15 - Sì, adesso so chi sei
Al centro della camera da letto di Cristie, Andrea si osservava le mani cercando di farle smettere di tremare. Quell'uomo e il nome con cui l'aveva chiamata erano stati troppo per lei. Ultimamente aveva costantemente la sensazione di essere fuori fase, di essere nei panni di un'altra persona, di non essere veramente Cristie. Era difficile da spiegare, persino a sé stessa, perché tutti i luoghi e anche tutte le persone che aveva attorno a sé sentiva di non conoscerle, ma nonostante questo non le erano esattamente come degli estranei. In più, oltre a vaghi ricordi con il suo ragazzo del quale non riusciva a ricordare il nome, della sua scuola e della sua famiglia, nella testa le rimbalzavano anche ricordi confusi che non sembravano appartenerle, ma in qualche modo avevano a che fare con quell'uomo che aveva visto alcuni minuti prima alla villa, e col modo in cui l'aveva chiamata. Andrea... era questo il suo vero nome?
Di colpo quella stessa voce la chiamò:
"Andrea..."
Quell'uomo era nella sua stanza? Com'era possibile? Si voltò col cuore in gola e lui era lì, poco lontano da lei. Lo fissò confusa senza riuscire a parlare... Chi era? Perché l'aveva chiamata così? Prima ancora che potesse anche solo formulare queste domande, la sorpresa la sopraffece e un urlo spaventato uscì dalla sua bocca, richiamando l'attenzione della madre di Cristie, la quale piombò subito dalla porta di quella camera, spaventata da quell'urlo.
"Cristie, che succede? Stai bene?"
Andrea continuava a guardare l'uomo nella stanza di fronte a sé con gli occhi sgranati e la faccia sconvolta. Cercò di indicarlo, ma per la donna accanto a lei, ovviamente, puntò il dito verso il nulla.
Preoccupata e senza comprendere cosa stesse succedendo a sua figlia, la madre di Cristie le accarezzò il viso e i capelli, cercando di calmarla.
"Ok, tesoro, va tutto bene. È evidente che sei molto stanca," la confortò sospingendola verso il letto. "Perché non ti stendi un pochino prima di mangiare, eh? Ti chiamo quando è pronto."
La fece stendere e la coprì con le coperte. Le tolse le scarpe e la lasciò a letto vestita, preoccupata per quell'urlo spaventato.
Le lisciò i capelli con una mano e Andrea capì di aver appena fatto la figura della sciroccata, ma rimase in silenzio cercando di capire il senso di quello che aveva visto e l'identità di quell'uomo. La madre di Cristie stette al suo capezzale ancora per un po', finché non si convinse che sua figlia si era calmata e finalmente le diede un bacio sulla fronte e abbandonò la sua stanza.
Quando fu di nuovo sola, Andrea si sedette sul letto e si guardò attorno alla ricerca di quell'uomo sconosciuto. Era sempre lì, esattamente al centro della stanza che la guardava con un misto di apprensione e sollievo.
"Stai bene?"
Lei cercò di non farsi prendere dalla paura e di rimanere calma.
"Chi sei? Come sei entrato qui dentro?"
Anche se non aveva parlato con tremore, l'uomo le rispose con cautela.
"Perdonami se ti ho spaventata, non era mia intenzione. So che in questo momento sei impaurita e confusa, ma credimi, io sono qui per aiutarti!"
Andrea continuò a fissarlo inebetita. Era un fantasma? E se non lo era, come aveva fatto a entrare in camera sua? Come faceva a sapere della sua confusione?
"Tu non sei veramente chi credi di essere, il tuo vero nome è Andrea McLeap." Continuò lui. "Sei figlia di Adam McLeap, il quale ha..."
L'uomo sospirò, bloccandosi, non sembrava più convinto di quello che stava facendo.
"Ma tu chi sei?"
Gli domandò di nuovo Andrea. Patrick sorrise, la stava prendendo decisamente meglio della volta precedente.
"Sono Patrick, io sono—."
"Patrick Guardian..." Sbottò Andrea di colpo. Non sapeva da dove venissero quelle parole, ma era come se quell'individuo lo conoscesse da una vita.
Due brevi colpi alla porta avvisarono dell'arrivo di qualcuno, subito la porta si spalancò e la madre di Cristie fece il suo ingresso.
"Tesoro, come ti senti, va meglio?"
Andrea le sorrise ed annuì. Trovandola seduta sul letto con un'espressione tranquilla anche la madre si tranquillizzò un poco. Le si avvicinò e le si sedette accanto, sul letto, le accarezzò i capelli e le baciò la fronte una seconda volta.
"Sono contenta che vada tutto bene, è evidente che hai avuto solo un calo di zuccheri dovuto alla stanchezza. La cena è pronta, vieni a mangiare?"
Andrea annuì di nuovo e la donna si alzò per dirigersi verso la cucina. Andrea la seguì istintivamente, ma quando si fu chiusa la porta alle spalle ci ripensò, la riaprì e sbirciò dentro la stanza. Patrick era esattamente dove lo aveva lasciato.
"Devo andare."
Patrick annuì e lei uscì dalla stanza senza pensarci due volte.
Per tutto il tempo della cena sua madre la osservò continuamente, preoccupata per la salute della figlia, ma Andrea non le badò. Mangiarono in silenzio, ognuna assorta nei propri pensieri. A differenza della madre, Andrea cercava invece di capire perché quell'uomo, Patrick, non le sembrava un perfetto estraneo nonostante lo avesse visto quel giorno per la prima volta, ma anzi, aveva ricordato persino il suo nome. Come era possibile? E poi c'erano ancora quelle strane immagini che le giravano per la mente e che lo riguardavano, avevano per protagonisti Patrick... e una donna bionda con degli splendidi occhi azzurri. Era sicura che quella donna fosse lei, ma lei non aveva gli occhi azzurri.
Finito di mangiare si alzò da tavola e tornò nella camera da letto, aprì la porta lentamente, come a non voler spaventare il suo ospite e a non farlo scappare. Lo trovò ancora al centro della stanza, intento a contemplare quella sorta di tavoletta che teneva tra le mani. Aveva l'aria talmente concentrata e assorta che non si era accorto del suo ritorno. Lo osservò in silenzio e di colpo un'immagine nitida prese corpo nella sua mente: se lo immaginò con un lungo camice bianco e uno stetoscopio appeso attorno al collo. Nell'immagine che la sua mente aveva evocato, quegli occhi castani e profondi erano concentrati a studiare una cartellina che teneva in mano. Lui... lui era un medico. A quell'immagine così chiara e limpida un flash le illuminò i ricordi e di colpo seppe perfettamente chi fosse quell'uomo... e anche lei.
"Patrick!" lo chiamò con sicurezza.
Sentendosi chiamare con quel tono di voce, Patrick alzò lo sguardo e la vide dentro il riquadro della porta con una nuova luce negli occhi. Andrea lo guardava con la sua solita aria sicura e fiera, gli occhi lucidi per l'emozione, ma la solita posa che denotava la sua sicurezza in sé. Lentamente anche lui prese coscienza del fatto che Andrea era tornata, si era ricordata di lui e che i suoi ricordi erano tornati al loro posto.
"Andrea!"
Felice per la rinnovata chiarezza della sua mente, Andrea gli corse incontro, pronta ad abbracciarlo, ma il suo corpo lo trapassò, come se Patrick fosse effettivamente diventato un fantasma. Stringendo il vuoto tra le braccia, Andrea rimase perplessa e lo guardò negli occhi, confusa. Quest'ultimo sbuffò spazientito; avrebbe dovuto rispiegarle tutto dall'inizio e tappare nuovamente i buchi della sua memoria.
☣☣☣
"Sentivo di non essere me stessa! Sentivo che questa vita non mi apparteneva, che tutti quelli intorno a me erano degli estranei, ma al tempo stesso avevo dei sentimenti contrastanti che mi dicevano che ero esattamente nel luogo e nel periodo in cui dovevo essere. Era pazzesco!"
Presa dall'entusiasmo, Andrea si stava confidando con Patrick.
"Mi dispiace di non poterti abbracciare, anch'io lo vorrei. Ma mi fa piacere che sei comprensiva rispetto alla volta scorsa."
Questa volta Pareick constatò che era stato molto più facile ricordarle tutte quelle cose. Non aveva dovuto assistere a un eventuale shock per metabolizzare la situazione, era riuscita a comprendere il tutto nella metà del tempo impiegato la prima volta. Questo fece ben sperare che al prossimo salto avrebbe potuto tornare sé stessa, nel suo tempo. O almeno, Patrick ci sperava profondamente.
Di colpo qualcuno bussò alla porta e Andrea invitò a entrare, senza esitazione. La madre di Cristie varcò la porta della sua camera con un sorrisetto stampato in volto.
"Tesoro, come va?"
Sì avvicinò alla figlia con un dolce sorriso e si sedette con lei sul letto.
Andrea la osservò con una nuova luce negli occhi, adesso che era tornata in possesso della sua vera io riuscì a vedere la bellezza della donna che le sorrideva seduta accanto a lei. Lunghi capelli biondi come il grano, dolcissimi occhi castani tendenti al verde con un taglio allungato ed elegante, un viso dell'ovale perfetto e femminile... La madre di Cristie era davvero una bellissima donna, e al tempo stesso riuscì addirittura a vedere una certa somiglianza con sua madre. Quello stesso portamento elegante, quel fisico flessuoso e femminile. Anche sua madre era come la madre di Cristie; una donna bellissima ed estremamente femminile, ma che nascondeva una forza interiore da renderla unica. Di colpo sentì una grande stima per la donna acanto a lei, unita a un certo sentimento di amore che, anche se comprensibile, non riusciva a spiegarsi.
"Sto bene mamma, mi dispiace di averti fatto preoccupare, non so cosa mi abbia preso. Forse un po' di stanchezza come hai detto tu."
La donna le scostò un ciuffo di capelli dal viso e lo fissò dietro l'orecchio. "Posso chiederti se ultimamente è successo qualche cosa che ti ha fatto preoccupare? Magari con Matt... è tutto apposto con lui?"
Finalmente seppe come si chiamava il ragazzo di Cristie.
"Sì, va tutto bene tra noi."
"Oggi se non sbaglio non vi siete visti. Come mai?"
"Ahm... mi ha detto che era impegnato... con suo padre." Mentì.
In realtà non aveva la più pallida idea del perché quel ragazzo oggi non si era fatto vivo, e né aveva sentito la necessità di mettersi in contatto con lui in qualche modo.
La madre di Cristie la guardò con un sorriso materno. "D'accordo, hai vinto tu. Ma se ci fosse qualcosa tra voi me lo diresti, vero?"
Andrea annuì serenamente, capiva l'apprensione della donna, ma di certo non poteva raccontarle di aver urlato perché aveva appena visto l'ologramma del suo ex fidanzato trentatreenne quando lei aveva a malapena diciassette anni e il suo ragazzo aveva sì e no un anno più di lei. A quel punto la madre si alzò e dopo un ultimo saluto le diede la buonanotte e uscì dalla stanza.
Immediatamente Patrick le si avvicinò: "E adesso chi diavolo è Matt?"
Andrea ridacchiò per la gelosia che Patrick aveva involontariamente manifestato e questo le fece riaffiorare alla mente un episodio che risaliva all'inizio della loro relazione...
Era da poco iniziato il primo anno di specializzazione all'ospedale universitario dove entrambi studiavano, Andrea ricordò che doveva presentarsi in anticipo per seguire il post-operatorio di una paziente particolare e nel tragitto verso l'ospedale aveva urtato contro un uomo con degli splendidi occhi verdi e i capelli più neri che avesse mai visto. Era rimasta per un attimo abbagliata dall'aspetto estremamente affascinante di quello sconosciuto, senza contare il modo in cui il tizio le aveva sorriso, mostrando una dentatura bianca e perfetta. Doveva essere un attore, o al massimo un modello, non c'erano altre spiegazioni.
"Mi scusi, signorina, colpa mia." Sì era scusato lo sconosciuto. "Non badavo a dove mettevo i piedi."
Ad Andrea quella voce era parsa come una cascata di cioccolato fondente su di un gelato al fiordilatte... il suo preferito. Era rimasta imbambolata per il resto del tragitto fino all'ospedale e, una volta là, aveva dovuto riprendersi per cause di forza maggiore. Inaspettatamente il suddetto tizio era stato portato al pronto soccorso in seguito a una caduta dalla moto, quel giorno stesso, e Andrea si era fatta mettere appositamente al pronto soccorso per riuscire a conoscerlo meglio. Ma non aveva fatto i conti con il giovane Patrick, che essendo già coinvolto emotivamente dalla bella dottoressa, non gli ci era voluo molto per capire le vere intenzioni di questo suo scambio di posizione. Appena era andato a cercarla e l'aveva vista scherzare animatamente con quel tizio arrossendo ad ogni suo gesto, Patrick non ci aveva visto più.
Si era avvicinato ai due guardandoli di sbieco e con una scusa aveva allontanato Andrea dal suo paziente. Senza alcun preavviso l'aveva guardata negli occhi:
"E quello chi diavolo è?"
I sentimenti di Andrea erano già da tempo in subbuglio per il giovane medico che lavorava come tirocinante insieme a lei, ma essendo entrambi timidi sotto quell'aspetto, e con la convinzione che dovesse essere l'uomo a fare la prima mossa, non aveva mai capito quanto fosse presa da lui fino a quel momento. Quella stupida domanda, apparentemente insignificante, aveva sancito l'inizio del loro rapporto. Finalmente il giovane Patrick aveva fatto intendere quale fossero i suoi sentimenti, e di colpo l'affascinante estraneo era tornato a essere solo un emerito sconosciuto, mentre l'affetto per Patrick era scoppiato nel suo petto come un fuoco d'artificio. Un'esplosione potente e calda.
Ripensando a quella volta un dolce tepore si impadronì di lei, anche se, pur sforzandosi, non riusciva a ricordare il motivo della loro rottura. Lo osservò con una strana luce negli occhi, una luce calda che non si accorse di avere.
Patrick alzò lo sguardo per guardarla a sua volta, quella stessa luce gli fece avere un tremito nel petto.
"Andrea... tutto a posto?"
La ragazza si risvegliò come se avesse ricevuto uno schiaffo. "Sì... sì, scusa."
"Ti ho chiesto chi è questo Matt." Insistette lui per rompere quell'atmosfera che si era creata.
Sì, era certo di aver riconosciuto quella luce, ma non poteva essere certo che a farla rivivere fosse stata esclusivamente Andrea o la stessa Cristie.
Andrea sospirò abbassando la testa e prendendo coraggio per rispondere. Sembrava che si vergognasse di quello che stava per dire.
"Ho idea che sia il ragazzo di Cristie. Ma non ne sono sicura, anche perché finora ci sono stati solo un paio di abbracci, tanto per darmi conforto, niente di più." Sembrava che si dovesse giustificare in qualche modo.
Ma a Patrick quelle sue parole sembrarono strane. "Confortarti per che cosa?"
Andrea ebbe come l'impressione di camminare sopra un campo minato. "Hai presente il luogo dove sei apparso la prima volta?" Patrick annuì. "È una sorta di casa infestata... Eravamo andati lì come bravata, sai, le solite stupidaggini che fanno i ragazzini della loro età, e beh, ecco... Io non credo ai fantasmi, però..."
Patrick non capì questa titubanza improvvisa nel parlare. "Però?"
La vide guardarlo negli occhi è deglutire. "Abbiamo visto un fantasma laggiù... quello di una giovane donna!"
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top