Capitolo 1
Per quanto gli sembrasse strano, il tempo non si fermava mai lì dov'era, seppur così apparisse, visto che tutto quello che vedeva era il bianco da mattina alla sera.
Non c'erano finestre.
Non c'era luce.
Bhe, non proprio.
Non c'era bisogno di luce, ve n'era già abbastanza di per sé.
La stanza era piccola, le mura erano fredde, candide come la neve e per certi versi soffocanti.
Il letto al di sotto del suo corpo smilzo cigolava, quasi emettendo urla stridule, ad ogni cenno di movimento che lui poteva fare, per quanto potesse essere difficile dalle manette che gli legavano le gambe e le mani, ma soprattutto per la serie di lacci neri che lo obbligavano a stare sdraiato.
Se volesse, lo sapeva, anche così messo, con questo cigolare, potrebbe farci una sinfonia.
Una sinfonia di urla, proprio come quelle di coloro che aveva sentito ieri, e l'altro ieri, e l'altro ieri ancora ... E così via da... Quanto?
Forse se avesse avuto voglia di contare fin dall'inizio, lo avrebbe saputo.
Forse se si fosse messo ad utilizzare un piatto di quelli che gli allungavano a pranzo per lasciare segni sul muro invece di disegnare teschi a casaccio, così da poter distinguere le date, bhe, avrebbe potuto esserne a conoscenza.
Ma a questo punto chissenefrega, troppo tardi, non ne aveva voglia all'inizio e parte di lui non ne aveva voglia tutt'ora.
"Noia, noia, noia" non poteva non pensarlo tra sé e sé, mentre i suoi occhi erano quasi costretti a stare sul muro e basta, anche perché non é che ci fossero altre cose da guardare se non quella sorta di piccolissima buca al centro della stanza che serviva ad urinare, non abbastanza grande per permettergli di passarci dentro - ci aveva provato. Fallimento totale -
"Questo posto è una noia mortale"
Fortuna per lui, la sua noia non durò troppo a lungo.
-Shin- fece una voce bassa, emergendo dal silenzio, interrompendo il suo fissare il vuoto, portandolo ad alzare il sopracciglio alla visuale di uno degli scienziati che oltrepassava la porta, chiudendola alle sue spalle.
-Mister- rispose con tono calmo, inarcando ancora di più il sopracciglio per fingersi seccato.
In realtà era abbastanza felice del fatto che il dottore fosse finalmente arrivato.
Dei quattro, quello era il più "simpatico": gli portava sempre la limonata fredda quando gliela chiedeva... E a volte perfino quando non la chiedeva affatto.
Probabilmente lo faceva per evitare eventuali sensi di colpa quando le sue pinze andavano ad immergersi nel suo intestino o in qualsiasi altra parte del corpo, ma erano piccoli dettagli.
-Come stai oggi, Shin?- chiese l'uomo, appoggiando la brocca di limonata al suolo insieme ad un bicchiere di plastica, versandolo e porgendolo alle labbra dell'albino, facendolo bere.
Il ragazzo era quasi sicuro che insieme alla limonata ci fossero delle pillole o robe del genere, ma non avrebbe rifiutato una delle sue bevande preferite, neppure se immersa di droghe.
Tanto lo imbottivano già di farmaci di tutti i tipi, cosa gli cambiava?
-Tutto bene, Mister. Come un maiale che sta a sguazzare nel fango- commentò, agitando le gambe - per quanto vi riuscisse -, inghiottendo poi il liquido che lo scienziato gli aveva dato, sentendo un leggero brivido piacevole nel gustare il sapore aspro che gli percorreva la gola.
-Sono in ritardo, mi spiace- aggiunse l'uomo -Il nostro turno é stato rimandato di un'oretta-
- Ah ah. Non la ho sentita nemmeno- rispose Shin, gettando fuori la lunga, quasi lucida, lingua nera per chiedere in automatico un altro bicchiere di limonata, osservando allo stesso tempo il dottore con sguardo improvvisamente tagliente, un occhiata che sapeva totalmente di opposto rispetto alle parole dell'albino.
Che poi fossero gli occhi o le parole le giuste da interpretare allo sguardo dello scienziato, non lo sapeva nemmeno lo Shin stesso.
Dopotutto le ore, una in più o una in meno, non si capiva neppure come passassero, proprio come già in precedenza aveva pensato... Però una parte del cervello del diciannovenne era focalizzata su un dettaglio abbastanza fastidioso che lo faceva sentire un po' più arrabbiato ogni secondo di più.
E non comprendeva neppure quale fosse, o forse sì, ma la terza parte del suo cervello la ignorava, non sentendola particolarmente importante.
-Ti avevo richiesto di non chiamarmi più Mister, se non ricordo male... Ma a quanto pare questo termine ti piace alquanto- asserí lo scienziato, assumendo un aria leggermente divertita, ignorando palesemente l'emozione pericolosa presente negli occhi scarlatti del giapponese, sapendo benissimo quello che era capace di fare e soprattutto riconoscendo il possibile inizio di uno scatto.
Gli porse quasi immediatamente un secondo bicchiere, facendolo bere di nuovo, sorridendo appena .
-Perché non puoi utilizzare il mio nome?- chiese, cercando di distoglierlo dal pensiero principale, qualunque esso fosse.
-Perché per me è noioso- fu il commento del paziente - É barboso. Fastidioso. Lagnoso. Ripetitivo. La S e la L sembrano strisciare tra di loro e non danno impatto. Non fai in tempo ad iniziarlo che é già finito e non ne ricevi nulla-
-Anche Shin finisce presto- osservò Leslie, accigliandosi, tirando fuori da una tasca una delle tante chiavi che possedeva.
- Almeno ha la N che lo chiude. Shin. La N ti picchia. Ti sbatte contro. E rimane lì per un po'. Da te si cancella pure l'ultima lettera-
-Mmmh- lo scienziato annuí, passando l'oggetto tra le sue dita nella serratura che collegava le manette delle mani al letto, facendola scattare, afferrando così il metallo attorno ai polsi del minore, facendo poi ricadere la prima chiave nella tasca e prelevando la seconda, staccando le gambe nella stessa maniera.
-Mi prenderai in braccio come Jhon ha fatto qualche tempo fa?- lo sbeffeggiò il ragazzo, fissandolo nuovamente con quel suo rosso intenso -Piú che portarmi alle torture, sembrava che volesse cacciarmi in camera da letto.- una pausa, non troppo lunga, né troppo corta -Hey, Mister. Non è illegale un rapporto tra dottore e paziente? Ah.- sorrise, prendendosi un altra pausa tutta per sé, illuminandosi - Giusto. Anche rapire le persone lo è, dimenticavo. Quindi forse non è così importante che sia illegale o meno. E ficcare aghi nella pelle per esperimenti contro il volere lo é anche di più!-
Shin si fece uscire una risata ironica, venendo costretto ad alzarsi in piedi e ad iniziare a camminare per raggiungere la meta secondaria: le stanze argento, quelle che teoricamente avrebbe dovuto odiare, - e che una parte di sé odiava davvero, siccome l'idea del dolore era quasi insopportabile - ma che allo stesso tempo apprezzava, perché almeno gli toglievano la sensazione di noia e ripetitività, di aspettativa e di silenzio pesante che cercava a tutti i costi di spaccare, certe volte cantando, certe volte lasciando viaggiare il cervello, altre ancora buttandosi nel rappresentare nuovi teschi sulle parti di mura nude, prive di segni.
-Piú che illegale, il termine esatto è... Inappropriato- fu il commento finale dell'uomo adulto, con un leggero scuotere di capo, serrando appena le labbra.
-Quindi è inappropriato perfino il fatto che Carol abbia fatto un pompino a Jhon durante un 'giretto' nelle stanze argento che ho avuto con Savannah?-
Ad un simile commento seguí il silenzio.
Shin notò, con piena soddisfazione, una lieve smorfia sul volto dello scienziato.
Sapeva di una moltitudine di emozioni differenti... E queste erano molto meglio della quasi ovvia falsa gentilezza e cortesia che Leslie mostrava a chiunque.
Proprio per questo, Shin continuò ininterrottamente a parlare.
-Avrebbero dovuto dare fastidio agli altri urlatori , ma a quanto pare erano troppo presi dalla tensione erotica per farsi scrupoli- mosse appena la bocca, come per mimare un bacio, emettendo un -chuu- e ridacchiando, saltellando appena, provocando solo un tirare maggiore di Leslie nei confronti delle sue manette, costringendolo a continuare a muoversi, incrociando con lo sguardo la figura di una degli scienziati che in generale se ne stavano solo a lavorare, chiusi negli uffici dalle pareti verdi, tutti posti in una disposizione alquanto disordinata nell'edificio.
Seppur avesse girato parecchio nei momenti in cui veniva trasportato per esperimenti, Shin non aveva ancora compreso il loro senso e le loro posizioni, né tantomeno quanti fossero.
Ne aveva individuati, con precisione, solo due, ma non aveva la più pallida idea di cosa accadesse lì dentro.
Sapeva solo che le persone lì portavano maschere per ossigeno e non avevano neppure un millimetro della loro pelle scoperta.
Doveva centrare qualcosa una possibile radioattività, sicuro, ma di che cosa, Shin non ne aveva idea.
Voleva scoprirlo?
Nah.
Sembrava troppo stupida come azione.
O forse avrebbe mosso tutto in maniera più divertente, chi poteva saperlo.
Avrebbe potuto fare le cose proprio come piacevano a lui: in grande.
Però, poi?
Sarebbe tornato alla barbosa vita normale?...
Non che fosse divertente quella che stava vivendo al momento, per carità.
Se avesse avuto una scacchiera, in quel preciso momento, avrebbe iniziato a posizionare i primi pezzi su di essa:
I quattro scienziati principali come due torri, un cavallo ed un alfiere, ovviamente in bianco.
Jhon era l'alfiere, Leslie il cavallo, Savannah e Carol le torri.
Poi vi erano già messi quattro, momentaneamente pedoni neri, schierati nella parte del suo campo.
Quattro sconosciuti che aveva incrociato nei vari spostamenti, chi prima, chi dopo.
Dentro di sé, Shin sentiva che erano di più, ma non era sicuro di quanti fossero, perciò per il momento, gli urlatori schierati con lui erano quelli.
Il resto si sarebbe visto poi, questo pensò mentre entrava nella meta del piccolo viaggio che Leslie gli aveva fatto, oltrepassando l'entrata di ferro.
~¥¥¥~
Scusatemi per il ritardo.
Questo capitolo bacato mi si è cancellato 3, - dico e ripeto 3!!! - volte.
Mi sono incazzat* alquanto, anche perché ogni singolo tentativo andato in fumo mi ha strappato crisi da persona umana che ha bisogno di affetto
-... la seconda volta che lo ho scritto era stupendo. RIP. Mille volte meglio di questa.-
Vabbè .
Spero che lo abbiate gradito.
Voglio solo dire che non sono decedut*.
Un commentino sarebbe gradito, obv, ma nessun obbligo.
Bye
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