12. Delfino
Oh, she said walk on low, walk on to the water
I went further, I went further than before
We don't need to have fear of going under
Cause I can hold you now, anytime
Kaleo - I walk on Water
Sbattei le palpebre con difficoltà.
Un dolore sordo alla base della testa mi riverberava alle tempie e mi fece desistere dal muovere anche un solo muscolo. Dio. Che. Male.
«Calma, hai battuto la testa.» La voce di Trevor giunse ovattata e distante.
Cercai di mettere a fuoco ciò che avevo davanti agli occhi: il soffitto a cupola, le travi di legno; l'odore di cloro mi penetrò le narici.
«Ecco.» Mi sistemò sul sedile del passeggero e chiuse la portiera. Mi aveva portato in braccio dalla piscina alla sua auto.
Una volta entrato in macchina dal lato di guida, accese il motore e avviò l'aria calda. Mi avvicinai alle bocchette per godere del tepore.
«Grazie» mormorai.
«Come ti senti?»
«Bene. Ma c'era qualcuno lì.» La mia voce venne fuori strozzata e gracchiante, avevo la bocca impastata.
«Eravamo solo io e te, Rossa.» Mi tolse delle ciocche dalla spalla e le avvicinò alla bocchetta d'aria calda. «Me ne sarei accorto se ci fosse stato qualcuno, sono andato via solo per qualche minuto.»
«Vorrei portarti al pronto soccorso, non credo che il ghiaccio sia stato miracoloso. Devi aver battuto una bella testata.»
«No, non importa. Sto bene.» Ci mancava solo che incontrassi mia madre.
«Va bene, come preferisci. L'importante è che tu ti senta meglio.»
«Sì, sono solo... confusa.»
Avevo visto qualcosa muoversi. L'avevo visto davvero. C'era qualcuno lì con noi, su questo non avevo dubbi.
«Vuoi che ti dia io qualcosa su cui concentrarti?» Ammiccò Trevor.
Mi si accartocciò lo stomaco. Mi persi nell'osservare le sue dita che districavano le mie ciocche dinanzi alla bocchetta dell'aria.
«Questo silenzio lo prendo come un sì.» Ridacchiò lasciando andare i miei capelli. Mi intrappolò nel suo sguardo. «Cos'hai tu a che fare con Nicholas Kayle Moon?»
«Come?»
Fu un tuffo al cuore, un brivido mi percorse tutta la schiena.
«All'equinozio d'Autunno, quando mi sono intromesso. Non so cosa stava succedendo tra di voi, ma le opzioni erano due: o gli hai rubato qualcosa e lui era molto arrabbiato per questo oppure era un ex geloso, molto geloso. Quale delle due, Rossa?»
Scossi la testa. «Un fraintendimento, tutto qui.»
«Tutto qui?»
Conficcai le unghie nei palmi. L'aria calda mi appesantì il respiro.
«Sai, Rossa, come ho detto a cena, so leggere piuttosto bene le persone e tu proprio adesso mi stai nascondendo qualcosa.» La sua mano grande si posò sul cruscotto davanti alle mie ginocchia, avvolgendomi con le braccia. «Se fosse un ex geloso mi farebbe piacere saperlo, almeno so contro chi competo.»
«No!» gridai. Lo sguardo di Trevor si fece acuto. «Non ho niente a che fare con lui e non ho intenzione di averci niente a che fare nemmeno in futuro.»
Il suo sorriso carismatico si tese da un lato e tamburellò con le dita sul mio ginocchio.
«Non ti agitare, Rossa, non ce n'è bisogno. Volevo solo capire se avevo competizioni in vista.» Mi sfiorò la guancia. «A ogni modo è stato bello vederti nel tuo elemento. Anche se siamo stati interrotti sul più bello.»
Ero molto confusa.
Troppe cose erano successe nelle ultime ventiquattro ore. Ero in balia di eventi, pensieri e sensazioni.
Alzai gli occhi su di lui, cercando di tornare presente alla situazione. Mi sforzai di rinchiudere il vagabondare della mia mente in una scatola mentale insieme a quei timori striscianti. Volevo smettere di esserne guidata, volevo smettere di sentirmi impotente e disorientata.
«Ti scioglieremo questa rigidità, Rossa, fidati.»
C'era però un'emozione che potevo controllare, ed era proprio davanti a me.
Sganciai la cintura e baciai Trevor.
*
Papà mi aspettava all'entrata con in mano il mio zainetto.
«Oggi stai con me, Sam.»
Andammo in un posto dove non ero mai stata prima, c'era un odore strano nell'aria che pizzicava il naso e rendeva appiccicosa la pelle.
«È cloro.»
Il cloro. Chissà se era come la polvere magica per le fate. Quella che ti permette di volare.
«Che facciamo qui, papà?»
«Ti insegno a nuotare.»
I bimbi in acqua ridacchiavano, spruzzandosi a vicenda.
Mi strinse forte mentre galleggiavamo sul pelo dell'acqua. Non toccavo niente con i piedi, avevo paura, scalciavo a più non posso.
«Prova a fare la stella, lasciati andare che ti tengo io.»
Le sue mani mi stringevano forte, i suoi occhi erano il mio scoglio. «Prometti?»
«Te lo prometto. E poi lo sai che tutti gli animali che vivono nel mare sanno nuotare. E anche noi ne eravamo capaci un tempo. Immagina di essere una stella marina o un pesce rosso. Prova.»
Chiusi il naso e la bocca ma il soffitto sopra di me sembrava così distante e avevo tanta paura. Era così vuoto sotto di me.
Mi aggrappai alle sue spalle. «Ma posso essere anche un delfino?»
«Un delfino?»
«Sì, loro cantano sott'acqua. Me l'ha detto la tata. Anche io voglio cantare sott'acqua.»
Sorrise. Mi disse di chiudermi il naso e sprofondammo sotto il pelo. Quel vuoto divenne visibile davanti ai miei occhi. I suoni erano così lontani.
Ci credovo che i delfini cantavano sott'acqua. Si stava così bene.
Papà mi teneva per le spalle, i miei piedi scalciavano in quel nulla. Sorrisi, provai a cantare, ma uscirono solo bolle dalla mia bocca. Il naso pizzicò.
Papà mi sorrise, emise bolle anche lui.
Sorrisi anche io.
Ed era bellissimo, era un mondo senza parole dove non si aveva più paura di quello che le persone dicevano, se era vero o no; era un mondo fatto di assenza, di leggerezza e di libertà.
Ero un delfino che alla fine era tornato a vivere in acqua.
NDA:
Capitolo super corto...I know! Scusatemi, vedrete che a breve ne arriva uno piu' lungo!
I prossimi iniziamo a scoprire qualcosa...
Giusto qualcosina e poi le cose inieranno a farmi... tostine! forza! :)
Un abbraccio,
Silvi
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