Capitolo 17

"E fingo che andrà tutto bene, ma è difficile farlo sapendo che poi non succede."

~Klaus
Era sparita dalla mia vista, con la probabilità di perdersi in una casa che non conosceva, che a parte tutto era grande. Silenzio, c'era solo silenzio da ore ormai; era notte fonda e non riuscivo a prendere sonno. Devo lasciarla libera e vederla felice? Oppure tenerla con me egoisticamente e vederla infelice? Dentro di me c'era un contrasto platonico e incontrollabile.
Preoccupato per lei, mi alzai e iniziai a cercarla per la casa. Chiusi gli occhi e mi concentrai, cercando di sentire il suo respiro; ecco, l'ho trovata. Merda, la porta è chiusa, è furba ma non quanto me. Scesi in giardino e da li, vidi la finestra della stanza. Era aperta, Bingo! Non pensava che sarei riuscito a salire al secondo piano, invece è un gioco da ragazzi per me. Solo un salto mi bastò per raggiungere il ripiano della finestra e senza fare rumore entrai. Era li, dormiente e immobile fino al punto di sembrare una bambola di porcellana. La luce della luna che proveniva da fuori la finestra, illuminava il suo corpo minuto. Mi avvicinai lentamente a lei e restai li a guardarla, come imbambolato. Il suo petto si alzava ed abbassava tranquillo e il cuore batteva ritmicamente come una melodia. Studiai tutto di lei, di quell'angelo di cui avevo perso la testa ormai da tre mesi, guardandola da lontano. Guardai le sue labbra, così perfette nel loro essere fatali. Rapito da esse, mi avvicinai a lei. La parte più razionale di me mi urlava di fermarmi, che non fosse giusto e che era mia sorella; l'altra mia parte mi spingeva ad abbassare il viso verso di lei, fremevo dalla voglia di avere le sue labbra addosso.
Mi fermai a pochi centimetri, quasi sfiorando il suo naso con il mio. Sentivo il suo fiato caldo contro le mie labbra, e un brivido di eccitazione percorse la mia colonna vertebrale. Nessuna donna era riuscita ad avere un effetto così travolgente su di me, nessuna. Sfiorai delicatamente le sue labbra e una scossa elettrica mi pervase tutti i sensi. Restai fermo così, con il contatto lieve delle sue labbra sulle mie. Quello non era come un bacio, ma come lo sfiorarsi di due poli contrastanti. Percepivo il calore di esse, senza però spingermi in avanti per sentirne anche la morbidezza, anche se il mio corpo fremeva dalla voglia di farlo e la parte più istintiva di me, faceva a calci contro quel briciolo di lucidità che mi era rimasta. Dalle stesse labbra da cui mi ero leggermente staccato, provenne un mugolio incomprensibile. Neanche il tempo di potermi spostare da lei, che i suoi occhi si spalancarono e quasi non le uscivano dalle orbite dalla sorpresa. Sentii il suo cuore accelerare i battiti e in un attimo scivolò via da me e si mise seduta.
-Cosa cazzo ci fai qui Klaus?- domandò sta volta, mandando a quel paese la sua compostezza e la sua freddezza.
-Non è ovvio?- dissi senza scrupoli o vergogna. Spalancò gli occhi, era un misto tra l'arrabbiata e la sconvolta.
-Speravo non fosse vero, che fosse solo un sogno, ma l'hai fatto davvero... perché?- la sua voce era punta da una nota di disperazione.
-Perché io ti voglio Ellen, ti voglio al mio fianco.- dissi esasperato. Scosse la testa affranta
-No Klaus, sai che non posso, sai che non ti amo.- disse mettendosi una mano tra i capelli, portandosene indietro alcune ciocche.
-Ah si? Allora guardami. Guardami e dimmi di sparire dalla tua fottuta vita!- tuonai arrabbiato. Tremò al contatto della mia mano contro il suo braccio, e spostò il suo sguardo fulminea verso il mio. Abbassò la testa, lo sapevo, non ce la faceva a dirmelo perché non era quello che voleva. La trascinai in piedi e la portai al muro, intrappolandola con il mio corpo. Eccoci di nuovo vicini, corpo contro corpo. Mi guardava con uno di quegli sguardi supplicanti e spaventati. Lo notai, vidi come guardava i miei occhi e le mie labbra. Si morse il labbro inferiore e cercò di allontanarsi da me schiacciandosi ancora di più al muro.
-Se per te non sono niente, se non provi quello che provo io, allora permettimi di scoprirlo da solo.- detto ciò, annullai la distanza tra le mie e le sue labbra. Sussultò a quel contatto, irrigidendosi subito. Mossi le labbra sulle sue, facendole chiudere gli occhi e rilassare le spalle. Con mia grande sorpresa, mi tirò di più a se dai capelli, tirandomi alcune ciocche leggermente. Scesi con le mani sui suoi fianchi, facendole uscire dalle labbra un verso strozzato. Successe tutto in un attimo: aprì leggermente le labbra, permettendo l'accesso alla mia lingua, che a contatto con la sua, si fuse in una danza così piena di passione che fece nascere una miriade di sentimenti diversi dentro di me. Sentivo il suo corpo contro il mio diventare sempre più caldo.
Improvvisamente si staccò da me, e uscì dalla mia morsa.
-No Klaus, non è giusto.- quasi urlò in preda al panico. Aprì la porta e uscì dalla camera di corsa, con gli occhi lucidi, lasciandomi li con il cuore a pezzi.

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