Capitolo 15

"La tristezza è causata
dall'intelligenza.
Più comprendi certe cose e più
vorresti non comprenderle."

*Nella foto Klaus
~Ellen
Lentamente mi svegliai, aprendo gli occhi. Subito la luce che filtrava dalla finestra, colpì i miei occhi fastidiosamente, facendoli richiudere di scatto. Mi misi a sedere, e stropicciai gli occhi, abituandomi alla luce. Scattai sull'attenti quando non riconobbi lo spazio intorno a me, e capii che quello che mi sembrava fosse un incubo, non lo era: ero stata rapita. Non urlai, non mi agitai, ma il cuore minacciava di uscire dal petto. La stanza era grande ed elegante, ma soprattutto maschile.
La porta si spalancò di colpo, facendomi sobbalzare allarmata. Alla vista del ragazzo davanti a me, mi irrigidii identificandolo come mio rapitore, dai sui indimenticabili occhi che registrai nella mente prima di svenire. Restammo a fissarci interminabili secondi e lo studiai attentamente. Era di una bellezza disarmante, con capelli neri e occhi talmente di ghiaccio da sembrare grigi. Sembrava più grande di Brian di qualche anno. Non riuscivo ad essere terrorizzata e non ne capivo il motivo dato che mi aveva rapita. Fece un passo avanti e arretrai sul letto. Mi guardò, era... divertito? Che stronzo, cazzo.
-Che cosa vuoi da me?- mi lasciai scappare in un momento di lucidità. Inclinò la testa di lato e mi studiò attentamente, con quel suo sguardo da predatore. Qualcosa in lui non mi convinse, da quando vivo con Brian, so riconoscere un vampiro. Non è che lo è? È riuscito ad entrare nella mia camera dalla finestra e la sua bellezza sembra immortale. Un brivido passò su per la mia schiena quando sul suo collo, vidi una voglia a forma di cuore. No, tutto questo non può essere vero, lui è...
-Devo essere sincero? Va bene allora. Niente da levare a Brian, ma sai benissimo che il gene è molto raro e tu sei l'ultima al mondo ad averlo, in pratica sei l'ultima nata della generazione. Io sono tuo fratello, penso che tu questo l'abbia capito da come mi guardavi poco fa. A parte questo, non te lo hanno mai detto ma non sono proprio tuo fratello, perché sono nato da un padre diverso. No, non sono morto davvero, te l'hanno fatto solamente credere, infondo avevi solo sette anni. Qual'è il punto? Io, essendo l'ultimo nato maschio con il gene, devo procreare con te. Avevo rifiutato di sposarti, oppure a quest'ora avevamo già tanti bei figli ma un giorno, annoiato, ho deciso di venirti a trovare per vedere com'eri diventata grande, così quando ti ho vista ho capito che dovevi essere mia, e che quel lurido di Brian non poteva averti. Chiamala pazzia, prova ribrezzo per me, ma al sangue non si comanda piccola E.- a quel nomignolo, inghiottii un groppo in gola. Quei pochi ricordi che avevo con lui, mi ritornarono in mente come un uragano.
-Klaus...?- sussurrai sull'orlo delle lacrime. Mi sorrise, si avvicinò a me e io gli andai incontro, saltandogli addosso in un abbraccio pieno di felicità. Ad un certo punto, ricordai anche tutto quello che aveva detto e spalancai gli occhi.
-Klaus, io... ti sbagli, non puoi provare qualcosa per me.- dissi staccandomi subito da lui. Oltre al mio essere scossa per le rivelazioni shock che mi aveva fatto, si ci metteva pure il suo essersi drogato pesantemente. Ero felicissima di vederlo, di sapere che era vivo, ma rimane il fatto che non può dire certe cose.
-Ellen, non dirmi che non sai che i fratelli possono...- lo interruppi subito, dicendo
-So che i fratelli con lo stesso gene possono sposarsi, ma vedi io... non penso potrei mai amarti, Klaus.- si incupì di colpo e fece qualche passo indietro. Assottigliò gli occhi e con astio disse
-No, non dirmi che sei innamorata di Brian.- disse duro e apatico.
-Klaus, è che... si, esatto. Amo Brian e non posso farci niente. Io ti voglio un bene immenso, ma non potrei mai vederti in un altro modo, tu rimani sempre il mio fratellone.- dissi avvicinandomi a lui lentamente. Vidi un sorriso triste nascere sul suo volto e disse
-Il problema è che non potrei mai immaginare qualcun altro con te che possa averti come io non posso.- calai la testa a quella frase. Ripensai alla notte passata insieme con Brian e non so perché, ma un senso di colpa attanagliò il mio cuore.
-Stai scherzando, vero? Ci sei andata a letto!- esclamò con rabbia. Non risposi, restai ferma li, senza muovermi o guardarlo in faccia.
-Capisco.- disse a denti stretti, per poi uscire dalla stanza e sbattere violentemente la porta. Mi buttai sul letto senza provare ad uscire da quella stanza, non mi importava. Scoppiai a piangere, e tra una fitta di rimorso e l'altra, divenne lentamente buio.

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