare la conversazione verso ciò che la interessava. "Lavori talmente tanto, costantemente, senza alcuna distrazione..."

Per un attimo, ci fu il silenzio.

Nina temette di aver reso troppo chiare le sue intenzioni. Si era già esposta troppo, pochi giorni prima. Si era lasciata prendere dall'impeto dell'ira, e non aveva portato niente di buono.  Era ragionevole sospettare che Victoria si stesse rendendo conto di dove voleva arrivare.

Quando aprì la bocca, Nina si preparò a mentire.

Invece, dovette trattenersi dal trarre un sospiro di sollievo quando sua sorella le confessò "In verità... non ho propriamente lavorato tutto il tempo."

Nina inclinò la testa di lato, lasciando che i suoi occhi si allargassero un po'. "Oh, davvero?"

Sperò che l'anticipazione che la pervase in quell'istante potesse essere letta come curiosità o entusiasmo.

E attese.

Ormai era fatta. Le avrebbe detto tutto il resto, o non avrebbe iniziato a parlarne. Lei non doveva far altro che ascoltare.

Victoria annuì. "Io... Beh, so cosa ne pensi al riguardo, ma... Ero con il duca."

Sì, lo so.

Non fece neppure finta di essere sorpresa. Non ce n'era bisogno.

"Vorresti che divenisse il tuo consorte, suppongo."
Non nascose il modo in cui il suo naso si arricciò al pensiero, come i suoi occhi assunsero uno sguardo cupo e il suo volto un cipiglio di rimprovero.

Ormai era ben tardi per fingere che tutto andasse bene.

"So come la pensi..." Victoria sospirò. "Ma sei qui, e ti stai comportando in maniera matura. Di questo ti ringrazio, sorella."

Nina non proferì parola. Non poteva esserci un complimento senza che seguisse qualche richiesta o qualche notizia che avrebbe odiato.

A malapena notò come il suo corpo si irrigidì, incapace di dissimulare la tensione dell'attesa.

Persino i suoi respiri vennero fuori forzati.

L'unica cosa che riuscì a fare senza sforzarsi fu fissare Victoria, attendendo che le dicesse di preciso qualsiasi cosa avesse da dirle.

La regina si prese il suo tempo per farlo, ma infine prese un respiro profondo, dopodiché parlò. "Nina..."

Già dal tono della sua voce, la principessa presagì che quella notizia non le sarebbe piaciuta affatto.

"Va' avanti," la esortò, la voce soffocata dalla sua stessa emozione.

Victoria esalò, chiudendo gli occhi. "Hans mi ha chiesto di sposarlo."

No.

No, no, no.

Nina dovette lottare con se stessa per tenere a bada il panico che rischiava di prendere il sopravvento.

"E tu... che cos'hai detto?" chiese, faticando a contenere l'urgenza che trapelò nella sua voce.

"Io..." Victoria tenne basso lo sguardo.

Nina non riuscì ad attendere che finisse. Non quando dalla sua risposta dipendeva il suo stesso futuro. "Victoria, non dirmi che hai accettato... Non puoi essere tanto stupida! Non—"

"Nina, ho detto di no!"

"Oh."
La sorpresa fu più genuina di quanto lei stessa non si fosse aspettata.

Per un attimo, si chiese se non la stesse ingannando, se non le stesse rifilando una bugia soltanto per placarla.

Lo sguardi di Victoria, tuttavia, rimase perfettamente serio.

È vero, dunque...

Sino a quel momento, non aveva saputo che cosa aspettarsi. Ora, il sollievo la travolse come un'ondata. E in seguito, la curiosità sorse spontanea: "Perché? Credevo lo volessi, un marito."

"Io... Non lo so, Nina. È complicato da spiegare. Tuttavia..." Fece un lieve sorriso, ma era chiaramente forzato. "Le tue intuizioni raramente sono sbagliate, a quanto ricordo. Mi fido ti te."

Pessimo errore.

Nina sorrise. "Hai ragione. Sono diventata piuttosto abile a raccogliere e custodire i segreti altrui."

E non solo quelli degli altri.

Ma era proprio quello il bello dei segreti.

Victoria non avrebbe mai scoperto che li avesse finché lei non avesse fatto la sua mossa.

Una mossa che ora appariva chiara, perché dall'esatto istante in cui aveva capito che sua sorella non intendeva sposare il duca, un piano aveva iniziato a delinearsi nella sua mente.

Per un attimo, il silenzio pervase la stanza.

Nina non aveva più niente da dirle.

Victoria pareva essere di un'idea diversa.

Esitante, si portò infine a domandare: "Sei venuta qui per persuadermi a non accettare la sua proposta, non è così?"

Era piuttosto ovvio, e la principessa non tentò neppure di mentirle.

"Sì," disse, "e lo rifarei. Se tu sposassi quell'uomo, non andrebbe a vantaggio di nessuno se non del duca stesso."

Non andrebbe a miovantaggio.

E per questo, Nina avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitarlo.

Aveva mentito e ingannato e manipolato, e avrebbe continuato a farlo sino a che non avesse avuto il controllo.

E non se ne vergognava.

Non le interessava se Victoria sarebbe stata male per giorni in seguito a quel rifiuto che lei l'aveva convinta a dare.

Che cosa poteva mai valere un mancato matrimonio con un uomo che a malapena conosceva, in confronto al potere che derivava dalla corona che portava sul capo?

"Nina?"

Al sentirsi chiamare, la principessa sollevò un pochino il mento. "Sì?"

"Tu... Non mi aspettavo che t'interessasse tanto di ciò che è vantaggioso per il regno..."

Oh, ma ti sbagli. M'interessa, e m'interessa cambiare le cose in questo squallido mondo. Per me, e pe tutti coloro che non hanno avuto una scelta. Ciò che non sai è sino a dove sono disposta a spingermi per farlo. 

Ma alla sorella, Nina non confessò nulla di tutto questo.
Le rispose invece con una semplice alzata di spalle. "Tutto ciò che mi è stato richiesto nella vita è che fossi utile a formare alleanze benefiche per il regno e che sapessi gestire una famiglia," disse, rammentando bene le parole che ogni balia, ogni precettore le aveva rifilato non appena era stata abbastanza grande per capirle. "Ebbene, è quello ho intenzione di fare, ma lo farò a modo mio."

E avrebbe mantenuto la promessa, soltanto che la storia non sarebbe andata a finire come Victoria s'immaginava.

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