Capitolo 38

"Pensavo di essere solo e penso che sia mia la colpa. Volevo solo una seconda possibilità di incontrarti per la prima volta."

~Ellen
Due anni dopo...
Coprii i piccoli appena addormentati e uscii dalla loro camera, dirigendomi nella mia. Erano così tanto cresciuti e oggi non potrei più immaginare la mia vita senza quelle due pesti che corrono e giocano per casa. Il tempo era volato ma con lui non se n'era andata la pesantezza nel mio cuore. Sospirai e una volta arrivata nella mia stanza afferrai il pigiama e me lo misi con estrema lentezza. I bambini mi sfinivano, nonostante fossi un vampiro e Brian mi aiutava tantissimo. Più passa il tempo e più i bambini assomigliano a lui. Hanno un carattere forte e si litigano dalla mattina alla sera, senza sosta, facendomi ridere di cuore a volte, anche se sono inseparabili.
Stavo per posare la testa sul cuscino, quando un rumore esterno mi mise in allerta, facendomi precipitare alla finestra. Quando i miei occhi scrutarono l'oscurità e focalizzarono cosa nascondesse, vidi subito che qualcosa si nascondeva dietro un albero. Istintivamente senza chiamare Brian, scesi in giardino determinata a capire cosa stesse succedendo.
Furtivamente mi avvicinai all'albero e sorpresi da dietro l'intruso che appena si accorse di me fece un passo indietro, calpestando delle foglie secche. Quando mi accorsi fosse Brian, purtroppo costatai che non fosse solo e che stretta tra le sue braccia c'era una donna. Vidi il rossetto sbavato sulle labbra della ragazza e su quelle di Brian, capendo subito che stesse succedendo. Non feci nulla e senza dire niente, me ne andai con un peso sul cuore.
Mi chiusi in camera mia e con quell'immagine inpressa nella mente, mi accovacciai contro la porta, portando una mano sul cuore, che aveva aumentato inesorabilmente il battito. Quando sulla mia guancia scese una lacrima solitaria, mi bloccai e la mia mente prese a elaborare. Il mio pensiero passò a Brian e quella donna, lasciandomi impassibile. Il peso sul petto aumentò e in un attimo l'immenso senso di solitudine mi avvolse. Quella scena mi fece capire che di Brian purtroppo non mi interessasse nulla, ma fece presente l'assenza dell'unica persona che amavo davvero e che al lungo avevo cercato di dimenticare standogli lontana: Klaus.
Mi riscossi dai miei pensieri quando sentii una presenza dietro la mia porta, nonché Brian. Mi alzai da terra con le gambe di gelatina e aprii la porta, incontrando l'espressione addolorata di Brian.
-Io...- iniziò lui, interrotto da me subito.
-Non mi interessa cosa fai tu. Io è te ormai è da più di un anno che non ci guardiamo nemmeno in faccia. So che ti ho fatto male dicendoti quel giorno di non amarti più, ma è la verità. Durante questi anni trascorsi insieme ho avuto soltanto conferme dei miei sentimenti e adesso sono felice che tu stia andando avanti. I nostri figli ci hanno sempre visti come due genitori, non come una donna e un uomo che si amano. Nonostante questo rispetterò sempre la tua persona e le tue scelte perché sei stato importante per me, ma adesso è ora di partire. Avrei dovuto farlo molto tempo fa, ma sta sera grazie a te mi è stato tutto più chiaro. Domani torno a casa insieme ai bambini.- dissi senza mai distogliere gli occhi dai suoi; la sua faccia era un mix tra incredulità e tristezza. Senza rispondere chinò il capo e uscì dalla mia camera, chiudendosi la porta alle spalle. Sospirai e mi buttai sul letto, chiusi gli occhi e ormai con un peso in meno nel cuore, pensai: aspettami ancora per un pò, sto arrivando.

Afferrai la valigia e la tirai fuori dal taxi aiutata dall'autista. Lo ringraziai e lo pagai lasciandogli la mancia per la sua cortesia. Presi per mano Riccardo e Leonardo e guardai la mia vecchia casa con un sorriso malinconico. Non avevo sentito nessuno durante la mia assenza, ed ero curiosa di sapere come erano cambiate le cose.
-Mamma, mamma! Dove siamo?- mi chiese il piccolo Riccardo curioso, mentre ci avvicinavamo alla villa che notai da poco ristrutturata.
Guardai i due piccoli che mi osservavano interrogativi e dissi
-Siamo venuti a trovare il nonno Massimo, contenti?- i loro occhi si illuminarono e annuirono energicamente. Gli ho sempre parlato di loro nonno e mi pregavano spesso di farglielo conoscere. Oggi era arrivato il momento di ritornare alla mia vita.
Bussai e aspettai in silenzio e nervosa che qualcuno aprisse. Quando Rita, la vecchia governante che notai lavorasse ancora li aprì la porta, sbiancò. Qualche attimo dopo venne ad abbracciarmi forte come se stesse cercando di capire se fosse stato un sogno oppure no. Ricambiai felice di vederla e dopo aver dato attenzioni ai piccoli, si rivolse a me con un sorriso.
-Signorina Ellen, suo padre è andato a trovare il signor Klaus per un appuntamento di lavoro. Voi andate, io sistemo tutto in camera sua- disse prendendo la valigia dalle mie mani. Quando sentii il nome "Klaus" il mio cuore saltò un battito, cercando comunque di ricordare da quando i due si occupassero di affari insieme; probabilmente da poco. La ringraziai e prendendo un Audi dal Garage, sfrecciai verso casa di Klaus insieme ai bimbi che si divertivano e ridevano come pazzi nel frattempo. Amavano la velocità, questo l'avevano preso da me che ero una patita di macchine sportive grazie a mio padre che ha sempre lavorato in questo settore.
Quando mi ritrovai dopo una ventina di minuti difronte casa di Klaus, posteggiai la macchina nel vialetto. Arrivati davanti alla porta bussai e sta volta fu Leonardo a chiedermi dove fossimo. Sorrisi e lo guardai
-Dallo zio Klaus.- risposi prima che la porta si spalancasse e il mondo si fermasse. Quando i miei occhi si persero nei suoi, il mio cuore riprese a battere insieme al suo.

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