VI

"Chi hai fatto entrare ieri sera?" le chiese Jimin la mattina dopo. Erano a colazione insieme, tutti e tre, e Jimin stava versando i cereali nella tazza già piena di latte.

Miyeon imprecò mentalmente, aveva sperato che nessuno l'avesse sentita far sgattaiolare Namjoon dentro e fuori lo studio. Bevve un sorso di latte di soia, rigorosamente al cioccolato, cercando di recuperare un po' di tempo ed inventarsi qualcosa.

Sia Jimin che Yoongi continuarono a fissarla in attesa, quindi non le restò che arrendersi.

"Un amico".

Yoongi quasi si strozzò con il proprio caffè, ma continuò a bere come se nulla fosse nonostante l'espressione schifata con cui lo stava guardando Miyeon.

"Non sapevo avessi un... amico" borbottò mandando giù il caffè amaro. La mattina lo beveva senza zucchero.

"Guarda che ho una vita oltre a voi due" commentò Miyeon. "Comunque non è successo nulla, ho solo accettato un'offerta di lavoro".

"Un secondo lavoro? Yeon-ie, pensi davvero di farcela con anche le lezioni?" le chiese Jimin.

Miyeon iniziò ad accarezzare le unghie lisce di smalto mentre pensava: clausola 3a del contratto, Park Jimin e Min Yoongi (e di conseguenza Choi Sooyung) sono le eccezioni richieste da Seo Miyeon al punto 3 del contratto. Kim Namjoon accetta tali richieste.

"Mi ha offerto di diventare la sua finta sugar baby".

Yoongi si strozzò di nuovo con il caffè e lo sputò quasi tutto nella tazza di Serpeverde, guardò poi la bevanda nera con una faccia disgustata.

"No, questo mi rifiuto di berlo pure io".

Jimin fissò la sua migliore amica con il cucchiaio pieno di cereali sollevato davanti alla bocca aperta. Una goccia di latte cadde sul tavolo.

"E tu hai accettato" Miyeon annuì. Jimin rimise giù il cucchiaio e stette in silenzio qualche secondo prima di parlare. "E lui... com'è?"

Miyeon sospirò e si rilassò contro lo schienale della sedia, iniziò a far tintinnare le unghie contro la tazza in ceramica rosa.

"Ventisei anni, avvocato. All'apparenza sembra un carismatico uomo d'affari, in realtà è un galantuomo imbranato che vuole il mio aiuto per impressionare i superiori. Mi ha promesso di pagare il semestre in cambio".

Yoongi sbuffò una risata mentre si alzava per lavare la propria tazza nel lavandino: "sembra il tizio che hai conosciuto al Madame".

"Perchè lo è" rispose Miyeon davanti agli occhi sgranati di Jimin. "È proprio lui".

"E tu hai deciso di diventare la sua sugar baby? Del tipo che ti piace?!" chiese con sarcasmo Jimin mentre recuperava il telefono dalla tasca della felpa.

"Uno: lui non piace. Due: finta sugar baby, dovrò solo fingere davanti ai suoi colleghi".

Jimin gnoló incredulo muovendo le mani in aria. Il suo cellulare, stretto nella destra, minacciò di fare un bel volo.

"Chiamalo come vuoi. E lui ti piace, per questo finirete a letto insieme!"

"Ancora con 'sta storia, lui non mi piace!" esclamò Miyeon e posò la tazza a forma di fenicottero sul tavolo della cucina. "Mi serve per pagare le spese e la mia parte di affitto, dato che a lavoro continuano ad arretrarmi lo stipendio".

"Aspetta, che cosa?!"

Miyeon ignorò Yoongi, non aveva parlato al più grande dei suoi ultimi problemi a lavoro e non voleva farlo in quel momento. Conoscendolo gli avrebbe detto di rivolgersi al sindacato.

"Inoltre, mio caro Jimin, il sesso è vietato" sottolineò, fiera della propria argomentazione. "C'è proprio scritto nel contratto che io e Namjoon abbiamo firmato".

Jimin sussultò sulla sedia in plastica. Guardò il telefono e poi Miyeon, poi di nuovo il telefono.

"Ecco perchè avevo tirato fuori il telefono:" si ricordò il ragazzo "qual è il suo nome? Voglio cercarlo su Google".

"Kim Namjoon" rispose, e Jimin s'immerse subito nella propria ricerca.

"Non posso credere che abbiate firmato un contratto per una cosa del genere" disse Yoongi scuotendo la testa.

"Serve per il vincolo di segretezza a cui, tra l'altro, siete obbligati anche voi".

Yoongi imitò un conato di vomito e si aggrappò al mobile del piano cottura fingendo un malore.

"Capitalisti" sussurrò, come se fosse una bestemmia.

"Porca troia! Finirete a letto sicuramente" esclamò dal nulla Jimin. Yoongi si spostò alle spalle del minore fissando anche lui il display del cellulare. "Non mi dà l'idea di essere l'imbranato che dici tu".

Girò il cellulare verso Miyeon mostrando lo schermo. Era un articolo di Bittersweet: la rivista scandalistica più popolare di Seoul, famosa proprio per le notizie scottanti sulle vite di idol e persone influenti della capitale. Notizie non sempre pubblicate con il permesso dei diretti interessati.

"Lo scapolo più ambito dell'anno" lesse ad alta voce il titolo dell'articolo ed un brivido le salì lungo la spina dorsale, si dissolse all'altezza del collo.

Nelle foto Namjoon indossava dei semplici jeans chiari ed una camicia bianca. Le camicie bianche gli stavano benissimo. Era seduto su uno sgabello in legno davanti ad una parete beige, i capelli castani erano più corti di come li portava adesso.

Non sorrideva. Niente fossette per la fotocamera.

"Finirete a letto insieme: stai sbavando" disse Yoongi e Jimin annuì concordando con il più grande.

Miyeon roteò gli occhi e non rispose, adesso erano due contro una. Riprese fra le mani la sua tazza preferita, ma prima di riuscire a finire la colazione qualcuno suonò alla porta dell'appartamento 107.

"Yeon-ie! È per te!" la chiamò Yoongi dall'ingresso.

Quando Miyeon andò alla porta si ritrovò davanti una donna più vecchia e alta quanto lei, vestita con un professionale completo giacca e pantalone color cipria. Teneva i capelli neri legati in uno chignon basso ed aveva uno sguardo amichevole illuminato da un trucco leggero e naturale.

La ragazza, imbarazzata per essersi presentata alla porta nel suo pigiama azzurro con le nuvoline, si sentì rincuorata quando la donna le rivolse un sorriso luminoso. Sembrava non aver fatto caso al suo outfit.

"Buongiorno, signorina Seo" la salutò la donna e Miyeon s'inchinò con educazione. "Sono l'assistente del signor Kim, devo consegnarle alcune cose da parte sua".

L'assistente di Namjoon le mise fra le mani quello che sembrava essere un abito dentro alla sua custodia, più una busta enorme e pesante piena di cose che aveva sopra la scritta Valentino. Miyeon sbirciò dentro e le sembrò di vedere una scatola di scarpe Jimmy Choo. Riportò l'attenzione alla donna davanti a lei prima di svenire.

"Mi scusa, signora..."

"Yang, signorina" rispose, aveva rifiutato l'invito ad entrare in casa e perciò rimaneva sulla porta d'ingresso. Sembrava volersene andare il prima possibile, ma forse aveva fretta di andare da qualche parte.

"Signora Yang" boccheggiò a vuoto in cerca delle parole esatte. "Tutto questo... perchè Namjoon me lo manda?"

La donna sembrò sorpresa dalla domanda.

"Il signor Kim mi ha detto che l'aveva informata riguardo l'evento di stasera".

Infarto. Mezzo infarto. Tachicardia. Si instaurò un silenzio imbarazzante.

"Sì, certo! Devo essermi confusa io le date" mentì. La signora Yang sembrò recuperare un po' del suo colorito: era diventata pallida in un paio di secondi. Miyeon ringraziò la donna e la salutò, correndo poi immediatamente a lasciare tutte quelle cose nella propria camera e a controllare il cellulare che aveva ignorato tutta mattina.

ImbraNamjoon:

Mi sono dimenticato di dirtelo ieri sera scusa scusa scusa

Dobbiamo andare ad una festa stasera alle 19

Ti faccio portare io quello da indossare, non ti preoccupare!

Passò l'intero pomeriggio a prepararsi nel bagno, circondata solo dal caldo vapore dell'acqua bollente della doccia e dalla musica dei KARD al massimo volume. Jimin bussò persino alla porta del bagno chiedendole di abbassare perchè non riusciva a sentire la televisione mentre guardava How I Met Your Mother.

Miyeon gli rispose che, dato che stava vedendo il programma per la quarta volta, le battute ormai le doveva sapere a memoria. Jimin non negò e non la disturbò più.

Si sistemò i capelli castani, acconciati in leggere onde che le si fermavano sopra alle spalle, ed indossò il bracciale stella. La semplicità e la brillantezza del gioiello decoravano il braccio nudo di Miyeon dato che il vestito in raso non aveva le maniche.

Namjoon sapeva il fatto suo, lo doveva ammettere. Quando aveva letto "ti faccio portare io quello da indossare, non ti preoccupare" si era, inevitabilmente, preoccupata. Non è che non si fidasse del gusto del ragazzo... è che non pensava potesse fare un così buon lavoro.

Il vestito era un abito lungo color champagne con un sensuale spacco laterale, le spalline erano sottili e lo scollo, a forma di barca, era decorato da sinuose pieghe del tessuto. Come qualsiasi studentessa di moda che si rispetti, Miyeon non dovette leggere l'etichetta per sapere che si trattava di un Valentino.

Quasi si era messa a piangere quando l'aveva indossato: era un pezzo d'arte dell'ultima collezione del genio italiano dell'alta moda, porca miseria!

Indossò i tacchi a spillo, che erano proprio dei Jimmy Choo, e iniziò a riempire la minuscola pochette che aveva pescato nella busta insieme a tutto il resto. Guardò il telefono: era in anticipo di cinque minuti e li spese facendosi scattare delle foto da Jimin.

"I tuoi follower aumenteranno di brutto con questo vestito" le disse il ragazzo, era in equilibrio su un ginocchio mentre si muoveva per catturare la luce migliore.

"Voglio follower che siano interessati ai vestiti che disegno io, non a quelli che indosso" rispose sedendosi sulla sedia ed accavallando le gambe.

"Potresti chiedere a Namjoon di farti pubblicità" Jimin alzò le spalle ed arricciò le labbra in un broncio. Lo faceva spesso quando pensava. "Sembra piuttosto famoso. Era sulla copertina di Bittersweet".

"No" lei guardava la città oltre la tenda color lavanda: il buio avvolgeva una Seoul illuminata solamente dalle luci brillanti degli edifici. "Non ho intenzione di chiedere favori a nessuno".

Jimin roteò le pupille, per niente sorpreso dalla risposta dell'amica. L'aveva sentita ripetere quella frase milioni di volte: chiedere aiuto voleva dire dipendere da qualcun altro ed era una cosa che Miyeon evitava come la peste.

Finalmente il cellulare suonò avvisandola che Namjoon la stava aspettando di sotto.

Inspirò a fondo cercando di contenere l'agitazione: niente ripensamenti, era un lavoro quello adesso. Recuperò il cappotto nero dall'armadio e passò nervosamente le mani sul morbido tessuto mentre scendeva le scale del condominio.

La Lexus era accostata al marciapiede proprio davanti l'ingresso. Un altro respiro profondo e Miyeon aprì la portiera posteriore della macchina.

Namjoon sedeva sul sedile in pelle, proprio come giorni prima quando l'aveva invitata fuori a pranzo. Guardava fuori dal finestrino, teneva la testa contro il palmo della mano ed il gomito sulla portiera. Indossava un maglioncino leggero dal collo alto, nero in contrasto con l'ambrato della pelle e con il grigio brillante della giacca abbinata ai pantaloni.

Leggermente offesa perchè non era stata guardata mentre entrava in macchina, si richiuse la portiera alle spalle senza preoccuparsi di farlo con delicatezza. La leggera agitazione l'aiutò ad aumentare la drammaticità del gesto.

Namjoon si voltò in direzione di Miyeon risvegliato dal rumore.

L'aura intorno a quell'uomo riusciva a cambiare ogni secondo: prima appariva intimidatorio fissando il traffico della strada, adesso invece guardava Miyeon con fare stralunato. Come a chiederle quando fosse arrivata.

"Ciao".

"Ciao".

Namjoon distolse lo sguardo e lo puntò di nuovo oltre il finestrino, questa volta passandosi la mano davanti alla bocca. Miyeon si sentì a disagio e, per la riuscita della loro recita, era una cosa che non andava bene. Dovevano sembrare intimi.

"Sei pronto?"

Lui annuì alla domanda, scuotendo la testa per tre secondi buoni, e poi disse a Sejin che poteva partire. Miyeon salutò l'autista.

"Mi piace davvero molto l'abito che hai scelto" disse lei nel tentativo di rompere il silenzio. "Ammetto che non immaginavo potessi scegliere qualcosa di così... alla moda".

Namjoon non rispose, continuò a guardare fuori. La mano che teneva sulla gamba iniziò a battere un ritmo senza senso. Miyeon provò ancora.

"Anche le scarpe sono stupende, si abbinano alla perfezione. Grazie, oppa".

Lui si sistemò la giacca e chiuse le palpebre con un'espressione dolorante, come se qualcuno gli avesse appena tirato un pugno nello stomaco. Sollevò la mano dalla gamba ed alzò il pollice facendo il segno dell'ok.

Eh no, pensò Miyeon. Posso sopportare tutto, ma non il pollice alzato.

"Oppa, guardami" Namjoon fece segno di no. "Namjoon oppa, guardami o scendo dalla macchina".

Continuò a non guardarla. A Miyeon ricordò quel bambino a cui aveva fatto da babysitter anni prima, quello che faceva i capricci perchè non voleva saperne di mangiare i broccoli. L'aveva fatta impazzire con tutte quelle lamentele, ma alla fine era riuscita a fargli mandare giù i maledetti broccoli.

"Sejin-ssi," si rivolse all'autista "può accostare la macchina?".

"Sejin-ssi, non accostare la macchina!" esclamò Namjoon.

"Ma io voglio scendere!" 

"... no".

"Sì!"

"Signor Kim," s'intromise Sejin "io penso che dovrebbe guardare la signorina Seo".

Namjoon si ammutolì e deglutì sonoramente. Con un'espressione terrorizzata si voltò a guardare Miyeon. Era convinta di aver sbagliato qualcosa e che Namjoon non glielo stesse dicendo, ma lei aveva bisogno di sapere se c'era qualcosa che non andava.

"Allora, come sto?" gli chiese titubante, il maggiore non rispose. Rimase a fissarla negli occhi senza muovere le pupille di un solo millimetro. Era una statua di pietra. "No, Namjoon: non è serata per fare lo sciopero della voce. Come sto?"

"Hai un aspetto impeccabile".

Miyeon aveva voglia di tirarsi uno schiaffo in fronte, ma così facendo avrebbe rischiato di rovinare il trucco. Si slacciò il cappotto ed accavallò le gambe.

"Sai che sono un po' strega? Posso prevedere il futuro" disse con tono più flebile. Namjoon di nuovo non mosse lo sguardo, fissava la faccia di Miyeon come se fosse un bersaglio del tiro con l'arco. "E prevedo che quando entrerò in quella stanza con il sedere stretto in un abito che mi sta attaccato come una seconda pelle, nessuno dei tuoi colleghi mi guarderà e penserà che ho un aspetto impeccabile".

"Scusa, sono uno stronzo" rispose subito Namjoon portandosi entrambe le mani sul viso. "Sono uno stronzo che non si è chiesto se potevi sentirti a disagio con un vestito del genere. Mi dispiace tanto, Miyeon, sono uno stronzo proprio come loro, scusa".

Miyeon rimase confusa da una reazione del genere. Capì soltanto dopo un po' di secondi quale fosse il problema, e sospirò intenerita per le attenzioni premurose di Namjoon. Spostò le mani del ragazzo e gliene strinse una: era leggermente sudata, simbolo di quanto anche lui fosse agitato in quel momento.

"Non mi hai obbligato ad indossare nulla che io non volessi. Lo sai, vero?" lui fece una smorfia poco convinta. "Namjoon, sul serio, adoro questo abito e adoro sentirmi così bella mentre lo indosso. Non m'importa dei pensieri di cui sarò oggetto stasera, potranno solo guardare e pensare: merda quanto è fortunato Namjoon a potersi fare quella".

Disse l'ultima frase imitando la voce profonda di un uomo di mezza età. Namjoon rise mostrando le fossette e stringendo la mano di Miyeon che ancora non lo aveva lasciato andare. Adesso sembrava più sollevato.

"Grazie, Miyeon" le disse con un sorriso.

Voleva allungare il dito e premerlo contro una di quelle fossette.

"Non c'è di che, ma non abbiamo ancora finito".

"Che intendi?" si rilassò contro il poggiatesta del sedile. Lei non se la sentì di dirgli che così avrebbe rovinato i capelli.

"Abituati a sentirti chiamare oppa. Il vestito è attillato quindi farei davvero fatica a farti una rianimazione polmonare, perciò regola gli infarti".

La macchina si fermò. Nessun semaforo rosso o blocco del traffico, erano arrivati a destinazione.

"D'accordo" Namjoon sfregó il dorso delle mani sul tessuto dei pantaloni. "C'è dell'altro?"

Miyeon indicò se stessa con gli occhi sgranati, non era ovvio?!

"Dai oppa, dimmi come sto" disse facendo l'imitazione di una vocina stridula e spocchiosa. Namjoon rise ancora e rispose, questa volta molto più a suo agio.

"Stai molto bene".

"Avanti, impegnati di più! Potresti sentire complimenti molto più volgari stasera" gli fece notare la ragazza mentre recuperava la pochette caduta sul tappetino. "E di certo non potrai rispondere: sì, sta molto bene".

Lui sospirò e passò lo sguardo su tutta la figura di Miyeon: le guardò il volto, truccato alla perfezione con un ombretto dai colori oro e bronzo. Abbassò gli occhi fino alle spalle scoperte ed allo scollo del vestito: lì brillava una collana choker che non le aveva mai visto indosso. Guardò di sfuggita le curve enfatizzate dall'abito e le gambe nude che si intravedevano dallo spacco.

"Sei stupenda. Sensuale" non sembrava ragionare sulle parole che pronunciava. "So già che sarai la più bella stasera".

Miyeon sorrise soddisfatta, poteva bastare così. Aprì la portiera ed uscì accogliendo contro il viso l'aria fresca della serata. Il caldo dentro alla macchina l'aveva fatta arrossire.

Namjoon fece per entrare all'interno dell'edificio, ma lei riuscì ad afferrarlo per il retro della giacca e prenderlo per braccio.

"Rilassati, andrà tutto bene".

Lui annuì camminando davanti a camerieri e membri dello staff. Man mano che veniva salutato chinava il capo in risposta senza dimenticare nessuno.

"Ti ho detto che ho bisogno del tuo aiuto perchè i miei colleghi mi trattano come un ragazzino" disse Namjoon una volta soli nell'ascensore. Stavano salendo fino all'ultimo piano. "Ma se il loro comportamento non dovesse cambiare? Non è detto che la tua presenza li fermerà dal fare battute".

Miyeon sorrise a Namjoon, si guardarono a vicenda attraverso lo specchio che decorava la parete dell'ascensore. Il loro riflesso li mostrava in tutte le loro differenze: lui alto e lei bassa, spalle larghe contro un corpicino minuto, mani grandi nascoste nelle tasche dei pantaloni e dita affusolate dalle unghie avorio che stringevano la pochette.

Strattonò un poco la manica della giacca del ragazzo e lui si voltò verso di lei ignorando del tutto il loro riflesso.

"Allora vorrà dire che cambierò il mio obiettivo" Namjoon le chiese cosa volesse dire, un trillo echeggiò nel piccolo spazio avvertendoli di essere arrivati. "Che dovrò assicurarmi tu non creda a nessuna delle loro cazzate da invidiosi".



Angolo autrice 
Bentornati amici e Buon Natale! In realtà come regalo ho intenzione di pubblicare un secondo capitolo proprio il venticinque quindi... Tornerò a farvi gli auguri! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia introdotto bene il clima che troveremo nel prossimo capitolo: aspettate di rivedere i colleghi porci! Quanto posso amare Namjoon? Andiamo, è preziosissimo! Miyeon al suo fianco che lo sprona a fare lo stronzo, o almeno fingere, poi mi fa sempre ridere tantissimo! Sono così complementari quei due, mi chiedo quando se ne renderanno conto...
Grazie per aver letto,
-V e o

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