Capitolo II
Nina poteva udire il brusio proveniente dalla sala da pranzo sin dall'inizio del corridoio che vi conduceva.
Le voci si fecero più forti man mano che si avvicinava e, quando fu abbastanza vicina da distinguere chiaramente le loro parole, la principessa si fermò e premette l'orecchio contro la porta.
Dai loro toni di voce, ne dedusse che stessero discutendo.
"Non è modo di comportarsi, Victoria," stava dicendo la zia Helena, con quel suo solito tono altezzoso che Nina ben conosceva e che sapeva benissimo essere diretto a lei.
La zia Helena era una dei fratelli minori di suo padre. Ancor prima che Nina nascesse, aveva sposato un conte ed era andata ad abitare giù a sud-ovest, nei pressi della città di Arven, ma passava la maggior parte dell'estate ad Elsing, poiché sosteneva che l'afa nelle terre di suo marito fosse insopportabile.
Per quanto riguardava Nina, era la donna ad essere insopportabile, e non avrebbe biasimato il conte Asvard se fosse venuta a sapere che era lui a cacciarla via ogni estate, anche se spesso da piccola aveva pregato che se la riprendesse.
Durante le sue permanenze, si era presa in carico l'educazione delle figlie del fratello, dichiarando di poter trasformare anche la più difficile delle bambine in una giovane donna rispettabile.
Per sua grande sfortuna, la determinazione della principessa Nina rivaleggiava la sua, e nessuna delle due fu mai in grado di far desistere l'altra.
Ed era chiaro che fosse ancora così, poiché proprio in quel momento Helena stava dicendo a Victoria: "Tua sorella è una vergogna assoluta. Sarebbe anche carina, ma con quel carattere... Mi chiedo davvero quale uomo accetterà mai di prendersi a carico quel demonio di una ragazza."
Nina lo prese come un invito a palesarsi.
Aprì la porta, e sorrise di fronte a tutte le teste che scattarono nella sua direzione.
"Buona serata," disse, come se non fosse accaduto niente, e nel mentre si godette l'espressione mortificata sul volto scarlatto della zia. "Ho sentito che mi stavate cercando."
Prese posto alla destra della sorella, l'unica sedia libera. Victoria tentava sempre di raddolcirla con il posto d'onore. Come se fosse abbastanza.
Infilzò una fetta di tacchino con la forchetta e, dopo essersi presa il suo tempo per assaporarne il gusto speziato, passò lo sguardo sui commensali, uno per uno... fino a posarsi su Helena, seduta proprio di fronte a lei. Si inclinò in avanti, come se stesse per confessarle un segreto, e osservò come la donna paresse voler sprofondare nella sua sedia. "Oh, e ti ringrazio per la preoccupazione, zietta cara," le disse con finta dolcezza e un sorriso saccarino, "ma non hai di che temere, perché non intendo essere il carico di nessuno."
"Nina, per favore."
La principessa si girò per vedere Victoria scuotere la testa.
Il suo sguardo parlava chiaro: Smetti di parlare.
La più giovane fece un sorrisetto.
Oh, ancora non mi conosci, sorella.
"Allora," proseguì poi, rigirandosi la forchetta tra le dita, "perché non riprendiamo? Non vorremo lasciare che tutte queste pietanze vadano sprecate."
"No," fece Victoria, stringendo la propria posata un po' troppo, assottigliando le labbra in un sorriso evidentemente forzato. "Sarebbe un peccato."
Parve rilassarsi un po' quando distolse lo sguardo da Nina per rivolgersi agli altri. "Prego, servitevi pure."
E loro lo fecero. Rigidamente, all'inizio, quasi temessero che un movimento sbagliato avrebbe portato il caos nella sala.
Un silenzio imbarazzante appesantiva l'aria, ma Nina lo ignorò e continuò a mangiare.
Suo cugino Pèter le rivolse un'occhiata dispiaciuta, forse imbarazzato dalle parole della madre o, più probabilmente, dal fatto che si fosse fatta cogliere nell'atto di pronunciarle.
Nina ignorò anche lui, liquidandolo con una semplice alzata di spalle.
Gradualmente, alcune conversazioni ripresero lungo il tavolo. Si parlava di cose futili, di poca rilevanza, ma il clima della stanza si alleggerì notevolmente col passare del tempo.
Che così sia, decise Nina. Possono avere una tregua. La quiete non è destinata a durare a lungo, in ogni caso, e il bello deve ancora venire.
E, se le sue previsioni si fossero rivelate corrette, sarebbe stata una questione di poche ore al massimo prima che la sua curiosità fosse saziata.
ஓ๑♛๑ஓ
Victoria impiegò più tempo di quanto Nina le avrebbe dato per introdurre l'argomento. Dovettero attendere sino alla fine della cena perché la regina si mettesse in piedi, il calice di vino tra le dita guantate, e ne buttasse giù un sorso prima di prendere la parola: "C'è una cosa di cui vorrei informarvi."
Allora, Nina seppe che la sua pazienza sarebbe stata ben ricompensata.
"Ma certo, cara," la esortò lo zio Albrecht. "Ti ascoltiamo."
Egli gettò un'occhiata laterale verso di lei, ma questa volta Nina non aveva intenzione di interrompere. Ella guardò con interesse la scena, chiedendosi se Victoria sarebbe davvero andata fino in fondo con quella sua idea del matrimonio. E se sì, chi sarebbe stato il prescelto?
Nina avrebbe dovuto pensare a un modo di tenerlo sotto controllo, in caso si fosse rivelato una minaccia alla sua influenza su sua sorella. Perché nonostante tutto ciò che faceva, tutti i problemi che le causava, aveva una certa leva su Victoria, e attraverso lei poteva trovare un modo di ottenere potere per se stessa. Se il suo consorte si fosse messo in mezzo, avrebbe dovuto neutralizzarlo.
Forse uno dei veleni che aveva imparato a produrre sarebbe servito al suo scopo...
"Ho intenzione di cercare marito."
La voce di Victoria riportò Nina alla realtà.
Ecco, lo aveva detto. E le espressioni dei loro parenti non ci misero molto a passare dallo stupore alla delizia.
"È meraviglioso, Victoria cara!" esclamò la zia Helena, praticamente balzando fuori sulla sedia, la figuraccia di qualche ora prima ormai dimenticata.
"È un'idea saggia," dichiarò invece lo zio Albrecht, sempre il più pragmatico, il che lo rendeva decisamente più tollerabile.
La moglie di lui, una nobile proveniente da uno dei regni vicini—Nina non ricordava quale, tanto raramente le aveva rivolto la parola—si limitò a sorridere e ad annuire, in accordo con le parole del principe, e alcuni fra i cugini risero, chiedendo quale possibile pretendente avesse attirato la sua attenzione sino ad ora.
Quella era forse l'unica domanda di cui la principessa avrebbe voluto la risposta.
E, quasi volesse punirla per ogni offesa che le aveva mai arrecato, fu proprio quella a cui Victoria non rispose.
"Non c'è nessuno in particolare," confessò, le guance tinte di un lieve rossore. "E non è certo per amore che mi sposerò. Necessito di un marito di buona famiglia e che sia in grado di regnare al mio fianco, e questo è quanto. Conto di poter iniziare a conoscere alcuni di loro al ballo per i miei ventun anni."
Victoria azzardò uno sguardo verso Nina e, quando la più piccola incrociò quello sguardo, dovette contenersi per non scoppiare a ridere. La sorpresa della sorella per il fatto che non avesse interferito era divertente quasi quanto lo era mettere in imbarazzo la zia Helena.
Un mezzo sorriso curvò le labbra della principessa, dopodiché ella tornò al suo tortino di more.
Certo, il disinteresse era finzione. Nina odiava l'idea, e ancora di più odiava non sapere nient'altro altro, odiava non poter fare nulla.
Ma lei era avvezza all'impotenza.
La sua vita, d'altronde, era una serie di continui tentativi di liberarsi dalla la gabbia dorata in cui era stata rinchiusa, soltanto per scoprire che qualsiasi cosa faceva, in fondo, non era che una fuga temporanea e che, infine, sarebbe tornata in quella gabbia.
E se voleva cambiare le cose, sapeva che avrebbe fatto bene a fingere che non stesse accadendo nulla. Sapeva che avrebbe dovuto attendere il momento più fausto, perché una volta tentata un'impresa di simile portata...
Se lo avesse fatto e avesse fallito, non avrebbe avuto una seconda occasione.
ஓ๑♛๑ஓ
Doveva essere passata la mezzanotte quando Nina finalmente ebbe modo di ritirarsi nelle sue stanze.
Per una volta, aveva deciso di rimanere a sorbirsi le conversazioni della sua famiglia, vertenti—per ovvie ragioni—sulle imminenti nozze di Victoria, anche se Nina era comunque rimasta incastrata nell'accettare un invito a ricamare con alcune delle sue cugine.
Aveva accettato senza troppe lamentele, perché la sua mente era ancora fissa sul pensiero del matrimonio di sua sorella.
Senza dubbio avrebbe avuto molti pretendenti importanti.
Nina sbuffò a quel pensiero. Chi non vorrebbe diventare re?
Avrebbe dovuto ingegnarsi per convincere la sorella a non scegliere nessuno di loro...
Per quanto a lungo? chiese una vocina nella sua testa. Abbastanza era la risposta. Abbastanza a lungo da ottenere finalmente ciò che desiderava
L'idea aveva sfiorato la sua mente molteplici volte, ma Nina non l'aveva ancora messa in pratica. A malapena si era permessa di pensarci, perché se qualcuno fosse venuto a saperlo... Sapeva che cosa l'attendeva se avessero anche solo lontanamente immaginato i pensieri che passavano per la sua testa, e non era piacevole.
No, non avrebbe potuto. Non da sola, non senza un alleato di cui fidarsi e che sapesse tenere la bocca chiusa... Qualcuno che avesse più da guadagnare come suo alleato che schierandosi contro di lei.
Chiudendosi la porta delle proprie stanze dietro le spalle, Nina scosse la testa. Una cosa simile era impossibile.
Si sedette sul bordo della finestra. Fuori, il cielo notturno brillava di stelle, lontane centinaia di miglia. Eppure esse parevano così attente, guardando dall'alto dei loro troni di luce verso il mondo degli uomini, verso di lei... Era come se la stessero aspettando, come se fossero lì e volessero ascoltarla, nonostante non avesse fatto nulla per attrarre la loro attenzione.
Sarebbero state le uniche a farlo.
Nina si appoggiò contro l'ampia vetrata, le ginocchia strette al petto. "Voglio soltanto poter scegliere..." sussurrò, gli astri come suoi unici testimoni. "È davvero chiedere troppo?"
E forse le stelle la stavano davvero ascoltando, perché proprio in quel momento il blu notte della volta celeste fu solcato dalla scia luminosa di una stella cadente.
Il suo passaggio fu breve, e la cometa scomparve così com'era venuta, in un batter d'occhio.
Ma un batter d'occhio era abbastanza.
Fu abbastanza per permettere a Nina di chiudere gli occhi e vedere il suo futuro, così come lo desiderava.
Fu abbastanza per farle capire che non le importava che cosa sarebbe stata costretta a sacrificare per ottenere il suo posto nel mondo, non le importava della morale e della correttezza.
Nina era stanca di vivere alla giornata, accontentandosi di piccoli atti di ribellione per dimostrare alla sua famiglia che non si era arresa.
Non era abbastanza. Non sarebbe mai stato abbastanza.
Prima o poi quella farsa sarebbe finita. L'avrebbero costretta ad ubbidire, un giorno, e c'erano cose a cui neanche lei poteva sfuggire, cose su cui non aveva voce in capitolo e che non aveva il potere di rifiutare.
La possibilità, ormai reale, che Victoria prendesse un marito con il potere di stravolgere la sua vita glielo aveva fatto comprendere.
E Nina non se ne sarebbe stata con le mani in mano ad aspettare di scoprire che cosa ne sarebbe stato del suo futuro. Non più.
Lei voleva una scelta. Voleva non dover sottostare mai più agli ordini di qualcun altro, e se per ottenere la sua libertà avesse dovuto prendere il potere per se stessa... Allora, avrebbe trovato il modo di farlo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top