IX

"Sul serio?"

Miyeon se ne stava immobile davanti all'ingresso di Victoria Secrets, in volto l'espressione poco convinta di chi credeva di venire presa in giro. Si distrasse dall'insegna rosa a parole nere per puntare il suo sguardo interrogativo su Namjoon.

Il ragazzo guardava ovunque tranne che il negozio davanti a sè. Aveva le guance rosse per l'imbarazzo e le mani nelle tasche nei jeans, premevano così tanto da riuscire quasi a farci un buco.

"Ho pensato che le persone avrebbero capito meglio quale è il nostro rapporto se mi avessero visto comprarti... quel tipo di regali".

Annuì comprensiva alla voce sussurrata di Namjoon, non aveva tutti i torti.

"Allora entriamo!" esclamò con carica.

Lui la prese per mano e la trattenne indietro, Miyeon si voltò facendo un versetto di domanda come a chiedere quale fosse il problema.

"Ne sei sicura?" le chiese con premura, la guardava attento con le labbra arricciate ed indossava ancora un po' di rosso sulle guance.

Namjoon non si sbagliava, le parole di Jihan l'avevano effettivamente turbata. Sentirsi ripetere che era inferiore alle persone ricche, che sapeva solo fingere di essere una di loro, era stato un brutto promemoria.

Quando ancora stavano insieme, il suo ex le aveva ripetuto quegli insulti un'infinità di volte e lei, per molto tempo, ci aveva anche creduto. Jihan aveva cercato di farla sentire una nullità, convincendola di non avere valore senza di lui. Miyeon aveva capito troppo tardi quanto si sbagliasse e l'unica cosa che poteva fare era imparare dai propri errori.

"Sicurissima" rispose tirando Namjoon verso il negozio attraverso le loro mani ancora strette.

Non poteva permettere alle parole di Jihan di inquinare la sua testa. Doveva pensare ad altro, trovare qualcosa che la facesse sentire importante: guardarsi allo specchio mentre indossava della costosa e stupenda lingerie? Era la soluzione perfetta.

La commessa del negozio riconobbe Namjoon (ovviamente) e li guidò in un'area riservata alle nuove collezioni, le stesse indossate dagli angeli di Victoria Secrets.

Miyeon sbuffò: se fosse entrata da sola la dipendente non l'avrebbe degnata di un minimo sguardo, se non alla cassa per pagare.

La stanza in cui entrarono era principalmente nera, ma senza essere tenebrosa: i toni scuri dei mobili venivano rallegrati dai vari colori di lingerie esposta ovunque.

Al centro della stanza, sopra al pavimento a scacchi bianchi e neri, c'era un'isola rotonda piena di cassetti con in mostra un arcobaleno di perizomi. Sopra la cassettiera spiccavano tre manichini con indosso dei bustier ricchi di strass e decorazioni semi trasparenti.

"Se avete bisogno di me sono nella sala principale" li aveva informati la commessa mentre usciva dalla stanza.

Un silenzio imbarazzante calò fra Miyeon e Namjoon, lei guardò il maggiore: stava fissando terrorizzato i manichini con i costumi da burlesque. Sbuffò una risata e si diresse verso l'armadio dove erano appesi i bustier.

"Carino" disse osservandone uno in pizzo nero.

"Allora prendilo e andiamo" sussurrò l'altro.

Guardava il mezzo corsetto come se avesse potuto prendere vita all'improvviso e staccare a morsi la mano di Miyeon.

"Perchè sei così agitato?"

"Mi sento in soggezione" rispose tutto d'un fiato. "Tutte queste cose sembrano fatte apposta per mettermi in imbarazzo".

Lei sorrise intenerita. Chissà che genere di pensieri prendevano vita nella mente di Namjoon tutte le volte che vedeva un capo di lingerie.

"Vieni qui" lo chiamò. Lui la guardò scettico, ma le si avvicinò tenendo sempre sott'occhio il bustier. "Toccalo".

"Cosa?"

"Toccalo e non fare storie".

Prese la mano del più grande e la portò ad accarezzare il pizzo nero al centro, lui sfiorò il tessuto con i polpastrelli delle dita.

Le mani di Namjoon erano grandi, come prevedibile per un uomo della sua altezza, ma una cosa che sorprendeva Miyeon era quanto fosse liscia e morbida la sua pelle. Non c'era segno di tagli o calli: erano immacolate, lunghe e delicate. Aveva delle dita affusolate che sembravano fatte apposta per accarezzare i tasti di un pianoforte.

"Queste tre linee al centro non sono state disegnate a caso: qualcuno ha pensato che sarebbe stato bello vederle allinearsi proprio verso l'ombelico, che è il centro del nostro corpo" disse mentre portava la mano di Namjoon a toccare le righe centrali, cotone liscio cucito in mezzo al pizzo ruvido.

Poi diresse le loro mani più in alto, verso le coppe del reggiseno. Sentì Namjoon deglutire. Miyeon ripiegò le dita del ragazzo tenendo sollevato soltanto il secondo dito.

"Vedi questa decorazione qui?" fece passare l'indice di Namjoon sopra il rametto che si arricciava al centro della coppa destra. Era in rilievo, proprio come le altre decorazioni: ruvido su ruvido. "Si incurva seguendo la forma del seno, valorizzando al massimo la sua rotondità. È proprio al centro così non lo puoi ignorare, ma non ti sembra nemmeno di vederlo perchè è il piccolo dettaglio di un disegno più grande".

Continuò a guidare il dito di Namjoon lungo il percorso delle decorazioni del bustier, dalla coppa si spostò alla curva del sottoseno. Arrivò al piccolo fiocchetto nero proprio sullo sterno e lo avvolse fra pollice ed indice per sentirne il tessuto liscio.

L'ampia mano di Namjoon si aprì e con le dita toccò il pizzo che, da sopra la coppa, sarebbe andato ad accarezzare dolcemente la pelle del petto. Rimase fermo lì per un po'.

Miyeon si voltò e vide che il ragazzo non stava più fissando intimorito il mezzo corsetto. Guardava lei.

Si sentì piccola sotto l'intensità di quello sguardo, quasi minuscola. Gli occhi marroni di Namjoon sembravano un ritaglio inciso nella carta: un accurato disegno a matita su un foglio che era stato poi tagliato. Non c'era alcuna piega, nessuna doppia palpebra.

Sospirò senza volere quando i loro corpi si toccarono, Namjoon aveva fatto un piccolo passo in avanti. Teneva la bocca leggermente dischiusa e Miyeon vide la lingua inumidire l'angolo sinistro delle labbra.

Si chinò lentamente per baciarla. Non c'era nessuno ad osservarli in quella stanza, erano solamente loro due. Lei si spostò.

"Non sono stati disegnati per metterti in imbarazzo!" quasi gridò. Si spostò da Namjoon facendo finta di guardare i capi appesi di fianco a lei, in realtà stava solo cercando di mettere più distanza possibile fra loro due. "Ogni dettaglio di queste creazioni è disegnato per valorizzare al massimo i corpi che li indossano. Sfruttano un'armonia di forme, sensazioni tattili e colori che non ti sembra nemmeno di vedere, ma in realtà ci sono!"

Camminava veloce in giro per la stanza snocciolando massime di Fashion Design degne di Miranda Priestly. Namjoon la guardava pietrificato, stava pian piano tornando alla realtà sbattendo ripetutamente le palpebre.

"Ho capito, adesso sono più tranquillo" borbottò guardandosi in giro anche lui.

Miyeon non aveva idea di cosa fosse appena successo fra di loro, ma voleva scacciare quell'imbarazzo che si era riformato.

"Quindi... come vuoi fare?"

Namjoon alzò le spalle, camminava con una mano in tasca e con l'altra toccava i completi appesi sulle croci.

"Scegli quelli che preferisci, alla fine saranno tuoi".

In quel modo l'imbarazzo non se ne sarebbe andato, però. Doveva far vedere a Namjoon che non era successo nulla di strano.

"Tu quali preferisci?" chiese senza pensarci.

"Mi piacciono quelle... come si chiamano" mormorò. Alzò la gamba sinistra e si indicò la coscia. "Quelle che hanno la fascetta intorno e gli elastici che tengono su le calze".

Giarrettiere e reggicalze, pensò Miyeon. Non mi sorprende.

"Okay" rispose muovendosi verso la sezione dove aveva visto quei determinati completi. "Dimmi un colore".

"Verde" Namjoon la seguì ed indicò un capo in particolare fra quelli che lei gli stava mostrando.

Era un outfit con il reggiseno a triangoli in pizzo, abbinato al suo perizoma, entrambi di un brillante verde bosco. Comprendeva anche una sottilissima cintura da cui partivano quattro nastri che si collegavano alle giarrettiere, fatte di stoffa arricciata e lucida. Era sensuale ed elegante allo stesso tempo.

"Approvato, mi piace" disse Miyeon mentre prendeva fra le mani un bustier azzurro con le roselline e qualche altro completo.

"Che vuoi fare?" le chiese sospettoso Namjoon quando gli prese dalle mani la lingerie verde.

"Li provo, ci metto poco" lui tentò di protestare, ma lei fu più veloce. "Aspettami qui!"

Miyeon era di costituzione minuta e naturalmente magra, quindi il suo seno era piuttosto piccolo (se non inesistente). Aveva provato due bustier imbottiti per cercare di enfatizzare quello che le mancava, ma mentre si guardava allo specchio, con indosso il sottile strato di pizzo verde del reggiseno scelto da Namjoon, scoprì che non le dispiaceva ciò che stava vedendo.

Sì, forse non aveva un grande seno, ma la stoffa aderiva in modo raffinato alle sue curve e le forme piccole dei triangoli valorizzavano la sua esile costituzione. Era carino.

"Miyeon" sentì Namjoon sussurrare oltra la tenda del camerino. "La ragazza è entrata e mi ha detto che potevo venire qui".

"E tu non volevi farti vedere imbarazzato quindi le hai dato retta".

Non rispose quindi doveva aver indovinato.

"Ehm... Miyeon?" la chiamò agitazione. "Mi sta facendo segno di entrare nel camerino".

Lei guardò scettica il seno coperto solo da quei sottili triangoli di tessuto quasi trasparente.

"Non sarebbe proprio il caso, Namjoon".

"E come glielo dico?"

Si passò nervosa la mano sul viso: quale sugar daddy rifiuterebbe l'opportunità di entrare nel camerino della sua sugar baby? Non era credibile.

"Ok, faremo così" decise finalmente. "Entra, ma tieni gli occhi chiusi".

Miyeon avrebbe dovuto sapere che non era una buona idea far entrare una persona maldestra come Namjoon in un camerino di un metro quadrato senza, tra l'altro, l'aiuto della vista.

Il ragazzo fece irruzione all'interno senza perdere tempo, inciampò nella tenda e quasi cadde in avanti. Miyeon, che non era riuscita a recuperare il maglioncino dall'appendiabiti a causa dell'improvviso disastro, cercò di aiutarlo a rimanere in piedi e sbattè persino la testa contro il suo petto nel mentre.

Entrambi recuperarono l'equilibrio, ma lei si nascondeva contro il petto di Namjoon e lui sollevava le mani in aria per non toccare nulla.

"Miyeon..." la chiamò titubante "ho aperto gli occhi".

"Hai visto qualcosa?" Namjoon scosse la testa facendo segno di no. "Allora va bene così".

"Non va bene così!" urlò sussurrando. "Ho il tuo seno schiacciato sulla pancia e... quello è il reggiseno che ho scelto io?"

Miyeon annuì e lui fece un verso esasperato lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

"Guarda il lato positivo" tentò la ragazza.

"Ovvero?"

"Non mi hai visto le tette".

"E che ci sarebbe di positivo?"

Miyeon iniziò a ridere e premette un dito contro il fianco di Namjoon per dispetto, lui si dimenò per cercare di sfuggire all'attacco di solletico. Alla ragazza venne naturale stringere le braccia intorno alla sua vita, altrimenti avrebbe rischiato di scoprirla e lei era ancora mezza nuda.

"Hai una cicatrice sulla scapola" le disse lui picchiettando con il dito il punto che stava guardando. "Proprio qui".

"Me la sono fatta da piccola. Io e Jimin ci stavamo rincorrendo su una spiaggia di Busan, stava per prendermi quindi ho corso all'indietro per sfuggirgli. Sono inciampata e finita su uno scoglio con la schiena".

Namjoon imitó un sibilo di dolore e le accarezzò con il pollice il tessuto bianco della cicatrice. Lei voltò un poco la testa per vedere il loro riflesso nello specchio.

"Ti sta molto bene".

"La cicatrice?"

Ormai si stava abituando alle frasi fuori contesto del castano e non ci prestava più peso se suonavano ambigue, ma era sempre divertente vederlo pentirsi delle proprie parole. Lui chiuse gli occhi e sospirò frustrato.

"Intendevo il reggiseno".

"Ma non l'hai nemmeno visto".

"E lo ripeto: è davvero un peccato".

Risero entrambi alla battuta, Miyeon guardò Namjoon attraverso lo specchio e lo vide fissare la sua schiena nuda. Mise la mano aperta fra le spalle della ragazza come a misurarne l'ampiezza.

"Perchè sei così piccola?"

"Sei tu che sei grande" rispose sorridendo.

"Tu sei molto piccola e io sono molto grande" appena pronunciate quelle parole sgranò gli occhi. Miyeon stava già ridendo. "Non pensare male!"

"Oggi i doppi sensi ti escono facili, vero?"

C'era una leggera frecciatina nella voce di Miyeon, mirata proprio al commento che Namjoon aveva rivolto a Jihan quello stesso pomeriggio.

"Quella è stata legittima difesa, vostro onore" s'impegnó a sembrare serio. "Ho solo pronunciato un'obiezione alle accuse rivolte alla mia cliente".

"Lo sapevo che quella era la tua voce da avvocato" rispose lei roteando le pupille. Le mani calde di Namjoon si posarono sui suoi fianchi. "Non sono una tua cliente. Non mi devi difendere".

"Ovvio che non lo sei, ti farei pagare la parcella altrimenti. In realtà sono pure io a pagare te".

Il sorriso di Miyeon era nascosto dietro alla sua spalla, nello specchio si vedevano solo i suoi occhi divertiti che brillavano dietro a dei ciuffi del caschetto disordinato. Namjoon sorrise e le strinse le spalle con un braccio, i suoi occhi scivolarono sempre più in basso lungo la colonna vertebrale della ragazza.

"Oppa" lo chiamò, sicura in quel modo di ottenere la sua attenzione. "Smettila guardarmi il culo".

"Non ti sto guardando il culo!" esclamò lui scandalizzato.

"Ti ho visto".

"Non ti guardavo il culo. È che hai le fossette di Venere. Sono carine".

Miyeon alzò una mano verso il viso di Namjoon e tastò con l'indice la zona a lato della bocca. Lui capì il segnale muto e sorrise, mostrando le fossette in tutta la loro gloria.

"Anche le tue sono tenere".

Sembravano una vera coppia in quel momento: lei in jeans e reggiseno che continuava ad abbracciarlo, lui che osservava il loro riflesso e le accarezzava la pelle nuda. Non voleva staccarsi, le era mancato avere qualcuno da abbracciare così.

Si concesse il lusso di rilassare la testa contro il petto di Namjoon, tanto si sarebbero separati nel giro di pochi minuti.

"Come facevi a stare con un coglione del genere?" le chiese in un sussurro.

Miyeon sospirò e chiuse gli occhi.

"Non è sempre stato così. Non mi sarei mai innamorata di uno stronzo del genere".

Sentì il corpo di Namjoon irrigidirsi contro il suo.

"Sei ancora innamorata di lui?"

"Che domande fai?" fece per guardarlo direttamente presa dall'assurdità di quella domanda. Si ricordò del promemoria che si era fatta però, quindi rimase ferma. "Non lo sono, per fortuna".

Lui annuì, un braccio intorno ai fianchi della più piccola ed uno sulle spalle. Teneva il mento posato con leggerezza sopra alla testa di Miyeon.

"Siete stati insieme per tanto tempo? Se eri innamorata immagino di sì".

"Due anni e gli ultimi sei mesi sono stati un inferno".

Si strinse un po' di più a Namjoon quando ricordò quel periodo. Giornate passate a dubitare di se stessa, delle sue capacità, solo perchè Jihan le ripeteva che senza i suoi regali non avrebbe avuto niente di bello nella vita.

Aveva pianto così tanto in quei mesi. Jihan le ripeteva ogni giorno: "tu stai con me solo per i miei soldi", quando non le erano mai importati.

Le venne da stringere i denti a quel ricordo: si era lasciata trattare come uno zerbino ed il suo orgoglio ancora non le aveva perdonato un simile affronto.

"Hai avuto il coraggio di mettere fine ad una relazione che ti faceva stare male" quasi sussurrò. "Non deve essere stato facile".

Miyeon ghignó sarcastica contro il cotone della maglia di Namjoon.

"È facilissimo quando non hai altra scelta. Avevo paura di rimanere da sola, avessi potuto scegliere forse sarei rimasta dentro a quella relazione tossica".

"Altra scelta?"

Namjoon l'osservó con un'espressione mista tra il confuso ed il preoccupato. Miyeon non riuscì a sostenere quello sguardo e fissò la parete del camerino.

"È una scena che si vede in tanti film, Namjoon" sorrise sarcastica. Un brivido di freddo le fece tremare le spalle e lui la strinse più forte. "La fidanzata che vuole fare una sorpresa al fidanzato per aggiustare il loro rapporto in rovina e lo trova a letto con una ragazza che, la maggior parte delle volte, è anche la sua migliore amica".

Namjoon fece un verso disgustato. Era davvero la reazione giusta.

"Che gran pezzo di merda" disse con astio. "Mi dispiace davvero tanto, Yeonie".

"A me no. Certo, vorrei lavare via quel ricordo con la candeggina perchè... che schifo" la risata di Namjoon la interruppe e lei si fermò due secondi. "Però è stato il calcio in culo che mi serviva, davvero. Ora che ho imparato a stare da sola non tornerò più indietro".

Namjoon rispose dopo cinque secondi.

"Perchè?"

"Non posso rivivere tutto un'altra volta" rispose lei con un lamento. "Non sono più in grado di provare certi sentimenti per una persona. Innamorarmi e rischiare di stare ancora così male? Non sono in grado".

Namjoon sospirò e si abbassò piegando le gambe, posó il mento sulla spalla destra di Miyeon.

"Forse non hai paura di innamorarti di nuovo" disse con tono confortante, lei gli strinse il tessuto della maglia tra le dita. "Forse hai paura di non riuscire ad innamorarti mai più".

"Non è paura" staccò le mani dal corpo di Namjoon per posarle sul suo addome. "È istinto di sopravvivenza".

Alzò lo sguardo verso il viso del castano e gli scostò le mani dalla sua schiena nuda. Improvvisamente sentì freddo contro la pelle.

"Chiudi gli occhi" sussurrò. Lui obbedì immediatamente, in attesa di qualcosa.

Con una mano Miyeon aprì la tenda alle loro spalle e con l'altra spinse Namjoon fuori dal camerino. Sentì il maggiore esclamare qualcosa, magari era anche caduto con il sedere sul pavimento.

Prese fra le mani tutti quei completi che aveva provato e lì passò al ragazzo facendoli sbucare oltre la tenda.

"Sbrigati e vai a pagare, che qui fra poco chiudono" gli disse.

Sentì le grandi mani di Namjoon avvolgere le sue mentre prendeva le cose che gli stava porgendo.

"Va bene" lo sentì borbottare. Un po' le dispiaceva di averlo spinto fuori, ma la situazione era diventata improvvisamente troppo da sostenere. "Ci vediamo giù".

Lei annuì e si voltò per rivestirsi. Incontrò il riflesso del suo viso rosso ed accaldato, in contrasto alla pelle d'oca sollevata sulle sue braccia nude a contatto con l'aria.

"Namjoon, aspetta!" lui mormoró un assenso. Si slacciò il reggiseno verde e lo lanciò dall'altra parte della barriera in stoffa del camerino. "C'è anche questo".

"Mi è atterrato in faccia, Yeonie!"

Una volta rivestita tornò nella sala principale dove Namjoon, alla cassa, stava rimettendo la sua carta di credito nel portafoglio con il viso tutto rosso. Capì che era per l'espressione maliziosa e saccente sulla faccia della commessa che stava mettendo i capi comprati nelle sporte rosa e nere.

Per una volta è bene che le persone non si facciano gli affari loro.

"Vuoi venire da me?" le chiese Namjoon una volta saliti in macchina. Miyeon non fece nemmeno in tempo a dirgli che la frase era ambigua che lui continuò. "Riformulo: terremo i vestiti più eleganti a casa mia perchè casa tua non è... sicura".

"Vivo nel bronx di Seoul, Namjoon, non mi offendo".

"Ecco. Sì, ci sono da sistemare gli abiti e dopo si sarà fatta ora di cena se vuoi rimanere".

Miyeon ebbe l'impressione di star correndo troppo, dopotutto aveva passato l'intera giornata insieme al ragazzo e passare anche la sera con lui sembrava fuori luogo.

Ma lei e Namjoon non uscivano insieme, non avevano quel genere di rapporto. L'intera regola cinque segnata sul loro contratto era fatta per impedirlo.

"Va bene, ma niente pollo fritto stasera" rispose rilassandosi sui sedili ed incrociando le gambe. Era esausta.

"Come desidera" prese il telefono dalla tasca della giacca. "Hai il tablet con te?"

"No, perchè?" gli chiese con le sopracciglia corrucciate.

"Volevo vedere il tuo esame".

"Ti ho già detto che è andato bene" rispose piccata, un po' delusa che Namjoon non si ricordasse quello che gli aveva detto ore prima.

"Sì, lo so" continuó a guardare il display su cui era aperta un'applicazione di food delivery. "Volevo vedere il progetto ed i tuoi bozzetti".

Il cuore di Miyeon saltò un battito per poi ricominciare a picchiare più velocemente.

"Davvero?" gli chiese quasi incredula. "Ti interessa?"

Namjoon si distrasse dal telefono e guardò la castana, lei incontrò i suoi occhi mentre aspettava una risposta. Bloccò lo schermo del cellulare.

"Mi interessa, non dovrebbe?"

"No! Cioè sì, va bene" borbottò in semi panico. "Ho i disegni sul telefono, comunque".

Namjoon le sorrise contento, continuó a parlare, ma Miyeon lo ascoltava solo distrattamente.

Nelle vene le scorreva una strana adrenalina, la tipica agitazione che si prova quando si mostra a qualcuno una cosa in cui si è messo parte del proprio cuore.

Passò il viaggio in macchina a sperare che a Namjoon piacessero le sue creazioni.

Angolo Autrice

questa sono io consapevole di avervi fatto sperare nella smut su instagram, ma che ve l'ho bellamente negata... 🤪illuse🤪 siamo solo al capitolo nove dovrete aspettare eheheh
non so perché mi è venuto da far accadere tutto in quel stra cazzo di camerino, all'inizio nella mia testa dovevano andare a casa di namjoon quindi io boh mi sono persa a guardare lingerie su pinterest per le descrizioni ed è venuto fuori così.. spero che almeno vi piaccia
ora domanda importante: quanto sono belli? li amo. yeonie si porta dietro delle belle cicatrici povera piccola.. voglio menare quella merda di jihan che l'ha fatta soffrire così tanto🤬
inoltre namjoon è più..
rilassato quando è con yeonie? non sta più sulle spine come prima! best boy me thinks
grazie per aver letto bittersweet🍯, spero che il capitolo ti sia piaciuto!

~V e o

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top