L'inizio dell'incubo

Mi sveglio urlando, ho il sudore che gocciola sulla fronte, i capelli madidi, il cuore accelerato.
Era solo un cazzo di incubo!
Il respiro affannoso rallenta gradualmente.

Le luci del corridoio si accendono e dei passi pesanti iniziano a dirigersi nella mia direzione.

<<Come devo fare con te? Sei così testarda>>, la voce della donna é sempre più vicina.

Mi sdraio velocemente sommergendomi sotto le coperte fin sopra la testa.
Attimi di puro silenzio.

<<Non costringermi a farti prendere quelle pillole con la forza>>, dà un colpo alla porta della mia stanza e torna indietro, il buio torna a regnare sovrano.

Ho trattenuto il respiro per tutto il tempo dimenticando di buttare fuori l'aria.

Devo dormire.
Avanti Kat, trova la tua strada.
Evoca ricordi felici.
Spingiti più in là con la memoria, oltrepassa lo schifo che hai intorno.
Presto capiranno, apriranno gli occhi.
Non rimarrai qui per sempre, stringi i denti.

Respiro profondamente fino a riacquistare un ritmo regolare, cerco sul comodino il flacone di ansiolitici.
Butto giù una pillola accompagnata da un sorso d'acqua.
Mi metto a pancia in su e inizio ad ammirare il soffitto scrostato che mi sovrasta.
Una lacrima solitaria scende lungo il contorno del mio viso.
Chiudo gli occhi e aspetto che il farmaco faccia effetto.

Vengo svegliata qualche ora dopo da un frastuono proveniente dalla stanza accanto.
Luci accese, rumore di gente che corre, la pillola ha rallentato i miei tempi di reazione, quindi ci metto più del dovuto per alzarmi e cercare di sbirciare dalla fessura delle lettere.

<<Dan! Se non ti calmi sarò costretta a sedarti>>, continuo a udire tonfi dalla parete.

<<Lui é qui, é dall'altra parte del muro! Se lo rompo potrò raggiungerlo>>, la voce rotta dal pianto di un ragazzo emerge tenue.

<<Mi dispiace Dan. Ragazzi, sedatelo>>

<<No! State lontani con quelle siringhe! Non sono pazzo!>>

Segue un profondo silenzio che non so come interpretare. Torno a letto e l'occhio cade sul mio braccio: chiarissimo, pieno di segni lievi e profondi, non è proprio un bello spettacolo.

Vorrei andare dritta tra le braccia di Morfeo, ma la mia mente é partita.
Sta rivivendo gli orrori di quella sera, so già che andrà avanti per tutta la notte.

<<Kat, sveglia>>, ho chiuso occhio da quanto? Dieci minuti? Ed ecco la sveglia più puntuale del mondo, Mary.

Entra nella stanza e mi scuote con delicatezza.
Mi volto verso di lei brontolando.

<<Non hai dormito molto eh? Hai delle occhiaie spaventose, anche gli occhi arrossati>>, abbasso lo sguardo e cerco di alzarmi.

<<Programma di oggi?>>

<<Intanto una bella doccia per svegliarti come si deve, poi lavori di gruppo nell'aula ricreativa>>

<<Che genere di lavori?>>

<<Principalmente disegno o pittura, per farvi rilassare un po'>>

<<E per vedere quanto siamo schizzati da uno a dieci>>, volge lo sguardo altrove.

<<Kat, non dire così. Non sei schizzata e lo sai. Alzati su, ti aspettano tra venti minuti nell'atrio>>, annuisco debolmente seguendola con gli occhi mentre esce dalla stanza.
Sospiro.
Sarà una lunga giornata.

Sono una delle poche ragazze mattiniere qui dentro, preferisco essere la prima a fare la doccia, in modo da essere sola.
Sfortunatamente per me oggi sono stata svegliata tardi.
Quando arrivo alle docce, che come avrete capito sono comuni, le trovo quasi tutte occupate.

Sono riluttante al pensiero di spogliarmi di fronte a degli sconosciuti, eppure le altre non si fanno alcun problema.
Tolgo lentamente la camicia di dosso e consapevole di avere gli sguardi di tutte puntati addosso mi immetto sotto il getto di acqua calda.

Il vapore che sale dalla mia pelle rilassa tutta la tensione che ho accumulato durante la notte.
Una ragazza, contro ogni mia previsione, si sta avvicinando a me. Mi irrigidisco al solo pensiero di intrattenere una conversazione di qualunque tipo con una di loro.

<<Hai dello shampoo che avanza, novellina?>>, alta, ispanica, abbastanza in carne, ha l'aria di una che ha gonfiato di botte parecchia gente.

Guardo il flacone che ho appena usato, chiudo il tappo e glielo passo al volo.
Sembra sorpresa da questo gesto, magari voleva solo attaccare briga.

In risposta mi fa l'occhiolino e torna alla sua doccia.
Continuo a sciacquarmi, vado nello spogliatoio e indosso una delle tante uniformi che abbiamo a disposizione.

Torno nella mia stanza per prendere gli occhiali e mi dirigo verso l'atrio.

Per mia cattiva sorte lo trovo pieno di ragazzi e ragazze che scherzano tra loro ad alta voce, detesto la confusione.

<<Ora che siete quasi tutti ascoltatemi bene!>>, una guardia irrompe tra i ragazzi, <<I blu nell'aula quattro e i grigi nell'aula sette, muoversi>>

Io faccio parte dei grigi.

Mentre cammino nella direzione indicata dall'uomo una mano si posa sulla mia spalla destra facendomi scansare all'istante per la sorpresa.
Quando mi volto vedo la ragazza di poco fa guardarmi accigliata.

<<Non volevo spaventarti. Passi dalla mia stanza più tardi? Ti restituisco lo shampoo>>, annuisco in silenzio facendola sorridere, <<a dopo allora>>, se ne va allegra.

É la prima persona che mi parla in due settimane che sono qui, le altre e gli altri si limitano a fissarmi dalla distanza.

Finalmente arrivo nell'aula sette e prendo posto.
Sui banchi da scuola davanti a noi ci sono un foglio bianco, una matita, una gomma, un temperamatite e dei colori.
Sotto un righello ed un goniometro.
Tutto uguale per tutti.

<<Bene ragazzi, il lavoro di oggi é molto semplice. Dovete disegnare la cosa che vi piace di più e la cosa che temete di più, sullo stesso foglio naturalmente. Avete un'ora di tempo>>, detto questo esce dall'aula e ci chiude dentro.
Ci sono due guardie per ogni porta, più al sicuro di così si muore.

I ragazzi intorno a me iniziano a prendere le matite in mano e a tracciare linee sui fogli, io sono come bloccata.
La cosa che mi piace di più eh? A me che cosa piace?
Di certo non il cibo che servono alla mensa, o lavarmi con tanta gente intorno, o essere chiusa in una stanza con dei piccoli-medio criminali.

I biscotti che la mamma faceva la domenica mattina per merenda.
La risata di papà davanti al suo programma televisivo preferito.
Il ciondolo che mi hanno regalato per il mio decimo compleanno e che ancora oggi porto al collo.

Istintivamente mi tocco il collo con la mano destra cercando il cordoncino della collana. Dopo tutti questi anni é ancora quasi intatto.

Perché no, forse é l'unico ricordo materiale che ho di loro.

Inizio a disegnare anch'io.
Non utilizzo colori, solo il nero dello matita che sfumo con le dita.
Sono già passati venti minuti.
Adesso manca la cosa che temiamo di più.

Disegno due ombre nere maschili, poi prendo il colore rosso ed inizio a colorarci il pavimento sotto le due figure.
Sto marcando così tanto il colore sul foglio che un paio di ragazzi si sono fermati per fissarmi.
Li fisso di rimando con un espressione così seria da metterli in soggezione e fargli abbassare lo sguardo.

<<Tempo scaduto!>>, di già?

Mettete il nome e consegnate i fogli, una volta fatto sarete liberi di andare.
Mi alzo e seguo la fila per le consegne.
Mentre avanzo a piccoli passi osservo i due uomini che ho disegnato.

<<Kat? Consegni o no?>>

Senza fiatare scocco un'occhiata di fuoco al tizio che ritira i disegni e gli porgo il mio.

<<Grazie, sei libera di andare>>

Mi volto e mi avvio verso l'uscita, mentre mi allontano sento sempre lui parlare.

<<Mark, non potresti collaborare per una volta? Non hai disegnato nulla>>

<<Non ho niente di caro e non temo nessuno, fattelo bastare come compito in classe>>

Lancio uno sguardo al ragazzo che ha appena parlato e noto che mi sta guardando con insistenza.
Reggo il suo sguardo per qualche secondo, occhi verde scuro che mi fanno rabbrividire, é come se mi trasmettessero una scarica elettrica

Torno a guardare dritto davanti a me, esco e mi incammino verso la mia camera.
Mi chiudo dentro e mi butto a letto, ho bisogno di dormire.

Ecco il primo capitolo! Volevo aggiornare domani ma lavoro tutto il santo giorno, quindi eccoci qua ❤
Commentate e fatemi sapere la vostra!
Baci ❤

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top