Capitolo XII
Circolano molte leggende riguardo all'approdo del Nulla nel mondo. Quella che riporterò di seguito è la più popolare ed è tramandata oralmente dal Medioevo.
Ha come protagonista un umile lattaio, il cui nome si è disperso nei secol. Eppure nemmeno vi è la certezza della sua esistenza, dubbio decisamente più rilevante, e nutro la speranza che chiunque leggerà queste pagine, capirà la mia scelta di lasciare innominato quest'uomo rozzo.
Egli si trascinava lungo la strada che conduceva a un paesello anonimo, tenendo saldamente un carretto traboccante di lattine, quando s'imbatté in una ragazza. A differenza del lattaio, una corsa affrettata tagliava il suo fiato leggero. La ragazza si volgeva di continuo in direzione della tasca della sua logora veste, tant'è che il lattaio sospettò contenesse oro.
L'uomo, un poco interdetto, sbatté le palpebre. Ma la ragazza era ancora lì, e correva ancora, e sembrava addirittura che avesse lui come obiettivo.
Quindi il lattaio si aspettava che si rivolgesse a lui e non si stupì quando ciò accadde. Era risoluto rispetto alla decisione di non prestarle aiuto, dato che un lieve ritardo gravava già su di lui, e gli rimanevano molte famiglie a cui bussare. Ma quanto vide esulava da ogni previsione.
La sconosciuta recava incastonato tra le ciglia l'oblio, laddove un'iride avrebbe dovuto contornare la pupilla. Il lattaio si bloccò, terrificato, e strinse con più veemenza il carretto.
"Giovane uomo! Aspettatemi!"
Il lattaio si fermò, tremante, nell'udire il cristallino richiamo della fanciulla.
"Io debbo lavorare. Consideri un onore che io non vada a metterla al rogo."
"Rogo? Non sapete nemmeno chi io sia!" mormorò la ragazza, con la stessa dolce innocenza di prima.
Il lattaio, rosso in volto, si rivolse alla ragazza, all'apparenza deboluccia, con tono rabbioso:"Misericordia! Siete una figlia del Diavolo, ecco cosa siete. Uno degli essere più vili e disgustosi di questo mondo. Null'altro."
Dinanzi alla sua presunzione, la strega cangiò approccio. Alcuni raccontano che la voce si fece più profonda, cavernosa, disumana. Altri sminuiscono le dicerie, e accusano il lattaio d'essersi solo preso un grosso spavento a causa di quel che seguì, condizionando le sue orecchie. Io mi limito a riportare fedelmente la versione che mi è stata trasmessa, e trasmetterò a voi, con la speranza che voi farete altrettanto.
Come stavo raccontando, la conversazione subì un repentino cambiamento.
Le tenebre si dilatarono negli occhi della strega, e baluginarono nella loro oscurità, e si trasformarono in un tornado che assorbì ogni traccia di umanità nell'espressione della ragazza. La sua beltà parve appassita, violata dalla cattiveria e da una superba saggezza al di là della comprensione dell'ignorante lattaio.
"Voi umani, creature insulse, pulci nell'immensità degli universi! Dovreste inchinarvi a coloro che credono, e credono nell'impossibile! Significa che assecondano la loro natura e sanno essere umani meglio di voi e delle persone cui affidate le vostre certezze sporche di superstizione, non comprendendo che anche quella fede è credenza, e che è allo stesso modo possibile e ugualmente corrotta di illusione."
Il lattaio, atterrito, abbandonò la presa sul carretto, che scivolò e s'infranse sulla terra, sperperano ciò che gli dava sostentamento.
"Voi siete... siete folle. Siete fatta della stessa sostanza del Demonio."
Arretrò, ubriaco di terrore, e fece per correre verso la terra bagnata di latte, ma la strega ghermì il suo braccio e lo sbatté a terra, con una forza che non avrebbe mai potuto scorrere in una fanciulla di tale fragilità.
"Prostrati ai miei piedi. Sono la Portatrice. Colei che scaglierà una maledizione sulle vostre terre, e il vostro mare, e sui vostri corpi inutili. Quando la distruzione giungerà su questo mondo, potrete dire di averla vista in volto." Una risata crudele, crudele quanto mille frecce imbrattate di sangue, dilaniò le labbra rosee."Il mio universo ne è già stato schiacciato. Anni di dura lotta l'hanno provato, prima che spirasse, e il meglio che vi posso augurare è che Lui opti per una soluzione veloce e indolore."
Il lattaio, recuperando il senno, costruì un nuovo personaggio, un uomo sciocco, ingenuo, ammaliato dal potere, e s'infilò le sue infime vesti.
"Sembrate una fanciulla di così alto rango, di così alta morale. Mi duole avervi recato disturbo, non era nelle mie intenzioni. Vi devo aver scambiata per una mia compaesana piuttosto preoccupante. Potreste mai accettare le mie scuse?"
La strega, lusingata, si produsse in un cenno del capo, mostra di benevolenza nei riguardi del lattaio.
Egli, dunque, cogliendo l'occasione come un fiorellino nato fra le rocce più fredde, le domandò docilmente:"Ma ditemi, ditemi, chi è la persona che ha l'onore di fruire del vostro aiuto e delle vostre sbalorditive doti, che tanto risultano evidenti persino a me, un umile e rozzo lattaio?"
"Persona?" La ragazza sorrise, un'ombra di nervosismo e superiorità sul viso compromesso dal Diavolo. "Io servo il Nulla. Non è una persona. Non si tocca, ma si percepisce. Non si sconfigge, ma ci si lotta. Non esiste, ma ci circonda."
Il lattaio era ancora saldamente poggiato sulla convinzione che quella giovane donna fosse una folle che compiva riti in compagnia di Satana, ma il personaggio che in quel momento lo governava tutto già era caduto fra gli artigli aguzzi del peccato e si fidava sconsideratamente della strega.
"Vi ha scelto bene. Mi auguro che voi possiate portare a termine la vostra mansione e ch'io possa assistere al vostro successo." Chinò il capo, fingendo rispetto. "Tuttavia io debbo dirvi che un certo desiderio frammisto ad ansia mi anima. Vedete, la mia famiglia mi starà già attendendo, ho tre figlioletti adorabili e una moglie premurosa, e mi duole sapere che non potrò salutarli, e narrar loro dell'arguta e potente fanciulla in cui mi sono imbattuto."
"Oh." Le adulazioni colpirono la ragazza. "In effetti, voi, potreste tornare dalla vostra famigliuola, se mi promettete che tornerete qui. Desidero avervi al mio fianco. Vedremo il mondo sgretolarsi e noi rimanere solidi e compatti. Vedremo tutto queste meraviglie scomparire e diverremo noi la più alta delle grazie. Il Nulla sceglierà te come Portatore e viaggeremo insieme, insieme per l'attimo eterno." Un luminoso ardore la ravvivava tutta, e il suo sorriso brillava d'amore e brama.
"Ve lo prometto, mia dolce fanciulla. Ve lo prometto." Il lattaio lo ripeté più e più volte, finché la strega non fu soddisfatta ed ebbe la sensazione di controllarlo completamente.
"D'accordo. Tornate al tramonto, i miei piedi non si smuoveranno da questo nudo sentiero fino a quando la vostra figura non si staglierà contro il sole che arrossisce, e io udirò la vostra stessa voce invocare la mia presenza."
La Portatrice lo congedò, febbricitante di passione, e lo guardò fissamente allontanarsi.
Ma il lattaio aveva mentito. Egli denunciò al parroco della chiesa del suo paesino la strega, ed ella fu presa quella sera, mentre ignara attendeva il lattaio. Trascinata dinanzi al Tribunale d'Inquisizione, venne ritenuta immediatamente una collaboratrice del Diavolo e imprigionata in una cella sudicia.
La strega evase con facilità nella notte profonda e andò a visitare l'uomo che l'aveva incastrata. S'infiltrò nella stanza matrimoniale, e lo percosse, e lo destò. Egli sbarrò gli occhi, impaurito, non appena si scontrò con l'oblio del suo sguardo.
"Voi... questo è un incubo... deve esserlo."
"Non temete. Non sono qui per uccidervi, bensì per esprimerle la mia ammirazione. Sono la Portatrice da cinque mondi, da quando il mio fu distrutto e il Nulla decise di risparmiarmi, affinché svolgessi quest'ingrato compito, e nessuna creatura mi aveva mai ingannata con la stessa sfacciataggine da lei adoperata. Quindi, i miei complimenti."
Confuso, il lattaio sbatté le palpebre, e sussurrò un incerto ringraziamento a mezza bocca. L'incubo sarebbe finito. Finiva sempre.
"Sapete, io sono la Portatrice. Il mezzo del Nulla per raggiungere i suoi loschi scopi. In quanto tale, sono immune alla Distruzione stessa." Estrasse da una piega della gonna una boccetta colorata di un bianco opaco, sul cui fondo vi era un sottile strato nero. "Questo è il Nulla. Se aprissi il tappo, si diffonderebbe con ferocia nel vostro mondo e lo divorerebbe. È bloccato perché questo vetro è stato intinto nel mio sangue."
"State farneticando" mormorò il lattaio. "Si tratta d'inchiostro, null'altro."
"Solo perché i vostri occhi sono torbidi d'illusione" ribatté la strega. "Stavo dicendo... ah, sì! Io dovrei aprire la boccetta, ma so già che quando lo farò, il Nulla mi toglierà ogni potere. Sono caduta tra gli imbrogli dell'attrazione, un'arte umana che non dovrebbe attirarmi o indebolirmi, come stamani ha fatto."
"Voi siete umana."
"Quante volte ve lo dovrò ripetere?" eruppe la strega, infastidita. "Io sono la Portatrice. Non appartengo a un universo. Non ho forma, colore. Sono argilla nelle mani di chi mi guarda."
Il lattaio tacque, ormai rassegnato a sentire fino alla fine i deliri di quella ragazza.
"Ho servito l'assassino della mia famiglia troppo a lungo. Ho assistito alle sue innumerevoli vittorie. Mai si è scontrato con un popolo come il vostro. Sareste pronti a tutti, pur di sopravvivere, e sopravvivere al meglio. Siete degli eterni insoddisfatti. Per questo desidero farvi un dono."
"Di quale genere?" L'avarizia del lattaio superò ogni sospetto.
"Lo scoprirete. Datemi dei vostri averi, qualcosa di simile a un contenitore."
"Non ho molto. Posso solo darvi le mie bottiglie, ancora vuote di latte. Ne ho venti o ventuno."
"Andranno bene. Portatemi anche un coltello, o qualcos'altro di tagliente."
In lattaio, in preda a un'ipnosi che egli stesso era incapace di spiegare, sistemò le bottiglie di fronte allo sguardo inquietante della Portatrice e le porse diffidente la lama grezza, curandosi di tenerne una anche accanto sé.
Dopodiché, dinanzi allo stupore dell'uomo, afferrò il coltello e tracciò un taglio profondo sul suo palmo. Subito la ferita iniziò a stillare una sostanza bianca, simile a sangue, e le gocce caddero sulla superficie della prima bottiglia. Anziché sporcarsi, il vetro assorbì il liquido e acquisì una sfumatura lattiginosa. Così accadde per ogni bottiglia, finché tutte non si tinsero di quello strano colore.
"State praticando un rito satanico?"
La Portatrice lo ignorò. "Rammenta, la Distruzione si nutre di Distruzione, e questa è l'unico frutto che può partorire. Il Nulla aumenterà, e arriverà il momento in cui nemmeno tutte queste bottiglie, intinte nel mio sangue e dunque immuni alla sua forza, riusciranno a contenerlo. Mi auguro che per allora, voi umani, avrete trovato una soluzione." Un sorriso increspò le sue labbra.
"Di cosa parlate?"
"Me lo auguro davvero."
E in un battito di ciglia scomparve, così come era arrivata.
Il mattino seguente fu messa al rogo. A quanto il lattaio udiva, non era mai fuggita dalla sua cella, e il suo sonno aveva perdurato per l'intera notte. Egli si acquattò in un angolo, mentre le fiamme consumavano le carni della fanciulla, e l'oblio pulsava nei suoi occhi ardenti.
"Voi non avete idea di quello a cui vi ho costretti, esseri umani." La strega morente parve sussurrare all'orecchio del lattaio, sebbene egli fosse ben lontano dal corpo femminile che stava bruciando. "Io vi ho donato la più logorante delle illusioni. La speranza."
Le ultime parole che Miss Key mi aveva rivolto non cessavano di martellarmi la testa, già malmessa dalle domande che perpetue alimentavano la mia frustrazione.
"Tu cosa vedi, quando converti?" chiesi sovrappensiero a W.
Lei distolse lo sguardo dall'immancabile Storia dell'Heddem Institute, per rivolgerlo a me.
"Dovrei vedere qualcosa?"
Una fitta di delusione mi lacerò. Speravo che, almeno quello, ci accomunasse.
"No" risposi dopo qualche istante. "Scherzavo."
Lei non si scompose. Tornò a fissare attentamente il libretto, in tutta calma, e non espresse alcun dubbio o quesito. Mi avrebbe dovuto impartire delle lezioni al riguardo.
Mi affacciai alla finestra, pensierosa, e scrutai il cielo punteggiato d'argento. Forse avrei chiesto consiglio a Corinne. Sarebbe stata l'unica con cui avrei potuto confidarmi ed esternare i miei timori.
E se io, affidandomi a Miss Key, avessi commesso un errore?
E se le avessi dato solo potere nei miei confronti, il potere di segreti che non devono essere svelati?
E se...
Interruppi il decorso dei miei pensieri. Porsi le medesime domande non mi sarebbe servito. Purtroppo accettare aiuti non faceva parte della mia indole e finché fossi stata bloccata dall'orgoglio, quei quesiti sarebbero stati superflui.
Iniziai a frammentare il foglio. Era ora di liberarsene.
I fiocchi di carta venivano inghiottiti dalla notte, uno dopo l'altro, e io li osservavo scivolare tra le ali dell'oscurità. E intanto la prospettiva di una chiaccherata con Corinne placava, lentamente, il mio animo.
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