Capitolo V

Nina non aveva idea di come Victoria potesse dire di volersi sposare quando, ogni volta che Hans le si avvicinava, magari tentando di sfiorarle il braccio o la mano guantata, lei si ritraeva come se il suo tocco scottasse.

Non le sarebbe importato—anzi, avrebbe potuto gioirne—se solo sua sorella non avesse continuato a incoraggiarlo, nonostante tutto.

Era questo che non capiva, perché lei sorrideva in risposta ai complimenti che il duca le porgeva quando credevano di essere soli, lo ringraziava cortesemente, e così lui persisteva, anche quando l'umore della regina cambiava completamente e sembrava voler allontanare tutto e tutti.

Se vi era una spiegazione, la principessa non la conosceva.

Venne l'ora di cena, due giorni dopo l'arrivo del duca a palazzo, quando Nina scoprì che gli ospiti giunti sino ad allora si sarebbero uniti a loro per il pasto.

E questo voleva dire tuttigli ospiti.

"Meriterebbe di essere lasciato a mangiare con le bestie, quello," borbottò Nina pensandoci, mentre, con l'aiuto delle sue ancelle, si vestiva per la serata.

"Inspirate, Vostra Altezza," le ricordò una delle gemelle, che evidentemente non la stava ascoltando.

Nina seguì le sue istruzioni e si sentì stringere il corsetto con uno strattone che le smorzò il respiro.
"Per carità di Dio, Emna..." sospirò la giovane. "Non è necessario che mi soffochi!"

"Lo sapete, principessa. Se bella volete apparire, un poco dovete soffrire," rispose lei con uno di quei banali detti che le balie insegnavano a tutte le ragazze fin dall'infanzia.

Nina alzò gli occhi al cielo, facendole segno di continuare il lavoro.
Era pressoché inutile tentare di ragionare di certi argomenti con la maggior parte dei cortigiani, le sue dame di compagnia incluse. Oramai si era rassegnata.

Tornò a pensare alla cena.

Era certa che Hans Volmark non avrebbe perso una simile opportunità per avvicinarsi a Victoria e al suo obiettivo, prima ancora che la maggioranza dei pretendenti fosse presente a fargli da concorrenza.
E lei non avrebbe perso la sua occasione di fermarlo.

In fondo, se credevano che fosse brava solo a rovinare tutto, allora era proprio quello che avrebbe fatto.

ஓ๑♛๑ஓ

La sala da pranzo era stata addobbata a festa.
Il candelabro era stato lucidato, delle ghirlande di fiori appese alle pareti... Candele e posate dorate erano state poste sopra una tovaglia porpora, bordata da ricami aurei e argentei, che ben si abbinava al tessuto delle tende.

Nina sollevò l'orlo della sua gonna di broccato color pervinca, facendo una riverenza appena accennata ai commensali già accomodatisi attorno al lungo tavolo.

"Oh, sorella, benvenuta." Victoria, seduta a capotavola, abbassò il capo in segno di saluto.

Accanto a lei, Nina lo notò immediatamente: Hans, che occupava la sedia alla sinistra della regina, le rivolse un sorrisetto enigmatico.

Se avesse potuto, la principessa avrebbe cancellato quell'espressione arrogante dal suo volto. Ma quella voce che insisteva per accusarlo una volta per tutte, si costrinse a zittirla.

Non ancora, si disse. Rivelare ciò che aveva udito l'avrebbe fatta passare per pazza o bugiarda, e il suo intero piano sarebbe andato in frantumi.

Sorrise a Victoria, fingendo che nulla fosse fuori posto. "È un piacere avervi raggiunti." Lanciando un'occhiata verso sua zia, aggiunse "Spero di non essere in ritardo, questa volta?"

"No, affatto." Che fosse soltanto cortesia di fronte agli ospiti o vera gentilezza, la regina le fece cenno di avvicinarsi. "Vieni, accomodati. Stavamo giusto per cominciare."

Nina volse lo sguardo verso la sedia che le aveva riservato...

Accanto ad Ernst Heivar, naturalmente.

E dall'altra parte... Si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo mentre andava a prendere il suo posto fra Lord Ernst e il duca di Veimar.

Sono circondata di buffoni.

Fece appena in tempo a pensare ciò che il giovane ereditiere alla sua sinistra aveva già cominciato a blaterare delle sue prodezze nella caccia.

Nina quasi tirò un sospiro di sollievo quando i servi fecero il loro ingresso con la prima portata della cena.
Non aveva mai amato tanto il tacchino arrosto come in quel momento.

Durante il pasto si parlava, certo, ma il biondo aveva perlomeno la decenza di non interpellarla mentre masticava... e Nina fece in modo di avere sempre qualcosa tra i denti.

Scoprì suo malgrado, tuttavia, che questo non era abbastanza da eludere Hans.

Il duca le sorrise, sollevando un sopracciglio ramato in un'espressione chiaramente volta a stuzzicarla. "Non parlate molto, non è vero, principessa?"

Nina mandò giù il boccone di carne che aveva in bocca, prima di replicare, con un'aria annoiata sul volto, "Che c'è, Vostra Grazia, mia sorella vi sta ignorando?"

Victoria era, in effetti, impegnata a conversare con il marchese e la marchesa di Willmer, seduti alla sua destra.

Hans parve divertito dalle sue parole.

A Nina venne l'irrefrenabile desiderio di dargli un cazzotto sulla nuca.

"Ora che ne fate menzione, a dire il vero, non posso affermare di sentirmi particolarmente intrattenuto." Osservò il suo viso inespressivo. "Suppongo che voi siate della stessa idea," concluse.

Nina gli fece un sorriso tutt'altro che genuino. "Perché, volete propormi di fuggire con voi?" Fece spallucce. "Dubito che la cosa sarebbe ben vista, sapete? Ma d'altronde, ionon ho molto da perdere per quanto riguarda la reputazione..."

A malapena poteva guardarlo senza ripensare a tutto quello che avrebbe potuto toglierle.  A tutto quello che le avrebbe tolto, se avesse avuto successo nello sposare Victoria.
Non si stupì, dunque, del significato più profondo contenuto nelle sue parole.

Io non ho molto da perdere, gli aveva detto.
In quanto alla reputazione, era vero. Non lo era per tutto il resto. 
Ma lui, quanto era disposto a rischiare per un trono che non gli apparteneva?

'Ogni cosa' pareva essere la risposta.

Hans aveva un'espressione che non era del tutto decifrabile, ma in cui Nina poté vedere un luccichio che sembrava dirle 'Io ti conosco, e tu conosci me.'
E che la sua anima fosse dannata se non era così. Perché lo era, e lei non lo avrebbe mai dato a vedere, ma... questo semplice fatto era abbastanza da renderla inquieta.

La voce dell'uomo calò ad un sussurro. "Se desiderate un po' di privacy, dovete solo chiedere."
Nonostante il suo sorriso, qualcosa nel suo sguardo si era fatto improvvisamente più grave.

Nina sentì di dover restare all'erta.
"Credevo che steste corteggiando Victoria, Vostra Grazia," replicò col suo stesso tono, stando attenta a non far trapelare i suoi veri dubbi. "O forse vi siete stancato?"

"Sapete, si dice che sia opportuno conoscere anche la famiglia della donna che si sta per prendere in moglie. A volte, si scoprono cose che non si sarebbero mai potute immaginare..."

Era evidente che alludesse a qualcosa.

"Mi dispiace deludervi, duca," rispose Nina, sollevando le spalle, "ma non sono poi così interessante, al contrario di quanto i pettegolezzi vorrebbero farvi credere."

Egli la studiò come se potesse percepire, in qualche oscura maniera, che stava mentendo. O forse era semplicemente un abile manipolatore.

"In tal caso vorrà dire che la nostra sarà una semplice, piacevole conversazione fra futuri cognati."

Se Victoria accetterà.
Nina fece passare il sorriso che nacque sulle sue labbra per uno di assenso.
"Ma certo," mormorò, sapendo benissimo che nessuno dei due aveva intenzione di intrattenere un'amichevole chiacchierata per il semplice gusto di farlo. "E conversazione sia."

ஓ๑♛๑ஓ

Per quanto potesse essere appagante misurarsi con un avversario degno, quel gioco di falsi sorrisi, parole sussurrate e segreti da svelare sapeva essere anche estenuante.

Nina sapeva di dover soppesare ogni risposta, attenta a non rivelare troppo senza fargli capire di star nascondendo qualcosa. Ma Hans sapeva bene che quel qualcosa esisteva, doveva averlo visto in lei come lei lo aveva colto in lui.
Ora, entrambi attendevano soltanto che l'altro facesse un passo falso.

Nina trovò l'occasione di forzare un po' quel momento portando in ballo il tema del matrimonio.

Presto, quelle che erano iniziate come domande innocenti e curiose si trasformarono in questioni più spigolose e personali.

Sarebbe stato semplice sbagliare, e con una sola parola svelargli il vero motivo per cui gli stava ponendo quelle domande. Ma sarebbe stato altrettanto facile che fosse lui a cedere per primo.
Nina decise di correre il rischio. 

"Soltanto tre anni dopo la morte della duchessa Margit..." rifletté ad alta voce, "deve mancarvi davvero il tocco di una donna per decidere di risposarvi così presto."

Suppose che il ricordo della prima moglie sarebbe stata un colpo basso, che lo avrebbe portato a parlare più di quanto avrebbe dovuto.

Non sarebbe stato così semplice, parve.

Il duca mantenne un'espressione imperturbata quando, tagliando a fette il suo tortino di uova di struzzo, replicò "Difficilmente definirei tre anni poco tempo, Altezza."

Tuttavia, la principessa vide come egli strinse il coltello un poco più forte.

"Sì." Annuì. "Suppongo abbiate ragione..."
Volontariamente, assunse un'aria dubbiosa, come se le sue stesse parole non la convincessero.
Poi, scosse la testa, rilassando il volto. "Immagino che non sia mio diritto parlarne." Abbozzò un lieve sorriso. "Piuttosto, dovete avere una grande stima di mia sorella, per aver deciso di prenderla in moglie e di affidare vostra figlia alle sue cure..."

Alla menzione della bambina, Hans si fece giusto un pelo più teso. Il cambiamento fu tanto impercettibile che chiunque non stesse prestando grande attenzione non lo avrebbe notato.

Nina piegò la testa di lato. "Sbaglio, forse?"

"La regina è una donna onorevole, sono certo."

"Ma non la conoscete, vero?" sussurrò lei in risposta. "E l'avete detto voi stesso. A volte, le persone nascondono segreti..."

'Siete sicuro di voler affidare la vostra unica erede a qualcuno di cui non sapete nulla?'
La domanda rimase nell'aria.

Non le piacque mettere in mezzo una bambina innocente, poco importava chi fosse suo padre. Ma Victoria non le avrebbe fatto nulla, né lo avrebbe fatto lei.
Le serviva soltanto come esca a cui far abboccare Hans, perché se vi era una cosa che aveva imparato da suo padre era che tutti gli uomini, sopra ogni altra cosa, tenevano alla gloria del loro nome. E perché essa fosse tramandata, avevano bisogno di un figlio che la portasse avanti.

"Non temete, principessa," le disse il duca, la voce tanto melliflua da non lasciar presagire niente di buono. "Terrò a mente il vostro consiglio."

Soltanto allora Nina si rese conto di essere ancora seduta a tavola... e di avere gli occhi di Victoria puntati addosso.

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