51. Aggrappati

All the beauty in your face
When all the anger separates us
Smile when you're not afraid to die
But I'm afraid
with each goodbye

Fight for Survival - Klergy



Il cuore mi saltò in gola. Gettai lo sguardo sugli specchietti retrovisori, ma dietro di noi non vidi nulla, solo la strada desolata che divideva il marciapiede dal parco.

«Ricordi quello che ti ho detto, Sam? Qualcosa non tornava. Ma le coincidenze sono fatte per chi non vede le azioni e non programma le mosse. No.» I suoi occhi di luna mi graffiarono. «Tu eri il mio obiettivo, Sam. Io dovevo seguirti e tenerti d'occhio finché non fosse arrivato il momento giusto di utilizzarti.»

Tremai. «Utilizzarmi... per cosa?»

«Non mi era stato ancora comunicato. Dovevo solo aspettare e averti in pugno per quando sarebbe stato necessario.» Inspirò. La verità pericolosa gravò tra di noi. «Mi sono sempre fidato del mio istinto. E quella macchina non è un caso.»

Lo cercai, con dita tremanti. La sofferenza gli tendeva la pelle sugli zigomi e affilava le labbra.

«Faccio parte di un'organizzazione, Sam.» Le sue iridi continuavano a studiare il mondo oltre i vetri dell'auto.

«Organizzazione?»

La verità... quella che avevo a lungo bramato e temuto.

«Intendi come un'organizzazione statale?» Tentennai, cercando di dare una definizione corretta. «Come degli agenti segreti?»

«No, Sam. Niente di lodevole, dovresti averlo capito.» Sorrise, una stiratura amara e frastagliata, scoscesa e aspra. «Noi non salviamo nessuno, non vi è il lusso di una giusta causa. Noi siamo quelli che si schierano sull'altro fronte. Eseguiamo per profitto dietro il migliore offerente. E i soldi, al giorno d'oggi, pagano tutto. La parola più adatta potrebbe essere mercenari.»

Il cuore sbatté nella cassa toracica, desideroso di sfondarla. Non riuscivo a fare altro che cercare i suoi occhi che mi stavano evitando.

«Quello che io sono, quello che mio padre era e suo padre a sua volta, ci è stato insegnato dalla nascita. È un marchio che grava sul nostro destino dal momento stesso in cui nasciamo con questo cognome. Non vi è niente di giusto in quello che siamo. Haywards Heath si ricorda. D'altronde ogni mito ha un fondo di verità.»

«Ma tu non lo vuoi fare, Nicholas...»

Contrasse le labbra, cercandomi con le dita. «Ma io non ho altre possibilità, capisci?»

«Ma William? E Adam?» Doveva esserci una via di fuga!

«Adam non è un Moon e William... lui è un altro discorso. Per questo se ne deve andare, non è più al sicuro qui.»

Lo cercai, mi avvicinai a lui. «Nicholas, perché non te ne vai anche tu? Perché lui può e tu no?»

I suoi occhi alla fine guizzarono nei miei, doloranti e scheggiati come non mai.

«Non si sceglie di non esserlo più, Sam. Non è un lavoro che puoi lasciarti alle spalle come una macchina che non vuoi più usare. Non si smette di essere un Moon: o lo sei...» I suoi occhi scivolarono nei miei, il suo respiro spezzato pesò come mille segreti imbrattati di veleno. «...o sei morto.»

Mi aggrappai ai suoi gomiti.

«Scusami, Sam.» Appoggiò la fronte sulla mia, in quel tripudio di sofferenza che era anche il mio. «Quello che ti ho fatto, che sto creando con te è pericoloso. E quella macchina ne è un segno.»

«Qualsiasi cosa stia succedendo, ne è valsa la pena.»

«Non lo dire!» Si allontanò e i suoi occhi mi impietrirono. «Non sai in cosa ti ho trascinato, non lo sai! Ti ricordi cosa ti ho detto quella sera al cinema?»

Annuii.

«Ci sono cose di cui non sono stato messo al corrente. Prese di posizioni, mi hanno incastrato...»

Volevo sapere, volevo capire, volevo afferrare tutto ciò che non mi stava rivelando. Ma i suoi occhi erano troppo rotti e abissali.

«Qualunque sia il problema, lo capirò oggi stesso. Se succede qualcosa di strano, qualsiasi cosa, ti prendo e ti porto via di qui.» Le sue labbra cercavano le mie, sussurri tremoli. «Non posso rischiare. Vi manderò via. È troppo pericoloso. Promettimi che se solo vedrai qualcosa di strano, mi chiamerai subito. Sarò sempre vicino. Sistemerò tutto.»

Mi baciò con un disastro di labbra e morsi, con ogni desiderio che avevamo espresso quella notte, come se non esistesse altro al mondo. Si aggrappò a me come io mi aggrappavo a lui.

Ma non lo capii, fino a quando quel bacio divenne umido e nero.

«Ci vediamo dopo, Nicholas.»

Fino a quando, chiudendo la porta dell'abitacolo, la crudeltà mi stritolò il cuore.

Non capii la gravità di quello che stava succedendo, mentre mi sforzavo di augurare buon Natale alla famiglia Starley e agli occhi velati di preoccupazione di mia madre.

Non afferrai a cosa davvero stavamo andando incontro, mentre Alice continuava a lanciarmi occhiate curiose durante tutto il pranzo, tra rumori argentini di posate e risate festose.

L'amarezza sulla punta della lingua mi accompagnò per gran parte delle ore successive. E non aveva niente a che fare col ciondolo a forma di delfino che mi regalò mia madre, o con quel calore che sapeva di famiglia.

Non lo capii, fino a che non realizzai che, quel bacio che ci eravamo scambiati poco prima, sapeva terribilmente di addio.


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