Capitolo 35

"E ora penso che il tempo che ho passato con te ha cambiato per sempre ogni parte di me."

~Ellen
Mi svegliai a causa di un mal di schiena incredibile. Quando mi accorsi di trovarmi nella mia vecchia camera sospirai pesantemente. Anche se è passato un mese non posso ancora abituatarmi al mio ritorno alle origini. Non potevo credere che Klaus fosse arrivato al punto di mentirmi in quel modo per tenermi legata a lui, non si era fatto nemmeno sentire per scusarsi. Sobbalzai quando vidi una figura sulla poltrona accanto alla finestra. Parli del diavolo e spuntano le corna... ovviamente era proprio Klaus che mi guardava con sguardo investigatore. Mi alzai con fatica e mi diressi, senza girarmi, più velocemente possibile alla porta, ma una mano bloccò il mio passo verso la fuga.
Mi ritrovai contro il suo petto marmoreo e il suo fiato sul collo; rabbrividii all'istante e mi bloccai. Mi era fottutamente mancato contro ogni spiegazione logica, nonostante il casino che avesse fatto.
-Mi sei mancata Mi Amor.- sussurrò suadente al mio orecchio. Ricorsi a tutta la mia forza di volontà per staccarmi da lui e mi allontanai. Il mio sguardo di fuoco incenerii subito i suoi occhi, non ammettevo scuse. Delicatamente afferrò una ciocca dei miei capelli e ci giocherellò malinconicamente con le dita. Stetti ferma a guardarlo quasi ipnotizzata, cercando di  non cedere nel gettarmi tra le sue braccia.
-Che ci fai qui?- domandai finalmente, facendomi coraggio. Fece una smorfia che quasi mi fece ridere e arretrò di un passo.
-Avevo bisogno di vederti, di parlarti...- sussurrò a testa china.
-Bene, mi hai vista, ma non abbiamo niente da dirci, non dopo l'ultima volta.- dissi dura, non ammettendo repliche nel mio tono di voce. Purtroppo però le repliche arrivarono
-Senti io non lo sapevo, veramente. Anni fa quando diventai un vampiro mi confidò che pensava di non potere avere figli. Forse credeva così, non ero certo, io...- lasciò la frase sospesa e portò le mani tra i capelli, scombinandoli nervosamente.
-Quel "pensava" poteva cambiare tutto, lo sai vero? Non sarebbe successo tutto questo caos.- dissi incrociando le braccia in segno di protezione attorno al mio pancione. Ormai ero agli sgoccioli, ed ero davvero stanca ormai. Notò quel mio gesto quasi automatico e un sorriso malinconico nacque sul suo volto.
-Pensare che lui ti abbia toccata in questo mese mi fa incazzare.- disse cambiando totalmente discorso. Lo guardai disorientata dalla domanda e subito scattai sulla difensiva
-Veramente non...- non avevamo avuto nessun contatto fisico, a parte le carezze sul pancione per sentire i bambini muoversi. Per quanto mi duole ammetterlo, ho respinto ogni carezza o bacio da parte sua. Tempo fa avevo bisogno di capire se mi mancasse Brian, ma l'unica persona che mi è mancata veramente è stata Klaus; ogni notte lo sognavo accanto a me, ma non c'era mai.
Mi morsi il labbro nervosamente, distogliendo lo sguardo. Non ebbe il tempo di ribattere che la porta si spalancò
Buongiorno Ellen, di sotto c'è...- Brian si rabbuiò di colpo quando vide Klaus, venendomi subito accanto.
-Che ci fai qui?- domandò inviperito Brian; era proprio incazzato.
-Ti prego Brian lascialo stare, può restare.- mi guardarono stupiti entrambi a causa della mia risposta, ma restai impassibile. Gli diedi le spalle e senza aspettare scesi in salotto, dove a quanto pare l'ospite era Sebastian. Lo salutai goffamente dopo essere stata raggiunta dal mio seguito, nonché Brian e Klaus. Mi precipitai davanti al frigorifero, appropriandomi di un bicchiere di 0 negativo, come ogni mattina. Mi sentivo dannatamente pesante e più incinta del solito, mi fissavano tutti in modo curioso, ma lo sguardo che mi pesava di più era quello di Klaus che mi era tanto mancato a dire il vero. Dopo aver bevuto tutto, presi il bicchiere vuoto e lo portai verso la lavastoviglie, dove purtroppo non arrivai a causa di una fitta fortissima che mi fece perdere per un secondo l'equilibrio. Il bicchiere cadde rovinosamente per terra, frantumandosi in mille pezzi. Mi ritrovai circondata da tutti in pochi attimi, il tempo di alzare la testa e guardare i ragazzi e dire
-I bambini...- Un'altra fitta mi colpì quando due braccia mi sollevarono svelte su per le scale. Ancorai le mani nella lenzuola e presi un respiro profondo, era arrivato il momento.

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