Capitolo 27

"La vita continua, dicono, ma non sempre è vero. A volte la vita si ferma, passano solo i giorni."

~Ellen
Decisi di tornare a casa con Klaus; ero ferita e delusa. Dopo i fatti precedenti sarei dovuta essere arrabbiata con lui, ma in questo momento preferivo non vedere Brian. I fatti si sono capovolti inesorabilmente a causa di tutte le bugie smascherate.
Mi vestii imbarazzata dietro ad un albero, pensando alla scena "selvaggia" di poco prima. Una volta finito afferrai la sua camicia e lo segui con la testa china. Ringraziai il cielo per il suo silenzio durante il tragitto, non avevo voglia di ascoltare ne di parlare. Non so quanto passò o come fosse possibile, ma in men che non si dica ci ritrovammo di fronte la sua grande casa, più grande della mia. Già, dove vivevo con mio "padre" o almeno era quello che credevo fosse fino a qualche giorno fa.
Ritornai alla realtà quando mi accorsi che Klaus si era fermato. Alzai gli occhi verso di lui e lo vidi fissarmi con una scia di tristezza negli occhi. Lasciai l'estremità della sua camicia nera che avevo tenuto stretta per tutto il tempo e distrassi di nuovo lo sguardo da lui. Ci trovavamo davanti ad una porta, che non appena lui parlò capii fosse una camera da letto.
-Puoi farti una doccia con calma e sistemarti, troverai qualche vestito sul letto non appena avrai finito.- lo guardai di sfuggita e lo ringraziai, prima di entrare nella stanza senza farmelo ripetere due volte. Chiusi la porta alle mie spalle e sospirai; era stata una giornata davvero orribile. Non mi curai nemmeno di chiudere la porta del bagno a chiave quando entrai, avevo la testa altrove. Mi spogliai e mi infilai sotto la doccia, situata accanto ad una grande vasca da bagno. Ero troppo stanca per perdere tempo con la vasca, probabilmente mi ci sarei addormentata dentro.
Con gli occhi chiusi sentii Klaus entrare nella camera e poi riuscire, aveva portato i vestiti giusto in tempo prima che io finissi. Mi avvolsi in un asciugamano bianco e pettinai velocemente i capelli. Uscii dal bagno e indossai senza troppa importanza l'intimo di seta nero che mi aveva portato, stranamente con ancora l'etichetta e tra me e me pensai <quanto è pervertito e terribilmente sexy>. A questo pensiero mi morsi il labbro e un brivido passò per tutto il mio corpo. Non potevo pensare questo di mio fratello, così mi schiaffeggiai mentalmente e indossai anche la canottiera di seta nera che sembrava essere stata comprata apposta per essere coordinata all'intimo. Guardai i pantaloncini del medesimo colore e tessuto e li lanciai sulla poltrona, buttandomi sul letto. Trovai in men che non si dica conforto tra le braccia di morfeo, cullata da un profumo dolce quanto letale.

Aprii gli occhi di scatto quando sentii la presenza di qualcuno troppo familiare dietro di me. Ancora ferma ma ormai sveglia, diedi uno sguardo fugace alle sue braccia strette intorno alla mia vita. Ormai riposata, mi guardai intorno e capii dai colori e dal profumo che emanavano le lenzuola che era la sua stanza, ed io mi ero praticamente addormentata nella tana del lupo.
-Il tuo cuore in questo momento riuscirebbe a sentirlo anche un sordo a tre chilometri di distanza.- trasalii quando sentii quelle parole provenire dalla sua bocca, perciò realizzai per davvero e scappai dalla sua morsa da predatore. Mi sedetti lontana sul letto e gli puntai il dito contro, incazzata nera
-Non prenderti gioco di me, ho solo realizzato troppo tardi che era la tua camera e che guarda caso non me l'hai detto prima!- rise di gusto, rimanendo sdraiato su un fianco, portando un braccio sotto la testa per guardarmi meglio. Tornò serio e vidi solo in quel momento il suo sguardo scrutarmi maliziosamente, ricordandomi di essere senza pantaloni. Mi alzai di scatto cercando riparo in bagno, ma in pochi decimi di secondo me lo ritrovai dietro, con la sua mano arpionata al mio braccio. Mi voltai di scatto ritrovandomelo a pochi centimetri dal viso, pentendomi di essermi girata.
-Mi fai impazzire quando scappi da me, mi fai sentire un cacciatore con la sua preda.- rabbrividii udendo la sua voce roca vicino l'orecchio. La situazione era troppo imbarazzante, perciò scappai di nuovo dalla sua presa, graffiandomi contro lo spigolo del letto. È MAI POSSIBILE CHE IO NON COMBINI CASINI? CAZZO.
Come immaginavo mi ritrovai catapultata sul letto, bloccata dal corpo di Klaus.
-Sei così imprudente e impulsiva piccola E, riesci sempre a provocarmi anche se non lo vuoi.- disse guardandomi prima di afferrare la mia caviglia e portarsela alle labbra. Sussultai quando sentii la sua lingua su di essa leccare il sangue che fuoriusciva dal graffio. Contro ogni mia aspettativa sentii il sangue pompare più velocemente per l'eccitazione e rimasi li, succube di quella dolce tortura che mi sembrava infinita.
Con gli occhi come due braci, salì sulla mia gamba riempiendola di baci, che ad ogni passaggio mi procuravano la pelle d'oca ovunque. La mia testa mi urlava di farlo smettere, di andarmene; il mio cuore invece a poco sarebbe uscito dalla gabbia toracica se solo avesse potuto. Mi guardò, ed è li che i nostri occhi si incontrarono.

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