7 - La donna non è merce di scambio.

Il giovane Philippe se ne andò esattamente come era arrivato e la cena che seguì quel giorno turbolento si rivelò un vero supplizio per Andrea. Fortunatamente, l'unico fatto a darle un po' di sollievo fu l'assenza del suo tanto festeggiato fidanzato: il Conte di Devonshire. Non sapeva se avrebbe potuto sopportare la presenza di quell'uomo a lei destinato. Non lo conosceva, ma qualcosa le diceva che Annabelle lo odiava.

Al contrario, la presenza di Philippe Gavoir era una delizia per lei, ma per il padrone di casa iniziava a farsi troppo insistente. Come ospite di Heaventree, Philippe Gavoir approfittava della gentilezza e dell'ospitalità del padre di Annabelle, e con la scusa di trovarsi in città per un incontro di affari oltre che ad aver acquistato dallo stesso signor Tavern discrete quantità di cotone, doveva ancora attendere un suo uomo di fiducia per concludere un importante contratto per delle stoffe che aveva esportato dalla Francia. Il signor Tavern conosceva benissimo questa motivazione, quella che il giovane Philippe Gavoir aveva propinato sin dall'inizio, ma pur non avendo prove, sapeva che il suo vero intento era tutt'altro che concludere affari in terre lontane, o almeno, non era più il motivo principale della sua permanenza a Heaventree. Ad ogni modo si accertò che lo stesso Philippe ripagasse la sua ospitalità con una fornitura di vesti della sua taglia e dei tessuti più pregiati. Nel frattempo avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per mantenerlo lontano da sua figlia. Per tutto l'oro del mondo, Annabelle avrebbe dovuto sposarsi con il ricco e importante Conte di Devonshire. Doveva assicurarsi che il nome dei Tavern fosse associato ad una casata ricca e di grande importanza nel suo paese di origine: l'Inghilterra. Il nome dei Tavern si sarebbe unito ad una grande dinastia, acquisendo prestigio e popolarità, ed avrebbe così aperto un canale di vendita preferenziale tra l'America e il Regno Unito per il suo cotone, incrementando in maniera esponenziale le sue vendite. Purtroppo, avendo una sola figlia femmina, sapeva di non poter tramandare il proprio nome, ma almeno avrebbe fatto in modo di fonderlo con qualcosa di grande. Era felice della scelta che aveva fatto di accettare la richiesta della mano di Annabelle fatta dal ricco Alfred Elliot DeMagnius. Quando si fece avanti dopo una visita inaspettata alla scuola della figlia, per lui fu una grande sorpresa, accettò d'impulso, dato che, a quanto pareva, Annabelle era restia al matrimonio e continuava a rifiutare qualsiasi corteggiatore le si parasse dinnanzi. A diciotto anni aveva l'età giusta per sposarsi, e per il Conte non avrebbe ammesso un simile rifiuto da parte sua.

"Sono felice di constatare che il tuo malessere sia stato solo passeggero e dovuto al caldo della giornata all'aria aperta." Disse rivolgendosi a lei.

Andrea si bloccò con il cucchiaio a mezz'aria. Riuscire a mangiare mantenendo la schiena eretta non le risultava particolarmente complicato, ma lo stufato che le avevano servito era insipido e senza sapore. "Vi ringrazio, padre. Anch'io ne sono contenta." Rispose adagiando il cucchiaio. Il suo sguardo sfiorò quello del giovane Philippe, seduto di fronte a lei, e l'occhiata profonda che questi ricambiò le colorì le guance. Non riusciva a comprendere pienamente la sua attrazione... o meglio, l'unica spiegazione che si era data era che la stessa Annabelle fosse profondamente attratta dal giovane. A quanto pareva, da lei non aveva soltanto ereditato i ricordi, ma anche i sentimenti, esattamente come quelli per il Conte di Devonshire.

Dopo una cena a base di sguardi rubati e discorsi frammentati, Andrea si ritirò nuovamente nelle sue stanze. Si aspettava di ricevere nuovamente la visita del giovane Gavoir, ma questi non arrivò. Neanche Patrick si fece vivo e Andrea non sapeva come ammazzare il tempo in quella stanza sconosciuta senza avere niente che la aiutasse a distrarsi. Frugò tra le cose personali della giovane Annabelle, aprendo gli armadi e rovistando tra i cassetti. Era solo un modo come un altro per far scorrere il tempo più velocemente, e risultò una scelta fruttuosa. Infatti, fra gli indumenti intimi della bella diciottenne, Andrea trovò una sorta di diario segreto. In un quaderno rifinito con un nastro di stoffa colorata a fermare i fogli, Andrea trovò tutto il mondo e i pensieri più profondi della giovane Annabelle. Incuriosita si sedette sul letto e sfogliò le prime pagine; in una bellissima calligrafia, ordinata e corsiva, Annabelle aveva riversato tutti i suoi pensieri e sentimenti su quelle pagine bianche, convinta che nessuno avrebbe mai letto quelle righe. Andrea seppe per istinto che lei era l'unica, a parte la stessa Annabelle, ad avere il diritto di leggerle.

"Mio caro Diario, la mia vita, ora che la scuola si è conclusa, si può dire che stia toccando il massimo della noia e della superficialità. A casa la routine mi sta uccidendo. Non che la mia vita alla scuola di Madame Baxter per giovani donne dell'alta società fosse emozionante, ma almeno potevo parlare con le altre ragazze, prendere in giro la figlia del capitano Ferris per i suoi denti sporgenti, o fantasticare sui ragazzi nostri coetanei. Ma adesso non posso fare nemmeno questo, dato che mio padre mi ha avvisato che ben presto conoscerò il mio promesso sposo... Ah! Me ne ero dimenticata! E chi lo vuole un uomo di trent'anni più grande di me che non sa trovarsi una donna da solo e deve andare a cercarla fin dalla culla? Sono certa che quell'uomo nasconde qualcosa, altrimenti perché accetterebbe di sposare una donna molto più giovane di lui?..."

Leggendo quelle righe constatò che il suo istinto non si era sbagliato, Annabelle odiava il suo promesso sposo, e a ben ragione.

Sfogliò distrattamente altre pagine di quel diario, finché il nome Philippe, scritto con una scrittura ricca di ghirigori e svolazzi fanciulleschi, non attirò la sua attenzione.

"Da quando il giovane Philippe Gavoir è ospite qui mi sento come rinata. Lui mi guarda come un uomo innamorato guarda la propria donna, come un trofeo di estremo valore che deve ottenere a tutti i costi, ma non per una notte di meraviglie e divertimento, ma per la vita intera. Papà lo sta ospitando a Heaventree perché è molto rinomato nel suo paese per i suoi tessuti e per i lavori che crea per i suoi clienti. Sì, lo so che lui non è un conte, non si può fregiare della popolarità dell'illustre Conte di Devonshire. Ho cercato di parlare con papà del mio disaccordo verso un matrimonio con un uomo che non amo, ma non ha voluto ascoltarmi, per queste cose è totalmente refrattario..."

"... e anche stasera Philippe è venuto a trovarmi nella mia stanza. Se papà lo venisse a sapere mi rinchiuderebbe nell'ala ovest di Heaventree, buttando la chiave. È già la seconda volta che scavalca la mia finestra per rubare alcuni attimi del mio tempo e regalarmi alcuni attimi del suo. Ma stasera è stato diverso. Stasera mi ha baciata per la prima volta. È stata un'esperienza meravigliosa, emozionante e bellissima. Lo amo, e lui ama me. Lo so, perché glielo leggo negli occhi, quegli occhi così dolci e luminosi non possono mentire. E sapere che purtroppo non avrò mai la mia possibilità con lui mi fa cadere in una profonda depressione. Devo trovare un modo per convincere papà a non farmi sposare il conte di Devonshire..."

"...non so cosa farei se il mio incubo dovesse realizzarsi e un giorno mi ritrovassi moglie di quel verme strisciante. Come può mio padre donarmi ad un essere così..."

Le parole che seguirono queste frasi lasciarono Andrea in un profondo stato d'inquietudine. Il Conte di Devonshire, sir Alfred Elliot deMagnius, veniva descritto come un essere spregevole. Un uomo dall'aspetto acquoso e affettato, con un naso deforme tra due occhi sporgenti e inespressivi, più basso di lei e con un fisico scheletrico. Trattava tutti con arroganza e supponenza, persino i suoi servi avevano timore di lui.

Se ciò non la spaventò più di tanto, di sicuro la indusse a trovare assolutamente un modo per evitare questo matrimonio e salvare la giovane Annabelle da una vita accanto ad un uomo orribile, sperando che non si trattasse della propria.

☣☣☣

Con un forte senso di agitazione, Andrea si accinse a bussare alla porta dello studio del padrone di Heaventree. Normalmente non era tipo da farsi intimidire da chi dimostrava autorità o a chi doveva ubbidienza, ma in quell'occasione non poté evitare di sentirsi nervosa. Sicuramente non erano i suoi sentimenti quelli, ma della giovane Annabelle.

"Avanti!" Tuonò la voce del signor Tavern attraverso la porta intagliata.

Andrea la aprì insicura e si affacciò al suo interno. "Posso entrare?" Chiese timidamente.

Lui alzò lo sguardo dai suoi libri contabili, guardandola attraverso le lenti. Gli occhiali sulla punta del naso e l'espressione di chi è stato appena interrotto in qualcosa di molto importante. "Sì... vieni pure."

Mentre Andrea avanzava verso la scrivania, lui chiuse il suo libro dei conti e lo scansò da parte, senza staccarle gli occhi di dosso. Quando Andrea fu dinanzi a lui, rimase impietrita, in piedi, senza sapere più cosa fare. Si era preparata un discorso sensato da dirgli, ma una volta lì di fronte a lui tutti i suoi buoni propositi vennero meno.

Subito spazientito dalla sua reticenza, il padrone di casa cercò di accorciare i tempi. "Avanti, ragazza, non posso stare tutto il tempo ad aspettare i tuoi comodi. Parla!"

Andrea sobbalzò dal suo tono. "Sì... chiedo perdono. Ho bisogno di parlarvi di una cosa importante."

"Siediti e tagliamo corto. Lo sai che quando sono qui non voglio essere disturbato."

Strano, allora, che mi abbia fatto entrare subito, pensò Andrea distrattamente. Si sedette nella sedia di fronte e prese il coraggio a due mani. "Volevo parlarvi del mio promesso sposo, padre."

L'uomo sbuffò esasperato. "Annabelle, sai che ti amo più di qualsiasi altra cosa, ma un uomo non può venire meno alla sua parola solo per un capriccio di una ragazzina!"

Ad Andrea parve veder svanire davanti ai suoi occhi ogni speranza di poter aprire una conversazione sentita con lui. "Ma se solo potreste ascoltarmi, io..."

"Conosco già i tuoi discorsi, figlia mia." La interruppe lui con una calma sorprendente per un tipo simile. "La mia parola ha un valore, e non posso venirne meno. Conosco benissimo i tuoi sentimenti, e comprendo la tua voglia di seguire il cuore, data anche la tua età, ma ben presto capirai che nella vita esistono cose molto più importanti dell'amore."

"Ma padre, lasciate almeno che vi esponga i miei pensieri..."

"Ho detto no, Annabelle!" Tuonò lui interrompendola nuovamente. "Sai benissimo che il tuo matrimonio significherà molto per il nome dei Tavern, e ti ho spiegato che è l'unico modo per far sì che abbia un futuro nella storia... non ho intenzione di ripeterlo nuovamente. E sono sicuro che una volta nei panni della Contessa di Devonshire imparerai ad apprezzare il tuo ruolo affianco a lui. Ti prego, non tornare per perorare di nuovo la tua causa. La decisione è già stata presa, non si può tornare indietro."

Senza sapersi spiegare il perché, Andrea sentì gli occhi inumidirsi. La sensazione di impotenza di fronte alle parole di quell'uomo era troppo per lei. Era come se le avessero legato mani e piedi e l'avessero gettata in mezzo ai leoni, non aveva alcuna possibilità di difendersi, di muoversi, di parlare. Doveva solo accettare la sua sorte in silenzio, come una cavia inerme e insignificante. Come una merce di scambio di una moneta senza valore. Ma lei era Andrea McLeap, per l'amor del cielo! Non avrebbe mai e poi mai aspettato inerme di essere trattata alla stregua di un oggetto.

Con una rinnovata passione nel petto, si alzò furente dalla sedia. Gli occhi ancora umidi ma con una nuova espressione a modificarne le fattezze. Stette per ribattere aspramente alla volontà insulsa e deprimente di quell'uomo, ma qualcosa dentro di lei la frenò. Uno strano presentimento le disse che dichiarare guerra all'uomo che aveva di fronte sarebbe stata la mossa peggiore che potesse fare.

Lui, lì, era il padrone di tutto, nonché il padre della persona che stava sostituendo; esporre il suo vero carattere non avrebbe fatto altro che inacidire ulteriormente i modi di fare di quell'uomo. Fece mentalmente un passo indietro e distese i lineamenti del suo viso, assumendo un'espressione mite e accondiscendente.

"Vi capisco, padre." Disse abbassando gli occhi in un gesto di sottomissione. Dentro di sé odiava questo genere di situazione. Mai come in quel momento sentì forte la nostalgia del suo mondo, della sua era moderna, dove la donna non era ritenuta alla stregua di un mezzo per ottenere un fine, ma una persona con dei desideri e delle emozioni da rispettare. Almeno nel suo paese.

Il padre la osservò in silenzio per alcuni istanti, valutando quel nuovo fuoco che aveva intravisto negli occhi di lei. Sembrò ammorbidire per un attimo la sua espressione severa, quasi come se fosse dispiaciuto per la sorte che era toccata alla sua unica figlia. Ma subito riprese la sua aria austera e cercò di interrompere quell'incontro inaspettato.

"Se non hai altro da aggiungere, figlia mia, preferirei tornare ai miei conti."

Andrea deglutì a vuoto, formulò una frase di scuse il più rispettosa che poté e subito girò sui tacchi, uscendo dallo studio.

Ma non si sarebbe assolutamente data per vinta, avrebbe trovato un modo per ottenere l'annullamento di quel matrimonio fasullo e insensato. Doveva solo trovare un'altra strada da perseguire e, ne era sicura, ci sarebbe riuscita!

Si recò nelle stanze di Annabelle per avere la giusta intimità e pensare con tranquillità, quando venne raggiunta nuovamente da Patrick.

"Che cosa avresti voluto chiedere al signor Tavern?" domandò questi senza prima palesare la sua presenza.

Andrea si spaventò e si volse verso di lui, portandosi una mano al petto come per calmare il battito del suo cuore. "Accidenti, Patrick! Obbligherò mio padre a metterti una campanella al collo. E se fossi stata nuda?"

Patrick la squadrò dalla testa ai piedi, un lampo malizioso attraversò quelle iridi castano scuro e un sorrisetto divertito si disegnò sulle sue labbra. "Non credo che..." ribatté, ma si bloccò. Stava per dire qualcosa di cui forse avrebbe potuto pentirsi, ma l'espressione inorridita e sconcertata di Andrea lo zittì di colpo. "Scusa... lasciamo perdere."

Andrea distolse lo sguardo e decise di lasciar correre, andando a sedersi sul letto. Aveva cose più importanti a cui pensare. "Ok, torniamo a dove eravamo rimasti. Voglio sapere tutto quello che puoi dirmi sulla vita di Annabelle Tavern. Se poi si sposò, con chi, quanti figli ebbe... tutto!"

Patrick rimase piacevolmente sorpreso dalle risposte che Andrea cominciava a dare. Finalmente stava tornando ad essere la Andrea che conosceva, quella forte e autoritaria che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno e che riusciva sempre ad ottenere quello che voleva. La dolce Annabelle era senza dubbio una bellissima ragazza, ma il carattere mite che possedeva faceva a pugni con quello forte e ostinato della giovane chirurgo che conosceva bene. Sorrise e si accinse a fare la ricerca sul tablet che aveva in mano.

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