Capitolo 18
"Quella linea così sottile tra il sentire tutto troppo e tra il non sentire più nulla."
~Ellen
Correvo per la casa disperatamente, dovevo trovare l'uscita, e subito. Mi feci guidare dal mio istinto da uccello in gabbia e trovai la porta d'ingresso, come l'apparizione dell'acqua nel deserto. Mi guardai alle spalle, non mi stava seguendo. Aprii la porta e continuai a correre, senza guardare dov'ero, per ora mi importava solo andare lontano da li. Corsi per metri interi e ormai stanca e a corto di fiato, mi accasciai nel bel mezzo del nulla. Chiusi gli occhi e cercai di riprendere fiato, lentamente. Ripresi il controllo della situazione e cercai di orientarmi. Dopo un dettagliato esame dello spazio circostante, capii di essere fottuta e di essere sul serio nel bel mezzo del nulla. Mi trovavo su una strada deserta, in piena notte. L'unica scelta? Camminare finché non riuscivo a trovare qualcuno che poteva aiutarmi.
Con i piedi doloranti, con l'umidità della notte addosso, riuscii a trovare un telefono di emergenza. Misi un dito sul tasto numero tre e mi bloccai; non sapevo il numero di nessuno a memoria ma... il mio si! Lo composi pregando Dio che qualcuno lo sentisse o che almeno fosse acceso. Squillava, meno male. Uno, due, tre squilli... l'ansia si impossessò di me, ma improvvisamente risposero al cellulare.
-Pronto?- il mio cuore saltò dalla gioia e dissi
-Brian?- ci furono attimi di silenzio, poi rispose
-Ellen, sei davvero tu? Santo cielo, dove sei?- diedi un'ennesima volta un'occhiata in giro e dissi
-Questo è il problema, non lo so, ho bisogno d'aiuto, ti prego.- lo sentì sospirare dall'altra parte del telefono e dire
-Ok, ascoltami bene. Conosco tutto il paese da cima a fondo, quindi anche un albero ci può essere d'aiuto.- presi il controllo di me stessa e dissi
-Allora: c'è una strada lunga e praticamente infinita; alberi, pini se non sbaglio, dovrebbe esser un'autostrada in mezzo al bosco e poi c'è... un cartello con scritto "bosco di San Lorenzo a 500 metri".- non ebbi nemmeno il tempo di dire qualcos'altro che disse
-Sto arrivando.- la telefonata terminò e mi sentii sollevata. Mi accucciai in un angolino accanto al telefono di emergenza, stringendomi nelle spalle per il leggero fresco. Avevo paura, lo ammetto, ero sola in mezzo al nulla, con la sensazione perenne di essere osservata da quegli alberi giganteschi terribilmente inquietanti. All'improvviso sentii l'aria spostarsi e lo vidi arrivare in tutta la sua solita bellezza immortale. Il suo sguardo si inchiodò subito su di me, quegli occhi così preoccupati mi scrutavano attentamente. Quando mi alzai, mi venne incontro e lo stesso feci io, finendo tra le sue braccia. Mi alzò e mi fece girare in tondo, sprofondando nel mio collo e io nel suo. Quando tornai sui miei piedi disse
-Che cosa ti è successo piccola, stai bene? Hai un odore strano addosso...- ingoiai la saliva a causa della gola secca e dissi
-Io sto bene, ma... mio fratello, è tornato. Mi avevano fatto credere che fosse morto, invece no. Quando siamo tornati dal mare, ti aspettavo in camera mia, mi sembravi tu ma poi non ho capito più niente e mi sono ritrovata a casa sua.- mi fermai qui, non gli raccontai i dettagli. Dalla sua faccia però, non prevedevo nulla di buono.
-So cosa vuole Ellen, ho avuto modo di conoscerlo e capire le sue intenzioni, non mi aspettavo arrivasse a questo, ma sappi che non glielo permetterò, non si avvicinerà più a te, te lo giuro.- disse abbracciandomi stretta con fare protettivo. Ispirai il suo profumo afrodisiaco e stetti la, tra le sue braccia, finché due fari e il rumore delle gomme di una macchina che frenavano sull'asfalto, mi distrassero. Ecco mio padre; gli andai incontro e abbracciai anche lui. In silenzio, sulla spalla di Brian, sfinita, tornai a casa sana e salva.
Mi lavai, levando tutta la tensione che avevo in corpo e entrando in camera mia, sorrisi alla vista di Brian che mi aspettava a letto. Mi coricai accanto a lui senza pensarci due volte e mi accoccolai contro il suo petto.
-Mi sei mancata.- disse avvicinandosi alle mie labbra, ma io mi allontanai. Vidi la confusione e la delusione nel suo volto.
-Scusami, è che sono ancora molto scossa e...- le parole mi morirono in gola, non ce la feci a continuare.
-Dimmi la verità, che è successo in quella casa?- disse mettendosi seduto insieme a me. Come fa a capire così bene che c'è qualcosa che non va?
-È che, io... non volevo ma, lui ecco...- dissi balbettando.
-Lui cosa, Ellen?- il suo volto si rabbuiò e la mascella si contrasse.
-Mi ha baciata.- le parole mi uscirono involontarie dalla bocca a causa del mio sentirmi sotto pressione. Il suo sguardo diventò di ghiaccio e strinse i pugni finché le nocche divennero bianche.
Fece qualcosa che non mi sarei mai aspettata: si avventò sulle mie labbra con possessione e passione, tutto in un unico mix. La sua lingua iniziò un rude ballo con la mia, facendomi annaspare in cerca d'aria. Sentii quel familiare calore di eccitazione invadere il mio corpo e ansimai quando mi schiacciò contro il materasso con il suo corpo, e strinse il mio sedere con voracità. Si fermò, mi guardò e disse
-Lui però non può fare questo.- disse infilando una mano sotto la mia maglietta e intrappolando in una mano il mio seno. Sussultai dalla sorpresa e socchiusi gli occhi.
-Soprattutto non può fare questo.- disse uscendo la mano da sotto la mia maglietta, portandola nella mia intimità, toccandola da sopra i pantaloncini del pigiama. Ebbi un fremito di piacere e mi morsi le labbra. Si avvicinò al mio collo e cominciò a baciarlo e disse
-Tu sei mia Ellen, non dimenticarlo mai.- in un attimo affondò i suoi canini nel mio collo, facendomi stringere leggermente i denti per il fastidio. Spontaneamente, lo strinsi a me, facendogli capire, che il mio corpo e la mia anima, appartenevano a lui, senza alcun dubbio.
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