Capitolo 4

Savannah continuò a trascinare la figura incappucciata, mollandole ripetutamente calci, anche soltanto per divertimento, un dettaglio che la disturbava alquanto, strappando ad essa dei versi infastiditi.
La donna, a sentirli, semplicemente sogghignava, poi procedeva nel suo percorso come se nulla fosse, il foglio da consegnare a Carol agitato tra le dita a destra e manca, come per farsi aria.
In effetti, da come ella era vestita e dall'andazzo di salita della temperatura per via dei termosifoni al di sotto delle piastrelle del pavimento, doveva avere piuttosto caldo.
Questo fatto significava solo una cosa: la stanza delle torture di Savannah si stava preparando... E ciò le piaceva parecchio.
Aveva dovuto lasciarla per consegnare gli avvisi, ma non era stato una perdita di tempo, anche perché per il procedimento della camera ci voleva molto tempo... E aspettare senza fare nulla la frustrava.
Di certo però non le dava fastidio come al ragazzo della stanza A2 invece mandava i nervi ogni singolo calcio che riceveva da quelle tacco a spillo che sembravano potergli forare la pelle persino.
Già si immaginava sé stesso sanguinante, pieno zeppo di buchi nelle carni, tali da non permettergli di trovare una posizione comoda in cui appoggiarsi per giorni, soprattutto nei pomeriggi in cui le torture non erano per lui.
L'idea lo terrorizzava, soprattutto nel pensare al sangue, al suo sangue che colava lentamente, scivolando caldo lungo la sua pelle, portandolo a tremare per cercare a tutti i costi di non guardarlo, sapendo che solo un occhiata lo avrebbe portato allo svenimento.
Aaron serrò i denti al sentire un ennesimo calcio, il quale lo fece cadere a terra e sbattere quasi di faccia contro la porta davanti a lui.
Una porta a cui Savannah bussò, ovviamente, come se niente fosse, come se lei non avesse quasi rischiato di rompergli gli occhiali con quell'azione.
Nah, per lei non era importante.
Era già tanto se gli aveva permesso di tenerli e non li aveva già distrutti con quei suoi atteggiamenti da psicopatica sadica amante del bondage.
In poche parole, tutto quello che lui non apprezzava: non capiva assolutamente che cosa ci fosse nel farsi legare e frustare, o nella posizione attiva dell'azione, che potesse risultare piacevole.
Le urla, i segni rossi sulla pelle, tutta la violenza nello scatenare la propria malizia perversa tramite colpi calcolati solo per fare sentire il massimo della pena...
Solo l'idea gli dava la nausea, sul serio.
Un po' come stare con quella sottospecie di sacchetto in testa che gli negava la luce e che lo faceva incespicare, rendendogli più difficile capire dove andare e quando e come sarebbe stato colpito di preciso.

La porta della stanza di Carol venne aperta, cosa facile da capire per Aaron, poiché quest'ultima suonò di quello strano 'frush' che le aveva sentito fare ogni qualvolta che si spostava, un po' nella stessa maniera in cui il pavimento della seguente stanza a cerchio funzionava, permettendo a Carol di sbucarne con la sua voce armoniosa, forse troppo armoniosa per appartenere ad una donna così crudele.
-Cosa ti porta qui, Savannah?- aveva chiesto ella... E da come fece abbassare il tono di voce, molto probabilmente questa doveva aver inclinato la graziosa testa, facendo dondolare qualche ricciolo nero, del nero più scuro che si potesse trovare, dei suoi, andandolo poi molto probabilmente a cacciarlo dietro ad un orecchia con atteggiamento di falsa innocenza.
Certo, non si poteva non ammettere la bellezza della donna, la quale aveva ipnotizzato parzialmente Aaron la prima volta che la aveva vista, soprattutto con quei suoi occhi intensi e quel suo corpo formoso... Ma ovviamente la tunica non faceva il monaco e quindi, bhe, con le sue torture, basate sui fattori mentali, si era dimostrata assolutamente letale, come una katana tirata fuori dal fodero.
Sí, elegante, sí, bella, ma mortale ancora di più se usata nella maniera corretta.
-Ho questo avviso da darti- rispose con facilità Savannah, probabilmente soggnignando con la sua fastidiosa faccia, tirando perlopiù la catena di Aaron per costringerlo a mettersi leggermente più in piedi, seppur non del tutto, infatti lo calciò di nuovo ma ad altezza stomaco, costringendolo a piegarsi a novanta e sputare saliva che finí contro la consistenza del sacco al di sopra della sua testa, riuscendo ad evitare che ricrollasse sul suo volto solo per via della posizione.
Era sicuro, comunque, che appena la scienziata lo avesse fatto rimettere in una posa che in quel momento sarebbe stata di suo gradimento , la saliva gli sarebbe piombata sulle gote.
"Disgustoso" pensò Aaron, con una smorfia dipinta su quei suoi lineamenti delicati, gli occhi castano chiaro che cercavano di visualizzare almeno un accenno di luce attraverso di quella stoffa grezza, fallendo per l'ennesima volta.
-É per martedì... questo martedì...- fece Carol con un che di sovrappensiero, girando le pagine dell'avviso - In effetti, questa solita procedura di quattro ragazzi, uno dopo l'altro, a giornata mi dava noia. - fece, attuando una corta pausa - Iniziano ad avere più o meno tutti le stesse reazioni. Non mi sorprendono molto. Così almeno avrò un po' meno di noia-
Le ultime parole fecero sentire una netta voglia ad Aaron di fare qualcosa di estremamente impulsivo, ma si trattenne.
Un po' di sua volontà, un po' no, infatti un ennesimo calcio lo colpí... E con esso era più che sicuro che Savannah gli avesse appena rotto un osso, poiché ne sentí il netto ed inquietante scrocchiare, tale da portarlo a spalancare le palpebre e lanciare un urlo di dolore.
-Hai qualcos'altro da farmi vedere o é solo questo il soggetto della tua visita?-
-Solo questo. Devo tornare alla mia stanza delle torture, ora. É sicuramente pronta e non voglio ridurre il mio primo turno. Non sarebbe giusto verso A2.- lo disse con voce perversa.
Ed ovviamente lo calciò di nuovo.
Aaron la maledisse mentalmente, stringendo i pugni e cercando di respirare in maniera regolare e controllata, senza farsi sfuggire un ennesimo verso, nemmeno un gemito, che potesse indurre Savannah alla soddisfazione e al piacere che solo una fottuta, maledettissima dominatrice, poteva provare con questo tipo di gesture.
-Okay- concluse Carol, sempre la voce dolce, quando ovviamente lei non era definibile dolce neppure ad anni luce, che però riuscí a strappare un brivido ad Aaron lungo la spina dorsale.
Detestava l'effetto che aveva su di lui.
Sul serio.
-Ti lascio al tuo lavoro- continuò la corvina -Io ho praticamente finito il mio primo turno, quindi vado a cercare la prossima cavia-
-Cosí presto?- ridacchiò Savannah -Quanto é durato?-
-Solo un ora. Lo xyretolo agnomalium ha fatto il suo effetto dopo i primi sedici, i restanti li ha passati nella tortura in sé. Sempre meglio dell'ultima volta che mi è durato due ore e mezza. Anche se mi dispiace che nessuno abbia raggiunto i dieci minuti dopo l'effetto. Sarebbe un gran bel risultato per la mia scienza-
-Immagino di sí- concordò l'altra, dando ancora uno strattone alla catena, iniziando a fare qualche passo verso sinistra -Bhe, vai a prendere il tuo prossimo paziente, io vado a lavorare sul mio. A più tardi-
Non vi fu risposta a voce da Carol, quindi Aaron dedusse che avesse semplicemente annuito e salutato con un cenno di mano, abbastanza da porgere conferma e salutare cordialmente senza scomporsi troppo.

Ma di Carol, in breve, Aaron non fu più interessato.
-Ho deciso di fare uno strappo alla regola per oggi...- disse di colpo Savannah con tono allegro, prendendolo totalmente alla sprovvista -Che ne dici se la tua tortura verrà condivisa da quella di qualcun'altro ? Non ho mai provato a mischiare le torture di due pazienti, fino ad ora. Ma siccome martedì si avvicina e sembra che, in ogni caso, le pecorelle si avvicineranno... Perché non affrettare un po' le cose? Mmh? Ti ispira, non è vero?-
Aaron, anche se avesse voluto azzardare una risposta di qualsiasi genere, non ci riuscí.
Ricevette infatti una stramaledetta punta a spillo laddove vi era il suo fegato e si morse duramente le labbra per zittire quel suono che avrebbe potuto vomitare fuori di bocca contro il suo volere, la pelle che bruciava aggressivamente al di sotto dell'aggressione e la vista che, nonostante fosse circondata già dal nero, parve annerirsi ancora di più, come se si trovasse sul punto di svenire.
-Già immagino come ti piacerà incontrare la tua compagna di urla. É una ragazza carina, sai. A volte parla un po' troppo, ma le sue grida mi fanno una soddisfazione che non hai idea, soprattutto per le sue espressioni- poté leggere netta soddisfazione nella voce della scienziata, tale da fargli salire il voltastomaco.
Davvero, Aaron era il tipo di persona che cercava un lato positivo in praticamente chiunque, ma quella... Quella non la poteva  assolutamente patire!
Andando alla cieca e ricevendo calci ogni tre per due, raggiunse in ogni caso la stanza delle torture di Savannah, il calore che diventava asfissiante, tale da strappargli già le prime gocce di sudore dalla fronte, le quali scivolavano lungo le sue tempie e le sue guance, facendo sembrare quasi che Aaron avesse pianto.
Si sentí iniziare a spogliare ancora prima che fossero davvero dentro alla stanza ufficiale e si ripiegò all'istante su di sé stesso nella curva più protettiva che gli era possibile, ma ovviamente non serví a nulla e i suoi vestiti finirono con il cadere, rivelando il seno e la parte intima femminile.

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We did It?
Abbiamo aggiornato a poca distanza dal capitolo scorso?
DAVVERO? NEVICA!
Voglio un applauso.

-Questo capitolo vi è piaciuto? O é scritto totalmente da culo?
-Aaron vi ispira?
-Aaron é OOC???????
-Quale è lo scienziato che vi ispira di più?
-Avete iniziato a comprendere parzialmente cosa succederà martedì?
- Siete curiosi per il prossimo capitolo?

:D
*Happiness on*

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