Capitolo 22
"Sentirsi vuoti fa più male di soffrire.
Vuoi piangere e non ci riesci.
E come fai a sfogarti?"
*Nella foto Sebastian
~Ellen
Un leggero solletico al collo, mi fece sorridere ancora in un leggero stato di dormiveglia. Con gli occhi ancora chiusi, inarcai la schiena, accogliendo le sue mani sotto la maglia. Il mio corpo iniziò a riscaldarsi al contatto delle sue mani sulla mia pelle. I suoi capelli solleticarono il mio collo e sentii le sue labbra risalire per il mio mento fino a toccare l'estremità della mia bocca. Come una lenta tortura, senza baciarmi, scese sul mio collo e sulle mie scapole.
-Hai sete Brian?- domandai flebilmente, con la voce impastata dal sonno. Una risata divertita uscì dalle sue labbra, vicino al mio orecchio, procurandomi brividi di paura. Gli occhi che tenni serrati quasi come obbligata fino a quel momento, si spalancarono di scatto. Spinsi bruscamente il corpo che avevo di sopra e mi alzai di scatto nell'oscurità, sbattendo violentemente la gamba in quello che sicuramente era un comodino, strisciando la pelle nello spigolo. Qualcosa mi colò sulla gamba; era sangue, merda.
-Klaus, che cosa ci fai qui, perché non c'è Brian?- dissi stringendo le braccia intorno alle spalle, col cuore in gola. Era notte fonda e la luce della luna che filtrava dalla finestra, illuminava il suo viso. I suoi occhi rossi e inquietanti, mi fissavano senza mai muoversi. Si passò la lingua sulle labbra morbide e carnose, le stesse che mi stavano baciando pochi secondi fa, come se davanti a se avesse la più prelibata delle portate. Un ghigno cattivo si formò sulle sue labbra, che gli donava un'aria estremamente sexy. Quando lo vidi avanzare verso di me lentamente, interruppi i miei pensieri poco adatti in quel momento e afferrai la prima cosa che avessi accanto. Continuai ad indietreggiare fino a sbattere contro il muro.
-Una lampada, sul serio?- mi schernì con voce bassa e roca. Il suo sorrisetto sghembo, continuava a deridermi li sulla sua faccia.
-Il tuo caro Brian ti ha affidato a me, sai... aveva alcune cose da sbrigare. È stato chiamato dal consiglio ad Oslo, c'entra con i suoi genitori credo. Oslo è molto pericoloso per una principessina giovane e bella come te, non trovi? In ogni caso dormi da un giorno intero, dovrebbe tornare a momenti.- cosa, ad Oslo? Ma com'è possibile, mi ricordo di essermi addormentata in macchina e... basta.
-Com'è possibile? Non mi sono svegliata e poi... non credo a quello che hai detto.- dissi portando davanti al mio corpo la lampada, come scudo.
-Non volevo ma dato che insisti, hai il diritto di saperlo infondo. Brian non è entrato nella tua vita per caso. È stato mandato con la missione di tenerti d'occhio, dato che sei l'ultima donna della stirpe dei Ventura e ti ho spiegato già che significa, doveva proteggerti e osservare i tuoi comportamenti. Però il povero Brian si è innamorato di te, come del resto si innamorerebbero tutti i vampiri che ti incontrerebbero. È stato convocato perché deve comunicare tutto quello che è successo finora, anche se non penso racconti proprio tutto.- disse facendo spallucce, con un sorriso pieno di malizia e un pizzico di rabbia. Bastò un secondo di distrazione e me lo trovai addosso. Gettò la lampada per terra, facendola andare in frantumi, sbattendomi contro il muro. Mugolai dal dolore e dalla sorpresa, ricominciando a respirare affannosamente, quando imprigionò le mie braccia sopra la testa. Scese sul mio collo e tremai, no, non volevo accadesse.
-Ti prego Klaus, no.- dissi cercando di non fare tremare la mia voce. Sentii i suoi canini affilati, graffiare leggermente il mio collo.
-Vorrei farti sentire quanto è bello sapere di poter conquistare il mondo con un solo dito; sentire quello che la gente comune non può sentire; vedere quello che solo chi ha davanti a se l'eternità, può vedere; provare quello che nessuno può provare, tutto amplificato. Felicità, gioia, tristezza, gelosia, odio, passione e... desiderio. Se solo tu seguissi il tuo destino e diventassi quello che tutti vorrebbero essere, potresti averlo.- Le lacrime minacciarono di uscire dai miei occhi e in un gesto di sopravvivenza, gli mollai un calcio nei suoi gioielli di famiglia. Si staccò infastidito, lasciandomi il tempo di fuggire dalla sua morsa e scappare dalla stanza, girovagando nel buio di quei corridoi infiniti. L'istinto di sopravvivenza mi diceva: CORRI. Avevo solo qualche secondo di vantaggio, si sarebbe ripreso da quel "quasi dolore" che avrebbe fatto accasciare qualsiasi ragazzo, ma lui non era un ragazzo e basta. Improvvisamente vidi una luce provenire da una stanza, ed entrai subito, scontrandomi contro qualcosa, o meglio qualcuno, perdendo l'equilibrio. Una presa ferrea e svelta, mi salvò da una rovinosa ed imbarazzante caduta, Oh cazzo, mi aveva raggiunta, ne ero sicura. Alzai lo sguardo terrorizzata e quando non incontrai i due iceberg, ma un paio di smeraldi, spalancai leggermente la bocca. Mi rimisi frettolosamente in piedi e mi allontanai immediatamente, mettendo il mio corpo in allerta. Ebbene, adesso questo che mi guardava insistentemente, chi era? E se fosse un vampiro? Ero ferita e di sicuro in pericolo con lui. Abbassò lo sguardo fugacemente sulla mia gamba graffiata e tornò a guardarmi, sta volta con un meraviglioso sorriso che mi lasciò perplessa. Si avvicinò cautamente, prendendomi la mano e posando un lieve bacio sulle mie nocche. Lo scontro con la sua pelle più fredda di quella di Brian e Klaus, mi procurò un brivido su tutta la schiena.
-Piacere di conoscerla Ellen, io sono Sebastian.- ritirai la mano un po' agitata, guardandomi ansiosamente alle spalle, per paura di avere Klaus dietro. Anche se mi stranizzasse il fatto che non mi avesse già raggiunta, tornai con l'attenzione su quello sconosciuto che sapeva il mio nome.
-Ebbene vi chiedete come faccio a conoscervi, ma dovete sapere che tutti vi conoscono a corte e dalla descrizione che c'hanno dato di voi, corrispondono esattamente tutti i dettagli, anzi è anche meglio.- disse come se mi avesse letto nel pensiero. Cercai di parlare, ma una mano afferrò il mio braccio, facendomi irrigidire come un pezzo di legno e voltare lentamente, sapevo chi fosse.
Il suo sguardo severo e arrabbiato, mi fece venire la pelle d'oca.
-Non sopporto quando scappi, lo fai sempre. Vai di la, non è il posto adatto per te.- disse a denti stretti.
-Lasciami, mi fai male.- dissi cercando di liberarmi.
-È scortese non ascoltare le richieste di una signora, lo sai?- intervenne quel certo Sebastian. Klaus sembrò trasalire, non si era accorto ci fosse lui nella stanza; molto probabilmente era troppo arrabbiato per sentire la sua presenza. Un senso di rabbia invase il mio corpo e con uno strattone mi liberai dalla sua presa di ferro. Mi guardarono stupiti entrambi, ma non mi curai di quella mia strana "forza" e andai per mollare uno schiaffo a Klaus, quando la porta si aprì di scatto. Il mio cuore gioì e gli corsi incontro e venni avvolta dalle sue braccia, che proprio in quel momento mi erano mancate.
-Piccola sono qui, non ti lascio più, promesso.- mi sussurrò all'orecchio. Lo abbracciai più forte e dissi
-Perché non me l'hai detto?- sospirò e si allontanò un po' per potermi guardare in faccia.
-Mi dispiace, non volevo metterti in pericolo portandoti con me; ho cercato di proteggerti ma ti ho fatto solo male. È il momento di farti conoscere la vera te, il tuo mondo.- disse carezzandomi la guancia. Chiusi gli occhi a quel contatto e sentii il suo viso avvicinarsi e il suo fiato sulle mie labbra, ma non arrivò il bacio; si fermò e si allontanò rigido. Si girò verso Klaus e disse
-CHE CAZZO LE HAI FATTO?- oh merda, i graffi.
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