Capitolo 29
"Io e te ci prendiamo per mano
E affrontiamo il mondo.
A volte senza troppi piani, ma stringendoci forte."
~Ellen
La mattina seguente quando mi svegliai, klaus non era accanto a me. Rimasi delusa dalla sua assenza. Decisi di rovistare nell'armadio e presi una t-shirt nera. Recuparei gli slip per la stanza che costatai fossero gli unici ad essere sopravvissuti ieri. Al solo pensiero rabbrividii ripensando a tutto quello che era successo e cercai di tornare alla realtà.
Appena in tempo indossai la magliatta, poi la porta si aprì e scattai sull'attenti. Sorrisi quando vidi il vassoio con la colazione e mi sedetti sul letto.
-Devo dire che non me lo sarei aspettata.- dissi schernendolo con un sorrisetto stronzo sul viso. Sorrise e si sedette accanto a me, avvicinandomi il vassoio sotto il naso. Lo ringraziai e la prima cosa che presi fu il bicchiere pieno di panna e fragole. Lo mangiai tutto con grande golosità come quando ero bambina. Improvvisamente Klaus prese il mio mento con le dita e girò il mio viso verso il suo. Lo guardai confusa mentre passava il pollice sul contorno delle mie labbra, facendole schiudere leggermente.
-Sei sporca qui.- disse guardandomi attentamente le labbra. Restai ipnotizzata a guardare i suoi movimenti attenti finché una volta staccato il pollice dal mio mento e dalle mie labbra, vidi la panna sulla sua pelle. Portò il pollice alle labbra carnose e lo leccò lentamente, accompagnato per ogni movimento dal mio sguardo. Istintivamente presi la sua mano e la tirai a me, mettendo tra le labbra il suo pollice ancora leggermente sporco di panna. Sentii il suo sangue scorrere velocemente, era eccitatato tanto quanto me. Possibile che solo la vicinanza del nostri corpi era fatale? Rabbrividii quando riaprendo gli occhi che avevo tenuto precedentemente chiusi, me lo ritrovai troppo vicino. Mi fece cadere sul letto schiacciata dal suo corpo, facendo cadere rumorosamente il vassoio per terra. Me lo ritrovai tra le gambe, vicino, troppo vicino per non sentire la sua eccitazione e il calore della sua pelle contro la mia. Mi trattenni dal non gemere rovinosamente, ma in un atto involontario strinsi le mie gambe intorno ai suoi fianchi che fino a ieri si muovevano coordinati ai miei mentre ansimavamo.
Senza dire niente scese a baciare il mio collo con innata lussuria, che fidatevi, non avrebbe potuto lasciare indifferete nessuna donna. Respirai affannosamente quando le sue mani si arpionarono sul mio seno e lo strizzarono, facendomi mugugnare incomprensibilmente. Decisi di ricambiare i suoi gesti e sbottonai svelta i suoi jeans a vita bassa. Contemporaneamente si levò la maglietta bianca a mezze maniche e la lanciò dall'altra parte della stanza. Vagai sotto le sue mutande e massaggiai il suo membro già perfettamente duro ed eccitato. A quel contatto strinse automaticamente le mani sul lenzuolo, emettendo un gemito che mi fece sorridere soddisfatta. Continuiai a giocare così sotto le sue mutande finché mi fermò e mi privò in un gesto veloce della maglietta e delle mutandine, rimanendo del tutto nuda e indifesa davanti a lui.
Fece scivolare i jeans e i boxer sulle gambe, non dandomi nemmeno il tempo di realizzare perché mi girò a pancia sotto come un sacco di patate. Si calò sulla mia schiena facendomi sentire la presenza calda e possente del suo amichetto sulle natiche, fino a scendere sulla mia intimità già pronta per lui. Sentii il suo busto sulla mia schiena e le sue labbra giocarono col mio collo per qualche secondo, prima di entrare lentamente in me. Arpionai le mani sulla struttura del letto, in cerca di un sostegno per non cedere ai miei gemiti causati dal piacere. Iniziò subito a muoversi velocemente e ritmicamente, sbattendo ogni volta contro le mie natiche esposte alla sua mercè.
-Mi fai impazzire cazzo.- disse al mio orecchio tra i miei gemiti incontrollati.
-Klaus sto per...- riuscii a sussurrare prima di venire e urlare in preda all'orgasmo senza contegno. Subito dopo venne anche lui, pronunciando il mio nome in preda all'estasi. Eravamo l'uno la droga dell'altro inesorabilmente, senza via di scampo. Finivamo sempre a letto, senza controllo e pudore.
Mi tirò a se ancora affannato, sdraiandoci supini avvinghiati come due metà di uno stesso cuore. Posò un bacio pieno di complicità sulle mie labbra e guardandomi con un ghigno, disse
-Penso che non ci sia buongiorno migliore.- nascosi la testa sul suo petto e sorrisi, solleticando la sua pelle col mio respiro, che rabbrividii subito. Restammo così, beandoci di quella calma peccaminosa avvenuta dopo la tempesta.
Stavamo guardando il tramonto insieme, io con la testa sulla sua spalla e lui con il braccio attorno alla mia vita. I dolci colori del tramonto ci sbattevano in faccia il tempo che passava, che però a noi non avrebbe sfreggiato minimamente perché davanti avevamo l'eternità. Trascorsa in due però, era più bella e meno lunga; insieme a Klaus sarebbe stata soltanto un arco di tempo indecifrabile senza alcun metro per misurarla.
Ci prendemmo per mano; lo guardai e gli sorrisi, chiudendo gli occhi e dimenticando tutto almeno per un po'.
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