33. Sussurri di anime affini

Some might say I talk loud, see if I care
Unlike them, don't walk away from my fear
I've busted bones, broken stones, looked the devil in the eye
I hope he's going to break these chains, oh yeah

Kaleo - Broken Bones

Il centro commerciale era gremito di gente, tutti dovevano aver avuto la nostra idea quel sabato gelido. Emily salutò il commesso alla cassa e ci raggiunse, tutta raggiante mentre continuava a sbirciare il regalo che avevano comprato per la sorella.

«Questa lontra è così carina.»

Alice spalancò la porta a vetri. «Non ci credo che continui a sostenere che sia una lontra. È un castoro, Em, è palese.»

«Eh già.» Trattenni una risata.

La musica del centro commerciale si sommò alla chiassosità dei clienti, camuffando lo sbuffo esasperato della bionda.

«Voi non avete fantasia, tutto qua, mia sorella vedrà che è una meravigliosa lontra. Siete antipatiche, sappiatelo.» Emily richiuse il gioiello nella sua scatolina e la ripose nella busta, ignorandoci.

Non sapevo molto della sua famiglia, Alice mi aveva accennato che aveva una situazione difficile a casa. Sua madre se ne era andata quando era piccola e il padre non era in grado di gestire se stesso, figurarsi le figlie. Sua sorella minore viveva ancora con lui: attendeva la maggiore età per decidere cosa fare.

Alice sollevò le buste colorate che teneva tra le dita. «E ora che ho concluso tutti i regali di Natale-»

«Giusto con qualche settimana di anticipo.» Ridacchiò Emily.

La castana la ignorò. «Possiamo andare a vedere come l'amore trionfa sempre. È da troppo che non vado al cinema.»

«Niente zombie che si innamorano, Aly, ti prego.»

«Ma è fantasy, lo sai che lo adoro.»

«Nemmeno per idea!» borbottò Emily.

«E dai, Em!» Alice le lanciò uno sguardo triste, gli occhi cerulei languidi. «Ti prego.»

L'espressione esasperata di Emily mi strappò un sorriso. Alice le si aggrappò al braccio, stropicciandole il giubbotto di jeans imbottito.

«Sappi che mi devi la torta alle arance!» Emily si lasciò stritolare, offesa, ma celò un sorriso dietro a una smorfia.

«Tanto te l'avrei fatta lo stesso, lo sai, Em.»

Come potevano due persone così diverse custodire un legame così profondo?

Non mi ero resa conto prima che era la stessa cosa che avevo io con Ivan: così dissimili fuori, così alla ricerca delle stesse risposte dentro.

Perché l'amicizia non è un riconoscersi nella superficialità della propria similitudine esteriore, ma è il condividere i sussurri segreti di anime affini, nella confusione di un mondo già preimpostato.

«Sam, a te va bene?» Mi fissò Alice, costernata.

La bionda mimò un no in silenzio, sopra la testa dell'amica.

«A me vanno bene entrambi.»

Emily mi lanciò uno sguardo sconfortato. «E dai, Sam! Da che parte stai!?»

«Scusa, Em.» Mi scostai per far spazio a un gruppo di ragazzini che stava per investirci. «L'ottimismo di Alice ha contagiato anche me.»

Ci scambiammo uno sguardo d'intesa.

«Tra un mese è Natale, è ovvio che l'ottimismo stia aumentando.»

Natale.

Qualcosa di amaro corruppe la gioia di quel momento, sommergendomi di angoscia.

Alice mi aveva detto che eravamo invitate a casa loro per Natale, mia madre infatti aveva un raro giorno di riposo da lavoro; non potei che apprezzare la loro offerta. Passare le festività da sole sarebbe stato troppo amaro.

Sarebbe stata la prima volta.

Emily si affrettò a varcare la soglia di una pizzeria dall'aria informale al primo piano del centro commerciale. La ragazza si incamminò con sicurezza verso il bancone per chiedere se potevamo accomodarci, tra la confusione emessa dagli schiamazzi ai tavoli e la musica rock a tutto volume che risuonava nell'ambiente.

Ci sedemmo e ordinammo dal menù plastificato.

«Ehi, b-bellezze! Vi hanno mai detto che siete u-una più bellaaa... dell'altra?» Ci ingaggiò una voce traballante, biascicante.

Individuammo il ragazzo a cui apparteneva; era mingherlino e stenterello, stava in piedi contro la forza di gravità, una mano aggrappata alla sedia libera del nostro tavolo.

«Sai, Bellezzo, ti hanno mai detto che non si approcciano così le ragazze?» Emily incrociò le braccia sporgendosi oltre il tavolo e lo squadrò.

«Scusatelo. Non ci sa fare.» Soggiunse un ragazzo biondo, imbarazzato, dalla tempesta incontrollata di lentiggini. Lo afferrò per un braccio.

«Sarai tu... c-che non ci sai fare» biascicò il ragazzo, il golf gli rimase incastrato nel piolo superiore della sedia.

«Come no! Sei un fenomeno.»

Il biondo liberò l'indumento e lo trascinò via di peso. Quelli che supposi essere i loro compagni, seduti al tavolo opposto al nostro, ridevano a crepapelle. Il lentigginoso doveva essere stato l'unico a farsi carico dell'amico.

«Ma Aaron ha detto che d-dovevo prendergli il numero della ragaz... quella lì, la rossa.» Incassai il capo nelle spalle. «Ma a me piace la b-biondina con la frangia. V-visto che gambe!»

Emily sollevò un sopracciglio.

Le loro voci erano troppo alte e superarono la confusione degli altri tavoli nel ristorante.

«Ma sei matto, quella è la tipa che si fa Trevor Black! Se gli fai il filo sei morto.»

Ghiacciai sul posto. Chinai il capo e fissai la tovaglietta di carta rossa; ne stropicciai i bordi.

La cameriera ci portò i piatti che avevamo ordinato poco prima. Alice ringraziò per tutte.

«Possibile che lo sappiano tutti?» domandai, un fil di voce.

«Siamo ad Haywards Heath, che credevi?» Emily stava tagliando la pizza con troppo vigore, fece traballare tutto il tavolo. Il tono stizzito era chiaro quanto il massacro a cui stava sottoponendo la povera pietanza.

Nessuno aggiunse nulla e il rumore cristallino delle posate ci fece da sottofondo. Il profumo tentò di inebriarmi le papille gustative. Ma lo stomaco si era chiuso.

«Lo sa.» Proruppe Emily stizzita.

Alzai il capo, confusa.

Alice aveva uno sguardo crucciato. «Davvero

«Sì. Storia lunga. Non ho avuto molte possibilità: ci ha visti insieme.» Emily mi lanciò uno sguardo di sottecchi per poi riportare l'attenzione su Alice. «Ha conosciuto William.»

Lasciai cadere la fetta di pizza che tenevo stretta in mano. Alice allora sapeva che il ragazzo della sua migliore amica era un Moon! Ecco perché aveva difeso Nicholas le prime volte che ne avevamo parlato.

Mi chinai sul piatto per avvicinarmi. Il vapore della pizza mi lambì il mento. «Emily?»

«Mhm?» Mugugnò, le labbra impegnate a tagliare la mozzarella filante che le grondava dalla fetta.

«Perché ce l'hai tanto con Trevor? Non ti sto accusando, voglio capire perché lo detesti... così tanto.»

«Non lo detesto, Sam, è solo...» La ragazza allacciò il suo sguardo al mio. Depose il resto della fetta sul piatto. «Ci sono dei trascorsi tra lui e William.»

Sia io che Alice rimanemmo in attesa. Emily scosse le spalle, snervata. «Guarda che questa è un'altra di quelle cose di cui non so nulla.»

«Che senso ha tenere tutti questi segreti?»

Emily divenne di cera. Lo sguardo che mi rifilò mi motivò a mordermi la lingua. Era incazzata nera per tutte le cose che non sapeva, era ovvio, e me lo aveva anche detto.

Proprio non ci sapevo fare con le amicizie. Chissà come Alice e Ivan riuscivano a essermi amici.

Alice mi sfiorò la spalla. «Sam? Come va tra di voi?»

Soppesai cosa avrei dovuto dire. Il primo istinto era quello di chiudermi. Eppure le parole di Nicholas mi erano rimaste dentro; la mia incapacità di creare dei legami.

Inspirai con forza, sciogliendo quei grovigli interiori che mi avevano rinchiuso la fiducia in un roseto ricolmo di spine.

«Ieri mi ha portato a vedere il tramonto al parco.»

«Ma se di questi tempi nemmeno si vede il sole durante il giorno!» Rise Emily.

«No, infatti.» Ricordai il suo sorriso spavaldo e quel bacio passionale. «Erano i miei capelli che lui intendeva come tramonto. Sostiene che hanno un rosso tramonto quando cala la sera.»

«Fammi capire, ti ha dato della lucciola?» Emily stava per strozzarsi dalle risate.

«Em, è una cosa romantica!» Alice le dette un buffetto sulla spalla.

«È stucchevole!»

«E poi che ha fatto, Sam? Ti ha chiesto di illuminare il cielo con gli occhi a stella?»

«Em!»

«Giuro che è la mia bocca che ha preso vita propria.»

«Riattiva i neuroni, per favore!»

«Tu sei troppo ottimista, Alice. E chi li ha mai visti!»

«Em!»

«Che?»

«Non farci rimanere male Sam. Trevor le piace. Si sta aprendo fidandosi di noi, sennò crederà che sei un'ingrata.»

Ma quando entrambe mi osservarono per notare se davvero ci ero rimasta male, qualcosa mi sgorgò dal petto. Un rincorrersi di pizzicorino, un calore incontenibile che mi dolette nelle labbra che stirai.

Risi, risi così tanto da sentire i crampi allo stomaco.

Non era facile aprirmi. Ma adesso mi parve la cosa più semplice del mondo. Perché mai non ero riuscita a farlo prima con altri che non fossero Ivan?

«Visto? Sam, prima che Alice mi rimproveri e mi costringa a vedere altri romance con zombie da qui all'avvenire, giurami che non ti ho offesa.»

Sollevai una mano impiastricciata di olio della pizza, l'altra l'appoggiai all'altezza del cuore. «Giuro solennemente che io, Sam Knight Cross, non mi sono offesa.»

«Non ti chiami solo Knight quindi?» indagò Emily, la fetta di pizza in bilico tra labbra e dita.

«I-io...» Calai le braccia e mi paintai le unghie nei palmi che strinsi in grembo.

Avevo parlato troppo, avevo detto troppo, non avevo vie di mezzo!

«Non importa, Sam.»

Sussultai. Un calore si intromise tra il mio palmo e le unghie che affondavano nella carne.

Alice intrecciò le sue dita alle mie. «Non devi dircelo se non te la senti.»

«Ognuno ha il proprio passato e i propri problemi. Te l'ho già detto: più li ignori e più ti schiacceranno.» Puntualizzò Emily, lo sguardo serio e risoluto. «Ma, Sam, ho l'impressione che tu non abbia capito che noi non giudichiamo. E se vuoi, siamo qui per aiutarti.»

Il suo invito si depositò tra i rovi dei miei segreti, come un petalo sulla superficie dell'acqua.

Emily roteò gli occhi per aria, alzando la voce. «Va bene, dillo. Ma per la miseria smettila di guardarmi così, Alice!»

Alice scoppiò in un sorriso furbo. «L'ho sempre detto che sei saggia.»

«Saggia?»

«Oh, sì! Non ai livelli di Maestro Yoda, ma Gandalf sarebbe di sicuro fiero di te!»

«Ma piantala.»

Sorrisi a mia volta, scolpendo a mente quel momento e la conoscenza letteraria e cinematografica della ragazza.

Quando Alice si ricompose, sistemando con un grattare spiacevole la sedia sul pavimento, notai che Emily aveva iniziato a guardarmi di sottecchi; forse soppesava l'idea di rivelare ad Alice ben altro, ovvero tutto ciò che avevo omesso dell'aggressione con Nicholas e al Wooden Bar.

Alla fine desistette.

Ciò che era successo al Wooden Bar due venerdì prima, il motivo per cui avevo scoperto di lei e William rimase un segreto solo nostro.

L'altra cosa che non condivisi fu ciò che stava succedendo tra me e Nicholas.

Mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno e così feci. Ma la mia mente mi suggerì che vi era qualcosa di troppo personale e intimo che mi collegava a lui, qualcosa che non ero disposta a portare alla luce del sole.


NDA:

Ci tenevo a dare un po' di normalità al tutto, soprattutto al rapporto che si sta creando. Poichè Sam inizia a rendersene conto solo ora... e a fare qualcosa a riguardo. Non è abituata alle attenzione, nè alle amicizie... escluso Ivan! Ma Ivan è decisamente un caso a parte...

Buona giornata, ci vediamo a breve :)

Mi trovate sempre su IG _ambershiver_


Anteprima del next?


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