43. Tutti siamo dei mostri


You've got a hold of me
Dug deeper than you'd ever believe
Started feeling like it's more a disease
When I close my eyes it's you I see

Amber Run - Worship



https://youtu.be/FVijB5bdhdE

Quei suoi occhi di bestia mi attanagliarono. Mi distrussero.

Mi alzai di scatto; mi girava la testa, ogni fibra del corpo soccombeva alla violenza di cui era stata spettatrice. Salii le scale, tremolai, scivolai. Raggiunsi la porta, mi ci addossai con tutto il peso e caddi fuori, la ghiaia mi sfregò il viso. La testa si ripercosse nel colpo. Dolore come scintille.

Qualcuno mi trascinò. Vestiti in tirare, membra molli, sangue in bocca, vedevo sangue ovunque...

«Che diavolo ci fai qui?» Il ringhio perforò udito e ragione.

Socchiusi le palpebre, le iridi di Nicholas bucarono le tenebre; la bocca era secca e arida.

«Sam, che cosa fai qui!»

Un briciolo d'incertezza rotolò nelle sue parole e quella familiarità con cui pronunciò il mio nome mi raggiunse il cuore.

Aprii del tutto gli occhi. Ero in piedi, lui mi sorreggeva, il suo braccio mi teneva su.

«T-tu...»

Spinsi via il suo petto, confusa, traballai all'indietro, urtai il muro e di nuovo mi dovetti aggrappare con foga a tutto ciò che incontrai per non cadere.

La stoffa morbida si arricciò sotto la mia presa. «Nicholas

«Sam, concentrati! Che cosa ci fai tu, qui? Perché sei qui!?»

Appoggiai la guancia al suo petto, fresco e soffice. La testa girava troppo.

«Il m-messaggio...»

La sua mano vagò sul mio bacino, affondò nelle tasche dei jeans. Lo lasciai fare, ogni respiro mi serviva per rimanere presente a me stessa, ritornare a sentire l'appoggio stabile delle mie gambe.

Nicholas che era figlio della notte, Nicholas che affondava la lama, spietato e crudele, Nicholas che salvava il gatto...

«Dannazione

Il respiro tornò regolare, le mie mani non tremolavano più. La luce dello schermo illuminato del mio telefono mi ferì gli occhi.

«Ti ricordi cosa ti ho detto, Sam? Al cinema?»

Annuii, le mani avvinghiate alla stoffa gelida della giacca, ne ignorai la sostanza umida e tiepida che mi imbrattò le dita. Mi fece scivolare l'oggetto della tasca da cui lo aveva estratto.

«Perché lo hai fatto, Nicholas?»

Alzai gli occhi, lo cercai nella penombra, nell'assenza di luce; il suo odore era l'unica certezza dei miei sensi. Dovevo sapere, volevo sapere.

«Io sono questo, Sam. Io sono così.»

Spietato e feroce. Ma la sentii, quella sofferenza, quella punta di tormento che era un destino inciso con l'inchiostro.

Risalii il petto, lo cercai con mani instabili, ogni briciola di me voleva capire, doveva capire. Quella violenza, quella ferocia, quell'assenza di emozione.

«Non è vero. Io lo so che sei ben altro, ormai è troppo tardi per mentirmi.»

La sua risata amara si schiantò sulle mie labbra, l'odore della salsedine si mescolò a quello ferroso del sangue.

«Io sono questo.» Mi strinse le spalle. «Se sono un figlio della luna, questa è la mia oscurità. Il mio mostro. Io posso essere solo questo.»

Salii in punta di piedi, calcai la pelle calda del collo. Mi ci aggrappai con tutta me stessa, lottando contro la ragione, lottando contro quello a cui avevo assistito.

«Dipende solo da te. Tu puoi scegliere.»

Si chinò su di me, gli zigomi illuminati dalla luce opalescente, il calore del suo corpo mi avvolse.

«La scelta è solo un'illusione per quelli come me.»

Mi aggrappai a lui, pelle e brividi, paura e dolore.

«Non è vero, non è vero...» I miei polpastrelli fremevano, si spezzavano e ricomponevano sulla sua pelle. «Tu me lo hai detto, tu me lo hai rivelato. Tu puoi scegliere.»

«Sono un mostro e questo lo sapevi, lo hai sempre saputo. Tu sei il mio obiettivo o lo hai scordato?» La fronte sfiorò la mia, calore e brividi, sangue e strazio. «Non hai paura di me perché io ho voluto così. Ti sei avvicinata a me perché io dovevo soggiogarti.»

Schegge affilate e minuscole perforarono senza essere viste, dilaniarono e si insinuarono senza scampo.

«Tu sei caduta nella trappola. Tu sei la mia missione, Samantha Knight Cross, e io prenderò quello che devo, perché e quello che mi è stato ordinato. Io non scelgo. Io non ho scelta!»

Cuore nel petto, nelle vene, sulle labbra, sotto le dita.

«Quindi ti prego, Sam, per favore, devi vedermi per quello che sono. Devi allontanarti da me, devi aver timore di me!»

La sua fronte spinse contro la mia, gli occhi ricolmi di tormento, in un tripudio di contraddizioni, in un mare di fremiti, di pelle bruciante e respiri spezzati.

Come se il suo corpo scegliesse vie diverse dalle parole.

E la sua fronte era bollente, il suo fiato pesante, le dita sui miei fianchi tremanti. E delineai quei due mondi in collisione dentro Nicholas.

«Tutti siamo dei mostri» sussurrai. Il tepore delle sue labbra era la promessa in fondo all'abisso. «Ma siamo noi a decidere come conviverci.»

Il suo naso sfiorò il mio, le sue mani mi stritolarono i fianchi in una richiesta che mi lacerò il cuore. Come se stesse cercando di allontanarmi con quelle parole beffarde, con quelle stoccate mordenti, eppure... eppure mi si aggrappasse addosso per trattenermi.

Lo stesso modo in cui io mi reggevo a lui. Due astri alla deriva, due figli della luna che non volevano smarrirsi nelle proprie ombre.

«Sam!» urlarono più voci.

L'istinto, beffardo e incoerente, mi portò a stringermi di più a lui. Il suo braccio fece lo stesso, attirandomi a sé; in quel miscuglio di reazioni scorrette e posizioni sbagliate.

Si stagliarono davanti a noi, tre figure ansanti, i profili illuminati dalla luce alle loro spalle. «Allontanati da lei!»

E lui lo fece, in una mancanza che fu tormento. Mi voltai, le mie mani si protesero, le sue mi sfiorarono i polpastrelli. Camminò all'indietro, inesorabile, col capo chino e le spalle esili curve.

«No...»

Il suo sguardo mi trapassò. La sofferenza gli disegnò solchi sulle linee taglienti del volto.

«Kayle, aspetta!» gridò William. «Puoi ancora andartene.»

Respiri trattenuti, mani strette, muscoli tesi. Le ragazze mi sorreggevano.

Nicholas si avvicinò al fratello; si stagliarono uno davanti all'altro, diversi ma uguali, il mare di tenebre a fargli da sfondo.

«Vattene tu finché puoi, Will.»

«Io l'ho già fatto e lo puoi fare anche tu.»

«Tu credi davvero di essertene andato così, senza conseguenze?» Il gesto di stizza fu una risata a labbra strette, un gemito trattenuto. «Ci credi davvero, William? Non si smette di essere Moon, mai.»

«Me ne andrò, come ho promesso. Ma tu vieni con me.»

Gli tese una mano, rimase sospesa nello spazio che li separava.

«Non posso.»

William si sporse in avanti, la figura del fratello gli sfuggì. Rimanemmo immobili, ansanti, frastornati. Impotenti davanti a tutto ciò che era successo, mentre Nicholas se ne andava sinuoso e sgusciante nelle tenebre della notte.

Avevo visto quel tentennare sulle proprie parole, quelle schegge negli occhi che erano dolore. La sofferenza di una scelta che non aveva mai avuto la facoltà di fare. Mi ci aggrappai anima e cuore. Perché ormai appartenevano a lui, al figlio della Luna, alle ombre che ci accomunavano, a Nicholas Moon e ogni cosa lui fosse.


NDA:

Il silenzio forse accompagna meglio questa fine. Perchè lo è, il punto di rottura. Lo abbiamo visto, finalmente, nella sua veste spietata e violenta. 

Perchè non va nascosto: Nicholas è tante cose, tante che Sam fa finta di non vedere.

Ed è sbagliato.

Questo non lo negherò.

Il suo cuore è macchiato di un inchiostro nero e grondante, che sia voluto o dovuto... ma lo è a prescindere. 

So che molti di voi non si accontenteranno e, per questo, il prossimo capitolo finalmente vi farà capire di piu' su di lui. Scorci sul suo passato, su quello che prova e su quello che è...

E reggetevi forte, perchè non ci sono sconti. Non ci sono veleni che non intossicano, nè demoni da poter nascondere fra le pareti del cuore, nè ringhi che non trapassimo l'anima, stracciandola...
Non vi sono redenzioni...
per quelli come lui. 

🖤

Silvi


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